Sintesi provvisoria del Forum
di valutazione trasversale di proposte
per un mondo responsabile, plurale e solidale
http://digilander.libero.it/paolocoluccia
I.
Elaborazione di
un nuovo paradigma teorico
II.
Costruire un
governo globale
III.
Promuovere uno
sviluppo integralmente sostenibile
IV.
Una soluzione
integrale al problema del debito estero
V.
Lo sviluppo di un
commercio equo
VI.
Sviluppare e
difendere la cultura come base del cambiamento
VII.
La formazione di
un’economia solidale durevole
VIII.
Valorizzazione del lavoro della donna
X.
Il bisogno di un
progetto politico
Sintesi
trasversale globale: 30 proposte per un modello
globale alternativo.
Si sono selezionati trenta articoli che i partecipanti al Forum hanno considerato come fondanti, in ogni contesto, “proposte chiave per l’elaborazione di alternative in rapporto al modello attuale di globalizzazione”.
1. Si è identificato un insieme
di percorsi essenziali per approfondire ed arricchire la riflessione di un
nuovo paradigma economico ed intimamente legati alla “riconcettualizzazione”
dei concetti economici di base. Ecco questi otto principi:
·
Multifunzionalità delle attività “produttive” e del lavoro della donna.
·
Divisione (de-compartimentazione) e condivisione del lavoro e delle
responsabilità.
·
Riconoscimento della conciliazione dei ruoli e delle
attività e condivisione equa dei tempi e dei compiti.
·
Riconoscimento dei saperi tradizionali e dei saperi
derivanti dall’esperienza e acquisiti al di fuori della sfera economica
“dominante”.
·
Organizzazione degli spazi di produzione e di vita
sulla base del tempo e dei bisogni delle persone e della comunità.
· Gerarchia delle priorità che prendano in considerazione la vita e le persone umane.
· Trasparenza delle pratiche ad ogni livello.
2. L’Università di fronte al liberismo economico. L’Università deve salvaguardare una relazione fondamentale con la cultura; questo vuol dire che non deve essere strumentalizzata dalle leggi dell’economia di mercato, al contrario deve salvaguardare il sapere fondamentale: l’universitas. L’università deve diventare quel luogo privilegiato dove si coniugano pensiero, sapere, insegnamento, riflessione, educazione, un luogo dove si incontrano le culture, le lingue, dove dovrà essere messa a disposizione dell’intelligenza pubblica, quale che sia, la possibilità di imparare, di guardare, di ascoltare, di apprezzare, di criticare, di valutare le scienze e le tecniche, la qualità di un testo, di una rappresentazione, di un’interpretazione, di un’opera artistica. Questi sono gli strumenti necessari perché ciascuno possa costruirsi la propria visione del mondo.
3. Avviarsi verso un nuovo sistema di procedure e di istituzioni di governo mondiale.
4. Il governo mondiale ha bisogno di fondamenti comuni:
a) obiettivi comuni: lo sviluppo durevole, la riduzione delle ineguaglianze, la pace;
b) una base etica comune: la Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo e la Carta delle Responsabilità umane.
Su queste basi si possono definire le sfere d’intervento della comunità internazionale, la gerarchia delle norme e delle regole che si impongono in ogni campo (commercio, ambiente, salute, sicurezza…), le grandi cause mondiali alle quali devono cooperare gli stati e le istituzioni multilaterali.
5. Regolazione globale dei principi di salvaguardia dell’ecosistema, dell’umanità, di moderazione nel consumo, di precauzione, di protezione della diversità, della cittadinanza, di riduzione al minimo delle sostanze inquinanti, di cooperazione, di “inquinatore-pagatore”, non solo al livello macroeconomico ma anche al livello degli stati e delle organizzazioni continentali, evitando che questo principio non si snaturalizzi a vantaggio di un “permesso” ad inquinare. La figura della “cittadinanza globale” può contribuire a correggere lo squilibrio tra capitale e lavoro a livello globale; ciò che deve ancorare le popolazioni al loro territorio d’origine non deve essere l’impossibilità legale di emigrare, ma lo sviluppo integrale e durevole del loro ruolo originario.
6. L’acqua è un diritto indiscutibile per ogni essere umano. L’acqua è un bene collettivo per l’uomo. L’acqua e ugualmente un bene economico e sociale. Il governo della distribuzione dell’acqua deve includere una clausola sociale che stabilisca che nessuno può essere privato dell’acqua se si trova nell’impossibilità di pagarla.
7. Rendere trasparenti i sistemi finanziari nazionali e abolire i paradisi fiscali. Le istituzioni private devono aderire ad una carta internazionale che definisca le responsabilità degli istituti di prestito internazionali.
8. Occorre definire azioni per opporsi all’offensiva monopolistica, appoggiata dai principali paesi in materia di brevetti, che a loro volta si appropriano del sapere popolare in funzione di interesso economici e pretendono di imporre loro diritti di brevetto di saperi e di beni che costituiscono il patrimonio sociale.
9. Creare un’imposta sulle transazioni finanziarie internazionali per stabilizzare le movimentazioni monetarie, per contribuire a finanziare lo sviluppo durevole e per eliminare la povertà. Creare imposte all’importazione, per evitare i rifiuti sociali ed ecologici.
10. Gli attori del commercio equo devono cominciare a considerare nell’elaborazione dei loro criteri un’analisi precisa degli effetti dei modi di produzione e degli scambi internazionali sull’ambiente. Ciò permetterà loro di essere credibili nel quadro della ricerca di un commercio sostenibile. Devono partecipare al fianco delle organizzazioni di difesa dell’ambiente, sforzandosi per l’internazionalizzazione dei costi ambientali e sociali e per la messa in campo di un accordo multilaterale sull’ambiente.
11. Il debito illegittimo deve essere chiaramente definito e legalmente riconosciuto. Si deve stabilire che il debito illegittimo è…
· quello che viola i diritti umani o il cui pagamento impoverisce la popolazione;
· quello contratto dai debitori illegittimi o dai creditori che agiscono di fatto illegalmente;
· quello contratto per fini illegittimi, come sarebbero i debiti derivati dalla guerra fredda;
· quello contratto in modo illegittimo, che include il debito privato, che finisce per diventare debito pubblico;
· tutti quei debiti che emergono col fine di rifinanziare i debiti anteriori.
12. Stabilire indicatori che misurino il debito sociale ed ecologico ed includerli nelle conferenze internazionali sul tema del debito. Ridefinire il concetto di sviluppo ed elaborare nuovi indicatori che prendano in considerazione la conservazione dell’ambiente, la sostenibilità sociale, la non discriminazione dei generi e gli effetti di esternalità negative.
13. Favorire la circolazione dell’informazione e della comunicazione tra tutti gli attori implicati nel commercio equo. E’ importante compensare il ritardo delle regioni e dei produttori emarginati nelle infrastrutture che permettano l’accesso all’informazione e permettere loro di utilizzare a loro volta i mezzi di comunicazione attualmente disponibili, in particolare le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. I consumatori sono un punto di riferimento indispensabile del commercio equo. Essi hanno a loro volta diritto ad un’informazione completa e trasparente.
14. Mettere in campo piattaforme locali, regionali, nazionali e internazionali che facilitino le sinergie, la comunicazione e l’articolazione tra gli attori e le esperienze del commercio equo su differenti scale. Queste piattaforme avranno in particolare l’obiettivo di rinforzare e di valutare l’impatto delle attività tenendo conto dei molteplici obiettivi del commercio equo.
15. Sviluppare la collaborazione e le sinergie tra i movimenti dell’agricoltura biologica e il movimento del commercio equo. Occorre considerare criteri sociali per le etichette biologiche e criteri ambientali sulle etichette del commercio equo. Il dialogo tra le agenzie di certificazione dei due movimenti può permettere di articolare le norme ambientali e sociali e di evitare costose duplicazioni nel loro lavoro. Ma questa convergenza deve ottenersi con la partecipazione di tutti gli attori interessati (produttori, consumatori, cittadini ecc.). La distribuzione dei prodotti è pertanto un campo nel quale possono essere attuate azioni comuni.
16. Definire e lottare per uno statuto giuridico soddisfacente per i prodotti del commercio equo. Questo statuto dovrà essere messo a punto mediante un ampio dibattito con la società civile e i governi. E’ importante definire criteri precisi che permettano di distinguere le forme di commercio equo dalle forme convenzionali, ma riconoscendo pertanto la diversità delle pratiche.
17. Gli attori del commercio equo devono promuovere l’integrazione delle norme e dei criteri che sono definiti per la filiera equa in tutti gli scambi economici. Perché ciò avvenga, si poggeranno su alleanze con i consumatori, i mass media, le imprese ed altri attori. Saranno stimolati a dialogare con la società civile e con i loro governi. Insieme dovranno così operare per una sorveglianza costante e informare i cittadini sulle implicazioni delle discussioni in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio, che concernono gli accordi sugli investimenti, il condizionamento delle istituzioni finanziarie internazionali e le negoziazioni in seno a zone di libero scambio esistenti o progettate.
18. Rinforzare la diversità culturale dei differenti paesi e delle differenti regioni e stimolare l’interculturalità. Ogni cultura ha la sua storia, la sua ricchezza e la sua singolarità. E’ all’interno della sua diversità che troviamo le soluzioni per le grandi sfide dell’umanità. Pertanto, la difesa della diversità come fattore d’arricchimento culturale non deve impedire l’interculturalità e il difendere non meno attentamente le tradizioni. Alcune culture sono ad un tempo ricche di tradizioni e di miti, ma non rispettano i diritti dell’uomo. Questo è inaccettabile. L’esperienza dell’interculturalità può fornire a queste ultime i parametri dei diritti sconosciuti nella loro storia.
19. Rinforzare l’identità culturale di fronte ai processi di globalizzazione. Si è inteso il processo di globalizzazione disarticolando le caratteristiche di culture ricche, commercializzando le relazioni che un tempo riposavano nella vita comunitaria, sulla gratuità e sugli scambi affettivi e simbolici. L’economia-mondo ha stimolato l’apparizione di una cultura-mondo. Pertanto, i movimenti sociali e culturali e le forti identità locali hanno di fatto creato un campo di riappropriazione culturale. L’essenza risiede nel locale e l’apparenza nel globale.
20. A partire dalla difesa del patrimonio culturale ed artistico delle diverse popolazioni, si deve ricercare l’unità e la complementarietà delle culture per il dialogo interculturale. Ciò permetterà di evitare l’etnocentrismo e di stimolare l’apertura di ogni cultura su altre matrici culturali. La valorizzazione delle radici, delle etnie e delle razze, delle religioni, della storia comune, delle manifestazioni culturali e delle espressioni artistiche, deve essere la base dove si strutturano i processi d’identità.
21. Costruire la cultura della pace. Le nostre società non conoscono praticamente la pace durevole. La cultura della pace deve costruirsi su una più importante bandiera, non perché l’Impero ci regni sul consenso e sul silenzio dei dominati, ma come condizione perché costruiamo una società più felice in tutte le sfere delle attività e della coabitazione umana. L’arte come formatrice delle comunità d’emozione, di celebrazione della collettività, può forse portare a giocare un ruolo enorme, come essenza d’aggregato e formatrice della Pace. In questo senso, si possono organizzare campagne per la pace, movimenti d’arte e di pace nelle scuole, incontri d’arte di pace tra i giovani, azioni simboliche per la pace, movimenti per il disarmo.
22. L’università deve sviluppare la nozione della responsabilità individuale. Si tratta di riformulare e di rivendicare un concetto di responsabilità etica e deontologica che non si misura soltanto in rapporto ai danni evidenti e diretti dalle applicazioni tecniche, ma anche in rapporto alla responsabilità degli universitari nelle loro relazioni con il mondo.
23. Stimolare una cultura del consumo etico. Mobilitare e sensibilizzare al consumo etico attraverso l’educazione (per stimolare la formazione di mentalità critiche e alla difesa di un’etica che rispetti ed assuma la responsabilità nei confronti dell’altro) e l’informazione (per permettere l’opzione, la scelta, il potere del consumatore, riscoprendo le relazioni di sfruttamento inerenti le mercanzie in vendita) per discutere l’articolazione tra le relazioni che stabiliscono nel nostro lavoro e nelle nostre vite le condizioni di sfruttamento che si inseriscono nei prodotti del consumismo. Inserire nei curricula dei sistemi educativi formali, nei corsi di formazione di professori e nel cuore della qualificazione professionale una riflessione critica sull’economia, sulla propaganda e sul consumo.
24. L’educazione per lo sviluppo durevole deve essere rimessa nel suo contesto, mettendo l’accento su nuove forme di percezione dei bisogni e dell’uso delle risorse. Essa dovrebbe orientarsi simultaneamente verso:
a) la formazione in termini di valori che rinforzano la coscienza della responsabilità necessaria per uno sviluppo integrale durevole;
b) la formazione di conoscenze utili per risolvere problemi di sostenibilità.
25. Definire progetti di scambio accademico tra università al fine di inserire nell’agenda dello stato e dei governi le questioni dell’economia solidale, delle innovazioni nella teoria monetaria. Appoggiare mondialmente presso i governi la gestione della promozione di esperienze di economia solidale nell’ambito dello sviluppo locale.
26. Concepire indicatori adatti e diversificati della ricchezza e del lavoro. Solo indicatori rivisti potranno rendere visibili le attività tradizionali delle donne, le attività volontarie delle donne e degli uomini, gli aspetti immateriali della qualità della vita delle persone, le attività creatrici di legame sociale, l’importanza degli scambi gratuiti, conviviali e “non-produttivi”.
27. Studiare in profondità i modelli di utilizzazione di monete sociali, in modo da comprendere la logica della loro evoluzione, dei loro limiti e possibilità di avanzare nella costruzione di un’economia solidale che tragga beneficio dai vantaggi dello strumento, senza cadere nella tentazione della centralizzazione estemporanea.
28. Approfondire lo studio di proposte di sistemi ibridi di moneta sociale e di moneta ufficiale. Creare strategie che permettano di utilizzare il potere del consumatore e del denaro del sistema al fine di rinforzare l’economia solidale. Creare una forte rete di flussi interni tra i movimenti riuniti nelle tre tappe del processo economico (produzione-commercializzazione-consumo) già inclusi o possibili di essere convertiti nuovamente alle condizioni della socio-economia solidale. Creare alleanze strategiche con i settori produttivi. Costruire e divulgare esempi con studi rigorosi che segnalino le loro particolarità storiche e culturali, i loro successi e, principalmente, le loro difficoltà.
29. Per favorire lo sviluppo integrato, il commercio equo deve cercare di articolare le sue azioni con le altre pratiche di economia solidale nell’ambito dei produttori e dei consumatori. Il commercio equo comporta numerosi valori comuni con queste pratiche, che offrono opportunità e sinergie e di strategie comuni spesso sottovalutate. L’economia solidale si caratterizza di per se stessa per la diversità delle pratiche, rispetto alle quali si possono menzionare le monete sociali, i sistemi tradizionali di risparmio-credito, il lavoro collettivo in forme tradizionali e moderne.
30. Le decisioni suscettibili di cambiare i rapporti economici necessitano ampiamente di un progetto politico; appare perciò essenziale favorire la partecipazione attiva delle donne ai processi politici.
____________________