Proposte sull’economia solidale

 

Trad. it. di Paolo Coluccia

Edizioni Lilliput-on-line

http://digilander.libero.it/paolocoluccia

 

dal forum internazionale “Participa” tenuto nel 2003 sul sito internet  www.alliance21.org

 

 

         La democraticizzazione dell’economia a partire dall’economia solidale dei cittadini a livello locale e a livello globale.

 

         Introduzione

         L’economia solidale designa l’insieme delle attività di produzione, distribuzione e consumo che contribuisca alla democraticizzazione dell’economia a partire dall’impegno dei cittadini a livello locale e globale. L’economia solidale si pratica sotto varie forme in tutti i continenti. Essa interessa le differenti forme di organizzazione di cui si dota la popolazione per creare le proprie risorse di lavoro o per accedere a beni e servizi di qualità, in una dinamica reciprocitaria e solidale che articoli gli interessi individuali con quelli collettivi. In questo senso, l’economia solidale non è un settore dell’economia, ma un procedimento globale cje integra iniziative nella maggior parte dei settori dell’economia.

         Di fronte agli squilibri creati dalla mondializzazione economica, le iniziative delle classi popolari escluse dai circuiti economici classici o delle classi medie preoccupate di migliorare i servizi che si moltiplicano nella vita quotidiana.

         Finanza solidale, commercio equo, servizi di prossimità, agricoltura durevole, gestione urbana a cura degli abitanti, cucine collettive, sistemi di scambio locali; si assiste all’emergenza di pratiche nuove, ma anche alla riscoperta di pratiche antiche (cooperative, associazioni locali di risparmio e di credito, scambi non monetari…). Economia solidale, economia sociale, terzo settore, settore no profit; esistono oggi diverse concezioni che riflettono l’ancoraggio locale e culturale di queste pratiche socio-economiche.

         Se al Nord i criteri di non lucratività, di reinvestimento nel patrimonio collettivo e dell’autonomia di gestione sembrano relativamente delimitare il campo dell’economia sociale e solidale, questi sono molto più ampi al Sud, dove una parte di microimprese individuali e familiari (economia familiare o economia del lavoro), associazioni di microimprenditori, sistemi di moneta sociale sono integrate in questo vasto insieme.

         Prima di tutto interessa non considerare l’economia solidale come un settore dell’economia,ma come una pratica globale che interessa iniziative nella maggior parte dei settori dell’economia. Una strategia di promozione e di rinforzo dell’economia solidale passa dunque da un consolidamento delle alleanze politiche ed economiche tra attori dell’economia solidale, un riconoscimento ed un sostegno dell’economia solidale come polo di sviluppo, una democraticizzazione e una “socializzazione” dell’economia nel suo insieme.

 

 

         01. Fare dell’economia solidale un elemento centrale di uno sviluppo basato su un’altra globalizzazione. Poiché si inscrive in un’altra logica di produzione, di distribuzione o di consumo, interroga la rappresentazione dominante della società di mercato. Come progetto da difendere e da promuovere, si vuole opporre al modello dello sviluppo capitalista basato sul neoliberalismo.

 

         02. Costruire una rappresentazione concettuale ed indicatori (pluridimensionali) di ricchezza e dell’economia per un altro modello di sviluppo basato sulla democraticizzazione delle istituzioni economiche e pratiche.

 

         03. Consolidare indicatori non monetari complementari al PIL, al fine di render conto della diversità delle forme di ricchezza prodotte.

 

         04. Costruire quadri teorici e strumenti metodologici per analizzare, misurare e valorizzare le specificità delle attività dell’economia solidale per le specifiche finalità sociali ed ambientali, le loro attitudini a mutualizzare le risorse e i rischi, il loro funzionamento democratico e partecipativo, la dimensione non monetaria del lavoro familiare o quello del volontariato. In particolare, sviluppare quadri giuridici adeguati per promuovere relazioni eque all’interno dell’economia familiare, riconoscendo l’apporto delle donne e dei fanciulli.

 

         05. Analizzare e sistematizzare le esperienze e/o le proposte significative dell’economia solidale come alternativa al modello di sviluppo attuale. Finanze solidali, commercio equo, servizi di prossimità, agricoltura durevole, gestione urbana da parte degli abitanti, ristoranti interculturali, sistemi di scambio locali… sono altrettanti tentativi concreti di rispondere collettivamente a nuovi bisogni sociali, tutti orientati a fare un’economia diversa.

 

         06. Ripensare la cooperazione internazionale a partire dal paradigma della solidarietà (produttore-consumatore, operaio-imprenditore) piuttosto che nell’ambito finanziario o tecnico.

 

         07. Ampliare i criteri di valutazione delle imprese (sia che siano private, pubbliche o operanti nell’economia solidale) integrando gli impatti sociali e ambientali delle loro attività e proponendo codici etici alternativi.

 

         08. Consolidare esperienze riuscite e mettere in campo sistemi di produzione-distribuzione-consumo durevoli tra le differenti componenti dell’economia solidale a livello locale, nazionale ed internazionale.

 

         09. Sviluppare spazi di scambio e di solidarietà sui territori tra le differenti componenti dell’economia solidale in modo che le azioni siano complementari e facilitino il rinforzo delle unità economiche autogestite (in particolare con l’integrazione di elementi finanziari e tecnologici).

 

         10. Articolare le differenti forme e settori dell’economia solidale dal livello locale al livello globale rinforzando le esperienze e le reti attraverso circuiti di economia solidale, insieme ed in relazione con altri settori economici, politici e sociali su territori specifici.

 

         11. Inventare nuovi modi di contrattualizzazione e di finanziamento tra economia solidale e poteri pubblici e/o il settore privato, creando in particolare meccanismi innovatori per retribuire il lavoro non remunerato.

 

         12. Promuovere un riconoscimento dell’economia solidale come elemento essenziale di uno sviluppo durevole pluridimensionale.

 

         13. Sviluppare la struttura in reti locali, nazionali, continentali e internazionali dei differenti attori dell’economia solidale, al fine di riconoscersi vicendevolmente come attori collettivi che possano partecipare allo sviluppo sociale ed economico di territori specifici e come attori del cambiamento sociale.

 

         14. Esercitare pressioni sulle istituzioni multilaterali e continentali (ONU, OMC, FMI, BM, OIL) perché rivedano le loro politiche ed integrino l’economia solidale, come una componente incontrovertibile dello sviluppo durevole. Instaurare un cartello internazionale nell’ambito del PNUS (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), perché la metodologia e gli indicatori dello sviluppo umano incorporino il grado di associazione e di solidarietà.

 

         15. Proporre politiche pubbliche dal punto di vista dell’economia e con la partecipazione dei suoi attori, donne ed uomini. Per esempio, promuovere lo sviluppo di programmi pubblici orientati verso l’economia familiare che includano le dimensioni della solidarietà e della pace.

 

         16. Far conoscere e valorizzare l’economia solidale con la messa in atto di strategie di comunicazione, di educazione e di informazione per creare flussi d’opinione e facilitare i cartelli nazionali ed internazionali.       

 

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Traduzione italiana a cura di Paolo Coluccia

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