Bill Mollison e Reny Mia Slay, Introduzione alla Permacultura, Editrice AAM Terra Nuova, Firenze 2007, pp. 230, euro 20.

A cura di Paolo Coluccia

 

Con questo libro, scritto con Reny Mia Slay, Bill Mollison ha fatto conoscere fin dal 1978 a tutto il mondo la Permacultura, ovvero l’arte di coniugare l’agricoltura naturale, la bioarchitettura, la climatologia, l’economia, la botanica, la selvicoltura, l’ecologia. Insignito del premio Nobel Alternativo nel 1981, Mollison, dopo molti anni di ricercatore e docente presso l’Università della Tasmania (Australia), prese coscienza della grave crisi ambientale in cui versa la Terra e cominciò a sviluppare nel 1974 un modello di agricoltura sostenibile basato su una policoltura di piante arboree, arbusti ed erbe, nel quale inserì le derivazioni antropiche essenziali, come la casa, il modo di vivere, persino la stessa città. Coniò il termine Permacultura, contrazione semantica di agricoltura e cultura permanente: un progetto armonico del vivere naturale, produttivo e sociale. In questo lungo percorso, gli hanno fatto compagnia Masanobu Fukuoka, David Holmgren, Emilia Hazelip, i coniugi John e Nancy Jack Todd, Claude e Lydia Bourguignon, studiosi e lucidi visionari, ma anche maestri della teoria e della pratica.

I principi della Permacultura oggi sono accolti da moltissimi tecnici e da diverse comunità, in particolare dagli ecovillaggi. Al centro di questa nuova disciplina una sola regola: assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Ma un ruolo importante è svolto soprattutto dalla capacità di tessere relazioni e incrementare sinergie positive tra la natura, le risorse e le attività umane, al fine di preservare la biodiversità e di creare una società migliore.

Con la Permacultura si può lavorare a vari livelli. Ai singoli può offrire un quadro di riferimento etico e pratico, che li aiuti a capire il territorio e a vivere meglio la vita quotidiana. Ai giovani può offrire uno stimolo perché ricomprendano l’importanza della vita in campagna, in particolare per riqualificare quei territori che lo sviluppo capitalistico ha ridotto ad espressioni marginali, dove investire le proprie capacità lavorative e i propri ideali. Per i progettisti, gli architetti, i paesaggisti e gli amministratori pubblici può rappresentare un valido riferimento progettuale, al fine di orientare le scelte urbanistiche, recuperando la capacità di uno sguardo attento alle necessità del territorio di oggi e di quello di domani, che sarà abitato dalle future generazioni. «È importante – si legge nella Prefazione all’edizione italiana a cura dell’Accademia Italiana di Permacultura – che ognuno di noi capisca i cicli della materia e della fertilità che regolano gli ecosistemi produttivi».

Spesso i paesi ricchi sfruttano le risorse dei paesi poveri, che sono destinati a rimanere tali. Da ciò derivano la straordinaria inefficienza energetica e il folle spreco delle risorse dei primi e lo spettro della miseria che attanaglia con fame, carestie e guerre i secondi. La permacultura, che cerca di onorare la vita e la complessità dell’esistente, spinge ciascuno a farsi carico delle le sue responsabilità, ad abbattere i consumi e le dipendenze. Per questo «è portatrice di una cultura di pace e di cooperazione, è una ricerca di equilibri permanenti, e ci invita ad essere artefici e sostenitori di un’agricoltura per cui la gestione e la distribuzione delle risorse sia equa e permanente».

Il libro presenta l’aspetto di un manuale a cui far riferimento per i propri esperimenti colturali, che possono iniziare simbolicamente persino sul balcone della propria casa in città («Chiunque può farlo, coltivi!», questo è il motto di base). Dopo due brevi Prefazioni e un’Introduzione, il primo capitolo delinea i Principi della permacultura, il secondo espone le Linee generali di progettazione, il terzo insegna a Comprendere i modelli naturali, il quinto istruisce alla Progettazione dell’orto domestico, il sesto spiega le funzioni di Alberi da frutto, cereali e bosco, il settimo parla di Sistemi foraggieri e acquacultura, l’ottavo allarga i contenuti sul tema della Permacultura urbana e comunitaria. Seguono una serie d’importanti appendici (Piante utili in Permacultura, Specie vegetali per categorie di utilità, Nomi comuni e scientifici delle piante menzionate nel testo, Glossario, Due progetti di permacultura), alcune Biografie e un Indice analitico.

Come dicono gli Autori nell’Introduzione, la filosofia della permacultura è «una disciplina che, in poche parole, lavora con, piuttosto che contro la natura. […] È una filosofia che prende in considerazione il ruolo produttivo di piante e animali nel loro complesso». Aver cura della terra significa aver cura di tutti gli esseri viventi, ma anche rispetto di tutti i bisogni umani (cibo, abitazione, istruzione, lavoro, rapporti sociali). L’etica della permacultura si fonda sul miglior uso di tempo, denaro ed energia, affinché non subiscano in maniera esclusiva lo svuotamento del loro significato esistenziale da parte del semplice valore commerciale. Infatti, «l’etica della permacultura pervade tutti gli aspetti della vita: sistemi ambientali, comunitari, economici e sociali. La chiave è la cooperazione, non la competizione».