Intervento
sociologico e ricerca sulle nuove reti telematiche
di Jean-François Marcotte
Testo originale in francese consultabile
su Internet: http://www.espritcritique.org
.
(Traduzione
italiana di Paolo COLUCCIA – paconet@libero.it
– http://digilander.libero.it/paolocoluccia)
***
Jean-François Marcotte
Fondatore e direttore della rivista Esprit critique. Presidente
dell’Associazione di diffusione e di ricerca internazionale in scienze sociali
(ADRISS). Autore di un mémoire sul fenomeno delle
comunità virtuali presentato all’Università del Québec
a Montreal e di molte pubblicazioni sull’interazione sociale nelle reti
informatiche. Lavora attualmente come consulente nel governo
del Québec.
Riassunto
Questa presentazione propone una discussione sul ruolo
delle scienze sociali di fronte all’intervento sociale quando questo prende forma
grazie alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Affrontiamo i
temi dello sviluppo sociale, dell’intervento sociale, delle comunità virtuali e
degli usi sociali degli oggetti tecnici in questo contesto.
Quattro grandi questioni sono prese in considerazione: l’evoluzione delle forme
di solidarietà sociale, l’appropriazione degli oggetti tecnici da parte degli
attori e delle comunità, lo sviluppo e l’intervento sociale, e infine, la
ricerca sulle comunità virtuali innovative. Questa presentazione dimostra le
possibilità che si aprono ai ricercatori che s’interessano alla ricerca sulle comunità
virtuali costituite intorno ad un progetto d’intervento sociale.
Parole chiave:
sviluppo sociale, intervento, solidarietà sociali, comunità virtuali,
innovazione sociale.
***
Introduzione
Si può considerare l’intervento
sociale1 come uno strumento al servizio del miglioramento delle
condizioni di vita umane. La sua attuazione richiede
la presenza di vari attori alla ricerca di soluzioni a problemi concreti in
seno alla loro comunità. Tuttavia, le numerose trasformazioni
che le nostre società hanno conosciuto nel corso degli ultimi decenni hanno in
gran parte cambiato il campo d’intervento, con la modifica dei conflitti e la
comparsa di nuovi problemi sociali. La mondializzazione
delle economie di mercato si situa tra i fattori importanti di trasformazione
delle logiche socioeconomiche.
Di fronte a queste
trasformazioni, chi è parte interveniente in un processo sociale
si trova di fronte a nuove problematiche che superano il quadro del suo
intervento locale. In effetti, la fonte dei molti conflitti che influiscono sulle
collettività provengono ormai da logiche che superano le frontiere del suo
territorio d’intervento. Tuttavia, alcuni intervenienti,
spesso spinti dall’intuizione, hanno realizzato percorsi di soluzione per
invertire questi ostacoli alla loro pratica con la messa in rete delle loro
risorse su una base interregionale o internazionale. L’utilizzo degli strumenti
di comunicazione in reti informatiche ha così favorito lo spiegamento di forze
multinazionali per collaborare, condividere le risorse e lottare contro le
origini mondiali dei conflitti sociali. Questa presentazione mira a discutere l’emergere
e l’impiego di questi strumenti di collaborazione al servizio dello sviluppo sociale come fenomeno sociale, ed, anche, ad esplorare
le possibilità d’intervento delle scienze sociali per contribuire a questo
sviluppo sociale su scala internazionale.
In questa presentazione, c’interesseremo
alla ricerca sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione ed all’intervento
sociale al servizio dello sviluppo sociale. Analizzeremo i paradigmi con cui il
ricercatore si confronta nell’analisi delle comunità innovative, l’analisi
delle parti sociali dello sviluppo sociale e dell’innovazione tecnologica che
permette la formazione di comunità virtuali. Così c’interesseremo a queste comunità
virtuali e ci dedicheremo alla relazione tra sociologia pura e sociologia
applicata a livello della ricerca sociale sulle tecnologie di comunicazione. L’obiettivo
di questa presentazione è di analizzare quattro grandi questioni: l’evoluzione
delle forme di solidarietà sociale, l’appropriazione degli oggetti tecnici da
parte degli attori e delle comunità, lo sviluppo e l’intervento sociale, ed
infine, la ricerca sulle comunità virtuali innovative.
1.
L’evoluzione delle solidarietà sociali in un contesto di comunicazioni mondiali
Le forme di solidarietà
sociali sono molto cambiate nel corso degli ultimi decenni. Sono cambiate nell’adattamento
ad un contesto imperniato sulla mondializzazione, la comunicazione
e lo sviluppo tecnologico.
1.1
La trasformazione delle solidarietà sociali
Durkheim ha dimostrato che le forme di solidarietà influenzano
la soggettività delle parti sociali. Le forme di solidarietà sociali sono oggi
in mutamento e lo sviluppo di relazioni mondiali grazie alle reti informatiche
è suscettibile d’influenzarle ancora maggiormente. Se
la solidarietà meccanica è fondata sull’omogeneità delle pratiche e su una coscienza
collettiva forte, la solidarietà organica si sostiene da parte sua su una forma
di solidarietà sociale basata su una coscienza individuale e su un contratto
sociale condiviso (Durkheim, 1978). La divisione del
lavoro sociale in questo contesto genererà nuovi
legami di solidarietà basati su un obbligo di cooperazione organizzata. L’accelerazione
della divisione del lavoro sociale si accompagnerà ad un libero sviluppo dei
mezzi di comunicazione.
Parlare di tecnologia vuole
dire per prima cosa interessarsi alla difficile fusione tra “scienza” e
“tecnica”. La tecnica implica per definizione la fabbricazione degli oggetti al
servizio degli esseri umani. Di contro, la scienza tradizionale si è sempre
rappresentata come un’attività teorica fuori dal campo
dell’attività concreta. Questa fusione interviene precisamente nel momento
della modernità quando la scienza applicata è nata, in una società razionale
che decide di utilizzare la conoscenza scientifica per risolvere i suoi
problemi pratici (Ponce, 2003). Il modernità ha dunque
visto nascere una scienza applicata simultaneamente ad una trasformazione del
suo modo di oggettivazione. Così, il processo di fabbricazione degli oggetti al
servizio del modo di produzione e di riproduzione
della società si trasformerà verso una società razionale i cui mezzi di produzione
si evolveranno in modo considerevole (Lacroix, 1998).
L’applicazione riflessiva della conoscenza dunque si estenderà a tutte le sfere
della vita umana (Giddens, 1994).
Tuttavia, un nuovo
cambiamento del modo di oggettivazione influisce oggi
sulle società contemporanee. Alain Touraine ci parla di una “società programmata” nella quale
il modo di produzione è rovesciato (Touraine, 1969).
Tutto sarebbe ora orientato verso la concezione di orientamenti
sociali piuttosto che verso l’accumulo. A livello tecnologico, si fa ora fronte
a nuovi “possibili” come l’accumulo delle conoscenze, gli automatismi nelle
decisioni da prendere e lo sviluppo di reti mondiali di comunicazione. Si è
aperto un nuovo spazio di sviluppo e molte parti sociali si sono appropriate degli strumenti tecnici che permettono loro di intervenire a
livello mondiale. Un nuovo campo d’analisi si apre alle scienze sociali: i
sistemi sociali mondiali in un ambiente tecnologico.
Sotto l’impatto di una complessificazione estrema della divisione del lavoro sociale e della mondializzazione delle fonti di
socializzazione, le forme di solidarietà sociale sono in mutamento. Le nuove
forme che emergono si sostengono sullo sviluppo di una coscienza individuale
delle grandi sfide mondiali e su un desiderio d’impegno. L’attore sociale integra
diverse visioni ideologiche nelle sue rappresentazioni sociali. Con lo sviluppo
dei mezzi di comunicazione a livello mondiale, le identità individuali possono
allontanarsi dalla socializzazione della comunità d’origine.
Ed è questo processo di socializzazione mondiale che sostiene
la formazione di comunità virtuali a livello internazionale. L’attore di questi
gruppi internazionali orienta così la sua azione verso problematiche mondiali,
o, almeno, verso problemi di sviluppo locale che hanno punti in comune con le preoccupazioni
in altre collettività.
1.2. La società di comunicazione
L’impiego delle reti
telematiche ha suscitato entusiasmo e scetticismo. Per prima cosa, numerosi
attori hanno partecipato alla creazione dei dispositivi che permettono questa comunicazione
in rete. È negli anni quaranta che sono stati sviluppati i primi supporti che
permettevano la realizzazione delle aspirazioni di John von Neumann
e di Norbert Wiener. Si assiste
allora ad uno sviluppo rapido degli strumenti di comunicazione a distanza in
materia di telefonia e d’informatica. Da parte sua, lo
sviluppo di comunità virtuali non è un fenomeno nuovo. In effetti, fin dall’inizio
degli anni ‘70, con lo sviluppo di reti interuniversitarie e l’invenzione della
posta elettronica, comunità scientifiche prendono forma. Altri tipi di comunità
nasceranno grazie allo sviluppo delle BBS (Bulletin
Board Systems) e di Usenet. Infine, si può osservare l’impiego massiccio degli
elaboratori personali tra la gente, in particolare, la comparsa del World Wide Web (WWW) nel 1992 (Rheingold,
1995). Questo passaggio delle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione (TIC) al pubblico permetterà l’emergere di comunità in rete
avente per oggetto lo sviluppo anche delle tecnologie stesse.
Lo sviluppo tecnologico
possiede una sua dinamica, influenzata dalle scoperte
tecnologiche, la disponibilità delle infrastrutture ecc., ma limitare lo
sviluppo tecnologico a questa semplice dimensione strutturale sarebbe molto
riduttivo. In effetti, il processo d’informatizzazione sociale, cioè il movimento d’applicazione dell’informatica alle varie
sfere dell’attività umana, si fonda attraverso relazioni complesse tra diversi
agenti sociali. Questi attori dell’informatizzazione sono numerosi, e vanno dai
promotori agli utenti, passando per le istanze
governative. L’informatizzazione sociale si sviluppa attraverso politiche, strategie
di sviluppo tecnologico, organismi comunitari e impieghi sociali degli oggetti
tecnici (Lacroix ed al.,
1993).
La formazione degli impieghi
sociali è orientata simultaneamente dai produttori di tecnologie e dagli
utenti. Da un lato, le strategie d’instaurazione contribuiscono a prescrivere
un impiego iniziale, con la promozione o l’iniziazione. In breve, ogni oggetto
tecnico si accompagna ad un discorso e tutti questi discorsi contribuiscono all’instaurazione
dell’”ideologia della comunicazione" (Lacroix ed
al., 1993). Lo sviluppo tecnologico partecipa così
alla messa in atto di un progetto di società. Quest’ideologia
a forte consonanza utopica pone l’atto di comunicare al centro della vita sociale,
e dunque in una società di relazioni e di consenso (Breton
e Proulx, 1994). L’informatizzazione sociale è un
fenomeno in gran parte sviluppato che supera il semplice utilizzo di oggetti tecnici; i discorsi plasmano le istituzioni
sociali.
Lo sviluppo tecnologico si è
sostenuto sulla produzione umana di diverse componenti
tecniche che hanno permesso di sviluppare ambienti particolari che permettono
lo scambio a distanza tra esseri umani. Per la qual cosa, l’impiego di queste
tecnologie ha permesso lo sviluppo di ambienti nei
quali gli stessi individui hanno appreso ad utilizzare questi strumenti e li
hanno fatti evolvere con le loro utilizzazioni.
Se lo sviluppo tecnologico è
certamente alla congiunzione di tecnica e di cultura, è chiaro che i principali
attori che hanno permesso lo sviluppo iniziale delle reti sono
stati per lo più gli informatici. In questo contesto,
la performance degli strumenti pone una riflessione auspicabile relativa agli
usi sociali di queste tecnologie. Sono passati degli anni, ed
oggi, l’impiego di queste tecnologie è entrato nella vita di milioni d’individui.
Queste persone scambiano in vari ambienti virtuali ed utilizzano numerosi
strumenti per le loro necessità di comunicazione. Gradualmente, sono le
necessità degli utenti che esercitano una pressione sull’adeguamento delle
tecniche alle necessità sociali. Inoltre, l’interazione in
reti genera relazioni sociali e comunità virtuali, che sviluppano diversi modi d’espressione
propri di questi ambienti. La dimensione culturale delle tecnologie dell’informazione
e della comunicazione riprende il posto che le conviene.
La tecnologia ed i suoi
impieghi sono dunque recuperati nella quotidianità degli individui e le loro
aspirazioni influenzano, non soltanto lo sviluppo degli strumenti, ma anche la
congiunzione dei mondi. In effetti, queste reti permettono l’intervento d’individui
e di gruppi di fronte a fenomeni sociali, vicini o lontani, o di fronte ad
altre forze sociali. L’appropriazione tecnica nella quotidianità degli individui
ha numerosi impatti.
La tecnica e la cultura non
si respingono, ma piuttosto, s’influenzano reciprocamente. Se le prime
relazioni sociali in rete implicavano soprattutto lo sviluppo delle infrastrutture
tecnologiche, oggi, gli strumenti sono evoluti in una fase dove la sfida non è
più lo sviluppo tecnico, ma piuttosto, le relazioni sociali e le azioni sociali
che emergono nel quadro della formazione di progetti
sociali, di gruppi sociali o di luoghi di scambio.
2. Dalle relazioni sociali in rete alla collaborazione
in rete
Si sono realizzati mezzi di comunicazione
e parecchi individui si sono aperti a queste nuove “possibilità” per le
relazioni sociali. Vediamo come si costituiscono interazioni sociali che
conducono allo sviluppo di comunità virtuali e di progetti internazionali d’intervento.
2.1. Le relazioni sociali in rete e le comunità
virtuali
Uno degli elementi centrali
per comprendere la collaborazione in rete passa per il concetto di “interazione”.
Il concetto di “interazione sociale” è stato oggetto di molti studi americani nel
corso del XX secolo. Erving Goffman è uno dei principali autori ad essersi dedicato a
questo concetto e apporta nuovi approcci d’analisi come di “informazione sull’altro”
nell’interazione, della “previsione delle attese” e del “controllo individuale
dell’informazione” (Goffman, 1973). Per Theodore M. Newcomb, la “prossimità
ecologica” è essenziale nella formazione di relazioni sociali con il fatto che le
relazioni siano più frequenti con la gente fisicamente più vicina (Newcomb ed al., 1970).
Nel caso dell’interazione in
rete, la prossimità ecologica non ha più un’incidenza sulla frequenza delle relazioni.
La distanza geografica tra gli individui non è più un ostacolo per stabilire
interazioni su una base regolare. Un’altra grande
differenza dell’interazione in rete è l’aggiunta di una mediazione tecnica tra
gli individui, oltre che della mediazione sociale. L’individuo si trova
simultaneamente in situazione di “interattività” con una macchina ed in “interazione”
con individui (Proulx et Sénécal, 1995).
L’interazione in rete può
condurre alla costituzione di comunità virtuali quando sussistono alcune
condizioni. La formazione di un gruppo non si limita alle interazioni, ma
dipende dalla formazione di meccanismi particolari: costruzione di un sistema
sociale, presenza delle opportunità di interagire, capacità di cooperazione, uniformità
degli interessi, differenziazione degli individui ecc.
Comprendere azioni di
sviluppo nel virtuale richiede la comprensione della complessità delle
relazioni tra individui, tra l’individuo ed il gruppo e tra i gruppi. Ogni progetto di sviluppo che guida l’azione di una comunità
virtuale si situa nel groviglio di sistemi sociali derivati dalle comunità
locali e da questi nuovi gruppi in rete. E nel caso delle comunità
virtuali occorre aggiungere l’elemento dell’appropriazione degli oggetti
tecnici oltre all’adattamento degli individui e dei gruppi ai contesti sociali. Qualsiasi comunità s’inscrive dunque in
relazioni di consenso e d’opposizione ad altri gruppi, ed è da ciò che si forma
la visione ed i valori di ogni gruppo (Bertin, 2002).
La formazione di queste comunità
virtuali attive porta nuove forme di solidarietà sociale. Si constata
simultaneamente un desiderio d’individualità e d’impegno, ed inoltre un
desiderio di socialità e di collaborazione. Così, il legame sociale resta
sempre molto fragile in queste comunità composte da
individualità forti (Marcotte, 2001).
Siamo in un contesto in cui gli attori hanno una forte individualità ed
una coscienza collettiva sviluppata. La cooperazione in rete non è più basata
su un obbligo di cooperazione in vista del raggiungimento di
un obiettivo preciso, ma piuttosto sulla libera associazione in sistemi collettivi
decentrati. Questa solidarietà si distingue dai gruppi primari e secondari, e
si sostiene piuttosto su una coscienza individuale forte e su una volontà di
mutua assistenza. Questa forma di solidarietà sociale si sostiene sull’indipendenza
individuale, la libera associazione ed un desiderio di mutua assistenza, dove
si confrontano diversi valori che permettono uno sviluppo individuale e collettivo
sempre da reinventare.
2.2. L’intervento mondiale e la collaborazione in rete
L’instaurazione di un
procedimento d’intervento globale su scala
internazionale richiede la comunicazione e la collaborazione tra i
partecipanti. A questo titolo, gli strumenti tecnologici di collaborazione in
rete sono una risorsa centrale per mettere in relazione queste persone
distribuite su tutti i continenti. In più, sono necessari per influenzare le
decisioni che influiscono sulla sorte delle comunità, dei mezzi di mobilitazione,
di divisione delle risorse e di partecipazione.
Queste nuove forme di mobilitazione
collettiva contribuiscono allo sviluppo di una nuova forma di partecipazione
civile (George, 2002). Ogni comunità attiva emerge in
un contesto particolare e si sviluppa in modo
variabile, tanto a livello organizzativo quanto a livello del suo utilizzo
delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). In alcuni casi,
l’organizzazione esiste già prima e si estende in seguito tramite le reti. In
altri casi, la comunità virtuale emerge dalla riunione degli individui tramite
Internet. Questi raggruppamenti virtuali si riuniscono intorno ad un progetto
comune: “La Tela permette qui di rappresentare
in una certa misura lo stabilirsi di legami più o meno stretti, più o meno permanenti
tra diverse strutture a partire da obiettivi e da progetti comuni o vicini”. (George, 2002, p.183).
Questi strumenti di
comunicazione, come le liste di diffusione, la posta elettronica ed i siti web,
possono diventare potenti mezzi di mobilitazione. A titolo d’esempio, l’Associazione per la tassazione delle transazioni
finanziarie per l’aiuto ai cittadini (ATTAC) è riuscita a raggiungere 800.000
visite che provengono da circa 90 paesi grazie al suo sito multilingue
(George, 2002). L’utilizzo di liste di discussione in
molte lingue ha permesso a più di 10.000 iscritti di discutere insieme o d’informarsi.
Quest’associazione punta su questa possibilità di
divisione delle conoscenze e di mobilitazione per compiere la sua missione, la
“riappropriazione” del futuro del mondo da parte dei cittadini (George, 2002). Utilizzando
una TIC per la divisione dell’informazione e la concertazione,
la collaborazione in rete conduce in seguito verso azioni concrete per
influenzare le istanze decisionali o fornire seminari d’istruzione popolare in
loco. Che l’intervento finale sia locale o che riguardi le istanze
decisionali internazionali, questo tipo di comunità virtuali attive dimostra l’esistenza
di una nuova logica sociale che permette una concertazione delle azioni cittadine
a livello internazionale: “I servizi d’Internet possono in effetti essere
considerati come catalizzatori dell’azione collettiva. In alcuni casi, il ruolo
del ‘Net’ può anche essere strutturante” (George, 2002, p. 184).
Si vede dunque che questi
strumenti permettono lo scambio d’informazioni, la comunicazione costante tra i
partner, la sensibilizzazione del pubblico ecc. Essendo
meglio organizzate a livello mondiale, le parti sociali possono così
comprendere globalmente i problemi, e proporre soluzioni. Con un discorso
concertato, questi organismi arrivano a proporre alternative ed influenzare le
decisioni in istanze locali, nazionali o
internazionali.
Una comunità attiva si
compone d’interessi collettivi difesi da un gruppo. Occorre comprendere ciò che
genera questo passaggio dagli interessi personali agli interessi collettivi.
Inoltre, questi individui fanno la scelta di collegarsi in gruppo e la costituzione
di questo gruppo è ricca d’informazione per l’azione. Le norme e le motivazioni
del gruppo sono così interessanti d’analizzare come quelle degli individui
presi separatamente. È nel passaggio al gruppo d’azione che si crea la
dimensione sociale, la comparsa di nuove forme di solidarietà sociali (Bertin, 2002).
Lo sviluppo passa così per
organizzazioni che si formano intorno ad un progetto comune. Qualsiasi progetto
di sviluppo s’impernia su una visione ed è nell’analisi di questo discorso che
si trovano le basi della ricerca sullo sviluppo. Lo
sviluppo passa per questa riappropriazione del potere
di cambiare nella società civile, e passa generalmente per l’assunzione di
responsabilità nelle comunità.
Lo sviluppo locale è così la
congiunzione tra motivazioni individuali ed un progetto comunitario per la
collettività (Bertin, 2002). Lo sviluppo in rete è
anche il prodotto del confronto di diverse visioni verso la costituzione di un
nuovo progetto, e la solidarietà che si crea, poggiata sulla constatazione dei
punti comuni, permette di arricchire ogni attore nel suo intervento locale.
Questi fenomeni sono ancora
recenti e l’utilizzo delle TIC nell’azione collettiva
è spesso soltanto parziale. Inoltre, non occorre cadere nell’annuncio
di una rivoluzione democratica su scala mondiale, considerando che appena il 2%
della popolazione del pianeta ha accesso alla rete Internet.
È tuttavia importante
dedicarsi come ricercatore a queste iniziative poiché potrebbero annunciare l’emergere
di una nuova forma di solidarietà sociale su scala internazionale. Queste esperienze
dimostrano che la partecipazione politica può trasformarsi attraverso l’impiego
delle TIC. Pertanto, è essenziale estendere la ricerca
sociale all’analisi di questa appropriazione degli strumenti
informatici da parte di comunità virtuali attive e della trasformazione
culturale che si opera attraverso la comunità in rete.
3.
Lo sviluppo sociale e l’intervento sociologico
La formazione di comunità
virtuali mediante le reti informatiche permette di organizzare progetti
internazionali di sviluppo sociale. Allo stesso modo in cui la sociologia può
sostenere le comunità locali nello sviluppo locale, la ricerca può sostenere questi
progetti internazionali in rete. Se è vero che molti
approcci della sociologia d’intervento possono essere applicati a questo tipo
di progetti, devono essere esaminati alcuni aspetti particolari.
3.1. Lo sviluppo sociale internazionale
Su invito dell’ONU, i capi
di Stato si sono riuniti nel 1995 per discutere e riconoscere l’importanza
dello sviluppo sociale e dell’urgenza di migliorare la condizione umana: la
povertà, la disoccupazione, l’esclusione sociale, le diseguaglianze.
Da questa riunione è scaturità la dichiarazione di
Copenaghen che tocca numerose dimensioni della vita delle
collettività.
La dichiarazione riconosce
che lo sviluppo sociale è al cuore delle necessità degli individui e che s’inscrive
profondamente nelle aspirazioni della società civile (Dichiarazione
di Copenaghen, 1995). Vi si riconosce che l’intervento deve da una parte
farsi a livello locale, tenendo conto delle necessità della società civile, e dall’altra,
che molti problemi sono legati alla globalizzazione delle economie di mercato, e
che occorre dunque agire universalmente. Fra questi problemi derivanti dalla globalizzazione
economica, s’individuano la povertà e la carestia, la disoccupazione, una
disintegrazione sociale, un fossato tra i ricchi ed i poveri, il deterioramento
dell’ambiente.
La Dichiarazione determina
una visione dello sviluppo sociale basato sulla dignità umana, i diritti dell’uomo,
l’uguaglianza, il rispetto dell’altro, la pace, la democrazia, la
responsabilità reciproca e la cooperazione (Dichiarazione di
Copenaghen, 1995). Mira ad intraprendere percorsi che
favoriscano il progresso sociale, la giustizia ed il miglioramento della
condizione umana. Definisce un ambito d’azione guidato dall’idea di
mettere l’essere umano al cuore dello sviluppo, e ciò, grazie ad una
cooperazione internazionale.
È precisamente nella condivisione
delle conoscenze e nella cooperazione mondiale che si situa una gran parte
delle soluzioni. È in questi casi che la ricerca sociologica può intervenire a
livello della messa in comune delle esperienze e delle analisi tra nazioni.
La relazione del vertice
mondiale per lo sviluppo sociale definisce azioni per sostenere l’assunzione a
carico dello sviluppo da parte delle comunità locali e degli organismi
comunitari. Vi s’indica anche l’importanza di sostenere la ricerca al servizio
dell’elaborazione di strategie di sviluppo sociale. La
Dichiarazione di Copenaghen sullo sviluppo sociale riguarda quasi tutte le
sfere del miglioramento della condizione umana. È effettivamente in questo prospettiva che possiamo lavorare sul piano
internazionale, nazionale, regionale e locale.
Sebbene la Dichiarazione abbia i suoi limiti, ci si può ispirare.
Se i modi di produzione e di riproduzione sono
destinati a trasformarsi, e particolarmente sotto l’impatto dell’innovazione sociale,
questa Dichiarazione pone le basi di una definizione comune, di un
riconoscimento dei limiti attuali dei sistemi di riproduzione, e pone impegni
concreti per tentare di cambiare lo stato delle cose. Questo vertice non ha
inventato lo sviluppo, sebbene il termine sia attualmente
di moda, lo sviluppo è realizzato da sempre. Tuttavia, il vertice è riuscito a
creare una visione comune e ha individuato i mezzi per favorire lo sviluppo
sociale. Questa volontà di cambiare apre una porta all’intervento ed alla ricerca
che sostiene lo sviluppo a livello internazionale.
3.2. L’innovazione sociale e l’intervento sociologico
La concezione tradizionale
della scienza pura mantiene l’idea di una non responsabilità della scienza in relazione alla sua applicazione (Ponce, 2003). Tuttavia,
lo scienziato deve orientare la sua azione al servizio dello sviluppo umano. E ciò non vuol dire sacrificare la sua neutralità nei
dibattiti, ma comprendere per permettere di agire in seguito. Una scienza che
cerca di escludersi da qualsiasi responsabilità finisce per escludersi dalla
società stessa, e non ha più nessuna ragion d’essere. Lo scienziato può essere
politicamente neutrale e consegnare i suoi risultati di ricerca al servizio
dello sviluppo sociale. È anche un dovere servire allo sviluppo delle società
umane. Non si può dunque escludere la scienza dalla società, ed ancora meno il “sociale”
dalle tecnologie.
Nell’analisi degli attori
dello sviluppo sociale insieme con l’innovazione tecnologica, non è
semplicemente possibile distinguere il “sociale” dalla “tecnica” poiché lo
sviluppo di una comunità, la pianificazione, le azioni e l’evoluzione degli strumenti
tecnici sono realizzati insieme. Lungi da essere costretta a denunciare la sua neutralità,
la sociologia deve identificare nel suo contesto di studio
le diverse forze sociali che tentano di orientare lo sviluppo intorno al
fenomeno studiato. La sociologia deve essere capace di comprendere i movimenti
sociali in loco e le politiche che intervengono. Per esempio, ogni modello di sviluppo
locale o regionale s’ispira in gran parte a realtà sociali, culturali,
economiche, politiche, o anche climatiche. La cronistoria delle scelte
culturali e politiche che hanno orientato il contesto
dello sviluppo è l’elemento centrale da considerare nello studio di questi
fenomeni.
La sociologia è totalmente designata
a riempire questo spazio d’analisi tra sviluppo sociale e sviluppo tecnologico,
facendo da ponte tra “società”, “scienza” e “tecnica”. Ha gli strumenti per
analizzare il contesto nel quale si vuole stabilire
una strategia tecnologica e rimettere questo progetto al centro della comunità
che l’attua. La sociologia può comprendere i processi d’appropriazione dei
mezzi tecnici e delle condizioni sociali che potranno favorire lo sviluppo.
La capacità degli oggetti
tecnici di sostenere lo sviluppo sociale introduce gli studi tecnologici nella
dimensione culturale delle comunità. Tuttavia, non s’inscrive come un determinismo
tecnico che comporterebbe sistematicamente il progresso. Ogni soluzione tecnologica
che sostiene lo sviluppo deve cominciare con un’analisi seria del contesto sociale nel quale s’inscrive. Ed
è in questi casi che la ricerca nelle scienze sociali può servire allo
sviluppo. Ciò passa per l’analisi dei comportamenti nel quotidiano, nelle
rappresentazioni sociali e nelle sue istituzioni. La sociologia diventa allora
lo strumento per eccellenza per produrre analisi di contesto
in sostegno all’elaborazione di una strategia di sviluppo (Ponce, 2003).
In questo percorso scientifico,
occorre diffidare dei tecno-ottimisti e dei tecno-pessimisti, poiché entrambi sono
diretti dal pensiero deterministico. Lo studio degli
impieghi delle tecnologie non deve limitarsi a quest’analisi
superficiale guidata da intenzioni interessate. Il sociologo ha il dovere di
osservare ciò che avviene e di fare l’analisi (Proulx,
2000). I deterministi sono di due tipi. Da un lato, il determinismo
tecnico che sostiene che lo sviluppo delle tecnologie agisca direttamente sul
cambiamento sociale. Dall’altro lato, c’è il determinismo sociale che ritiene
che le forze sociali, politiche ed economiche modellano deliberatamente la forma
degli oggetti tecnici (Proulx, 2000).
L’intervento del sociologo
può assumere principalmente due forme: l’azione ed il sostegno dell’azione
mediante le sue analisi.
Quando il sociologo si fa attore, può contribuire allo
sviluppo di piani d’azione. S’interessa allora allo spiegamento di legami
strategici tra gli attori coinvolti alla sensibilizzazione
ed alla formazione per il sostegno del progetto d’intervento. I modi d’applicazione
sono numerosi: istruzione, animazione, formazione, attività di sviluppo (Bertin, 2002). Occorre incoraggiare e sostenere i cittadini
a farsi carico del destino della loro comunità.
La ricerca-azione può
contribuire a trovare soluzioni ai problemi incontrati sul campo d’intervento. Può
così sostenere il gruppo nella sua riflessione sociale, facilitare i consensi
con altre istanze nella società, aiutare il gruppo a
stabilire partenariati ed aiutare a chiarire la
visione sociale alla base del progetto del gruppo. Nella sua pratica d’intervento,
il sociologo deve considerare i gruppi come forze vive di sviluppo senza
tuttavia dimenticare di considerare ogni progetto al centro della dinamica globale della comunità (Bertin,
2002).
Se il sociologo-attore
può prendere posizione e mediare, può anche contribuire alla produzione di
conoscenze al servizio dell’azione.
In questo caso, ci s’interessa alle politiche, ai documenti istituzionali, ai
programmi, alle azioni. Ci s’interessa altrettanto al contesto
nel quale avviene l’azione dei partecipanti e a quest’azione
stessa. Il prodotto finale si presenterà sotto forma di relazione di ricerca o
di valutazione. Si trova allora la valutazione come campo della sociologia che
può documentare un contesto, un’organizzazione o un
processo. È chiaro qui che il sociologo resta neutrale e non s’inserisce nel
processo decisionale. Si può dire che egli sostiene i decisori per fare scelte
illuminate.
La ricerca può così
utilizzare tutta una varietà di materiali come le politiche, l’osservazione, i
documenti istituzionali, interviste e qualsiasi forma d’espressione degli
attori in causa (Bertin, 2002). Occorre dapprima
comprendere il contesto che spiega l’azione. Occorre
anche comprendere la pratica degli attori coinvolti ed è dedicandosi alle
motivazioni, alle rappresentazioni sociali ed ai modi d’interazione che ci si
può arrivare. Si può così riqualificare la sociologia attraverso i propri modi
d’analisi basati su una migliore comprensione della complessità sociale. Vediamo ora come la ricerca in scienze sociali può
interessarsi all’intervento in seno alle comunità virtuali.
4. La ricerca sulle comunità virtuali
La comunicazione in reti
informatiche non è una moda passeggera, non occorre
temerla, negarla, ma analizzarla, capirla, per intervenire meglio. Per
arrivarvi molti approcci sono stati utilizzati e nuovi percorsi teorici e
metodologici saranno ancora da sviluppare per permettere di far emergere questo
nuovo campo di studio. Nuovi orientamenti della ricerca si aprono alle scienze
sociali: la costruzione degli oggetti tecnici, l’appropriazione degli oggetti tecnici
e la formazione di comunità virtuali in azione.
4.1. Analizzare le relazioni sociali in rete
Il sociologo può analizzare le
relazioni sociali in rete da diverse angolazioni. Può
inizialmente, con le sue analisi teoriche, spiegare le relazioni tra varie
forze nella costruzione macrosociologica dello sviluppo delle relazioni sociali
che circondano lo sviluppo delle reti internazionali. Può anche produrre l’analisi
socio-storica dei movimenti sociali che hanno permesso
lo sviluppo tecnologico e la formazione delle istituzioni che hanno orientato
il suo sviluppo. Può infine analizzare fenomeni specifici e comprendere le
relazioni complesse tra gli attori che danno loro vita, allo scopo di iniettare
nuovamente i suoi risultati di ricerca per lo sviluppo di altri
progetti sociali. Si tratta dell’utilizzo dei risultati di
ricerca sul piano dell’intervento sociale nel settore delle tecnologie di
comunicazione.
Nella visione degli approcci
costruttivistici, si può considerare che lo sviluppo
tecnologico è un processo dinamico tra l’universo tecnologico ed il contesto sociale. In altre parole, i promotori di tecnologia
agiscono sulle forze sociali con discorsi che mirano a creare l’adesione allo
sviluppo degli oggetti tecnici. Da una parte, la costruzione degli oggetti
tecnici è derivata da un processo di costruzione sociale. La ricerca può allora
dedicarsi alle concezioni socioculturali degli innovatori (Proulx,
2000). Dall’altra, gli impieghi sociali degli oggetti tecnici evolvono nella
pratica verso una stabilizzazione. Si potrà meglio
comprendere questo processo d’adattamento dell’oggetto tecnico nella relazione
tra gli attori e gli innovatori. Occorre dunque analizzare le reti di attori coinvolti nell’innovazione, cosa che genera solidarietà
sociale grazie all’uso di reti che utilizzano TIC (Proulx,
2000).
Se l’iniziatore dell’oggetto tecnico stabilisce l’impiego
specifico dell’oggetto, i suoi impieghi sociali sono anche molto fortemente sviluppati
dagli utenti. L’attore coinvolto nel progetto di sviluppo sociale si accosta
agli oggetti tecnici che trova o che gli sono offerti, ed entra in un processo
di valutazione dell’oggetto per adeguarlo alle sue esigenze. La ricezione del
discorso, la ricorrenza dell’utilizzo e l’adattamento dell’oggetto alle
necessità specifiche sono altrettanti mezzi per mettere in atto gli impieghi
sociali degli oggetti tecnici. Gli impieghi sociali sono dunque l’instaurazione
di una pratica nelle pratiche, nella cultura, nel sistema normativo ed anche
nel processo di socializzazione degli individui (Marcotte, 2001).
È dunque questione d’appropriazione
di oggetti tecnici da parte d’individui e di gruppi
spinti da progetti di sviluppo sociale, come ad esempio le numerose reti per la
salvaguardia dell’ambiente che si trovano su Internet. Occorre analizzare la
sovrapposizione dello sviluppo sociale e dell’innovazione tecnologica nella
costruzione di reti sociali. Occorre anche interessarsi alla rappresentazione
degli attori per comprendere lo sviluppo e l’innovazione (Proulx,
2000).
È nel raffronto tra il
progetto iniziale degli attori e lo stato d’avanzamento che si può comprendere
il processo d’innovazione, con l’analisi dinamica dell’evoluzione del progetto
“sociale” e dell’evoluzione degli oggetti tecnici al servizio di questo sviluppo. Occorre dunque dedicarsi all’evoluzione
delle rappresentazioni degli attori. Si può dunque soltanto respingere il determinismo
tecnologico se si considera che l’attore è di fronte ad un’offerta tecnologica
da parte di un produttore, e ricerca automaticamente l’adattamento degli oggetti
ai fini del progetto “sociale” difeso dai gruppi.
4.2. Analizzare l’evoluzione delle comunità virtuali
La formazione degli impieghi
sociali degli oggetti tecnici è un processo complesso tra attori che passa per
l’appropriazione di questi impieghi nei quali l’individuo fa fronte ad una
mediazione tecnica ed una mediazione sociale. La comprensione della relazione
tra l’individuo e l’oggetto ed in relazione alla
cultura degli altri utenti è essenziale.
Occorre prima di tutto
analizzare il passaggio tra gli impieghi sociali e la formazione delle comunità
virtuali. Nel caso delle relazioni sociali in rete, è essenziale comprendere le
dimensioni tecniche e culturali. Prima di accedere ad
ambienti tecnologici che permettano le interazioni in rete, l’individuo ha la
sua identità ed i suoi riferimenti culturali. In seguito, per far suo l’oggetto
tecnico, che gli permette di entrare in relazione con gli altri, l’individuo
deve fare fronte ad una mediazione tecnica. Deve apprendere ad utilizzare un
elaboratore, quindi un software. Gradualmente, acquisisce le abilità tecniche,
ma si trova di fronte ad un nuovo sistema di valori, sviluppato dagli altri
utenti. Scopre allora un nuovo spazio culturale, deve apprendere norme, valori,
modi d’espressione ecc. È attraverso le sue
interazioni con li altri che determinerà il suo posto in seno ad un gruppo.
Queste prime esperienze sono determinanti
nell’appropriazione individuale dell’oggetto tecnico e per la sua integrazione
nel gruppo (Marcotte, 2001).
Ogni oggetto tecnico
contiene degli obblighi ed offre delle possibilità agli attori. Tuttavia, ogni necessità, ogni impiego sociale in sviluppo provoca
l’oggetto tecnico e cerca di adeguarlo alle sue esigenze. Per esempio,
un dispositivo di difficile utilizzazione per l’utente
può rendere l’apprendistato tecnico difficoltoso. Alcuni ambienti virtuali favoriscono
maggiormente la formazione di gruppi mentre altri favoriscono relazioni
specifiche tra utenti. Così, l’oggetto tecnico può esercitare una grande
influenza sulle pratiche sviluppate. Tuttavia, gli individui non sono schiavi degli
oggetti e si osserva anche l’impiego simultaneo di molti mezzi di comunicazione
per permettere gli usi auspicati da queste persone (Marcotte,
2001).
I campi d’analisi delle comunità
virtuali sono praticamente illimitati, a metà strada
tra la formazione dei gruppi sociali nell’interazione in rete e la costituzione
di una visione comune che orienta l’azione del gruppo. Si può in un primo
momento analizzare la formazione degli impieghi sociali degli oggetti tecnici,
che fungono da mezzo di comunicazione nel gruppo. Ci si può in seguito
interessare al processo d’integrazione degli individui nelle comunità virtuali,
nei confronti delle motivazioni personali e della visione del gruppo. Si
possono anche analizzare i meccanismi di regolazione dei gruppi come il sistema
normativo, l’appartenenza, i valori ecc. In effetti, ogni comunità virtuale si
costruisce gradualmente attraverso la creazione di meccanismi di regolazione
che riguardano il mantenimento del gruppo. Questi meccanismi passano attraverso
l’utilizzo di un territorio virtuale comune, la formazione di una sensazione d’appartenenza
al gruppo, lo spiegamento di un sistema d’autorità e di sanzioni adeguato alle
esigenze, il sostegno al leader del gruppo ecc. In breve, si forma gradualmente
un insieme di norme, di valori e di pratiche proprie del gruppo, ed un universo
simbolico proprio dei membri del gruppo s’instaura attraverso un processo di socializzazione particolare (Marcotte,
2001). Ci si può in seguito interessare alle pratiche del gruppo, alla formazione
della sua identità sociale ed alla vision che sostiene le sue azioni. Si può dunque analizzare
il gioco tra le motivazioni individuali e la partecipazione ad una comunità.
Le scienze sociali possono
intervenire ricollocando il campo dello sviluppo tecnologico nel
quadro dello sviluppo culturale. Cultura e tecnica s’influenzano e si
sviluppano una attraverso l’altra nelle interazioni in rete. Ed
è là anche che si può superare la frattura tra questi due termini, che non ha
più senso oggi poiché la vita sociale e gli impieghi sociali delle tecnologie
si compenetrano. La tecnica non è disumanizzante e
molti impieghi sociali delle tecnologie dell’informazione lo dimostrano. Le
scienze sociali possono precisamente intervenire per porre fine a questo sistema
tecnico o tecnocrate e spiegare questa relazione tra cultura e tecnica. Più
ancora, possono contribuire allo sviluppo tecnologico, al servizio delle azioni
umane con i loro interventi sociali, tanto a livello dello sviluppo tecnologico
quanto a livello del sostegno ai gruppi sociali nelle loro azioni attraverso l’impiego
della tecnica. Possono assistere lo sviluppo di progetti sociali favorendo l’adattamento
delle tecnologie alle necessità delle comunità.
Conclusione. Lo sviluppo sociale e la cooperazione
internazionale
La società contemporanea comporta
un insieme di problemi sociali: povertà, diseguaglianze,
integrazione sociale, inforicchi/infopoveri
ecc. Le cause degli squilibri sociali possono ora provenire da logiche
mondiali. L’interveniente sociale deve, per agire su questi problemi mondiali,
la cui influenza può estendersi a livello locale, fare pressione su istanze extra-nazionali. Occorre favorire la reticolarità degli intervenienti di
tutti i paesi.
L’analisi sociologica può
mettere insieme il locale ed il globale, rendere
comprensibile questa conoscenza globale per sostenere il locale e trarre
lezioni dal locale per sostenere lo sviluppo mondiale. In queste ricerche al
servizio dello sviluppo sociale, l’analisi delle relazioni sociali in rete
permette di passare dallo sviluppo locale allo sviluppo sociale mondiale.
La sociologia delle
relazioni in rete può contribuire allo sviluppo sociale. Può, a livello pratico,
mettere le sue analisi sulle applicazioni di comunicazione al servizio dei
progetti di sviluppo. E particolarmente, la ricerca
deve inscriversi in un contesto di lavoro interdisciplinare.
Lo sviluppo tecnologico ha sempre un legame stretto con gli usi sociali delle
tecnologie e gli individui che le utilizzano. Il sociologo può qui farsi
consigliare, valutare i meccanismi sociali che operano al centro di comunità
virtuali, in seguito per iniettare nuovamente questa conoscenza al servizio
dello sviluppo delle comunità. Analizzare la formazione di comunità virtuali ci
fornisce informazioni sull’evoluzione delle forme di solidarietà sociale e ci
permette di sorvegliare le forze d’indebolimento delle istanze
d’integrazione e di solidarietà.
Il ruolo di una sociologia
interveniente è di reticolare, di
favorire la messa in comune delle azioni verso uno sviluppo globale
più coerente. Si può così incoraggiare l’azione sociale a livello locale sostenendo
la reticolarità delle forze vive dappertutto. La
ricerca sulle reti può essere un grande contributo
nell’intervento sociale. Una migliore comprensione dei processi sociali in
causa nello sviluppo degli strumenti tecnici al servizio dell’intervento
sociale permette di chiarire gli usi degli oggetti tecnici nell’azione, il
legame tra gli impieghi sociali e le pratiche sociali.
Preparare azioni per reticolare contribuisce anche al
passaggio dal locale al mondiale. Gli intervenienti
sociali si concentrano generalmente sullo sviluppo locale, e
tuttavia, l’intervento locale potrebbe beneficiare maggiormente della
messa in comune a livello mondiale. E le scienze sociali
possono sostenere l’emergere d’iniziative al servizio dello sviluppo sociale.
Intervenire vuole dire inserirsi
in qualche cosa che ha già la sua dinamica. Occorre
dunque inserirsi facendo attenzione a non perturbare le dinamiche
in campo. Il ruolo dell’interveniente sociale è di creare per soddisfare le
necessità sociali, agire per migliorare il nostro mondo. Intervenire è agire in base a ciò che è fermamente dimostrato. Intervenire non
vuole dire fare della cattiva scienza, ma basarsi sulle pratiche e modelli scientifici
per agire efficacemente.
Jean-François Marcotte
Note
1 In questo testo, utilizziamo il termine
« sviluppo » nel senso di un insieme di trasformazioni dei sistemi
sociali, mediante azioni che cercano di migliorare le condizioni di vita degli
individui che compongono una società. Il termine « intervento »
designa queste azioni sui sistemi sociali, azioni generalmente intenzionali che
cercano di correggere alcuni problemi sociali. Queste azioni sono poste dai
cittadini o da intervenienti formati a questo fine secondo un metodo specifico.
L’espresione « lavoro sociale » designa il campo d’azione degli intervenienti
formati nella sfera dell’intervento sociale. In questo testo, c’interessiamo
più particolarmente agli intervenienti in gruppo che utilizzano le tecnologie
dell’informazione e della comunicazione (TIC) al fine d’agire sulla
collettività.
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(Traduzione italiana di Paolo COLUCCIA – paconet@libero.it – http://digilander.libero.it/paolocoluccia)