Polisemia della parola Coinvolgimento

 (Implication)

 

(Da un testo di René Barbier*)

 

Trad. it. di Paolo Coluccia – http://digilander.libero.it/paolocoluccia

 

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Questa nozione resta ancora da definire. Ma, dopotutto, è realmente più fluida di quella di ‘charme’ impiegata in fisica molecolare? Il coinvolgimento ha meno pertinenza di quei ‘quarks’ più teorici che reperibili? Quando sono davanti ad un gruppo infuriato per la sua passione del momento, so bene che vi sono coinvolto positivamente o negativamente, in quanto ricercatore o animatore, e la mia padronanza del ‘transfert’ e del ‘contro-transfert’ non m’impedisce affatto di essere più o meno coinvolto (sconvolto?) per le reazioni a catena che si sviluppano.

 

 

In un gruppo mi si pongono davanti tre tipi di coinvolgimento: posso essere coinvolto dallo sguardo, dal comportamento, dall’azione dell’altro, senza averlo necessariamente voluto.

 

 

1) Sono coinvolto semplicemente perché appartengo a quest’unità umana del momento. Faccio parte del sistema relazionale e non posso astrarmene se non per un’attitudine di tipo schizofrenico. Si riconoscerà, infine, che una tale attitudine è al fondamento stesso della scientificità consuetudinale nelle scienze umane?

 

 

Gaston Bachelard, così prudente nei confronti dell’intuizione, dell’analogia e del fantasmagorico nella scienza, riconosceva, a proposito delle scienze dell’uomo, che ‘la  simpatia è la base del metodo’. I nostri epistemologi contemporanei [...] dovranno meditare sull’ampiezza di questa frase del celebre filosofo della scienza. Essere coinvolto è essere ‘gettato-là’, nelle relazioni umane, e nel Mondo, che lo si voglia o no. Poiché sono un essere umano, sono direttamente interessato, sicuramente per le questioni dei membri della mia famiglia, ma anche per quelli, più anonimi, dei potenti che ci governano, spesso al di là degli oceani.

 

 

Che l’Union Carbide lasci fuoriuscire un gas mortale per motivi di profitto in India, significa morte e malattie per innumerevoli sfortunati. Dal micro al macro sistema vivente, ogni elemento vi è coinvolto, cioè a sua volta ineluttabilmente coinvolto e influenzato dagli altri elementi del sistema. La presa di coscienza ecologica è la sola che corrisponde alla tragica grandezza del nostro tempo. Ma non può trattarsi che di un’ecologia politica, che suppone una sensibilità di nuovo tipo.

 

 

Mediante l’Analisi Istituzionale possiamo capire che siamo coinvolti dallo e nello “stato-incosciente”, che è il centro stesso della nostra vita quotidiana. Ciò contribuisce all’emergere di questa nuova sensibilità, già sviluppata in Germania.

 

 

 

2) Un altro modo della nozione del coinvolgimento corrisponde al fatto di coinvolgersi. Non sono soltanto un essere ‘gettato-là’ nel mondo e tra gli altri, sono anche capace di essere consapevole della mia posizione sociale e mi ci coinvolgo più o meno totalmente, in una prospettiva creativa di me stesso e dei miei rapporti con gli altri. Mi coinvolgo rifiutando di essere ciò che qualcuno vorrebbe che io sia per favorire i suoi privilegi. Mi coinvolgo accettando di prendere un rischio che sconvolga il mio ordine stabilito, il mio ‘istituto’, perché questo coinvolgimento mi apparirebbe come l’essere un elemento di un sistema di valori superiore a quello che mi rassicura al momento. Da qui una connotazione ‘esistenzialista’ al fatto di coinvolgersi.

 

 

Si tratta di una scelta libera in ultima istanza, che suppone la mia responsabilità e il mio impegno. Non nego pertanto le spinte incoscienti della decisione, che rimangono senza dubbio da esplorare, ma di cui non si vedrà mai la fine. Questa lucidità sulla dimensione incosciente del coinvolgimento è necessario per riconoscere la parola contestataria dell’altro, sempre suscettibile di aggiornare un aspetto nascosto di me stesso.

 

 

L’Analisi Istituzionale mostra fino a che punto le istituzioni contemporanee non permettono un vero coinvolgimento del soggetto. Le istituzioni canalizzano i tentativi di coinvolgimento e li riportano in funzione della propria logica, aiutate da una sfilza di agenti omogeneizzati e omogeneizzanti dentro il sistema istituito della misconoscenza della loro vera funzione. Le firme multinazionali più quotate da un punto di vista tecnologico sono forse quelle che spingono più lontano questa violenza simbolica utilizzando l’economia libidinale dei loro agenti (desiderio d’amore, angoscia esistenziale, pulsioni arcaiche sadomasochiste ecc.) in un processo di rinforzo del potere di dominazione. In questo caso, il soggetto che si coinvolge può forse essere anche l’individuo più adatto di colui nel quale la parola e le azioni diventano gli ‘analizzatori’ più potenti e più pericolosi per l’isitituzione.

 

 

3) Infine, terzo modo della nozione di coinvolgimento: coinvolgere l’altro per mezzo della mia parola, la mia azione, il mio comportamento. Aspetto dialettico complementare del primo modo di ‘essere coinvolto’. Sono coinvolto perché qualcuno o una situazione ‘mi coinvolge’. Inoltre, non posso coinvolgermi senza immediatamente ‘coinvolgere’ l’altro. ‘Ogni incontro ci muta e ci ricompone’, scrive il poeta Hugo von Hofmanstach. Se esistenzialisticamente il ‘coinvolgimento è tutto ciò che ci collega alla vita’ (J. Ardoino), allora si può dire, con il poeta ungherese Attila Jozsef ‘Avevo vissuto, e questo male ha fatto più di un morto’.

 

 

La lucidità consiste forse a meglio sapere fino a punto non si cessi di coinvolgere l’altro, nelle nostre storie di vita. Quanto i Governanti sono capaci di una tale attitudine? L’Analisi Istituzionale dovrà svolgere un gran lavoro per permettere ai gruppi-oggetto di uscire da un coinvolgimento non cosciente del fatto altrui. Il gruppo-soggetto sarà quello che, analizzando i tre modi del coinvolgimento, saprà articolarsi in una situazione, in una visione di grande autonomia.

 

A partire da questi tre modi, il coinvolgimento comporta tre dimensioni – psico-affettiva, strutturo-gruppale e storico-esistenzaile – tutte sottoposte alla ‘trasversalità di tre piani dell’immaginario – pulsionale, sociale e sacrale.

 

 

Complessità

Questo approccio costituisce una modalità di trattamento della complessità riscontrata nelle situazioni dello sviluppo o della ricerca in scienze sociali, perché, mettendo in gioco la nostra relazione col mondo e con noi stessi, ma anche con il sociale e con il gioco d’interazioni, che queste confrontazioni producono nella dialettica Io-Società-Mondo e che gli attori vi producono. Gilbert Durand, da parte sua, ha potuto così definire il tragitto antropologico della confrontazione prodotta tra le intimazioni assimilatrici del mezzo nella loro confrontazione e le pulsioni dei soggetti. Da questo punto di vista l’approccio trasversale, il quale suppone metodologie appropriate che dovrebbero produrre, è senza dubbio uno dei luoghi di questa confrontazione e delle sue applicazioni.

 

Anche se ambigua, questa nozione di coinvolgimento è dunque emblematica di un’epistemologia che viene a scontrarsi con il positivismo che intende separare il soggetto, il ricercatore o l’attore sociale, dal suo oggetto. Riconoscere e considerare il coinvolgimento significa arrestare le situazioni dello sviluppo della ricerca nelle scienze sociali con la complessità. Basata sull’opacità della nostra relazione con gli altri, col mondo e con noi stessi, questa nozione ci permette di sfuggire al pensiero deterministico che va nel senso di una volontà di matrice razionale del mondo di cui fanno parte egualmente gli altri. Per riprendere le parole di Castoriadis, il coinvolgimento autorizza al contrario di considerare l’essere, ivi compresa la società, come magmatico, dunque provvisto di una capacità creatrice che gli è propria.

 

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*Tema del convegno:

Coinvolgimento (Implication): Tra immaginario e istituzioni, sguardi incrociati sullo sviluppo sociale e la ricerca

Seminario di antropologia dell’immaginario applicata alle situazioni sociali e culturali

(IFORIS, Angers, 15-17 luglio 2004)