La filosofia dell'emergenza: "Un problema difficile"

di Paolo Coluccia

http://digilander.libero.it/paolocoluccia

Relazione tenuta al Seminario
"Reti di Economia Solidale"
inserito nel programma ufficiale
dell'ESF (European Social Forum)
Firenze, 6-10 novembre 2002
Fortezza da Basso, Sala Rondino

 

Nel cimitero del consenso universale,
la responsabilità, la libertà e l'individuo
esalano il loro ultimo respiro.
L'individuo che si rende consapevole
della propria responsabilità
rappresenta l'incubo di ogni potere.
(Zigmunt Bauman)

 

1. "Si racconta la storia di un’isola in Qualche Luogo, in cui gli abitanti desideravano fortemente andare altrove... Il problema, tuttavia, era che l'arte e la scienza del nuoto e della navigazione non erano mai state sviluppate - o forse erano state perdute già da qualche tempo... E di tanto in tanto giungeva presso di essi qualche studioso. Allora si verificava un dialogo come quello che segue:

Termina così il libro di Humberto Maturana e Francisco Varela L'albero della conoscenza.

Avventurarsi in mare aperto, sciogliere gli ormeggi, andare alla deriva, annullare ogni paradigma, ogni fondamento di certezza, di presunzione di sapienza, di conoscenza acquisita è sempre stato un atteggiamento visto con sospetto: meglio evitare!

Abbiamo bisogno di portarci ovunque la nostra brava tonnellata di cavolo sulla schiena. Ci è difficile abbandonare la sicurezza per l'ignoto, la consuetudine per l'incertezza, la sapienza così faticosamente accumulata per l'innovazione e per la ricerca inesauribile della conoscenza.

2. Contrariamente a quello che si pensa, alla costituzione di una rete si arriva per risultato, non per progetto. E spesso si arriva anche per caso.

Perciò, come costruire una rete?

Se la rete non è un progetto, cioè un procedimento con cui si cerca di redigere e di prevedere ogni parte del processo, possiamo lanciare l’ipotesi che la rete sia un sistema. Un sistema, infatti, può rispondere autonomamente ai cambiamenti che si producono nell'ambiente.

Il sistema è un insieme complesso (tante parti diverse, collegate e in relazione). Al contrario, un progetto è un susseguirsi di fasi, ordinate nello spazio e nel tempo, dipendenti gerarchicamente, ma soprattutto previste in anticipo.

A questo punto, possiamo azzardare una definizione di rete, che di seguito cercheremo di verificare.

La rete è un gruppo di entità differenti che interagiscono liberamente, cioè per scelta, che produce innovazioni e non semplice accumulo di informazioni.

Internet è il prodotto complesso delle intelligenze umane, da cui si può attingere liberamente.

3. Immaginate qualcuno che si dichiari "Presidente" di Internet?

Immaginate qualcun altro che si dichiari "Presidente" di questo Forum Sociale Europeo?

Sarebbero delle persone bizzarre!

Ci troviamo di fronte a due parole che hanno insito il concetto della complessità: rete e forum. Ma ce ne sono di altre, come ad esempio: mondo e comunità, natura e cellula, sistema sociale e gruppo sociale, per andare da

un massimo complesso ad un minimo complesso.

Queste due mani che si disegnano reciprocamente sono un simbolo complesso!

Eppure si incontra ogni tanto qualcuno che impropriamente ed ingenuamente si definisce "Presidente" di una rete di sistemi per lo sviluppo locale. Forum, termine della lingua latina, significa luogo in cui si possono scambiare liberamente parole: immaginate un "Presidente" che presiede questo scambio di dialoghi, dove per dialogo intendiamo discorsi differenti?

4. Il progetto della modernizzazione ha obbligato gli individui a pensare che in ogni organizzazione deve esserci obbligatoriamente un capo, un presidente, un governatore, un vescovo ecc.

Ma non si è andati più in là di strutture sociali come uno stato, una nazione, una chiesa (nei gradi alti), come pure (nei gradi più bassi) è avvenuto che tale struttura persista nella famiglia, nell’ufficio burocratico, nell’impresa, nella scuola, in una associazione culturale o di volontariato.

E quanti contrasti sono scaturiti da questa impostazione!

Oggi, da circa mezzo secolo, non siamo più nell'era della modernità, ma in quella che possiamo tranquillamente definire della complessità.

I confini di ogni genere si sono dilatati, l'orizzonte presuppone che oltre alla sua linea ideale ce ne sia un'altra e così via, la realtà è quella che ci appare e che percepiamo (non esiste una realtà oggettiva, uguale per tutti), esistono tante altre "possibili" realtà, quante casualmente ed effettivamente possono realizzarsi nel tempo, nello spazio e nella nostra coscienza.

Siamo consapevoli che la realtà è "il regno del possibile". Caso, caos, possibile, complesso: questi sono i nuovi paradigmi a disposizione dell'uomo post-moderno.

Psicologia, sociologia e politica sono in crisi, mancano di un’epistemologia. L’economia millanta credito: spesso si morde la coda!

L'essere umano è di fronte ad un Multiverso (per usare un termine di Maturana), che è tutto il contrario di un Universo.

5. Quali, dunque, i nuovi rapporti interindividuali, quali interazioni tra soggetti sociali, culture, istituzioni, organismi, nazioni e popoli?

Se si rinuncia a visioni paternalistiche o a posizioni individualistiche estemporanee, non ci rimane che il riferimento al principio della reciprocità, ovvero della relazione tra equivalenti, tra pari. Questo mio libro, dal titolo La cultura della reciprocità. I sistemi di scambio locale non monetari, vuole essere solo un piccolo contributo a questo principio.

L'uomo del neolitico scelse di passare dall'azione individualistica di raccoglitore e di cacciatore alla condizione relazionale complessa rappresentata dal vivere in gruppo, dedicandosi alla coltivazione e all'allevamento.

E' la prima forma di rete, di dialogo, di relazione umana.

Le reti, i forum, i colloqui, i dialoghi, ma soprattutto i sistemi sociali e i sottosistemi che in essi si auto-referenziano poieticamente "emergono" dalla reciprocità, dallo scambio sociale, dall'interazione. Ma facciamo attenzione al significato intrinseco della parola emergenza!.

6. A questo punto, dopo il periodo affascinante, accattivante, unificante e omogeneizzante, ma anche perverso, della modernità, oggi ogni essere umano ha riacquistato la possibilità e la responsabilità di "dire" e di "fare". Dicono Maturana e Varela: "Ogni cosa detta è detta da qualcuno".

Ciò vuol dire: "C'è responsabilità nel dire, della quale deve farsi carico chi dice, e una responsabilità dell'accettare ciò che viene detto, della quale deve farsi carico il mondo intero".

Da questa varietà multi-relazionale, di ogni dire e di ogni fare, scaturisce inevitabilmente un multiverso complesso e caotico di identità, concezioni, idee, culture.

Questa è la rete (latente), la quale, come ho già avuto modo di dire in qualche altra occasione, non si costruisce, ma "emerge" in modo sistemico.

7. Stiamo assistendo ad un cambio di paradigma straordinario nelle scienze umane e sociali, ancora in forte ritardo rispetto alle scienze fisiche e naturali, un cambio di prospettiva, un nuovo modo di intendere le aggregazioni, le relazioni sociali, economiche, culturali, lo spazio, il tempo, la misura, i luoghi, il territorio, il lavoro, la produzione, la politica, la storia, la pace e la guerra.

E’ una visione del mondo che ruota intorno ad un angolo di 360°.

Come ha detto Patrick Viveret: "Siamo di fronte ad un cambiamento "d'era, d'aria, d'area". In lingua francese il gioco di parole è più facile: "ère, air, aire".

Vivere questo triplice mutamento significa concepire, assaporare, gustare l'era della complessità.

Unica necessità inviolabile, per poterci sopravvivere, sarà la possibilità di accesso, di connessione, d'interazione, come dice Rifkin. Sarà indispensabile essere connessi a tutto e in ogni momento, ad ogni "dire" e ad ogni "fare", non essere esclusi ed emarginati.

8. Ciò è possibile con un nuovo orientamento, di tipo cognitivista-computazionale e connessionista.

Come ha spiegato il compianto Varela, scomparso prematuramente un anno fa: "Il connessionismo, in particolare, ha reso possibile un'idea rivoluzionaria, quella delle tradizioni e dei ponti fra livelli esplicativi, più nota come filosofia dell'emergenza: la maniera in cui regole locali possono dare origine a proprietà o a oggetti globali in una casualità reciproca".

Dunque: una definizione "difficile" per un problema "difficile".

Le nuove epistemologie e le nuove metodologie indicano il sistema della rete capace di affrontare il "problema difficile", che è proprio quello rappresentato dalla "tonnellata di cavolo" che ci obbligano, e spesso ci obblighiamo, a trasportare sulle nostre spalle di uomini moderni, ancora troppo moderni.

Grazie.

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European social forum, Firenze, 6-10 novembre 2002.

Paolo COLUCCIA

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