Lucia C. ANTONAZZO

 

Facoltà di Lingue e Letterature Straniere – a.a. 2000-2001 – Seminario di Linguistica e Dialettologia Italiana – Prof. Alberto Sobrero

Morfologia e lessico dell’italiano regionale in Salento  Martano

  

Lilliput Edizioni
Anno 2001

 

I edizione – Martano (LE), marzo 2001
Edizioni LILLIPUT
Paolo Coluccia, via Castrignano 51
73025 MARTANO (LE)
Tel. 0368 419399

paconet@libero.it

http://digilander.libero.it/paolocoluccia

Riproduzione libera.

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  1. La ricerca
    1. Oggetto.

Nell’ambito del corso di Dialettologia Italiana del prof. Alberto Sobrero (Ordinario di Dialettologia all’Università di Lecce dal 1975) è stato organizzato un Seminario il cui obiettivo è stato ricercare dei dati nell’ambito della morfosintassi e del lessico, dati che ci avrebbero permesso di rilevare la presenza dell’italiano regionale nel nostro territorio.

L’italiano regionale è quell’italiano che si differenzia dal cosiddetto italiano standard per la presenza di fenomeni sia lessicali sia morfosintattici derivati dal dialetto, ma che nel tempo sono entrati a far parte della lingua parlata e spesso anche della lingua scritta.

In Italia esistono molte varietà di italiano regionale; una sottovarietà dell’italiano regionale è la varietà salentina, che presenta caratteristiche del tutto diverse dall’italiano regionale del nord della Puglia, sia per quanto riguarda il lessico, sia per quanto riguarda la fonetica. Infatti l’area salentina, e con essa tutta l’area meridionale estrema (oltre al Salento, Calabria meridionale e Sicilia), ha delle specificità che distingue il suo dialetto dagli altri dialetti del Mezzogiorno. Il fenomeno più importante è l’assenza di vocali indistinte, che invece tutta l’area meridionale presenta.

    1. Obiettivi.
    2. La presente ricerca ha lo scopo di rilevare dei dati nel nostro territorio di appartenenza. Sono stati condotti vari studi in questo campo, però, dal momento che la lingua non è qualcosa di statico, ma si evolve continuamente, potremmo non ritrovare più alcuni fenomeni rilevati in passato e contemporaneamente trovare nuove forme derivanti da incroci tra culture differenti, nuovi vocaboli di italiano colloquiale che col tempo entrano quasi di diritto a far parte del lessico odierno.

    3. La raccolta dei dati: strumenti e tecniche.

Come ben sappiamo, ogni ricerca che sia seria necessita del supporto di alcuni strumenti indispensabili per raggiungere lo scopo. Le tecniche di ricerca devono essere comuni a tutti coloro che vi partecipano, per poter così seguire lo stesso metodo di rilevazione dei dati ed imprimere in questo modo alla nostra ricerca un valore oggettivo. E’ molto importante, in questo genere di lavoro, la raccolta dei dati sul campo. Per fare questo, però, bisogna innanzitutto, senza preconcetto alcuno, iniziare a liberarsi da strutture mentali o culturali che potrebbero tendere a falsare il risultato e annotare diligentemente il dato così come ci giunge.

In questo seminario, ovvero nella nostra ricerca, ci siamo avvalsi di alcune schede che ci sono state fornite dal prof. Sobrero e dalla dott.ssa Miglietta. Tali schede sono di tre tipi: un tipo per il parlato in situazione reale, un tipo per lo scritto e uno per il parlato radio-tv. Illustrerò le schede allegandone una (ved. allegato AA).

I riquadri indicanti la località, il livello di analisi, la descrizione del fenomeno, la bibliografia, sono comuni a tutte tre le schede.

Per quanto riguarda il parlato in situazione reale, alla bibliografia segue la descrizione della situazione, dei partecipanti, dell’argomento. E’ richiesta l’età, (non è indispensabile l’età precisa, ma quella presunta), la scolarità (se non conosciamo il livello di studi effettuati è preferibile non esprimere nessun giudizio). C’è poi un riquadro dedicato ad eventuali annotazioni, un altro per la forma rilevata ( bisogna riportare la frase esattamente come è stata ascoltata). E’ necessario riferire anche il contesto e soprattutto avere il riscontro della forma dialettale corrispondente. Infatti riscontrando la forma dialettale, possiamo affermare che il fenomeno rientra nell’italiano regionale.

La scheda "scritto" si differenzia dalle altre per il fatto che sono previsti dei riquadri per le consegne e per la classe, perché si presume che in larga parte vengano analizzati compiti di bambini, che non siano troppo piccoli per conoscere ancora poco la loro lingua, ma nemmeno tanto cresciuti da attuare un maggiore controllo sul proprio scritto. Sono comunque state analizzate anche delle lettere, dei bigliettini, delle scritte sui muri, persino dei menu in alcuni pub del luogo.

Nella scheda "parlato radio-tv" si riportano dati relativi alla trasmissione (titolo, emittente, data, ora), la situazione, l’età presunta dei parlanti e la scolarità presunta. Non manca naturalmente neanche qui il riquadro per la forma rilevata e per la forma dialettale corrispondente, che ci permette di valutare se tale forma può essere considerata come italiano regionale.

1.4 La raccolta dei dati a Martano.

Si possono adottare diverse procedure per raccogliere i dati che ci interessano per il nostro lavoro.

Per quanto riguarda il parlato in situazione reale, la tecnica ottimale sarebbe quella di registrare i vari parlanti, in modo da avere un materiale autentico, oggettivo, privato dell’intervento del ricercatore. Questo, nondimeno, presenta delle difficoltà, soprattutto perché verrebbe violata la privacy delle persone. Alcuni ricercatori di questo settore si sono avvalsi delle registrazioni, che rappresentano oggi un interessante materiale per lo studio dei dialetti, anche di quelle forme che vanno via via scomparendo. Se dovessimo usare ora questo metodo, sarebbe necessario mettere al corrente il parlante e dargli la possibilità di controllare la registrazione.

Personalmente, nell’osservazione delle situazioni reali, non mi sono servita del registratore, ho solo cercato di prestare molta attenzione a ciò che avveniva intorno a me. Devo dire che non ho trovato difficoltà alcuna nel raccogliere questo genere di testimonianze. E’ inutile ricordare che il parlante non deve avere nessun sospetto di essere osservato, altrimenti verrebbe ad essere falsata la spontaneità ed il materiale raccolto sarebbe viziato dal controllo attuato sulla lingua.

Le situazioni in cui ho effettuato i rilevamenti sono state molteplici: in famiglia – per la strada – in casa di amici – dalla parrucchiera – presso un ambulatorio medico – al parco giochi – ai giardini pubblici – presso la A.S.L. – in casa di parenti – nel supermercato – in un negozio di abbigliamento – in un bar.

Nello "scritto" la ricerca è stata più impegnativa, perché bisognava raccogliere dei materiali scritti, ma non dalle stesse persone. Il corpus dei fenomeni è stato rilevato da testi di bambini di IV, V elementare e prima media. Scorrendo attentamente tali testi, ho trovato molti errori di grammatica, di punteggiatura, ma pochi elementi interessanti per la ricerca nello stesso testo.

Ho richiesto alcuni materiali a qualche insegnante, che mi ha fornito alcune fotocopie di compiti. Ho notato che questi compiti erano esenti da termini di italiano regionale, ma avevano molte cose in comune: sembravano fatti in fotocopia. Penso che ciò possa dipendere dal fatto di far seguire ai bambini degli schemi fissi nella narrazione. Naturalmente non è questo il luogo per dissertare di ciò, andrebbe fatta una ricerca particolareggiata con maggiori competenze pedagogiche da parte mia e con una conoscenza dettagliata dei nuovi programmi scolastici e delle finalità.

Ho cercato pertanto di procurarmi i quaderni attraverso amiche e conoscenti con figli frequentanti le classi indicateci dal professore. Ho avuto parecchia collaborazione da parte delle persone interpellate. Se qualcuno non ha potuto soddisfare le mie richieste, è stato perché si era nei giorni che immediatamente precedono il Natale e c’erano altri impegni da rispettare.

Ho comunque potuto lavorare su almeno 50 quaderni di bambini di età e di estrazione sociale diversa.

Altre fonti per lo "scritto" sono state le lettere: in genere una lettera si scrive ad una persona amica, con cui vengono naturalmente allentati i freni del controllo linguistico, per cui è facile ritrovare una terminologia interessante sia dal punto di vista morfosintattico, sia da quello lessicale. Dovendo, però, ricercare i fenomeni dell’italiano regionale di Martano, ho potuto analizzare solo lettere di qualcuno che, dopo aver vissuto lontano dal mio paese, vi è ritornato e ha riportato con sé le lettere, naturalmente scritte da un parlante di Martano. Ho potuto quindi lavorare su un campione alquanto ridotto.

Nel parlato radio-tv, invece, ho riscontrato varie difficoltà. Avevo deciso di seguire le trasmissioni della radio del mio paese, Radio Salentina. Non ho potuto, però, raccogliere molto materiale, perché in questi ultimi tempi la radio non è tanto seguita, non ha finanziamenti, non c’è chi vi si dedichi. Da ciò scaturisce il fatto che in quasi tutte le ore del giorno si può ascoltare solo della musica. Comunque ho avuto la possibilità di ascoltare una trasmissione registrata: era un’intervista ad una cantante. Sia il conduttore, sia l’intervistata, cercavano di mantenere alto il registro dell’italiano parlato, anche perché gli argomenti erano molto seri. Nonostante ciò, ho potuto individuare alcuni fenomeni dell’italiano regionale salentino.

 

2. Testimonianze di italiano regionale salentino a Martano

    1. Morfosintassi

Ora procedo nel mio lavoro illustrando in ordine decrescente i fenomeni che ho rilevato a Martano.

a) Uso della preposizione a in luogo dell’atteso da. Es.: vado a Vincenzo "vado da Vincenzo". (Telmon, 1993). Di questo fenomeno ho rilevato 7 occorrenze, 2 nel parlato in situazione reale, 2 nello scritto e 3 nel parlato radio-tv. Per quanto riguarda il parlato, il setting è in casa di amici.

Madre (età 45 anni) e figlia (età 20 anni) parlano e la madre chiede alla figlia dove stia andando. Da mia conoscenza personale so che generalmente parlano in un italiano piuttosto corretto, non sono dialettofone. La forma rilevata è questa: "dove vaj? sto andando ai ‘monaò i", confortata dalla forma dialettale corrispondente: "a d:u vaj? sta v:aw al:i ‘moneò i"..

In casa di conoscenti, la madre fa alcune raccomandazioni alla figlia. Età: madre 40, figlia 18-20.

La madre dice: "ri’kordati ke devi andare al:a non:a", la cui forma dialettale è "ri’kordate ka tok:a ku vaj a ‘non:ata". (Come si nota, l’aggettivo possessivo viene nel dialetto posposto e unito alla parola "nonna". Questo succede nelle 3 persone del possessivo, di genere maschile e femminile, ma solo di numero singolare – mio, tuo, suo, mia, tua, sua). Per queste due occorrenze riferirsi all’allegato A1.

Anche nello "scritto" ho riscontrato questo fenomeno per due volte. La prima occorrenza è in un tema la cui consegna è "Parlare del proprio nonno". Il bambino frequenta la V elementare. La forma rilevata è: "Quando devo andare a qualche parte" (kwandu tok:a v:aw a qualche parte). La seconda occorrenza si trova in un testo libero di V elementare: "Ieri sono andato a mia cugina Veronica" (jeri ò ji a ku’ò inama la ve’ronika). Per queste due occorrenze vedere l’allegato A2.

Ho riscontrato questo fenomeno anche nel parlato radio-tv per tre volte nella stessa trasmissione del 21 dicembre 2000. La radio è Radio Salentina, di Martano. Ora: 9,15. Non è una radio molto seguita, specialmente negli ultimi tempi e non copre un territorio vasto. Il conduttore si chiama Salvy Greco, di età compresa tra i 25 e i 30 anni. L’intervistata è Tania Casalini, che forse ha la stessa età del conduttore. La scolarità dei due dovrebbe essere medio-alta. Purtroppo non posso descrivere il contesto in cui l’occorrenza è stata detta perché la registrazione è andata persa. Posso solo riferire le tre forme raccolte: "ai ‘monaò i" (al:i ‘moneò i), "al:e swore" (al:e swore) e "al:a kjesa" (al:a kjesa). Allegato A3.

b) Il secondo fenomeno rilevato è il seguente: la collocazione dell’aggettivo possessivo dopo il nome (tipo il libro mio, ecc…). Tale collocazione è rilevabile in tutta l’Italia centro-meridionale. Ho rilevato una occorrenza nel parlato e 3 occorrenze nello scritto.

In un negozio di abbigliamento. La figlia (età 20 anni) tiene il cappotto della madre, (età 45-50), che è entrata nel camerino. La madre dice: "dove sta la borsa mia?" (a d:u stae la borsa mia?". Allegato B1.

La prima occorrenza dello scritto è stata rilevata in una lettera. Chi scrive ha 40 anni, d’istruzione medio-alta e si esprime così: "Non sono delle ragazzine a dover giudicare il comportamento mio" (non suntu le vanoned:e ka tok:a ‘dzudikane lu comportamentu miu). La seconda occorrenza è stata ritrovata anch’essa in una lettera. Chi scrive è sui 30 anni, istruzione media. La forma è: "da casa tua" (de kasa toa).. La terza è in un tema scolastico di V elementare. La consegna è: "Quante cose mi vengono in mente" e la forma rilevata è: "sono solo in camera mia" (staw sulu intra al:a stantsa mia). Allegato B2.

c) Il terzo fenomeno rilevato è il metaplasmo di genere . Ho trovato tale fenomeno solo nel parlato in situazione reale.

La prima occorrenza l’ho riscontrata in un bar a Lecce. I partecipanti sono la ragazza del bar e due ragazze che bevono il caffè. La barista dimostra sui trent’anni, le ragazze sono universitarie. La forma rilevata è: "non ‘o da kambjare la tò inkwantamila" (dialetto: non tengu ‘kandzu la tò inkuantamila). La seconda frase è stata rilevata al supermercato vicino alla cassa. Ci sono due signore, una delle quali è stupita per quello che ha speso (le sembra troppo) e dice: "odz:i kon la tò entomila no f:aj ‘pju njente" (dialetto: oò i ku la tò entumila no f:aò i ‘kju njenti). Anche la terza rilevazione è stata effettuata presso un supermercato. Una ragazza chiede alla cassiera che le sia fatto un pacchetto. Entrambe sembrano avere sui venticinque anni. La ragazza dice: "mi inkarta lo ‘skatolo?" (me nkarti lu ‘skatulu?) Ved. Allegato C1.

d) Il quarto fenomeno riscontrato è l’uso di verbi pronominali intensivi del tipo mi sono ascoltato una bella musica, etc. Di questo fenomeno ho due occorrenze nel parlato in situazione reale e una nel parlato radio-tv. Delle prime due ho trovato un’occorrenza per strada e l’altra a casa di amici. Nel primo caso i parlanti sono due amiche che discutono dei loro acquisti natalizi. Sono giovani, sui vent’anni e una dice: "mi sono komprata un bel dz:ak:one" (‘madz:u k:at:atu nu bel:u dz:ak:one).

Nel secondo caso i partecipanti sono due bambini che parlano dei compiti. Hanno dieci anni e uno dice all’altro: "ai fat:o i ‘kompiti? no, ankora non me li sono fat:i" ( faò isti li ‘kompiti? none, ankora non me li fiò i). Ved. Allegato D1.

Nel parlato radio tv, ho riscontrato quest’uso di verbi pronominali intensivi in questa forma: "prima di andare avanti io direj di sentirtò i unaltra " ( jow ditSia ku tò i sentimu nad:a). Allegato D2.

e) Il quinto fenomeno che ho riscontrato è l’allocuzione inversa, soprattutto con i nomi di parentela, del tipo vieni qua presto, mammina.

E’ un uso diffuso in tutta l’Italia centro-meridionale. Ho trovato solo due occorrenze in situazione reale. In un ambulatorio medico c’è un padre (30 anni) che fa delle raccomandazioni al bambino (2 anni). Mentre aspettano il loro turno, il bambino si butta ripetutamente per terra. Il padre dice: "non ti b:ut:are a ter:a, pa’pa" ( no te minare an ter:a). La seconda occorrenza è stata rilevata al parco giochi. La madre (30-35 anni) insiste affinchè la bimba (5 anni) mangi. La madre dice: "mandza, mam:ina, se’n:o andjamo a k:asa. Ho ritenuto inutile riportare la forma dialettale corrispondente, perché per quanto riguarda questo fenomeno, dalla mia esperienza di parlante bilingue (italofona e dialettofona) so per certo che non esiste nel dialetto. In genere questa formula è usata da parlanti con un livello di istruzione piuttosto basso, quasi esclusivamente dialettofoni. Ved allegato E1.

f) Il sesto fenomeno riscontrato è l’uso della preposizione senza come avverbio di negazione davanti ad aggettivi e participi passati, in sostituzione di non o dei prefissi privativi. Es: ho lasciato il letto senza fatto (senza rifatto).

Ho rilevato questo fenomeno nel parlato con due occorrenze in casa di amici. La prima occorrenza è stata trovata in casa di un’amica. I partecipanti sono: una mia amica (50 anni), sua figlia (20 anni) ed io (42 anni). Si parla di lavori domestici. La frase rilevata: "mi devo sbrigare ke ‘o laò ato i pjat:i sentsa lavati" (tok:a me sbriku ka las:aj li pjat:i sentsa lavati). Ho rilevato la seconda occorrenza in casa di amici. La madre si rivolge al bambino dicendo: "gwaj a t.e se vaj a l:et:o sentsa denti lavati! (gwaj a tie se vaj al:u gjet:u sentsa denti lavati). Ved. Allegato F1.

g) Il settimo fenomeno è l’uso transitivo di numerosi verbi, quali scendere, salire, uscire, entrare (tipo devo salire la spesa). Ho rilevato due occorrenze nel parlato.

Ho fatto la prima rilevazione in un supermercato. Una signora (45-50 anni) offre aiuto ad un’altra signora (25-30 anni) che ha un bimbo in braccio. La forma rilevata è questa: "vwole ke lajuto a entrare le buste in ‘mak:ina?" ( voj t:e jutu ku t:rasi le buste intra al:a ‘majna?). La seconda rilevazione è stata fatta in casa di parenti. Il padre dice al figlio di non fare tardi la sera. "tò erka di non entrare le ‘mak:ine trop:o tardi" ( tò erka ku non trasi le ‘maine trop:u tardu). Ved allegato G1.

h) L’ottavo fenomeno riscontrato da me è del tipo levare la tavola al posto di "sparecchiare".

Questo fenomeno l’ho rilevato in famiglia: due ragazzi si dividono i compiti e uno di loro dice: "aldza ‘tavola ke io lavo i pjat:i" (adz:a ‘tavola ka jow lavu li pjat:i). Ved. Allegato H1.

i) Il nono fenomeno è l’estensione del riflessivo nei verbi intransitivi a scapito del passivo. Es: si è ricoverato, si è operato al posto di "è stato ricoverato, è stato operato.

Dalla parrucchiera, due signore (45-50 anni) si scambiano informazioni sulla salute dei familiari. La scolarità è evidentemente bassa. La forma rilevata è: "kome sta la dzia maria? no molto b:ene, a novembre si ‘e rikoverata d:ue volte" (komu stae ‘tsiata maria? nom:utu b:ona, a novembre se rikoveraw d:oj vote). Ved allegato I1.

l) Il decimo fenomeno è relativo alla costruzione infinitiva della completiva dopo i "verba voluntatis". Es.: voglio essere fatto un servizio ( voglio che sia fatto un servizio.

Questa forma è stata rilevata in casa di amici. Si parla dell’arredamento: "kwesta sedja ‘e vek:ja, vwole but:ata" (sta ‘sedza ‘e vek:ja, vole minata). In questo caso, però, il verbo di volontà non si riferisce ad un essere pensante, (come da Telmon, Introduzione all’italiano contemporaneo, 1993, fenomeno num. 49, pag. 126), ma ad un essere inanimato, la sedia. Dalla mia esperienza posso affermare che a Martano si trova esclusivamente in questa accezione ( Es. i piatti vogliono lavati, il letto vuole rifatto, etc. ). Ved allegato L1.

m) L’undicesimo fenomeno riguarda la ripetizione della parola al posto del superlativo assoluto.

Ho rilevato solo la forma scritta in un tema di quarta elementare dal titolo: "Il mio papà". La forma rilevata è : "mangia tanto tanto ed è molto felice" (mandza tantu tantu ed ‘e mutu felitò e). Ved. allegato M1.

n) Il dodicesimo fenomeno è la sostituzione della congiunzione interrogativa diretta perché con la costruzione che + verbo + a fare ( tipo che ridi a fare?).

Ho rilevato questa forma ai giardini pubblici. C’è un gruppo di giovani che scherzano fra di loro e qualcuno dice: "ke parli a f:are? staj dzit:o. (tò e parli a f:are? stat:e tò it:u). Ved. allegato N1.

o) Il tredicesimo fenomeno è l’uso di forme di aggettivo possessivo singolare in concordanza con sostantivi maschili plurali del tipo sono fatti sua!

Ho fatto questo rilevamento presso la A.S.L.. Una signora anziana chiede con insistenza ad un’infermiera notizie private su una dottoressa. L’infermiera ha cinquant’anni e dice: "non sono fat:i mia" (non ‘su fat:i mej). Come si vede, non c’è il supporto del dialetto del mio paese. So per certo che l’infermiera è della zona di Galatina, probabilmente è di Noha. Durante il Seminario abbiamo visto che questa occorrenza non è stata rilevata a Galatina. Ved. allegato O1.

p) Il quattordicesimo fenomeno è la collocazione del verbo in fondo alla frase specialmente della copula dopo il nome del predicato. Es.: Salvatore molto bravo è.

Ho rilevato questa occorrenza per strada. Io ed un’amica abbiamo suonato al citofono di un’amica comune. Lei risponde e l’amica che è con me dice: "la maria sono" (la maria suntu).

Nonostante abbia rilevato questo fenomeno per una sola volta, so che è molto comune a Martano. Ved. allegato P1.

    1. Lessico.
    2. Oltre alla morfosintassi, è interessante dal punto di vista della ricerca il lessico che, secondo il mio parere, ci dà la possibilità di trovare altri fenomeni inerenti alla nostra ricerca.

      q) Il primo fenomeno lessicale che ho rilevato in ordine di frequenza è tenere al posto di avere. Nel parlato ho trovato questo fenomeno al mercato: un mercante cerca di vendere del formaggio ad una signora (età 50-60, scolarità bassa) e dice : "vwoj parmidz:ano? no, lo tengo ‘dza". (voj parmidz:anu? none lu tengu ‘dza).

      Il secondo rilevamento l’ho fatto presso una parrucchiera per signora. Due signore (età 60-65) si informano sulle rispettive famiglie. Una di loro dice: "kwanti fratel:i tjeni? sjamo due ‘fem:ine e un ‘maskjo" (kwanti frati teni? simu d:oj ‘fim:ene e nu ‘maskulu). Ved allegato Q1.

      Anche nello scritto ho rilevato molte occorrenze, precisamente da compiti di quarta e quinta elementare. Es.: "tengo l’acquolina in bocca" (tengu) e "parla di pesce e io non tengo neanche pane" (e iow non tengu manku pane), "abbiamo giocato con le macchinine che si aprivano i portabacagli e certe tenevano cinque porte (e tò erte te’niane tò inkwe porte)". Ved. allegato. Q2.

      r) Il secondo fenomeno lessicale riguarda stare al posto di essere ( Es. sta sporco). Nel parlato in situazione reale ho riscontrato:" devo lavarmi i kapel:i ke stan:o sporki" ( tok:a me l:avu li kapid:i ka stan:u sporki). Inoltre: "kon kwesto ò irok:o sta sempre sporko" ( ku stu ò irok:u stae sempre sporku). Ved. allegato R1. Nello scritto ho riscontrato in due compiti di quinta elementare: "sta malato" (stae malatu) e "le Cesine stanno situate" (stan:u sitwate). Ved. allegato R2.

      s) Il terzo fenomeno è sparare al posto di uccidere, per es.: sparare un animale. Ho ritrovato questa forma presso la macelleria del mercato. Due signori parlano di conigli. Uno di loro dice: "al:a ‘svits:era ti ‘sparano il konik o vitò ino a te" (al:a ‘svits:era te ‘sparane lu coniju nantsi a t:ie). Ved. allegato S1. Nello scritto, in un tema di prima media dal titolo "Se fossi": "Se fossi una pasticca di extasy mi andrei a sparare, perché combino solo guai" (ò ia ku me sparu). Nello stesso compito : "Se fossi un compito in classe mi sparerei" (me sparava). Ved. allegato S2.

      t) Il quarto fenomeno è mi insulta. Insultare ha un significato diverso da quello dell’italiano standard: si avvicina all’italiano "celiare". In casa di conoscenti alcuni bambini guardano la tv ed uno di loro dice: "mam:a, lwidzi mi insulta" (mam:a, lu lwidzi me ntsurta). Per usare "insultare" nel suo vero significato, se parlassimo in un italiano molto vicino al dialetto, diremmo: "mamma, luigi mi sta dicendo parole" (sottinteso brutte), oppure "mi sta offendendo". Ved. allegato T1. Anche nello scritto ho rilevato questa forma in un tema di quarta elementare: "insultavamo i genitori" (ntsur’tavame li dzenitori). Ved. allegato T2.

      u) Il quinto fenomeno comprende un uso non ortodosso delle preposizioni. Ho riscontrato nello scritto la forma "siamo sulla villa comunale" (stamu sulla villa) e "dietro il giardino" (r:etu al:u ò iardinu). Ved. allegati U1 e U2.

      v) Il sesto fenomeno è rimanere al posto di essere. In un tema di quarta elementare riscontro: "e io sono rimasto molto contento" (e iew rimasi mutu cuntentu) e nel parlato radio-tv ritrovo "rimase kontento" (rimase kuntentu). Ved. allegati V1 e V2.

      z) Il settimo fenomeno è sta + infinito. Es.: sta a mangiare. Ho rilevato nel parlato: "dove sta il bambino? Sta a fare i ‘kompiti". (d:u stae lu vanone? Stae ku fats:a li ‘kompiti). Ved. allegato Z1.

      a1) L’ottavo fenomeno è vitte al posto di "vide". Ho rilevato questa forma in un riassunto di quarta elementare "il pastorello andò, vitte una pietra bianca". Ved. allegato A1.1

      b1) Il nono fenomeno è esaminato il verbo persuadere. Es.: "ti per’swadono kwesti pantaloni kon i bril:antini?" (te per’swadene sti pantaloni kul:i bril:antini?) Ved. allegato B1.1

      c1) Il decimo fenomeno considerato: non ho la faccia di chiederlo nel senso di "non ho il coraggio". In questo caso due amiche programmano di uscire la sera. Una dice: "daj ‘dik elo!" e l’altra: "non ‘o la fatò :a, per’ke jeri sera era tardi" (daj, ‘dil:ilu. non tengu fatò :e, pert’tò e jeri sira era tardu). Ved. allegato C1.1

      d1) L’undicesimo fenomeno che ho rilevato è imparare al posto di insegnare. La frase rilevata nel parlato: "mo ti imparo kome si fa la pasta di ‘mandorla" ( mo te mparu komu se fatò e la pasta te ‘mendula) e "andrea mi impari a gwidare?" (andrea me mpari ku gwidu?). Ved. allegato D1.1

      e1) Il dodicesimo fenomeno è aggiustare tavola al posto di apparecchiare. Ho trovato il fenomeno in casa di amici: "adz:usta ‘tavola ke ‘e pronto" (dz:usta ‘tavula ka ‘e prontu). Ved. allegato E1.1

      f1) Il tredicesimo fenomeno è stato rilevato da me nel parlato: "mi sento sempre spilata di doltò i" (me sentu sempre spilata de doltò i). In italiano standard diremmo: ho sempre un forte desiderio di dolci. Ved, allegato F1.1

      h1) Il quattordicesimo fenomeno l’ho trovato nel parlato, in merceria: "tjeni le 200 lire? si, le tengo spare" ( teni le 200 lire? si le tengu spare). Le 200 lire "spare" sono 200 lire in moneta spicciola. Ved. allegato H1.1

      i1) Il quindicesimo fenomeno l’ho trovato in una lettera ed è una parola che designa un oggetto di uso comune, il vassoio. Nella lettera era scritto "kwantjera" (anche in dialetto si dice kwantjera). Ved. allegato I1.1

      l1) IL sedicesimo fenomeno è il nome di un cibo. In panetteria: "mi ‘da medz:o kilo di taral:ini?" (me daj mendzu kilu de taral:ini?). Ved. allegato L1.1

      m1) Il diciassettesimo fenomeno l’ho raccolto in macelleria: "tjeni un latò erto?" (teni nu latò ertu?). Ved. Allegato M1.1

      n1) IL diciottesimo fenomeno è molto comune nel lessico di Martano: kostume. La frase rilevata è: "a mio marito li ‘o fat:o fare un kostume" (a ma’rituma li fiò i fare nu kustume). Ved. allegato N1.1

      o1) Il diciannovesimo fenomeno l’ho rilevato nello scritto in un tema scolastico di quinta elementare: "pittule e porceddruzzi". Non posso descrivere il contesto in questo caso perché è andata persa la fotocopia di questo compito. Nel dialetto è identica la forma. Ved. allegato O1.1

      p1) Il ventesimo fenomeno era su una poesia scritta da una bambina di terza elementare e definisce un cibo: la puccia. La forma rilevata è: "ci porta uova fresche, verdura e la puccia". La parola è identica nel dialetto. Ved allegato P1.1

      q1) L’ultimo fenomeno da me rilevato si riferisce ad un oggetto: la pignata. Ho riscontrato questa forma in un riassunto di quinta elementare dal titolo "La cucina di Fratta". La frase rilevata è: "si accontentava di leccare gli ossi e le pignate". Anche la forma dialettale è pignate. Ved. allegato Q1.1

      1. Altri tipi lessicali non attestati

I tipi lessicali descritti finora sono stati rilevati da me in ambiti precisi, nel parlato e nello scritto, però dalla mia esperienza so che ce ne sono tanti altri. Passo ora ad enumerarli.

  1. lo zangone (zangune) - in italiano è il tarassaco. In italiano standard "zangone" definisce una parte di una nave.
  2. Sponzale (spunzale, ROHLFS, 1976) - cipolla giovane senza bulbo.
  3. Cicorie a minestra (a menescia, RHOLFS, 1976) - sono cicorie lessate e poi condite con formaggio, olio ed eventualmente pomodoro.
  4. Paparine - papavero dei campi, rosolaccio. Si cuociono con aglio, olio e olive nere. Nell’italiano standard la "paparina" è una moneta dei papi.
  5. Sagne - tagliatelle ritorte a mano fatte con farina e acqua.
  6. Scalora - la scarola, l’indivia.
  7. Cassettone - loculo cimiteriale. Nell’italiano standard è un mobile a cassetti sovrapposti.
  8. Spurchia, portare spurchia (portare sfortuna). "E’ nu spurchia" significa "è un avaro" (ROHLFS, 1976). La spurchia è anche una pianta infestante che nasce generalmente tra le piante di fave e di piselli e distrugge il raccolto.
  9. Aggiustare la moca – mettere il caffè nella caffettiera, avvitarla e fare il caffè.
  10. Mangiarsi la testa (mangiarse lu penzieri, ROHLFS,1976) – stillarsi il cervello.
  11. Rimanere offeso – fare un incidente e restare con qualche difetto fisico.
  12. Quanto viene al chilo? – quanto costa al chilo? – (non c’era sul RHOLFS, ma è molto comune nel mio paese).
  13. Comare – (cummare, comare, cumara, madrina – ROHLFS, 1976). Anche nell’italiano standard c’è, tra gli altri, il significato di madrina.
  14. Ha preso il fuoco? (pijare, pigghiare, prendere, attizzare, ntizzare, scarnisciare, RHOLFS, 1976). – è attizzato il fuoco?
  15. Moneceddri (monechuddi – lumaca – piccolo monaco, ROHLFS, 1976) – sono chiocciole eduli del colore della tonaca dei monaci.
  16. ‘mboiacate (mboiacatu – turcinieddu – gnummarieddu, ROHLFS, 1976) – sono involtini di interiora di agnello.
  17. Pasticciotto – è un dolce di pasta frolla ripieno di crema.
  18. Fruttone – è un dolce della stessa forma del pasticciotto, di pasta frolla ripieno di pasta di mandorla e ricoperto di cioccolato (non c’è sul ROHLFS).
  19. Stanato – è una teglia per il forno (stanatu, ROHLFS, 1976).
  20. Quaresimali – sono biscotti duri con le mandorle.
  21. Petane – sono le patate dolci.
  22. Mustazzoli – dolci a forma di rombo (mustazzuelu, mustazzolu, ROHLFS, 1976).
  23. Copeta – è un croccante di mandorle e zucchero. Questo nome esiste anche in altre regioni d’Italia, ma non è lo stesso impasto.
  24. Lampagioni (pampasciune, specie di cipolla selvatica mangereccia, bulbo di Muscari Comosum. La parola pampascione è un’ingiuria: cretino – minchione, ROHLFS, 1976).
  25. Bussola (bbussula, porta interna in legno tra una stanza e l’altra, ROHLFS,1976). Nell’italiano standard è una porta, specialmente nelle chiese, situata immediatamente dopo la porta d’ingresso avente la funzione di proteggere dagli spifferi.
  26. Ciabatta – è un pane di grano di forma allungata.
  27. Cuiato (cuja, piccolo pane schiacciato, ROHLFS, 1976) – è un pane con cipolla e olive. In paesi vicini assume altre denominazioni: piscialetta, pizzo, oliato, sceblasti.
  28. Avoglia! – è un’espressione che significa: "molto". Se dico: sei andato al mare? Avoglia! Oppure: Hai mangiato? Avoglia! Questa espressione significa abbastanza, più del dovuto.
  29. Benedica – è un’espressione che significa "Dio lo benedica". Molti lo dicono perché sono sicuri che con questa espressione si eviti un eventuale malocchio.
  30. Pezzentieddri – sono delle verdure locali, sul ROHLFS sono riportati come mugnuli, infatti in alcuni paesi sono denominati così. In numerosi comuni salentini sono chiamati spuntature. Alcuni li confondono con i broccoli, che sono abbastanza simili. La differenza sta nel colore (più violaceo) e nell’infiorescenza più piccola.

 

  1. I dati raccolti in Salento.

3.1 Morfosintassi.

I dati raccolti da ognuno di noi partecipanti al seminario sono tutti confluiti in un elenco comune, in modo da avere un quadro generale. Abbiamo così potuto esaminare quali sono stati i fenomeni che si sono presentati con più occorrenze. Ora presenterò tali fenomeni in ordine decrescente.

  1. Alta frequenza di verbi pronominali intensivi – 56
  2. Collocazione dell’aggettivo dopo il nome – 40
  3. Collocazione del verbo in fondo alla frase e collocazione della copula dopo il nome del predicato – 31
  4. Superlativo reso con l’iterazione dell’aggettivo positivo – 25
  5. Uso transitivo di numerosi verbi come "scendere, salire" – 23
  6. Scambi di modo tra protasi e apodosi nel periodo ipotetico – 19
  7. Uso della preposizione "a" in luogo di "da" – 18
  8. Metaplasmo di genere e numero – 18
  9. Uso della preposizione "senza" come avverbio di negazione – 13
  10. Uso dell’oggetto preposizionale o della costruzione dativale – 11
  11. Uso del passato remoto in luogo del passato prossimo – 9
  12. Sostituzione della congiunzione interrogativa diretta "perché" con la costruzione "che + verbo + a fare" – 8
  13. Espressioni del tipo "di Natale" – 8
  14. Estensione del riflessivo nei verbi intransitivi a scapito del passivo – 7
  15. Allocuzione inversa con i nomi di parentela – 6
  16. Uso dell’imperfetto congiuntivo al posto del presente – 6
  17. Costruzioni ellittiche – 5
  18. Uso della preposizione "a" in luogo di "di" – 5
  19. Uso del Voi e attribuzione del Don di rispetto – 5
  20. Stare + indicativo presente – 4
  21. Suffisso in –aro <ARIU in luogo di – ajo – 4
  22. Uso di forme di aggettivi possessivi di tipo "mia, tua, sua" in concordanza con sostantivi maschili plurali – 4
  23. Indicativo in luogo del congiuntivo – 4
  24. Costruzione infinitiva completiva dopo i "verba voluntatis" – 2
  25. Perifrasi verbali ricalcate sul dialettale "sta + indicativo presente" – 1

Ora analizziamo le tre diverse situazioni: scritto, parlato in situazione reale e parlato radio-tv. Esaminando la frequenza dei fenomeni, ho rilevato che la maggior parte delle occorrenze si ottiene nel parlato in situazione reale; questo perché il parlato è più spontaneo, non si attua molto controllo sul linguaggio. Solo in un caso le occorrenze nello scritto hanno superato quelle del parlato e ciò si è verificato nel fenomeno che registra lo scambio di modo tra protasi e apodosi nel periodo ipotetico. Chiediamoci il perché. Nel parlato si tende ad usare l’indicativo sia nella protasi che nell’apodosi. Esempio: se sapevo che tu venivi, eravamo andate insieme al mercato. Nello scritto ciò è sentito (giustamente) come sbagliato e perciò si cerca di usare il congiuntivo e il condizionale. Ma, specialmente il bambino, che non ha ancora il controllo sulla lingua, sbaglia e si verificano così questo tipo di costruzioni. Ved. allegato AZ.

    1. Lessico.

Per quanto concerne il lessico, è risultato un lavoro d’insieme ben articolato, con parecchie espressioni che hanno permesso di confrontare i diversi fenomeni rintracciati nei paesi che noi del seminario abbiamo presentato. Abbiamo notato che alcuni verbi come "cacciare", "imbarcare", "menare", assumono significati diversi a seconda del paese in cui è stato rilevato il fenomeno; a volte il senso è addirittura contrario, specialmente per quanto riguarda il lemma "cacciare". Alcuni lemmi si trovano solo nel parlato, come "mo" (adesso), "alzare tavola" (sparecchiare), "boccare" (svoltare), altri solo nello scritto e alcuni solo nel parlato radio-tv. Per quello che è stato raccolto durante questa ricerca, possiamo dire che alcuni lemmi sono stati trovati solo in qualche area. Per esempio "culuni culuni" (bagnato fradicio, dell’area di Brindisi), è un lemma che non ho mai sentito nel mio paese né nei paesi vicini. Durante il Seminario abbiamo preso atto che alcuni fenomeni sono più presenti di altri: stare al posto di essere, tenere al posto di avere, l’uso di verbi pronominali intensivi, la collocazione dell’aggettivo dopo il nome, ci hanno permesso di registrare la maggior parte delle occorrenze. Ved. allegato ABC.

4. L’italiano regionale salentino a Martano.

Svolgendo tale ricerca per il seminario di dialettologia, ho notato che ci sono molti lemmi che variano, come già detto nel precedente capitolo. Se posso fare una divagazione, devo dire che da parlanti del mio paese che hanno conosciuto personalmente il Rohlfs, ho saputo qualcosa di molto importante: Gerard Rohlfs definiva il Salento come la terra dai cento dialetti. Si può intendere dunque come possa essere ardua la ricerca in un territorio di questo tipo. Ho notato spesso le differenze esistenti fra Martano e gli altri paesi circostanti e mi sono resa conto che conoscere a fondo il dialetto, anche termini un po’ arcaici, aiuta molto a rintracciare i lemmi di italiano regionale nel parlato, nello scritto e nel parlato radio tv. Il parlato in situazione reale è colorito, "rinforzato", se così si può dire, da un’infinità di fenomeni sia morfosintattici sia lessicali, lemmi che si trovano indifferentemente nel linguaggio di parlanti sia con scolarità di livello alto, sia con scolarità di livello basso.

Per quel che concerne lo scritto, avendo la possibilità di esaminare anche dei quaderni di qualche anno fa, ho notato che c’era un maggior numero di errori di grammatica e di punteggiatura e un lessico più ricco di italiano regionale. Credo che la ragione sia da trovare nell’utilizzo di penne cancellabili e nell’usanza piuttosto comune da parte degli insegnanti di far svolgere i testi in brutta copia e poi di farli riportare corretti sul quaderno.

Nel settore del parlato radio-tv, dal lavoro svolto nel seminario comune, ho notato che in alcune trasmissioni a carattere locale è stato possibile rilevare parecchi fenomeni. Specialmente nelle trasmissioni condotte da chiromanti si è potuto rilevare un buon numero di occorrenze.

5. Problemi aperti. Prospettive di ricerca.

La ricerca comune ha rappresentato un piccolo passo avanti nella conoscenza dei fenomeni morfosintattici e lessicali del nostro territorio, soprattutto perché si prospettava la possibilità di ritrovare nuovi lemmi che avrebbero potuto arricchire la conoscenza di questo settore. Con molta onestà bisogna però dire che sarebbe inutile fare delle statistiche dei fenomeni basandosi su questo lavoro, perché questa ricerca ha rappresentato soltanto un piccolo contributo a questo settore. Dobbiamo perciò solo considerare i fenomeni così come li abbiamo ritrovati e prenderne atto, delegando agli studiosi del settore, certamente molto più competenti di noi il controllo e la conferma dei dati. Questo è stato un piccolo passo avanti: sicuramente è stato un input all’apprendimento dei metodi di ricerca sul campo. Inoltre abbiamo saggiato la nostra capacità di prestare attenzione all’ambiente intorno a noi. Questo dominio della linguistica ci ha offerto degli spunti interessanti che molti di noi avranno l’occasione di sviluppare.

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N.B. Gli allegati saranno in rete in un momento successivo.

 

Bibliografia

G. Rohlfs, Vocabolario dei dialetti salentini (Terra d’Otranto), Congedo Editore, Galatina, 1976.

A. Sobrero (a cura di), Introduzione all’italiano contemporaneo. La variazione e gli usi, Laterza, Bari-Roma, 1993, pp. 107-114,

T. Telmon, Varietà regionali, in Sobrero, 1993, pp. 93-141.

Indice

1. La ricerca

1.1 Oggetto

1.2 Obiettivi

1.3 La raccolta dei dati: strumenti e tecniche

1.4 La raccolta dei dati a Martano

2. Testimonianze di italiano regionale salentino a Martano

2.1 Morfosintassi

2.2 Lessico

2.2.1 Altri tipi lessicali non attestati

3. I dati raccolti in Salento

3.1 Morfosintassi

3.2 Lessico

4. L’italiano regionale salentino a Martano

5. Problemi aperti. Prospettive di ricerca

Bibliografia

Indice

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2001

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