Globalizzazione: temi, problemi ed ambiguità

 

di Paolo Coluccia

http://digilander.libero.it/paolocoluccia

http://digilander.libero.it/altroparadigma

mail: paconet@libero.it

 

 

La globalizzazione, forza e contraddizione di un fenomeno complesso, apre ad una nuova visione del mondo e della vita. In che consiste la globalizzazione, oggetto di lode e di diffamazione allo stesso tempo? E’ una “forza positiva” in continua espansione, secondo alcuni; è un’ulteriore “perversione occidentale” che punta alla dominazione dell’umanità, secondo altri. Un “progetto” ancora da creare, aggiunge qualcun altro. Questa eccezionale dimensione dell’immaginario individuale e collettivo è un passo avanti dell’umanità, è un’invenzione culturale, un semplice accordo dei potenti della terra per dominare il mondo o un vizio consolidato e ricorrente dell’Occidente votato da sempre all’espansione, alla crescita, allo sviluppo e al progresso?

Tante possono essere le risposte, ma nessuna è esauriente. Certamente, la globalizzazione è la questione chiave per spiegare i momenti che stiamo vivendo lungo il millenario percorso esistenziale dell’umanità.

Malgrado i pro e i contro, questo fenomeno storico, forse non proprio specifico ma a tratti “ricorrente” nella storia dell’umanità, imperversa sulle fortune e sulle disgrazie di miliardi di esseri umani e sul vivente in generale, ad ogni latitudine e longitudine, coinvolgendo in un vortice tumultuoso l’ambiente, i sistemi sociali e i rapporti umani, sia a livello mondiale, sia a livello di macroregioni e di nazioni, grandi o piccole, ricche o povere.

Si parla spesso, riferendosi alla globalizzazione, di universalità e di mondializzazione, di deficienze e di eccessi. Tutto sembra influenzato da qualcosa che è lontano, tutto sembra orientato, decostruito, ricostruito perché da qualche parte nel mondo è successo qualcosa: l’ambiente, la società, la cultura, l’economia, la politica, l’informazione.

Non tutto allo stesso modo, ma in maniera stratificata. Potremmo tentare di rappresentare la percezione della globalizzazione su un istogramma, dove i valori sono determinati dalla capacità di “interpenetrazione” dei sistemi e sottosistemi sociali (economia, giustizia, politica ecc.) e dalla quantità-qualità di “comunicazione” che tra gli stessi si produce. Di fatto l’istogramma che ne risulta è anomalo, perché misura altezze (quantità) e larghezze (qualità), con ripercussioni formidabili d’influenza nell’immaginario individuale e collettivo, di vario spessore. In modo evidente, il sistema economico-finanziario ha giocato e gioca un ruolo ampio e determinante, soprattutto negli ultimi anni. Gli altri sistemi sociali ne hanno risentito in forma patologica (la politica, la giustizia, l’ambiente ecc.). Oggi manifestano un profondo senso d’impotenza.

Soffermeremo la nostra attenzione sui punti di vista di alcuni intellettuali che si sono interessati al fenomeno. Tra questi analizzeremo più in profondità alcune posizioni differenti-convergenti (può sembrare una contraddizione, ma non lo è) come quelle di Beck, Castells, Hardt-Negri, Latouche, Sassen, Stiglitz. Cercheremo di cogliere il senso delle loro riflessioni, per poi definire una nostra visione, costruita sui domini d’influenza, sulle prevaricazioni, sulle ripercussioni culturali ed ambientali, tentando di fondare un trittico di riflessioni che focalizzi l’attenzione su temi come “globalizzazione”, “giustizia” e “solidarietà”. Forse non daremo delle risposte esaurienti (chi lo ha fatto e chi può farlo?), ma facendo emergere temi, problemi ed ambiguità di questo fenomeno, contribuiremo alla costruzione degli scenari dei prossimi decenni o addirittura dei secoli che verranno. Ma certamente avremo più chiare le sfide di questa epoca post-moderna e più definite le sue derive sociali e culturali: ciò ci permetterà di affrontare, con narrazioni differenti, il senso e le contraddizioni della globalizzazione.

 

Abstract della conferenza tenuta il 1°  marzo 2004 presso l’Istituto Comprensivo statale di Spongano (LE) nell’ambito del Progetto P 6 Programma Annuale: “Mediterraneo e mediteraneità. Le mediterraneità del Mediterraneo”, Corso di in-formazione in servizio

 

***

 

La “glocalità” come dimensione culturale.

Verso una ri-localizzazione dell’umanità

 

di Paolo Coluccia

http://digilander.libero.it/paolocoluccia

http://digilander.libero.it/altroparadigma

mail: paconet@libero.it

 

Negli ultimi tempi si è assistito ad una notevole produzione semantica, tra cui un recente neologismo: glocale. Generalmente si tende a sintetizzare in questa parola altri due termini più conosciuti: locale e globale. Ma mentre il locale e il globale rappresentano due dimensioni spaziali più o meno accertate, il glocale rappresenta un concetto, una significazione immaginativa, forse una dimensione “virtuale-virtuosa” o “culturale” dell’umanità. Si può vedere nel termine lo sforzo o il tentativo di “ri-localizzare l’umanità”? Più che davanti ad un quesito, siamo di fronte ad un ossimoro, ovvero all’accostamento contraddittorio di due parole: ri-localizzare (mettere in un luogo, nel locale) l’umanità (gli esseri umani, in senso globale). Spiegheremo come ciò possa essere possibile, approfondendo il concetto di “glocalità”, superando facili definizioni provenienti dalla semplicistica sintesi operata rispetto alle estreme rappresentazioni del locale e del globale. Ci sono varie visioni della “glocalità”. C’è chi intravede un processo di aggiustamento degli eccessi legati all’esplosione dei parametri spazio-temporali (glocalizzazione). C’è anche chi guarda con sospetto al concetto, intuendo una forma di malafede con cui si tenta di prendere per i fondelli ancora una volta l’umanità (glocalismo). Forse in entrambe le posizioni c’è un pizzico di verità. Ma le differenti posizioni appartengono sicuramente alla propria e personale formazione e visione del mondo. Ci faremo carico di tentare una formulazione che fondi una compossibilità tra locale e globale che sfoci nella “glocalità”. Cercheremo di individuare modelli o paradigmi di pensiero, con l’ausilio dei quali fondare una nostra visione del mondo, delle cose e del vivente, cogliendo il senso del locale e del globale e viceversa, della glocalità in termini sociali e culturali. Accenneremo molto velocemente ad alcuni paradigmi di glocalizzazione astratta, virtuale o reale, tra cui:

1)      Il paradigma pittografico-cibernetico;

2)      Il paradigma del multilinguismo e della semplificazione ortografica;

3)      Il paradigma dell’insicurezza e del terrore;

4)      Il paradigma del progetto locale;

5)      Il paradigma del dono e dei sistemi non monetari.

Tutti i modelli paradigmatici, confluenti nella dimensione culturale del concetto di glocalità, ci permetteranno di sviluppare una riflessione sul Mediterraneo, sui processi di mediazione e di cooperazione in atto, come il Partenariato Euro-Mediterraneo (PEM), che si pongono nell’ottica di un’identità mediterranea “plurale” e multiculturale, dove l’Europa, per dirla con Franco Cassano, abbandonando ruoli di frontiera e di subordinazione anglo-atlantica, possa costruirsi, con reciproco rispetto e parità, un ruolo di cerniera e di apertura, stimolare la comunicazione e la coesione, tra Occidente ed Oriente, tra Nord e Sud, puntando sulla curiosità e sulla speranza di trovare al di là delle differenze ciò che accomuna.

La mutazione epocale a cui stiamo assistendo pretende una rielaborazione delle nostre visioni del mondo e una decostruzione del nostro immaginario individuale e collettivo riferito alla realtà. Da ciò, le esigenze di libertà, autonomia, rispetto, dignità, riconoscimento, timós insite in ciascuno di noi. Il problema è sempre lo stesso, e si ripete da svariati millenni, ed è stato sintetizzato da Alain Touraine nella domanda: “Possiamo ancora vivere insieme – liberi, uguali e diversi?”. La tendenza dell’umanità va verso la costituzione di reti sociali, che fondano l’incontro e la relazione, l’interazione e lo scambio sociale, la reciprocità e la comunicazione. Dunque, una dimensione umana, culturale, ma anche emozionale, tra l’io, l’altro e il mondo, per la costruzione del noi, dell’azione-comune (la comunic-azione). Una ri-localizzazione dell’umanità nella comunità, mediante una ricostruzione spazio-temporale e culturale delle azioni individuali e collettive.

 

Abstract della conferenza tenuta l’8 marzo 2004 presso l’Istituto Comprensivo statale di Spongano (LE) nell’ambito del Progetto P 6 Programma Annuale: “Mediterraneo e mediteraneità. Le mediterraneità del Mediterraneo”, Corso di in-formazione in servizio

 

***