Stralcio di una conferenza tenuta il 20 aprile 1968

 

allaConference on Interamerican Student Project” sul tema del volontariato

 

di Ivan Illich

 

Illich, che aveva fondato a Cuernavaca il CIDOC (Centro Interculturale di Documentazione) dove venivano raccolti tra l’altro enormi quantità di lavori sulle tradizioni popolari latino americane e dall’altra si studiavano lo sviluppo, le grandi istituzioni mondiali nel campo dell’educazione, della salute e dell’economia, venne invitato a parlare ai volontari americani che dedicavano i mesi estivi all’aiuto allo sviluppo delle popolazioni povere del Messico.

 

 

Sono rimasto impressionato dall’ipocrisia della maggior parte di voi, dall’ipocrisia dell’atmosfera che prevale qui. Ho una profonda fiducia nella buona volontà del volontario statunitense, tuttavia la sua buona fede può essere spiegata normalmente solo con una abissale mancanza di delicatezza intuitiva. Per definizione voi non potete fare a meno di essere in fondo commessi viaggiatori in vacanza dell’American Way of Life, perché è l’unico stile di vita che conoscete.

L’idea che ogni americano abbia qualcosa da dare, e in qualsiasi momento potrebbe, può e dovrebbe darlo, spiega perché sia venuto in mente a studenti di poter aiutare i contadini messicani a svilupparsi trascorrendo qualche mese nei loro villaggi. Ora è tempo di abbandonare questa idea. Voi, come i valori che portate, siete i prodotti di una società americana di realizzatori e consumatori, con il suo sistema bipartitico, la sua scolarizzazione universale e il suo benessere di famiglie automobilizzate. Voi siete in fondo, consciamente o no, commessi viaggiatori di un illusorio balletto sulle idee di democrazia, pari opportunità e libero mercato, tra persone che non hanno la possibilità di beneficiare di tutto questo.

Dopo i soldi e le armi, la terza esportazione maggiore del Nord America è l’idealista statunitense, che si presenta in ogni parte del mondo, l’insegnante, il volontario, il missionario, l’organizzatore di comunità, il promotore economico, i benefattori vacanzieri. Idealmente queste persone definiscono il loro ruolo come servizio. In realtà spesso finiscono per alleviare il danno fatto da soldi e armi o per sedurre i sottosviluppati al beneficio di un mondo di benessere e realizzazione. Forse questo è il momento invece di far capire alla gente degli Stati Uniti che lo stile di vita che ha scelto semplicemente non è abbastanza vivo per essere condiviso. Se avete un minimo di senso di responsabilità statevene a casa con i vostri casini. Lavorate per le prossime elezioni, saprete cosa state facendo, perché lo state facendo e come comunicare con quelli con cui parlate. E saprete quando fallirete. Se insistete a lavorare con i poveri, se questa è la vostra vocazione, allora almeno lavorate fra i poveri che potranno mandarvi all’inferno.

È incredibilmente ingiusto che voi vi imponiate in un paesino in cui siete linguisticamente così sordi e muti che non capite nemmeno cosa state facendo e che cosa la gente pensa di voi. Ed è profondamente dannoso per voi stessi definire ciò che volete fare come buono, sacrificio, aiuto. Io sono qui per proporvi di rinunciare volontariamente ad esercitare il potere che l’essere americani vi dà. Io sono qui per implorarvi di rinunciare liberamente, consciamente e umilmente al diritto legale che avete di imporre la vostra benevolenza al Messico. Io sono qui per sfidarvi a riconoscere la vostra incapacità, la vostra impotenza, la vostra impossibilità a fare il bene che voi intendevate fare. Io sono qui per implorarvi di usare il vostro denaro, il vostro status e la vostra educazione per viaggiare in America Latina. Venite a vedere, venite a scalare le nostre montagne, ad apprezzare i nostri fiori.

Venite a studiare, ma non venite ad aiutare!

 

Brano tratto dalla trasmissione radiofonica di Radio Popolare “In ricordo di Ivan Illich”, in onda alle ore 21,00 di martedì 2 dicembre 2003, anniversario della morte di Ivan Illich.

Trascrizione a cura di Paolo Coluccia.