Resoconto
del Convegno internazionale
"Riconsideriamo
la ricchezza"
Parigi
1-2 marzo 2002
di
Viviane Labrie
del
Collettivo del Quebec
Traduzione
italiana dalla lingua francese di Paolo COLUCCIA
Edizioni
Lilliput on-line
***
L’1 e 2 marzo 2002 la portavoce del
Collettivo ha partecipato ad un incontro internazionale "Riconsideriamo la
ricchezza". Ella è andata a presentare il lavoro di un piccolo gruppo di
persone, il Carrefour dei saperi sulle finanze pubbliche, che ha sviluppato
molti concetti utili per ridefinire la ricchezza tenendo conto del contributo
di tutti.
Resoconto
dell’incontro
Una
missione per riconsiderare da un altro punto di vista tutta la questione della
ricchezza e dei suoi indicatori…
Nel
luglio 2000 Guy Hascoét, Segretario di Stato per l’Economia Solidale, affidava
a Patrick Viveret, consigliere referente alla Corte dei Conti del Governo
francese, una missione sorprendente per un’istituzione governativa: rimettere
in discussione le logiche economiche e finanziarie che sono all’opera nella
rappresentazione della ricchezza in seno alla società; interrogarsi sugli
indicatori di sviluppo, come il Prodotto Interno Lordo (PIL), che servono a
rappresentare l’attività economica. Questo portava, come è stato dinostrato, a
porsi "la questione della finalità stessa del sistema economico",
Così
Patrick Viveret si è messo all’opera. Ha viaggiato per il mondo e ha accolto
molti punti di vista nella sua riflessione. Ha cominciato a dimostrare che
"in contraddizione con le esigenze di uno sviluppo umano durevole, il
Prodotto Interno Lordo (PIL) si è rivelato essere uno strumento discutibile che
contabilizza senza alcuna distinzione tutte le attività generatrici di flussi
monetari. E’ così che catastrofi, incidenti ecologicamente ed umanamente
distruttivi, sono integrati positivamente nel calcolo dei tassi di crescita. Al
contrario, attività socialmente utili sono senza valore per i nostri sistemi
contabili…". Insomma, il suo lavoro ha condotto ad una serie di
discussioni sui "termometri" economici "che rendono
malati", ad una riflessione profonda sulla ricchezza e la sua
rappresentazione, sull’utilità, il valore, la moneta, i differenti sistemi di
scambio, l’impatto di tutto ciò sulla contabilità nazionale e a una serie di
proposte "per uno stato ecologicamente responsabile".
…che
conduce a un incontro internazionale…
In
occasione della pubblicazione del Rapporto di sintesi di Patrick Viveret, è
stato organizzato un incontro internazionale per discutere i differenti
aspetti. Questo incontro aveva l’avallo del governo francese e si è tenuto con
il patrocinio del Ministero francese del lavoro e della solidarietà e del
Segretario di stato per l’economia solidale.
Facciamo
notare di passaggio che tutta la gerarchia di Stato (Guy Hascoët, il Segretario
di Stato, un verde; Elisabeth Gigon, la Ministra; Lionel Jospin, il Primo
Ministro, socialista, e Jacques Chirac, il Presidente) ha tenuto a manifestare
la presenza con lettere abbastanza consistenti, questo in piena campagna
elettorale. Ci sono, infatti, delle poste in gioco politiche reali (copia di
queste lettere saranno sul sito Internet).
Notiamo,
inoltre, che questo incontro si è tenuto sotto il patrocinio delle Nazioni
Unite per lo Sviluppo (PNUS).
La
giornata del 1° marzo è stata più mirata e ha riunito 250 persone che hanno
lavorato già sul tema del rapporto, con il contributo di esperti che ci hanno
portato ad afferrare come i quadri attuali dell’economia si sono messi in campo
(Dominique Méda, per esempio, ha fatto un ritratto storico a tutto campo, da
Malthus ad oggi), come si potrebbe procedere altrimenti, tenendo conto di ciò
che non è preso in considerazione visto che non è contabilizzato.
Ci
sono state anche discussioni sui nuovi indicatori sociali, ambientalistici e su
ogni genere di iniziative sul piano degli scambi e della moneta, come, per
esempio, della moneta sociale in Argentina, raccontata con passione da Heloisa
Primavera.
La
giornata del 2 marzo ha riunito più di 700 attrici ed attori. Essa ha voluto, a
partire dal lavoro della vigilia, essere "uno spazio di presa di coscienza
cittadina, di riflessione su ciò che fa la ricchezza, di esplorazione e di
immaginazione su altri modi di contare e di scambiare". Diverse persone
erano invitate ad intervenire su questioni come "dare la parola a quelle e
a quelli che non contano veramente", sulle problematiche per i sindacati,
le associazioni, le imprese e gli stati, perché divengano socialmente ed
ecologicamente responsabili.
…
dove abbiamo uno spazio ed una voce…
Noi eravamo tre del Quebec, appartenenti alle
persone invitate ad intervenire: Elise Tessier del RISQ sull’investimento
solidale; Gérald Larose sulle poste in gioco sindacali; ed io sull’importanza
da rivolgere alle persone escluse (il testo è sul nostro sito Internet).
Bisogna dire che c’è stato nel rapporto di
Viveret una proposta che s’ispira alla nostra esperienza (parlamento di strada,
incrocio di saperi, lavori del Collettivo) "per organizzare regolarmente
dei Forum pubblici che permettano a tutti gli attori che si sentono lesi dalle
nostre rappresentazioni della ricchezza di proporre altre visioni
possibili…", questo "nella prospettiva di un nuovo immaginario dove
c’è piuttosto la povertà che pone dei diritti e la ricchezza (monetaria) che
crea responsabilità".
Sembra che il nostro lavoro ispiri in
particolare per le sue utilità pedagogiche e per le nostre possibilità di
evidenziare il legame tra il problema della povertà e le sue cause nel sistema
economico. Mi si era domandato di raccontare l’esperienza dell’incrocio dei
saperi sulle finanze pubbliche e come siamo arrivate a parlare di Prodotto
Interno "Dolce", di Spesa Interna "Dura", di "Dollari
vitali". Ho anche parlato del nostro lavoro al Collettivo intorno al
budget del Quebec e della nostra determinazione a sviluppare attraverso la
legge che stiamo proponendo le basi di una società senza povertà.
Ho potuto constatare che non soltanto il
nostro lavoro è stato ben accolto, ma che esso sta divenendo uno dei tanti
tasselli del puzzle sul tavolo, per la riuscita delle cose. Per esempio, Jean
Fabre, direttore aggiunto del PNUS, era informato del nostro lavoro e mi ha
confermato il suo punto di vista sull’importanza di approcci fondati sui
diritti e sulla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.Ha anche
insistito sulla necessità di sviluppare strumenti "provocatori dell’azione
pubblica" di fronte ai governi, che altrimenti esitano a costringersi da
se stessi.
… Da forum a forum fino a Porto Alegre…
Di fatto questa presentazione, e forse in
particolare l’immagine della situazione vista prima e l’allusione a Pierre, un
partecipante all’incrocio dei saperi ora morto nella più grande povertà (per
cui ciò ha fatto molto senso), ha provocato una presa di coscienza commossa
dopo un incontro con organizzatori brasiliani del Forum sociale di Porto
Alegre, tra cui Chico Whitaker, che erano presenti in questi giorni. Le
discussioni che sono seguite, anche con Patrick Viveret (che avremo forse con
noi nel nostro Forum di maggio) mi indicano che le questioni che ci prepariamo
ad affrontare in questo Forum di maggio sono in effetti dietro l’angolo delle
preoccupazioni della maggior parte di coloro che desiderano sviluppare Porto
Alegre.
Si sono avuti buoni confronti sulla possibilità
di evolvere e di dare priorità al piano internazionale, tra l’altro
sull’applicazione dell’articolo 1 dei diritti dell’uomo e sulla pertinenza
della posta in gioco della copertura dei bisogni essenziali, come un concreto
principio nella lotta per la riduzione delle ineguaglianze.
Le utilità che si sono sviluppate per il
Forum di maggio sollevano peraltro interesse e mi si domanda se esse possono
servire per un uso più generale. Allora si avvera che parlando di "gettare
le basi di un Quebec e di un mondo senza povertà, più solidale e più
egualitario", parlando di farlo "con le persone in situazione di
povertà e di esclusione", indicando che ciò suppone di "governarsi e
di svilupparsi in modo diverso", arriviamo ad un incrocio del cammino
dove, improvvisamente, diviene chiaro che, ciascuno nella sua realtà regionale,
parliamo uno stesso linguaggio, plurale ed evolutivo, un linguaggio convinto
che "un altro mondo è possibile".
Ora occorre convincere il nostro governo.
Questa attenzione internazionale portata al nostro lavoro, e di conseguenza,
queste convergenze sulla messa in discussione del sistema economico e delle sue
finalità, avranno un impatto sulla nostra capacità di far avanzare la visione
che noi vorremmo vedere accadere con una Legge? Si spera di sì, e, attendendo,
è la solidarietà che avanza e ancora non siamo a niente. "Non si tratta di
costruire una nuova linea unica, ha avvertito Chico Whitaker, l’unità del
movimento mondiale cittadino è la sua molteplicità". "Un modo per
ancorare i cambiamenti è di proporre delle cose, anche imperfette, che vanno a
stimolare la discussione", ha detto Jean Fabre nel finale del suo
discorso. "E’ una chance offerta ai potenti di salire sul ponte con
noi", ha concluso Patrick alla fine dell’incontro, ricordando anche questa
frase di Weber: "L’umanità non ha realizzato il possibile perché essa ha
sognato l’impossibile".
Bene, allora continuiamo a sognare e a
realizzare!
Viviane
Lebrie
Collettivo
intorno al budget del Quebec