Sintesi del Rapporto di
Patrick VIVERET
RICONSIDERARE LA RICCHEZZA
Missione sui "Nuovi fattori di ricchezza"

Traduzione dalla lingua francese
di Paolo COLUCCIA

http://digilander.libero.it/paolocoluccia
paconet@libero.it

Edizioni LILLIPUT on-line

1. Premessa.

Nel luglio 2000, il Governo francese ha affidato a Patrick Viveret, Consigliere referente alla Corte dei conti, una missione sui "nuovi fattori di ricchezza" in seno alla Delegazione Internazionale per l’Innovazione sociale e per l’Economia Sociale (DIES). Per meglio identificare i propri ruoli ed interazioni, s’impone una breve presentazione delle seguenti strutture.

Il Segretariato per l’Economia Solidale.

Creato nella primavera del 2000, il Segretariato per l’Economia Solidale, posto sotto la tutela del Ministero per l’Impiego e per la Solidarietà, è incaricato della promozione e dello sviluppo dell’economia sociale e solidale. Questo vasto campo di attività corrisponde al "terzo settore di utilità sociale ed ecologica". Questi bisogni si manifestano in domini spesso diversi, quali l’ambiente, i servizi di prossimità alla persona (aiuto alle persone anziane, cura dei bambini …), cura dell’ambiente, accesso alla cultura, alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, aiuto agli scolari, animazione di quartiere, il commercio equo… Questo settore copre tutta la gamma dei bisogni emergenti del mondo (post)moderno, ai quali non danno risposta il settore pubblico e il mercato. Così riassume l’economista Alain Lipietz nel suo rapporto su questo tema alla Ministra dell’Impiego e della Solidarietà.

La Delegazione Interministeriale per l’Innovazione sociale e per l’Economia Sociale (DIES).

Messa a disposizione del Segretariato all’Economia Solidale, la Delegazione Interministeriale per l’Innovazione sociale e per l’Economia Sociale è stata creata nel 1981 per riconoscere l’importanza del ruolo delle cooperative, delle mutue e delle associazioni. Interlocutrice privilegiata delle organizzazioni dell’Economia sociale in seno ai poteri pubblici, essa assicura il Segretariato del Consiglio nazionale della vita associativa, come pure quello del Consiglio superiore della cooperazione e del Comitato consultivo dell’economia sociale. I suoi obiettivi sono:

2. La missione "Nuovi fattori di ricchezza".

La missione sui nuovi fattori di ricchezza porta a sua volta sulla questione della rappresentazione della ricchezza (criteri ed indicatori):

L’obiettivo di questa missione è soprattutto di interrogarsi sulla circolazione della ricchezza (monete e sistemi di scambio non monetari). Si tratta a sua volta di far tesoro delle esperienze straniere di "moneta sociale", di considerare un uso molto più audace delle monete simulate (titoli per impiego di servizi, buoni pasto, formazione ecc.) e di vedere come questi approcci possano essere legati all’elaborazione di politiche pubbliche nella sfera dei "tempi sociali".

La necessità di preparare una nuova tappa nella messa in opera di questa missione ha favorito la creazione di un consiglio di orientamento presieduto da Claude Alphandery. Questa istanza assicura una triplice funzione.

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Sintesi del Rapporto della Missione "Riconsideriamo la ricchezza"

di Patrick Viveret

realizzato dall’APEAS per il Movimento per uno sviluppo solidale (MDS)

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Quando l’economia alternativa e solidale è in discussione, spesso si tratta di guardare altrimenti la realtà, d’inforcare un altro genere di occhiali; una storia di punti di vista, certo, ma soprattutto una storia su cui lasciarsi convincere che la realtà sia così nella sua natura, neutra da rappresentazioni mentali. Per esempio, che l’economia non è politica, che la ricchezza si misura obbiettivamente. Patrick Viveret è venuto a presentarci e a parlarci del lavoro che egli conduce per riconsiderare la ricchezza…

Egli si è visto affidare una missione sui "nuovi fattori di ricchezza" dal Segretario di Stato per l’Economia Solidale, Guy Hascoèt, missione impossibile, secondo l’autore, per proporre un sistema coerente e suscettibile di trasformare in profondità la nostra contabilità nazionale e di modificare, mediante la moneta e la pluralità di altri sistemi di scambio, la circolazione e la distribuzione della ricchezza!

Patrick Viveret riesce a farci riconsiderare la nostra rappresentazione della ricchezza in una prospettiva storica e a proporre delle piste di lavoro, di riflessione, di discussione, di sperimentazione. Abbiamo conservato il piano del testo originale e abbiamo tentato di riassumere un pensiero vivo, chiaro, aperto sull’utopia in azione.

  1. Termometri che rendono malati.
  2. I nostri strumenti di misura hanno la strana caratteristica di contabilizzare positivamente le distruzioni: la marea nera della petroliera Erika, la tempesta del dicembre 1999, gli incidenti stradali, l’abbattimento delle mucche pazze (tra le tante catastrofi…) sono alla base della famosa crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL). In effetti, considerato che i flussi monetari siano generati poco importa la loro origine. Dato ciò per scontato, bisognerà pagare dei meccanici per riparare le automobili danneggiate, delle fornaci per bruciare le farine animali, del personale ospedaliero per curare le vittime dell’inquinamento, dei becchini per seppellire i morti, ci sarà del valore aggiunto registrato nella contabilità nazionale. Ed è ben riconosciuto e conosciuto che la crescita del PIL fa diminuire la disoccupazione. Si tratta di un curioso termometro che indica una temperatura che non sappiamo più quello che indica. I nostri attuali strumenti di misurazione della ricchezza integrano comportamenti dannosi dal punto di vista del bene comune.

     

  3. Gli effetti perversi della nostra rappresentazione della ricchezza.
  4. La contabilità attuale della ricchezza equivale anche ad accordare una sorta di primato alla distruzione a scapito della prevenzione. I riparatori delle distruzioni vedono le loro cifre d’affari aumentate e i pagatori (Stato, Sicurezza sociale, Collettività locali …) ricevono più contributi calcolati su queste cifre di affari! A medio e lungo termine questa logica assurda diventa un gioco dannoso per il mondo intero. Ma quali illusi oseranno attaccare questo programma così vasto e complesso? Le conseguenze di tale logica sono temibili: esse fondano il mito del produttore e del consumatore; esse fanno dello Stato, dei Servizi pubblici, delle Associazioni un settore sospettato continuamente di essere parassitario.

    E se si cambierà termometro? Ma prima di pensare a nuovi strumenti, occorre comprendere perché i vecchi sono in funzione. Si rivela necessario un breve excursus storico.

     

  5. Ricchezza, valori, utilità: lo sconvolgimento culturale della società di mercato.
  6. La maggior parte delle civiltà svalorizzano la nozione di lavoro, di produzione. In questa prospettiva la sola economia che vale è l’"economia della salvezza". In quella società d’ordine del Medioevo cristiano l’individuo non esiste; la morale e la politica traevano la loro legittimità dal diritto divino. Un nuovo mondo emerge lentamente nel XVII secolo, dove la nuova legge che incalza, quella dell’economia, ricusa ogni distinzione morale, ogni rapporto con la religione, si emancipa dalla politica, tratta la natura non come cosmo misterioso ma come una materia manipolabile e non conosce che tre categorie per rifondarsi sulle rovine dell’antico; l’individuo, il desiderio, la ragione calcolatrice al servizio di questo desiderio.

     

  7. Una triplice rivoluzione fondatrice della nostra modernità.
  8. Questa economia mercantile è figlia di tre rivoluzioni di cui non siamo pronti a ricusare l’eredità. La prima, intellettuale e culturale, inventa l’individuo e l’autonomia della ragione. La seconda, politica, ricusa la società d’ordine e fonda la legittimità del potere, non sul diritto divino, ma sulla volontà generale dei cittadini. La terza, tecnologica e scientifica, fa del progresso e della storia il nuovo senso possibile della vita personale e collettiva. E’ riconosciuto all’Europa dei Lumi, preannunciata dal Rinascimento, le rivoluzioni inglese, americana e francese e l’entrata nell’era industriale.. L’argomento maggiore che inventa la rivoluzione francese, per screditare la società d’ordine, è quello della improduttività del clero e della nobiltà. E’ in questa prospettiva che si può comprendere il considerevole rivolgimento culturale di cui testimoniano le definizioni della ricchezza, dell’utilità e del valore che viene ad apparire nel XIX secolo. Non abbiamo qui lo spazio per mostrare le argomentazioni, ma con pensatori come Malthus, J.B.Say e Walras (padre e figlio) la società integra i nuovi valori: la moneta diventa lo strumento obbiettivo di valutazione delle ricchezze, il lavoro domestico e i servizi pubblici sono giudicati non produttivi, l’utilità di una cosa è tutto ciò che è proprio a soddisfare i bisogni e i desideri dell’uomo. Lui solo è giudice. Il valore è determinato dal prezzo che ci mette. L’economia esonera progressivamente dalla responsabilità e dall’etica. Ciò che il liberismo punta ad assumere è il prezzo di questa promozione del desiderio dettato da specifiche norme di questo individuo "fuori legge" e da questa economia distaccata dal politico e dall’etico. Questo prezzo è essenzialmente l’abbandono della ricerca del bene comune.

    Il marxismo va su questa scia della rappresentazione della ricchezza, condividendo la base della stessa cultura del liberismo. Le due grandi ideologie vanno in effetti a forgiarsi e ad accordarsi, malgrado la violenza dei loro conflitti sociali e politici, sulle idee essenziali, l’infrastruttura risiede ormai nell’economia, fondatrice, con il lavoro produttivo, di tutta la ricchezza possibile. Si ritroveranno, così, nelle due grandi tradizioni, gli stessi punti di vista, quelli stessi che implementano i sistemi di contabilità nazionale, che prenderanno forma dopo la seconda guerra mondiale (ad esclusione dei beni naturali abbondanti e gratuiti, l’aria e l’acqua, che non hanno valore).

     

  9. La contabilità nazionale e il fascino dell’era industriale.
  10. Quando lo Stato prende le redini della politica industriale e della pianificazione (in Francia dopo la seconda guerra mondiale) le idee che andiamo ad evocare si sono trasformate in strumenti di misura, in istituzioni, in cifre lanciate nel dibattito pubblico come indicatori di progresso. E’ allora che il concetto di crescita economica che misura la variazione politica del PIL diviene centrale e viene praticamente ad identificarsi con la nozione di Progresso. La pretesa economica di "benessere" era in realtà un’economia del "molto avere": questo non è senza conseguenze sporche sul piano culturale e perfino civile.

    Un altro termometro da prendere con cautela è la produttività che misura il tempo umano passato nella fabbricazione di un prodotto. Non c’è soluzione al problema della disoccupazione generata dal progresso della produttività in quanto si creano nuovi impieghi nei settori dove questi progressi non cancellano l’essere umano. Il solo settore possibile sarebbe quello dei servizi relazionali, dove non si può rimpiazzare l’uomo con la macchina. I poli di sviluppo dei nostri economisti riposano su settori come l’educazione, la salute. E là il concetto di produttività diviene francamente contro-produttivo. L’approccio produttivistico misura il numero di atti, di trattamenti, di pazienti. La contabilità attuale delle politiche preventive ha per effetto paradossale quello di ridurre la crescita!

     

  11. La doppia faccia della moneta.

Se si vuole superare lo scambio sotto forma di baratto, si pensa utile adottare una unità di conto unica. Si ritrova la stessa necessità come quando sono nati altri sistemi di misura (ore, chilogrammi, metri). Ma, giustamente, immaginate lo scompiglio di introdurre una borsa di chili e di metri che cambiano valore continuamente? Eppure è ciò che avviene con le monete. Si parla ancora di denaro, ma l’ultimo legame che una moneta intrattiene con un metallo prezioso è stato affossato nel 1971 dal presidente Nixon. Questo non ci impedisce di continuare a parlare di denaro, a credere che la moneta ha del valore essa stessa e ad ottenere in cambio il suo valore dagli uomini e da coloro che sono portatori, dal loro scambio trasformatore, le sole risorse reali di valore. Questa confusione sulla moneta fonte di valore, è altrettanto più forte quando essa ha una funzione di "riserva di valore" che permette di differire nel tempo lo scambio grazie al risparmio, all’investimento, alla tesaurizzazione e alla speculazione. Il problema è che il rischio che la moneta si svaluti è storicamente più fondato che il suo contrario. Il tasso di interesse rappresenta una sorta di premio di assicurazione, ma che dà anche un valore superiore; retribuisce il servizio reso (il prestito) ma conduce al fatto che il denaro lavora da solo. E’ anche a causa di questa eclatante proprietà, di auto-moltiplicarsi nel tempo, che il prestito a interesse fu considerato come il primo peccato mortale. Infatti era attribuito al denaro un potere sul tempo che appartiene solo a Dio. C'è stato bisogno dell’invenzione del purgatorio, affinché gli usurai non fossero più dannati e le finanze della chiesa si organizzasse sotto i migliori auspici (cfr. l’appassionante libro dello storico Jacques Le Golf, La Borsa e la vita).

Le tre funzioni della moneta (unità di conto, mezzo di scambio, riserva di valore) sono in parte contraddittorie ma fonti di guadagno per coloro che sanno giocare ed essere fonti d’ingiustizia per gli altri. L’appropriazione democratica della moneta è una esigenza di una certa importanza che la mette in pubblica discussione nelle nostre rappresentazioni della ricchezza. Il diritto di emettere moneta, vale a dire il diritto di stampa della ricchezza collettiva, appartiene alla collettività democratica. Che il valore di certe ricchezze piuttosto che altre risulti da una scelta e non da una sorta dello stato di natura, basta constatarlo.

La moneta è un segno che facilita lo scambio, dunque fattore di pacificazione (la parola pagare proviene dal latino "pacare", che significa pacificare). Ma nello stesso tempo la moneta è anche vettore della violenza dei rapporti sociali. Questa ambivalenza della moneta si manifesta nell’astrazione che la stessa porta in sé: questa astrazione permette la sua universalizzazione e lo scambio in spazi distanti (grandi monete convertibili) e nel tempo (risparmio, investimento). Ma questa moneta finisce anche per distruggere lo scambio di prossimità. E’ a questo deficit che hanno intentato causa i nuovi movimenti di scambio quali i SEL (Systèmes d’Echange Locale) in Francia. Si tratta di proclamare che il "legame è superiore al bene", di reinserire l’essere umano al cuore di questo scambio dove egli si confonde nella sua pura funzionalità di produttore e di consumatore.

Conclusione

Il laboratorio è considerevole e s’inscrive nella prospettiva dell’ecologia umana. Questo progetto porta necessariamente a una crescita di qualità democratica. La democrazia è lo spazio per eccellenza dove deve organizzarsi la deliberazione dei valori. Il progetto da costruire nella messa in campo di un nuovo paradigma che promuova la valutazione democratica al servizio dello sviluppo umano durabile.

  1. Un progetto, una strategia un metodo.
  2. L’amplificazione degli effetti perversi prova che esistono ostacoli forti per il cambiamento delle nostre rappresentazioni; coloro che avrebbero interesse a cambiare non hanno il potere, né il sapere, né tanto le idee del resto, per l’interiorizzazione incosciente delle rappresentazioni. Si tratta di persone in situazione di precarietà, di esclusione, ma anche di militanti, attori dei settori sociali, politici, culturali che hanno scritto i loro progetti alternativi all’interno dell’economicismo e che limitano il loro progetto ad un cambiamento dei rapporti di forze. Quelli che sanno hanno il potere e trovano vantaggio a mantenere lo status quo. Si tratta dei beneficiari finanziari e simbolici della società di mercato, "la gente di Davos". Tra queste categorie, i servizi pubblici e le forze associative in senso lato potrebbero giocare un ruolo determinante se osassero uscire da una visione riduttiva. E’ là che si trovano gli attori dell’economia sociale e solidale, che siano nei servizi pubblici o nelle associazioni. Questi sono quelli che si riconoscono e che si sono ritrovati a Porto Alegre al Forum Sociale Mondiale.
     

  3. Capitalizzare i risultati già realizzati.
  4. Questi sono considerevoli, ma restano poco conosciuti, sparsi e necessitano di una messa in prospettiva e di una fecondazione mutualistica per evidenziare il loro potenziale.
     

  5. Le piste aperte nel domani della rappresentazione della ricchezza.
  6. Si tratta degli indicatori di sviluppo umano (IDH) teorizzati dal Premio Nobel per l’Economia Amarthya Sen e introdotti dal PNUD (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) nel 1996. Le IDH comprendono la speranza di vita, il livello di istruzione, il guadagno, l’ineguaglianza tra i sessi. Questo indicatore permette particolarmente di constatare che la classifica delle nazioni cambia se è in funzione del PIL o dell’IDH; in questo modo non sono più gli stessi paesi che si ritrovano in testa. Altri indici sono stati messi a punto, come l’IPH (Indicatore della Povertà Umana) che permette di affinare ancor di più le valutazioni. Il Progetto del Net National Welfare, iniziato da James Tobin prende in conto il PIL, ma da esso estrapola le spese legate ai danni che portano alla crescita. Molte ricerche internazionali si sono centrate sull’ecologia e contabilizzano l’impatto dello sviluppo delle attività economiche sull’ambiente. Patrick Viveret suggerisce la creazione di un seminario internazionale periodico per aumentare la ricerca. Egli propone anche che i paesi sviluppati applichino la metodologia dell’IGH ai loro paesi ed elaborino un rapporto nazionale, europeo. Questo permetterà un’altra valutazione della ricchezza, delle politiche pubbliche e favorirebbe il sostegno ad un’economia della prevenzione e del riciclaggio. La ricerca pubblica avrà ugualmente interesse a nutrirsi della fioritura delle iniziative prese in seno alla società civile. Il bilancio sociale è uno strumento utile che permette di valutare le imprese secondo criteri sociali e ambientali.
     

  7. Le piste aperte nel domani dello scambio e della moneta.

Per mancanza di spazio non ritorneremo sui SEL (Sistemi di Scambio Locale) e sui RERS (Reti di Scambio Reciproco di Saperi) che esperimentano un altro rapporto con il tempo, con il valore e con lo scambio. Le monete dedicate o simulate rappresentano la totalità dei mezzi di pagamento o di scambio orientati ad usi specifici: questi sono i titoli di trasporto, i buoni ristorante, le carte telefoniche ecc. Essi hanno la caratteristica di avere una durata limitata e di non essere oggetto di tesaurizzazione o di speculazione. Possono essere un vettore di correzione delle ineguaglianze, della lotta all’esclusione, l’incitamento a sviluppare delle attività o dei servizi scelti dalla comunità democratica. Sarebbe in effetti utile, in una prospettiva di ri-appropriazione democratica della moneta, orientare, nella linea di esperienze di budget partecipativo, una parte del dibattito civico sulle quantità e sulla natura dei diritti di tiratura di moneta simulata che sarebbe decisa al momento del voto.

Una prima tappa è stata superata. Gli ostacoli al cambiamento con una strategia a medio termine restano da superare e da costruire. Si può misurare il carattere utopico del progetto nel senso positivo del termine: ci sembra immenso, quasi impossibile, perché sappiamo che un cambiamento di rappresentazione a livello individuale e collettivo è costoso per energie e tempi. Quando si vedono i mezzi cospicui, finanziari e umani che le nostre società hanno potuto mobilitare per evitare il fantomatico "baco" dell’anno 2000, non ci si può far credere che le nostre società non hanno i mezzi di cui dotarsi, gli strumenti di valutazione più adatti per i problemi dell’avvenire, come per il passato. Il MDS si propone di iniziare questo lavoro in collaborazione con Patrick Viveret.

(Dal sito Internet: www.pauvrete.qc.ca)