Manifesto della Rete Europea per il dopo-sviluppo

(READ)

 

Traduzione italiana per le Edizioni Lilliput-on-line di Paolo Coluccia

http://digilander.libero.it/paolocoluccia

paconet@libero.it

 

Riproduzione libera

 

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    La rete mette al centro della sua analisi la ridiscussione radicale della nozione di sviluppo:

 

·        Uscire dallo sviluppo e dall’economicismo

·        De-costruzione del pensiero economico

·        Ridiscussione delle nozioni di crescita, di povertà, di bisogno e d’aiuto

 

     Rimettere radicalmente in discussione il concetto di sviluppo e generare un capovolgimento cognitivo:

·        Condizione politica, sociale e culturale del capovolgimento

 

    Cancellare l’immaginario sviluppista e decolonizzare le coscienze:

·        Concepire e volere una società nella quale i valori economici cessino di essere centrali (o unici)

·        Rinunciare a questa folle corsa verso un consumo sempre crescente

·        Evitare la distruzione definitiva delle condizioni di vita sulla terra

·        Far uscire l’umanità dalla miseria psichica e morale

·        Decolonizzare il nostro immaginario e dis-economizzare le coscienze

·        Mettere al centro della vita umana altri significati e altre ragioni d’essere al posto dell’estensione della produzione e dei consumi

·        Attivarsi concretamente per ogni forma di auto-organizzazione alternativa

 

 

Gli abiti nuovi dello sviluppo

 

         Si è visto sorgere degli sviluppi autocentranti, endogeni, partecipativi, comunitari, integrati, autentici, popolari, equi…, senza parlare dello sviluppo locale, del micro-sviluppo, dell’endo-sviluppo e anche dell’etno-sviluppo!

         Attaccando un aggettivo al concetto di sviluppo non si mette in questione l’accumulazione capitalistica né si aggiunge una componente ecologica alla crescita economica, né si inaugura una dimensione culturale.

         Il buon sviluppo è un pleonasmo. Lo sviluppo sociale, lo sviluppo umano, lo sviluppo locale e lo sviluppo durevole non sono così che le ultime forme linguistiche che mirano a far entrare una parte dei sogni nella dura realtà della crescita economica.

         (Soffermarsi) sulle vittime dello sviluppo, per capire che lo sviluppo durevole, sostenibile o sopportabile non è altro che un eufemismo dell’aggettivo. Si tratta di una mostruosità verbale con una antinomia mistificatrice.

 

·        L’espertocrazia volontaristica

·        Al di là dello sviluppo

·        Il dopo-sviluppo è necessariamente plurale

·        Si tratta di cercare modi di aggregazione collettiva

·        Si tratta di ricostruire nuove culture

 

         Per gli esclusi, per i naufraghi dello sviluppo, non può trattarsi che di una sorta di sintesi tra la tradizione perduta e la modernità inaccessibile.

         Proporre la crescita conviviale come uno degli obiettivi globali urgenti… non solo per preservare l’ambiente, ma anche per instaurare un minimo di giustizia sociale, senza la quale il pianeta è condannato al collasso.

         La felicità si realizza nella soddisfazione di un numero giudiziosamente limitato dei bisogni.

         Riscoprire la vera ricchezza del rigoglio delle relazioni sociali conviviali in un mondo sano può realizzarsi con serenità nella frugalità, nella sobrietà o con una certa austerità nel consumo materiale.

         Occorre abbandonare l’obiettivo insensato della crescita per la crescita.

         Molto semplicemente per il Nord la diminuzione della pressione eccessiva del modo di funzionamento occidentale sulla biosfera è un’esigenza di buon senso e nello stesso tempo una condizione di giustizia sociale ed ecologica.

         Per ciò che concerne i paesi del Sud si tratta di riannodare il filo della loro storia rotto dalla colonizzazione, dall’imperialismo e dal neo-imperialismo militare, politico, economico e culturale.

 

·        Ridurre la produzione di alcune colture destinate alle esportazioni

·        Rinunciare all’agricoltura produttivistica

·        Ricostituire i suoli e le qualità nutrizionali

·        Riabilitare l’artigianato

 

         In alcun caso la messa in discussione dello sviluppo può né deve apparire come un’impresa paternalistica ed universalistica, in quanto l’assimilerebbe ad una nuova forma di colonizzazione (ecologica, umanitaria ecc.)

         Lo sviluppo e l’economia sono il problema e non la soluzione,

         Le vittime dello sviluppo hanno la tendenza a non vedere altro rimedio ai loro mali che un aggravamento del loro male.

 

 

Sopravvivere localmente

 

         Innovazioni alternative:

 

·        Imprese cooperative in autogestione

·        Comunità neo-rurali

·        LETS e SEL (sistemi di scambio locali non monetari)

·        Auto-organizzazione degli esclusi al Sud

 

         Resistenza e dissidenza al processo dell’onnimercantilizzazione del mondo:

 

·        Sostenere le reti dei “ri-legati”

·        Costruire mondi differenti

·        Vivere altrimenti

 

         Riappropriarsi della moneta anche per un uso differente, secondo una logica diversa da quella dell’accumulazione e dell’esclusione di massa dei perdenti.

         Al Sud l’economia mondiale ha escluso dalle campagne milioni e milioni di persone, ha distrutto il loro modo di vita ancestrale, ha soppresso i loro mezzi di sussistenza, per gettarli ed agglomerarli nelle bidon-villes.

         Si deve inventare effettivamente un altro sistema, un’altra vita.

         “Dare ai disoccupati, ai contadini rovinati e a tutte le persone che lo desiderano la possibilità di vivere del proprio lavoro” (François Partant).

         Per contrastare la manipolazione e il lavaggio del cervello permanente ai quali siamo sottoposti è essenziale la costruzione di una vasta rete soprattutto per condurre la battaglia del senso.

 

(Estratto del Manifesto della Rete Europea per il dopo-sviluppo (READ)

 

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Estratto della Dichiarazione dell’INCAD
(International Network for Cultural Alternatives to Developpement)

La fine dello sviluppo e il lavoro di rinnovamento
Orford, Quebec, Canada, 4 maggio 1992

Sotto il nome di sviluppo, la natura e le comunità umane subiscono la sfigurazione, l’estinzione, la morte.

La posta in gioco oggi non è né una crisi di gestione, né una riforma, né una restaurazione delle culture e della natura rovinata, nemmeno un semplice risveglio.

Abbiamo bisogno di un cambiamento che possa iniziare un profondo risveglio per la messa in atto di un disarmo culturale e di una fine dello sviluppo stesso.

Dobbiamo di conseguenza impegnarci concretamente per una riabilitazione della natura e delle culture.

Di conseguenza, proclamiamo una fine dello sviluppo, invitiamo i popoli del mondo ad incominciare il lavoro di ricostruzione, ri-armonizzazione, rinascita, dopo il passaggio della tempesta.

Ciò può significare la creazione di gruppi di rinnovamento capaci di associare con immaginazione gli elementi della modernità alle sopravvivenze della tradizione.

Crediamo che è arrivato il momento di riconoscere radicalmente il pluralismo del nostro mondo e che dobbiamo impegnarci in un ampio processo di rinnovamento culturale con la convinzione che non possa esserci alcun criterio universale a guidarlo.

A titolo di esempio possiamo identificare i seguenti fini come primi passi da fare:

- Cancellare progressivamente (in ragione del 20% all’anno) tutti i debiti dei paesi del Sud accumulati per progetti di sviluppo;
-
Ridurre il reddito per persona nei paesi del Nord al loro livello del 1960;
- Bloccare con mezzi adeguati l’utilizzo illimitato di petrolio;
- Ridurre la quantità di elettricità utilizzata a una velocità che permetta di annullare tutti i progetti nucleari nel giro di dieci anni;
- De-costruire il modello globale di educazione che incoraggia e sostiene gli stati nazione e il loro sviluppo: rimettere in vigore i sistemi di educazione praticati dalle comunità locali in armonia con il loro ambiente culturale e naturale, che permetterà di sostenere il buon livello di quelle comunità.
- Iniziare una campagna di massa di programmi per un’altra educazione nel Nord come nel Sud all’indirizzo delle élites socio-professionali a proposito della perversità dello sviluppo: ciò consisterà nel lavorare sui seguenti soggetti:
- Lo sviluppo come fattore di impoverimento della maggior parte del mondo;
- Le modalità di pauperizzazione.
- Il sacrificio delle energie naturalmente rinnovabili sull’altare della crescita economica.
- L’obbligo che è fatto alle élites socio-professionali di aumentare il PIL degli stati nazione tanto che le rende incapaci di comprendere l’interesse del lavoro di rinnovamento creativo delle comunità locali.

Trasformare tutti gli aiuti delle agenzie di sviluppo in cooperative decentralizzate consacrate alle acquisizioni e al rinnovamento della conoscenza, alla considerazione dei modelli di vita, al saper fare delle diverse culture del mondo per il proseguimento di un dialogo interculturale sul dopo-sviluppo tra i popoli del Nord e del Sud.

Ri-orientare tutti i finanziamenti a questo fine.

Firmatari:
Kalpana Das (Canada-India); Gustavo Esteva (Messico); Serge Latouche (Francia); Douglas Lummis (Gappone-Stati Uniti); Frédérique A. Marglin (Stati Uniti); Marie Macdonald (Stati Uniti); Ashis Nandi (India); Emmanuel N’dione (Senegal); Raimon Panikar (Catalogna-Spagna-India); Sidny Pobihuschy (Canada); Majhid Rahnema (Francia-India); Wolfang Sachs (Germania); Edith Sizoo (Olanda-Belgio); David Tushneider (Bolivia); Robert Vachon (Canada); Hassan Zaoual (Francia-Marocco).

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