Questo mi disse un saggio…

Tu cerchi di comunicare
e trovi il paradosso:
comunichi sempre qualcosa
di incompleto, di vago!
Ti sorprendi per questo,
hai difficoltà ad accettare
la sorpresa come cosa normale.
Ti meravigli allorquando
vedi stupito chi ti sta a guardare,
chi guarda la tua meraviglia.
Ti sorprendono le norme,
scorgi la teoria, il mondo,
il presente come tua unica realtà,
tua unica meraviglia,
fascino di te e di lei, un noi,
in un presente infinito
che sotto i piedi
crolla di continuo nel passato,
che poggia su argilla bagnata,
viscida, appiccicosa e molle,
proteso in un futuro
di fango senza forma:
passato di terra sbriciolata,
presente fatto di nulla,
di sorprese tiranno futuro informe.
Ciò che comincia
in realtà è già iniziato:
non l'inizio o la fine
sono il problema!
Il problema è il presente,
incauto, innocuo, deviante,
che sorprende e meraviglia,
legge d'improbabilità
e di caustica attesa.
Tempo che vola,
tempo che non esiste,
che non scorre,
tempo che non ha tempo.
Giaci in un labirinto,
sogno tra mille stanze,
ti perdi in mondi estremi,
non trovi cose attraenti
ma vaghe, informi,
e delle stesse ti sorprendi,
di ogni gesto ti meravigli,
ti sorprendi della tua sorpresa,
ti meravigli d'ogni tua meraviglia
di per sé improbabile,
a cui cura e ricerca,
descrizione ed impegno
dedichi, in fondo ne hai il diritto,
anche se sforzo titanico
e bruto ciò rappresenta,
umano e disumano insieme,
ma anche ingenuo ed infantile,
nonché razionale e calcolato.
E così, disincantato,
scorgi e scopri il mondo,
il vivere, il presente,
le tenebre e le oscure
interiorità degli uomini, delle cose,
la complessità delle forme,
l'imprevedibilità dei pensieri,
la consuetudine delle abitudini,
il trasudare vecchiaia della storia
e la sua tremolante accidentalità,
che all'apice raggiunto
si sgretola e si scardina
e frana in ogni parte,
vivere rimasto indietro,
luogo di oscenità consunte,
disincanto dei resti
immondi di costruzioni arcane,
di edifici d'acciaio,
sulle rovine di un tempo
costruiti e rattoppati,
parte di un imprevedibile disegno
che ormai non sorprende più nessuno.
Così comunichi agli altri
ciò che comunichi a te stesso,
gaia tautologia scontata,
che tutti sanno
ma che nessuno ricorda,
che ognuno misconosce,
così semplice e grandiosa,
d'evoluzione frutto singolare,
irta d'impudica complessità.
Questa è la realtà,
tragica, dirompente,
umoristica, ilare,
che tutti vogliono sistemare,
aggiustare, dirigere,
orientare, dominare,
che risponde con duri colpi di coda.
E tu guardi con sorriso amaro,
ingenuo, triste, raffinato,
ma sempre ironico e paziente,
solitario ed innocuo,
semplice e distruttivo,
paradosso dirompente.
Osservi da lontano,
tu stesso osservatore di te stesso:
osservata dall'esterno
è strana la tua realtà,
così come ti appare, compresa
e ad un tempo incomprensibile,
mutante e generosa
d'inganni e di sorprese.
Ne scruti i particolari,
i nomi, le cose, i momenti
e trovi fango sgretolato
e appigli tremolanti.
Sogni e rincorri l'ultimo sole,
gli vai dietro da est ad ovest,
da nord a sud,
stringi nelle mani mai sazie
terra rossa e rocce bianche,
nevi d'altezza, lapilli rossastri,
accarezzi con un sorriso
la millenaria solitudine
di alberi d'olivo sempreverdi,
ricurvi ed intrecciati,
tenti un antico racconto,
ti confondi con il vento di tramontana,
ti impigli nell'umidità dello scirocco.
Ricordi teneri germogli,
donne leggiadre ed esaltanti,
luoghi straordinari per lusso,
paesaggi immensi e sorridenti,
prati sontuosi, nevi ridenti,
memorie di giada, frutti di bosco,
mani soavi, occhi di mare.
Ti accorgi che sogni,
la realtà non si ferma,
contadini rugosi ti vengono incontro,
facce di legno e mani di pietra,
secche, dure, stanche.
Il diavolo ti aspetta,
sussurra un lamento,
qualcuno gli ordina invano
d'intrecciare dell'acqua,
di legare con corde la sabbia.
Chi ti ascolta? Chi è ascoltato?
Hai plagiato un ricordo,
hai parlato col diavolo,
hai rotto nella notte il silenzio,
la millenaria solitudine
degli alberi sempiterni,
memoria di un passato,
promessa nel futuro,
giganti nel presente:
poi silenzio e notte profonda,
ricordo e meraviglia,
sorpresa e titubanza,
tristezza e solitudine,
innocua infelicità,
silenziosa incomprensione,
desiderata felicità,
insperata conoscenza,
muta disponibilità,
promessa di memoria.

Questo mi disse un saggio
con un suo scritto freddo:
io così lo trasfigurai
e a voi l’ho reso.


Autore: Paolo COLUCCIA
Edizioni Lilliput

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