La globalizzazione dello scambio

 

Riflessioni sul fenomeno di una valuta sociale di scambio

alternativa al sistema economico corrente

Punti cruciali della discussione attuale in Germania

 

Dott.ssa Enrica Dragoni Maier - Kreuzberger Tauschring, Berlin -

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Dall'aiuto di vicinato alla rete mondiale di scambio?

L'esperienza dei circoli di scambio in Germania ha presentato fin dall'inizio due modelli:

Il primo si propone di creare un sistema bancario alternativo, basato su una moneta senza interessi, anzi, per meglio dire, con l'introduzione di interessi negativi; ciò significa che interessi vengono dedotti dal capitale. Questa nuova valuta dispone di banconote, è convertibile e si adegua per il resto ai principi fondamentali della valuta di stato. Storicamente fù tentato alla fine degli anni venti, inizio degli anni trenta, un esperimento in grosso stile, che però fallì in quanto il regime nazista vide nei talenti una concorrenza per la Banca di Stato.

Il secondo parte da altri criteri come la ricerca della solidarietà, dei legami di vicinato, il rifiuto del meccanismo di mercato ed il desiderio di instaurare un nuovo sistema economico, che corrisponda alle necessità sociali. L'unità di misura è il tempo (e ciò significa che non si fanno differenze nella valutazione dei i diversi tipi di prestazione) anche se "per facilitare il conteggio" si usano per lo più unità di misura con nomi di fantasia. Esse sono però virtuali, cioè esistono solo nominalmente e non in forma di facsimile di banconota di alcun tipo; non solo una (banco)nota di carta, ma neppure un buono, una scheda, una carta elettronica ecc. vengono emesse.

In correlazione alla crisi economica tedesca causata dalle enormi spese per la riunificazione, che inoltre ha suscitato anche un forte cambiamento politico e sociale, e prendendo spunto da esempi stranieri come "la Rede del trueque" in Argentina e in tutta l'America latina, si sta attualmente discutendo in Germania sull'evoluzione dell'esperienza dei TR propagando in parte un modello che si avvicinerebbe a quello dei barters tradizionali, affermando appunto che l'esperienza argentina dimostra la praticabilità di un sistema economico da un lato autarchico, dall'altro però parallelo a quello ufficiale.

Questa deduzione mi pare troppo superficiale, in quanto ritengo un'ipotesi sbagliata quella che sia sufficiente la semplice trasformazione in alcuni aspetti del sistema bancario, sostituendo la valuta, a creare un sistema economico e sociale diverso. Essenziali sono i valori di contenuto, le motivazioni e non la forma organizzativa.

Osservando il fenomeno dello scambio secondo il modello argentino-sudamericano appare evidente la differenza dal modello europeo, che in linea di massima è influenzato dai LETS anglosassoni.

La recente recessione, che si manifestò particolarmente in Argentina all'inizio degli anni 90, ha dato a questo movimento, che "quasi per gioco" viene alla luce nel 1995 in in quartiere di Buenos Aires e che poi molto velocemente si diffonde in tutta l'Argentina e nel resto dell'America centro-meridionale, un carattere che si può definire prevalentemente economico.

Dopo che da ultimo la crisi si è acuita drammaticamente (il peso argentino è stato svalutato circa del 50% rispetto al dollaro) il sistema di scambio non monetario pare l'unico mezzo per sopravvivere.

Esclusivamente da questo punto di vista è stato percepito lo sviluppo del movimento di scambio sudamericano in Germania; sono stati messi in evidenza principalmente gli aspetti superficiali, evidenti del fenomeno, quello della sostituzione del mercato tradizionale, non più funzionante, data la mancanza di denaro, l'ambito in cui si svolgono gli scambi (in alcuni posti i mercati hanno assunto la forma di veri e propri supermarkets) e di conseguenza il modello del trueque è stato interpretato come un sostituto a base di creditos, nato sulle ceneri del mercato tradizionale basato sul peso e sul dollaro.

Il principio è abbastanza semplice e tutti i settori economici (agricoltura, artigianato, prestazioni di consulenza ecc.) sono rappresentati; affinché la produzione di beni di consumo sia possibile vengono concessi anche prestiti (fino a 50 creditos) per "l'aquisto" delle materie prime necessarie e "la vendita" avviene in mercati appositi.

Il dato di fatto che un'economia alternativa, in un brevissimo spazio di tempo, si sia diffusa e consolidata, superando i confini di un fenomeno puramente locale, ha suscitato l'attenzione e l'interesse in tutto il mondo ma ciò ha dato luogo in gran parte ad interpretazioni non esatte di questo fenomeno.

Pur essendo vero che questo esperimento si è presentato nella prassi principalmente come un tentativo per superare gli ostacoli dovuti alla mancanza di circolazione del denaro ed alla sua svalutazione, era in corso però già da diversi anni in diverse università dell'America latina una discussione teoretica sulla necessità di un'economia locale, in cui lo sfruttamento delle risorse umane e materiali si svolgesse a favore degli individui e dell'ambiente e non delle compagnie monopolistiche straniere.

Mentre, all'inizio degli anni 90, si svolse un consolidamento dell'economia nordamericana, ciò procurò l'effetto di una crisi disastrosa soprattutto in Asia e nell'America centro-meridionale. Mentre i paesi asiatici del cosídetto "secondo mondo" (i paesi tigre) sviluppavano modelli copia di quelli del primo mondo, in America Latina (il continente in cui il colonialismo aveva distrutto tutte le culture autoctone) cominciò ad articolarsi il desiderio di intraprendere una via nuova, di sviluppare nuovi modelli.

In questo contesto assume il fenomeno del trueque un significato più vasto che non è stato percepito in Germania. Da un lato si è interpretato come un fenomeno del tutto spontaneo, come una specie di gioco popolare, dall'altro è servito per la frazione dei geselliani come la dimostrazione del loro modello bancario.

Naturalmente la domanda è ancora aperta, se i Clubs de Trueque esprimano veramente la realizzazione di un'economia alternativa, basata sulla moneta sociale o rappresentino solo un sostituto temporaneo del mercato tradizionale; la risposta potrà darla solo l'ulteriore sviluppo che dipende anche da diversi fattori che non possono essere del tutto determinati nella loro complessità all'interno di questi paesi.

Resta però il fatto che l'analisi di questo fenomeno debba includere i vari aspetti come quello storico, politico, sociale, ecologico, psicologico ecc. e non solo quello puramente economico come sta avvenendo in Germania.

La maggior parte dei TR, quelli appunto basati sulla solidarietà di vicinato, considerano il fenomeno del trueque come un pericolo, come possibile modello di successo sulla strada della globalizzazione del movimento di scambio. Gli elementi che vengono esaltati dai geselliani (valuta alternativa unica, modello al fine del sostentamento e non puro arricchimento del tempo libero ecc.) sono proprio quelli che spaventano gli altri.

All'interno dello spettro di questi circoli di scambio si sta svolgendo da anni una discussione animata, per non dire un litigio, riguardo alla organizzazione, alla funzione ed agli scopi di questo movimento.

Alcuni gruppi, come per esempio quello facente capo all' Archivio dei TR, hanno assunto iniziativa personale per instaurare un organo "direttivo" a livello nazionale; per circa due anni un comitato autonominato si è incontrato più o meno regolarmente per discutere la possibilità di creare una struttura federale. Le attività di questo gruppo ristretto venivano continuamente criticate dai due rappresentanti del Kreuzberger Tauschring che appunto si opponevano all'istituzionalizzazione che avrebbe comportato la perdita dell'indipendenza dei singoli TR, la delega delle responsabilità sia nel campo politico che in quello finanziario, senza un minimo di trasparenza.

Pochi giorni prima del convegno nazionale dei TR tedeschi ad Amburgo, nel novembre dell'anno 2001, pochi iniziatori decisero di costituire un'associazione con forma legale (indispensabile per amministrare fondi di finanziamento), che fu presentata a proprio arbitrio come una delle tre colonne della struttura federale.

Questa iniziativa fu rifiutata dopo una lunga e animata discussione dalla grossa maggioranza dei delegati presenti, che ribadirono l'intenzione di favorire una struttura basata sulla divisione dei compiti. L'idea della raccolta di fondi monetari ed in valuta alternativa per il sostentamento di un'amministrazione nazionale fu decisamente rigettata in quanto ritenuta non solo superflua ma persino dannosa al movimento di scambio.

Furono ribaditi i principi fondamentali quali il legame al contesto locale non accettando perciò l'estensione geografica delle reti di scambio, l'indipendenza finanziaria dalle autorità statali (anche se naturalmente si desidererebbe un sostegno maggiore nell'ambito dell'infrastruttura), l'opposizione alla partecipazione di ditte commerciali (che comporterebbe il problema delle tasse e quindi di una convertibilità delle valute fantasia) e così via.

Fu tracciata perciò una linea netta tra quelli che vengono definiti i LETS ed il sistema barter, criticando ogni possibile accenno di mescolanza fra gli elementi dei due sistemi.

A questo riguardo mi pongo la domanda se sia indispensabile mantenere questa rigorosità di definizioni e ritorno a quanto ho scritto all'inizio e, cioè, che le strutture organizzative, tutto sommato, sono irrilevanti e dipendono dalle esigenze locali; ciò che è indispensabile è il fine di dare impulso ad una economia sociale e non prevalentemente finanziaria.

Naturalmente, pur non negando una certa rassomiglianza di fondo, la situazione economica in Germania (ed in particolare a Berlino, la città nel centro del ciclone della riunificazione) non è paragonabile a quella argentina e perciò ritengo assurdo voler copiare o rifiutare del tutto questo esempio nato nella situazione locale contingente. Allo stesso tempo, però, perchè non raccogliere gli impulsi che ci vengono suggeriti da oltreatlantico?

Specialmente per la natura tedesca il carattere quasi di gioco, l'entusiasmo, quasi l'esaltazione nel rendersi conto di poter prendere il destino nelle proprie mani suscitano enorme sospetto; come sia possibile iniziare "un qualcosa" senza aver discusso per anni sulle singole eventuali conseguenze, senza essersi informati all'ufficio delle tasse, del lavoro, di assistenza sociale ed averne chiesto il benestare?

Naturalmente, considerando il buon funzionamento della burocrazia tedesca, è consigliabile, per qualsiasi iniziativa, informarsi sulle prescrizioni legali, per individuare il raggio di movimento possibile, ma all'interno di questo cerchio non mi sembra opportuno consultare per ogni passo il codice.

Un sistema alternativo di economia sociale non può realisticamente costituire un sostitutivo del mercato ufficiale, ma solo una nicchia sperimentale, da cui trarre impulsi che a lunga scadenza servano da correttivo.

Non vedo la necessità di stampare valute fittizie che probabilmente irriterebbero la banca europea: semplici foglietti, comunicazioni di scambio sono più che sufficienti per la contabilità (non certo indispensabile ma forse temporaneamente necessaria) ed eviterei la partecipazione di ditte professionali ai circoli di scambio privati; niente impedisce che le piccole imprese costituiscano la loro rete di scambio (barter). All'interno dei TR il denaro corrente non dovrebbe avere nessuna funzione ed anche la valuta alternativa non dovrebbe avere la stessa funzione del denaro legale.

Questa unità di misura ha un valore puramente simbolico e non economico.

Partendo da questa considerazione, si può porre la domanda se sia possibile creare un'economia sociale se la valuta ha valore puramente sociale ma non economico. Nel contesto che ho cercato di inquadrare ritengo di si; come i bambini col gioco fanno esercizio per la vita, così in un ambito "protetto" si possono sperimentare nuove forme che idealmente dovrebbero poi trovare risonanza anche nell'economia ufficiale.

Si può quindi concludere che la Rede del trueque sia un modello non adattabile alla realtà europea? Nella sua funzione di mercato primo ritengo decisamente di si, però ci dimostra la possibilità di creare strutture autoportanti e questa fiducia nelle proprie risorse si dimostra carente specialmente in Germania, dove storicamente e filosoficamente si è sviluppato il concetto della onnipotenza dello Stato.

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