Un COME superare  la crisi della Scuola

 

Gianni Rinaudo

www.ciberneticasociale.org

 

 

Il prof. Berlinguer e l’attuale Ministro,  Letizia Moratti, evidenziano con le  loro riforme interventi - suscitando sempre  opposizioni significative - nei confronti dei docenti, delle persone, del CHI a cui  è deputato l‘insegnamento. Berlinguer con il concorsone ed aumentando il tempo-Scuola e la Moratti con il codice deontologico, lo stato giuridico e riducendo il tempo-Scuola pongono l’accento su  IL CHI FA SCUOLA, SI RELAZIONA CON L’AULA-CLASSE DEI DIVERSI ISTITUTI SCOLASTICI.

I due Ministri sembrano dire: il problema dei problemi della Scuola sono i docenti che non sanno fare bene il loro lavoro, in particolare non sono produttivi e sono fuori dal mondo, dalla società civile, situati  in posizioni di arretratezza mentre il mondo della produzione ecc... cammina veloce per contenere la sfida economica degli altri continenti. La scuola non è più funzionale al mercato, è lenta... I due Ministri propongono si soluzioni diverse, però la medaglia è sempre la stessa.

Dare la sveglia ai prestatori dell’apprendimento sembra essere l’unica via d’uscita dalla costante crisi economica, che viene letta monadicamente dalla quasi totalità della nostra classe dirigente - l’unica domanda che si pongono in relazione ad ogni attività è „serve a produrre richezza?“-. Ma di quale ricchezza si tratta? quella delle finanziarie o dei servizi sociali per tutti?

A periodi Europa, Roma ed anche Ponte di Legno ci informano che la Cina, Singapore, il Giappone, l’America, ....l’Est ...ci lasceranno in braghe di tela... e la Scuola è accusata di non contribuire alla crescita del Pil, se questo  non aumenta...catastrofe. A forza di Pil altro che catastrofe... tra qualche anno rischiamo d‘assistere alla catastrofe ambientale del pianeta.

La CGIL commentando il lavoro del Miur sullo stato giuridico  afferma“...Proposte, in estrema sintesi, davvero irricevibili da parte di una categoria che ha bisogno di ritrovare il mandato sociale della propria professione, non certo un decreto.”

I docenti devono ritrovare la loro Mission, la motivazione??! Secondo quale dinamica ed in particolare in quale sistema?

Anche il sindacato più favorevole al concorsone ed oggi contrario allo stato giuridico riconosce che è nei docenti e dirigenti - una categoria che ha bisogno di ritrovare il mandato sociale della propria professione - la soluzione della crisi della Scuola?

Quando un sistema piccolo o grande, macro o sub che sia, entra in crisi sono i personaggi centrali che lo compongono a doverlo  riscattare. Solo la proposizione di modelli di docente in grado di stare con la complessità dei tempi che viviamo, riconoscendo che l’aula è a sua volta composta da soggetti-classe agenti di questa complessità sociale, permetterà la crescita verso  nuovi orizzonti della struttura dell’apprendimento sociale.

Invece secondo Luciana Bohne  „ ...lo stato di sfacelo cui è giunto l'insegnamento statunitense è al tempo stesso pianificato e perseguito. È la ragione per la quale i media risultano così efficaci nelle loro menzogne. È perciò che il  segretario di Stato degli USA può essere plagiato da una tesi di un laureato (scritta otto anni prima)... È perciò che il "Guernica" di Picasso può essere occultato nel corso del suo assurdo "rapporto" alle Nazioni Unite senza che nessuno rilevi il significato politico di quel gesto e la sensibilità fascista che protegge.“

Tesi che si può condividere, ma al tempo stesso controbattere pensando all’impiego di ingenti energie  che sistemi totalitari - URSS , Cuba,... - hanno invece profuso per l’educazione del popolo e l’obiettivo non era certo quello di allenarlo al senso critico, ma  dotarlo di strumenti per dominare meglio il mondo, la materia... ed anche per  pensarla tutti allo stesso modo, o comunque avere un pensiero unico come quello del capo o dei capi.

Nel presente altri strumenti molto più rapidi creano il pensiero o il non pensiero unico.

Investire tanto o poco nell’istruzione da parte dei governi non è  il problema principale della Scuola. Certo può significare qualcosa, ma non può essere considerata la quaestio centrale. Nemmeno  può essere prioritario fondare il dibattito su Scuola pubblica o privata; è un dibattito per lo più solo italiano.

Centrale  è invece la nuova e straordinaria interrelazione che il sistema dello apprendimento sta avendo - in mondo più consapevole per la società - con tutti gli altri sistemi sociali. Si è finalmente più coscienti che i giovani, gli adulti hanno anche altre infinite possibilità d’apprendere e le aule-classi scolastiche a volte ne limitano  il desiderio, la creatività e ne uccidono l’entusiasmo.

Un grande maestro dell’Unesco  - era il 1974  - J. Bousquet già profetizzava i radicali cambiamenti a cui stiamo assistendo e gli scenari dell’Ocse o della ricerca commissionata dai dirigenti scolastici  inglesi prevedono per i prossimi decenni ipotesi interessanti che non configurano certamente l‘ utilizzo della Scuola per dominare meglio le coscienze.

Certamente il potere politico, economico e religioso hanno da sempre e alternativamente in epoche diverse  condizionato  l’apprendere ( W. De Gregori, Cibernetica Social, San Paolo,1988), ma oggi un’altro sistema, quello produttivo, è altrettanto in competizione con gli altri nella gestione dell’istruzione-educazione e ciò non può altro che fare del bene allo sviluppo della creatività e quindi della sperimentazione di nuove forme di metodologie apprenditive, ecc... Se  l’attenzione che il sistema produttivo pone alla Scuola ha solo la funzione di sostituirsi al sistema politico, religioso ecc... ovvero cambio di potere nella gestione dell’istruzione allora si perde  l’occasione di renderla veramente autonoma e quindi più produttiva.

Per l’OCSE il  futuro dell’Istituzione Scolastica  potrà essere :

il tentativo di mantenere lo status quo;

il rilancio della scuola … le scuole si rivitalizzeranno intorno ad un’agenda che porrà  al centro la funzione cognitiva, una cultura di qualità, la sperimentazione, la diversità e la innovazione… La gestione della conoscenza occupa il primo posto, e la grandissima maggioranza delle scuole diventeranno “organizzazioni di apprendimento”;

la de-scolarizzazione.

La ricerca inglese invece propone 4 possibili scenari:

1) “Diversificazione nell’erogazione”- le scuole mantengono tutte le loro attuali funzioni, ma perdono il monopolio dell’istruzione, emergono nuovi enti erogatori dei servizi educativi.

2) “La scuola si modernizza ”- le scuole mantengono sia le funzioni esistenti sia il loro monopolio. La riforma dell’istruzione ha esito positivo e le scuole diventano capaci di impartire insegnamenti individualizzati.

3) “La scuola parametro di riferimento per l’apprendimento”- le scuole mantengono le loro funzioni educative, ne perdono il monopolio a favore di altre agenzie, ma contemporaneamente assumono la funzione di parametro di riferimento per gli altri enti erogatori dei servizi educativi.

4) “La scuola mediatrice dell’apprendimento”- le scuole mantengono soltanto la funzione di screening, di selezione. L’aula scompare e le scuole assumono il compito di validare i progressi degli studenti e operare come regolatrici e fonti di informazione per i nuovi erogatori dei servizi educativi.

Gli scenari non vanno intesi come opzioni separate, ma come una sorta di istantanee di possibili futuri. Mirano a mostrare che i contorni del futuro possono essere mappati, ma che il sentiero non è ancora tracciato. (cfr. www.bdp.it/adi/index.html)

La Scuola del far finta, del nozionismo, del logico-astratto, della  trasmissione di automatismi, limitata alla sola ripetizione di dati scoperti ed analizzati da altri - in quante aule-classi è ancora così? – non ha più molta ragione d’essere. L’uomo di oggi reclama anche attenzione alle sensazioni-emozioni ed al fare. Se il corpo  insegnante sarà realmente - teoricamente abbiamo tutti imparato che saper essere e saper fare sono importanti - sordo al saper essere e al saper fare  ciò  favorirà sempre più la fuga da un apprendimento avulso e stantio promuovendo altri soggetti formativi.

La tv - tanto detestata – internet, ... la comunicazione virtuale e reale sempre più rapida tra una regione e l’altra del mondo,  sono elementi che  scardineranno la Scuola dell‘ aula-classe se questa continuerà a FAR FINTA di nulla.

Rendersi conto dei cambiamenti non sarà facile per un’Istituzione basata quasi esclusivamente sul far finta, sulla  simulazione  o peggio sulla ripetizione.

Alcuni anni fa volendo perseguire laboratori di critica e produzione audiovisiva con i miei alunni dovetti cercarmi i fondi presso ditte private, ricevere la sopportazione compassionevole  del dirigente e l’opposizione di gran parte dei colleghi. Così fu  per allestire un bosco, come laboratorio botanico della scuola, ecc... oggi finalmente anche altri colleghi limitano al minimo il far finta nell’aula-classe.

Osservando  attentamente negli Istituti Scolastici la disposizione dei banchi all’interno delle aule si noterà che la stragrande maggioranza ha una dislocazione trasmissiva. La cattedra di chi sa  ben posizionata ed i banchi di chi non sa tutti schierati frontalmente ad essa. Io so, tu non sai ed impara presto a ripetere ciò che io ti trasmetto che è meglio. Nessuna circolarità della disposizione dei banchi, tutte storie. La condivisione del sapere,... tutte b... o sai o non sai.

Oggi la classe/aula come luogo di lavoro per l’apprendimento può anche considerarsi superata?
Gli alunni imparano solo attraverso il lavoro in aula/classe?! Può darsi. Oggi molti imparano soprattutto al di fuori di questo spazio-quando-chi ecc..
Il ruolo del docente è utile che diventi morfogenico e polimorfo come quello della società in cui viviamo? Le discipline, lo specifico delle materie, degli ambiti chi lo fornirà se non la scuola?

Quale sarà la funzione delle Tic in una situazione così complessa? Senz’ altro le Tic possono contribuire allo sviluppo dell’ apprendimento, ma   attraverso il NET-learning  che si differenzia dai sistemi tecnologici  chiusi   o aperti, ma distribuiti mediante piattaforme tecnologiche a distanza, sempre con un approcci trasmissivi.Il NET-LEARNING al contrario utilizza della interattività di rete, per condividere conoscenze e produrre materiali educativi innovativi, per una rinnovata formazione permanente e condivisione del sapere.

Il"NET-Learning" e’ sostanzialmente il risultato di una integrazione tra un sistema di formazione ed un sistema di consulenza specifica su domanda per la formazione/lavoro, ed e’ fortemente interattivo, in quanto non e’ finalizzato alla trasmissione di conoscenze pregresse, come la FaD, ma piuttosto alla elaborazione integrata di conoscenze "on line", orientata a rispondere a specifiche richieste di gestione delle conoscenze, per vari livelli di domanda, organizzando la produzione elettronica per la formazione e la riqualificazione del lavoro intellettuale di specifici " target " , sia nell’ambito di nuove professionalita’ emergenti  sia nel quadro del rinnovo delle competenze professionali in vari settori lavorativi. (cfr. P. Manzelli http://www.edscuola.it/lre.html)

Un apprendimento  fondato sulla condivisione delle conoscenze, in rete ed in presenza  sarà utile alla crescita complessiva della società . Vi sarà così coincidenza del bene per tutti  con l'utile in una cosmovisione olistica che non trascurerà la necessità di una scuola autonoma, libera nei confronti di ogni sistema, ma  parte di essi, integrata con tutti i livelli sociali per lo sviluppo del benessere di ogni persona attraverso l’attenzione reale al sapere, al sentire ed al fare.

Ed allora, tralasciando ogni forma di demagogia e la preoccupazione  assoluta di continuare a coltivare il proprio orticello, contribuiamo a far si che siano gli insegnanti ed i dirigenti a solcare le nuove frontiere apprenditive basate sulla condivisione, in sinergia con il territorio in cui vivono, attraverso imput che privilegino  la ricerca di una continua ed entusiastica motivazione, anche  sociale, del ruolo che rivestono oggi e nel futuro.

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