Nuovo film su Portella

La madre di tutte le stragi
di Lietta Tornabuoni

"La Stampa", 29 agosto 2003

 

            TENSIONE, attenzione, silenzio assoluto, un piccolo applauso ironico quando esce fuori il nome di Andreotti («oh, finalmente!») e un grande applauso finale, alla proiezione per la stampa del primo film italiano presentato alla 60" Mostra del cinema di Venezia. «Segreti di Stato» di Paolo Benvenuti offre una quasi nuova interpretazione della strage di Fortella della Ginestra in Sicilia, dove nel 1947, secondo la versione sinora nota, Salvatore Giuliano e la sua banda spararono per istigazione della mafia sui lavoratori che festeggiavano il Primo Maggio e la vittoria della sinistra alle elezioni siciliane, provocando 11 morti e decine di feriti.

            Ma è straordinario come nessuna infamia da noi venga mai dimenticata neppure dopo oltre mezzo secolo, come ogni ipotesi che comprenda il più vasto complotto appaia subito credibile, come il moltiplicarsi dei colpevoli illustri sembri naturalmente accettabile: per forza, con il cumulo di inganni e di menzogne che ha sempre circondato ogni sanguinoso mistero d'Italia, a cominciare da quei fatti di Portella che furono la protostrage, il modello secondo cui in Sicilia si avvia e si gioca la Storia italiana.

            La tesi fatta propria dal film è che Giuliano e i suoi tirarono in aria, mentre a uccidere furono dodici uomini della ex Decima Mas di Junio Valerio Borghese sparando granate, nell'ambito d'una congiura anticomunista che comprendeva i servizi americani, il cardinale Montini, l'onorevole Andreotti, i ministri Scelba e Aldisio, il sottosegretario Mattarella, Leone Marchesano, Cusumano Geloso, il principe Alliata, e che portò anche alle uccisioni truccate di chi avrebbe potuto parlare, Salvatore Giuliano e Gaspare Pisciotta. Di «Segreti di Stato», dedicato alla memoria di Danilo Dolci, completato da fumetti e da cinegiornali d'epoca, si continuerà a discutere: ma un film bello è un film, e il regista dice: «E' un film sul pensiero e l'interpretazione, non sulla realtà; non volevo far credere di mostrare "la verità"».