IL BACIO DI GIUDA: percorso creativo
a cura di Giuseppe Barsaglini.
Appunti tratti da una lezione sul cinema di Paolo Benvenuti
1993

 
        Ogni autore ha un modo suo di affrontare determinati temi; ogni persona che fa cinema si avvicina alle cose secondo la propria sensibilità. Analizziamo in questa ottica, dunque, il percorso che ha portato alla creazione del film "Il bacio di Giuda". I temi essenziali, componenti trainanti dell'opera, sono due: l'interesse per i casi particolari e marginali, al di fuori dell'interesse comune, e la cultura del mondo contadino. Il primo tema tende al recupero delle storie legate al mondo degli ultimi, non i re, non i generali, di costoro la storia ufficiale ne parla a sufficienza, ma dei non eroi, degli umili. Il secondo tema è dovuto alla convinzione che il mondo contadino è un mondo ricco di cultura poetica, musicale e teatrale. Ci sono dei paesi infatti che in determinati periodi dell'anno si mobilitano, diventando teatro di sacre rappresentazioni. Gli abitanti, tutti indistintamente, artigiani, contadini, borghesi, si spogliano dei loro abiti di ogni giorno e vestono i costumi della scena per rappresentare episodi della passione di Cristo. La fusione di questi due temi ha dato luogo al film "Il bacio di Giuda", storia dell'uomo considerato dall'umanità come il più spregevole, l'ultimo degli ultimi, con una lettura del personaggio e dell'ambiente operata nell'ottica della sacra rappresentazione. Non un'opera filmica improntata alla ricerca della perfezione estetica quindi, ma situata entro i margini propri della creazione popolare.
        Lo sviluppo dell'opera, uno sviluppo espressivo, non superficiale, ne puramente descrittivo, ha alla sua base una conoscenza profonda sia delle rappresentazioni popolari della cosa sacra, sia dei vangeli. Lo studio di varie traduzioni in italiano dei testi sacri ha evidenziato una differenza sostanziale tra opera e opera, diversità dovuta alla libera interpretazione dei concetti espressi nel testo originario da parte dei vari traduttori. Da ciò ne è derivata una diversità sostanziale, tra testo e testo, in chiave ideologica. Alla base di tutto c'è un problema della chiesa cattolica che ha sempre avuto timore di divulgare il testo tra il popolo. Sino al 1860 esisteva, dei vangeli, solo una traduzione approvata in latino. Successivamente sono state fatte delle traduzioni in italiano ma smussate, ammorbidite, travisate: sono stati introdotti deliberatamente e arbitrariamente dei significati che riprendono la linea dell'ideologia cattolica, alterando in modo consapevole, e quindi colpevole, lo spirito originario. Il fatto è che il vangelo è un testo eversivo e la chiesa ha sempre cercato di nasconderlo. Il problema è stato risolto con l'adozione di un testo che avesse ben chiaro il problema connesso alle traduzioni e ne tenesse quindi conto. Tale testo, sfrondato da ogni tipo di ideologia, ha fornito una versione il più vicino possibile al testo originario. Ecco alcuni episodi a conferma di quanto possa essere importante attribuire alle parole il giusto valore. Una premessa: nel testo originario non esiste la punteggiatura. Il traduttore di una delle versioni incriminate, in occasione dell' incontro tra Giuda e Gesù nell'orto degli ulivi, riportando le parole dette dal Maestro, ha scritto: "Amico, per questo sei venuto ?" Nel testo originale non c'e' ombra di punti interrogativi. Questa aggiunta è dunque dovuta a una interpretazione molto soggettiva del traduttore. Sostituendo l'interrogativo con un punto esclamativo si altera il significato della frase. In un'altra occasione, si parla del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Sul testo originale si parla invece di divisione. Gesù prese infatti il suo pane, lo divise, lo dette ai suoi discepoli e ordinò di distribuirlo perché in molti avevano fame e non avevano di che sfamarsi. Viene spontaneo pensare che se molti erano sprovvisti di cibo, altri avevano con se provviste sufficienti. Seguendo l'esempio di Gesù ognuno distribuì la propria razione ai vicini, così che tutti furono saziati e avanzarono alla fine ben sette ceste di pani e di pesci. La divisione degli averi aveva dunque contentato tutti e non la moltiplicazione. Gesù aveva spiegato il socialismo alla plebe senza dire una parola. È doveroso notare che in questo caso è stato addirittura stravolto il significato dello scritto originario. Giuda Iscariota è uno dei discepoli di Gesù, l'unico intellettuale del gruppo. Gesù si è dunque scelto come discepoli, fra i cinquemila a disposizione, undici pescatori, proletari analfabeti, e un uomo di lettere, Giuda. Gesù giocava a ribaltare tutte le convenzioni della società del suo tempo. Ribaltava i valori delle cose. Pensiamo alla frase "Beati gli ultimi che saranno i primi". Gesù ipotizza un regno ideale, una società in cui tutte le contraddizioni economiche e ideologiche sono risolte abolendo il problema della ricchezza. Un regno in cui gli uomini vivono in uno stato di totale armonia. "Dio è buono" dice Gesù "perché ha fatto nascere gli uomini e perché ha creato tutto ciò che serve a nutrire e vestire ogni essere vivente. Se c'è chi muore di fame è perché qualcuno ha accumulato ricchezze sulla terra togliendo ad altri ciò che Dio ha donato". Dice ancora "Lasciate che i bambini vengano a me". Con queste parole, che sono l'esemplificazione del suo pensiero rivoluzionario, intende dire che l'uomo deve sentirsi come un bambino, libero dalle sovrastrutture ideologiche, dalla sopraffazione dell'uomo sull'uomo, libero e innocente di fronte al mondo.
        In tutto questo, perché avvenga il trionfo del disegno messianico, è fondamentale la morte di Gesù. Pietro, di fronte all'idea della morte del maestro, si lamenta e Gesù lo scaccia malamente. Fra i dodici apostoli l'unico con la mente così aperta da capire il disegno messianico è Giuda. Giuda ha capito che il maestro deve morire, che la morte è un elemento essenziale al coronamento della sua strategia, ma non ha capito, inizialmente, che lo strumento perché ciò avvenga è proprio lui. Il trionfo di Gesù a Gerusalemme è un episodio chiave per capire la tragedia che si sta per consumare. Il Sinedrio aveva emanato un ordine di cattura contro Gesù a causa della sua attività sovversiva. Lui, venuto a conoscenza del fatto, invece di nascondersi, si dirige verso Gerusalemme, si consegna, si getta spontaneamente nella bocca del leone. I farisei però, vista l'accoglienza tributata dal popolo a Cristo, timorosi per la presenza delle legioni romane e consci della necessità di non provocare sommosse popolari, revocano il mandato di cattura. Dice Gesù: "Fra due giorni è Pasqua e il figlio di Dio sarà dato in mano agli uomini e sarà ucciso". C'è una contraddizione fra il volere umano e il disegno divino. La contraddizione deve essere risolta: il Sinedrio deve tornare sui suoi passi e Giuda è colui che deve dare una svolta ai fatti. Egli deve convincere le autorità che Gesù deve essere ucciso il giorno di Pasqua. L'impiccagione di Giuda è la riprova del discorso fatto. Giuda infatti si impicca la notte prima della morte di Gesù e non dopo. Esce di scena perché la sua stessa esistenza non avrebbe potuto giustificare il suo gesto. Se ne va dunque, nel modo giusto, dopo aver compiuto un gesto terribile e fondamentale. I trenta denari non hanno di per se alcun valore, sono uno specchietto per le allodole, la giustificazione formale per l'azione compiuta (Maria Maddalena non aveva unto i piedi di Gesù con un unguento di fiori di nardo del valore di trecento denari?). Sono stati necessari dieci anni di letture dei Vangeli, di approfondimenti, di letture tra le righe per arrivare a formulare l'ipotesi che Giuda avesse tradito consapevolmente. E così si spiega anche perché Gesù avesse scelto come apostoli undici pescatori e un intellettuale. I primi avrebbero dovuto diffondere la sua parola e il suo pensiero nel mondo, il dodicesimo era lo strumento attraverso il quale il suo disegno si sarebbe realizzato. È stata fatta una lettura trasversale e non tradizionale del testo evangelico. Andavano trovati nel Vangelo gli episodi che raccontassero il percorso. La tesi era così complessa da non potersi risolvere facilmente. Il discorso interno al film doveva essere plausibile rispetto al problema teologico per cui era necessario lavorare sul testo e sulle parole scritte nel testo evangelico. Si è dovuto operare sulla dizione degli attori, ridare vita, carne e sangue alla parola scritta.