IL BACIO DI GIUDA: L'IMMAGINE EVANGELICA DI GESÙ
di Paolo Benvenuti
Pisa, 1977
 

        Come gli studi più approfonditi e come le scoperte archeologiche (rotuli del Mar Morto) hanno contribuito a dimostrare la figura evangelica di Gesù, i suoi insegnamenti pubblici e la sua tragedia umana, non sono Storia ma idealizzazione di un fatto che, per mancanza di prove documentarie scientifiche, ci pare arduo definire storico. Da qui la nostra totale distanza da operazioni come quella compiuta da Roberto Rossellini col suo Messia, perché a noi pare che, nonostante le sue affascinanti premesse per una educazione integrale di tipo laico, gramsciano, nell'affrontare la figura di Gesù nel suo Messia, egli abbia contribuito allo stesso modo di autorevoli religiosi (vedi Padre Ricciotti, per esempio) a storicizzare l'immagine evangelica del Cristo, compiendo in questo modo una operazione che a noi pare culturalmente mistificatoria. Noi riteniamo che la figura del Cristo quale ci è stata tramandata dai Vangeli, non sia storica ma mitica, e nella evangelizzazione di questa idea-mito si sia sviluppata appunto l'ideologia del cristianesimo. Questa premessa ci pare atta a chiarire il punto di vista culturale dal quale intendiamo affrontare il problema. L'idea che noi proponiamo pur essendo sconosciuta a molti non è nuova e risale addirittura ai primi secoli del cristianesimo. La setta agnostica dei cainiti, giustificando il tradimento di Giuda come atto indispensabile alla salvezza dell'umanità, dichiarava che costui era una vittima sacrificata per la nostra salvezza quale strumento di redenzione. Giuda infatti, rendendo possibile la morte di Gesù, ha dimostrato di essersi levato sino alla gnosi e di aver compreso, meglio degli altri apostoli - che il maestro doveva morire. Questa proposta di lettura è certamente ardua, ma ci sembra che caratterizzando la figura alquanto evanescente del Giuda dei Vangeli, dandogli cioè il volto di un personaggio colto, intelligente ed estremamente convinto dell'ideale di vita che il suo maestro proponeva alle genti, il mistero del tradimento che da secoli inquieta teologi e psicologi trovi finalmente una logica spiegazione. Nella nostra ipotesi le figure di Gesù e Giuda vengono ricondotte alla loro naturale dimensione mitica, e cioè all'interno dei loro ruoli predestinanti nei quali l'equivoco millenario del tradimento assuma la precisa connotazione di gioco delle parti. È evidente che tutta l'impostazione del film dovrà essere ad un livello stilistico nel quale il mito possa chiarirsi all'interno di una struttura da tragedia epica.

        (...) sono entrato in contatto con il mondo contadino e il teatro del maggio. Da quel momento ho cominciato ad approfondire la cultura delle classi subalterne e sono giunto così a conoscere il teatro epico. Il mio modo di lavorare con gli attori, di mettere in scena, la stessa idea di sacra rappresentazione del mio film "Il bacio di Giuda", nascono da questa adesione alle forme artistiche della cultura contadina a cui mi sento profondamente legato