CURRICOLO DI SCIENZE GEOSTORICHE E SOCIALI

NELLA SCUOLA MEDIA

a cura di Paolo Alpino


CLASSE TERZA    UNITA' DI LAVORO N° 8

Carta geopolitica del Medio Oriente: conflitti locali e (dis)ordine globale  

Filone        Educazione alla pace


Introduzione

Mappa concettuale

Elenco attività

Documenti

Indice esercizi per la formazione a distanza


Introduzione. La cronaca di una guerra da poco conclusa (ammesso che sia conclusa) fornisce la motivazione per far emergere le questioni fondamentali del sistema internazionale del XXI secolo. 

Si parte dalla definizione dell'area  del medio oriente e dalla sua lettura in termini geopolitici: zona di passaggio per eccellenza, il medio oriente vede "transitare" oggi le risorse energetiche essenziali per lo sviluppo dei paesi industrializzati e di quelli che si stanno industrializzando (Cina). Vede transitare inoltre versioni forti ed integraliste della religione islamica.

Alla luce delle categorie geopolitiche sopra citate i ragazzi cercano informazioni sui diversi conflitti bellici nell'area, vecchi, nuovi e nuovissimi, e trovano somiglianze e differenze.

Infine si cimentano nella riflessione che se ne può trarre a livello globale: sulla base dello sfaldamento del sistema bipolare e del proliferare dei conflitti nella aree calde, campeggiano due ipotesi di "ordine" e di pace: quella "imperiale" e quella basata sull'equilibrio tra le forze. Entrambe non nuove - anche agli occhi dei ragazzi - perché già sperimentate nel passato benché su scale spaziali più limitate ( il Mediterraneo nel mondo antico, o l'Europa dopo il congresso di Vienna).

Ci si può anche "divertire" in nuove periodizzazioni storiche (è in corso una quarta guerra mondiale?) se questo può servire a ripetere avvenimenti e a rimescolarli in nuove combinazioni. In questo modo si educa al senso della prospettiva e, indirettamente, all'utilità della pace: siamo convinti infatti che la pace si fonda sul riconoscimento non della ragione e del torto ma delle ragioni e dei torti di tutti gli attori umani, in modo che sempre siano possibili mediazioni.


Mappe concettuali

 


Elenco attività

Cap. I        L'area del Medio Oriente

Cap. II       I conflitti locali

Cap. III    Scenari globali


Documenti

Documento 1    Cosa è la geopolitica

Geopolitica. La geopolitica è la scienza che vede negli Stati gli unici attori del processo storico e nella loro lotta l'unico motore della storia. Poichè gli stati diventano i protagonisti, lo studio delle loro caratteristiche è il principale interesse della geopolitica. Gli stati vengono studiati come organismi viventi composti da varie parti; essi hanno un aspetto fisico, rappresentato dalla geografia, un "carattere" o comportamento tendenziale, rappresentato dalle tendenze sociali e dai sistemi politici in vigore, una capacità di sopravvivenza e un sostentamento, cioè la loro economia. Dallo studio di tali caratteristiche la geopolitica ricava informazioni utili ai governi per compiere "scelte strategiche". Una "scelta strategica" è una decisione, in genere presa da chi governa lo stato, su come e quando sfruttare la politica o l'economia dello stato stesso ... (Giovanni De Luna, La valigia della storia. Atlante dei confronti, pp. 114, Paravia 2005)


Documento 2    Le risorse energetiche del Medio Oriente

Maghreb e M. O. (in senso tretto). Leggi il testi e rispondi alle seguenti domande:

a) Quali stati dell’area sono particolarmente ricchi di petrolio? b) Chi ha organizzato nella fase iniziale l’estrazione del petrolio nell’area? Per conto di chi? c) Perché il petrolio è così importante per l’occidente? Come è stato a lungo tempo il suo prezzo? d) Descrivi i vantaggi che i paesi dell’area hanno ricevuto nel periodo iniziale dal possesso del petrolio e) A partire dagli anni ’60 ci sono dei mutamenti politici nell’area. Quali? Con quali conseguenze? Cambia qualcosa nel prezzo del petrolio? f) Come è cambiato il prezzo del petrolio negli anni ’70? Sullo sfondo di quale conflitto? Con quali conseguenze per i paesi dell’Occidente? g) Fai la classifica dei nuovi ricchi del M. O. h) Cosa sono i petrodollari? Come sono stati investiti? Quali economie ne hanno tratto vantaggio?


Le repubbliche ex sovietiche. Leggi il brano seguente e rispondi alle domande:

Il crollo dell’URSS modifica la distribuzione petrolifera. I giacimenti sul mar Caspio valutati intorno al 3% delle riserve mondiali fanno dell’Azeirbagian uno stato dalle fruttuose prospettive. Gli idrocarburi dell’Asia centrale (Turkmenistan, Kazakhstan) sono anche una delle poste in gioco per gli assetti di quest’area, fino a ieri sovietica. Lo stato delle riserve resta incerto. Le risorse d’energia dell’Asia centrale interessano nello stesso modo la Russia, gli Stati uniti, la Cina, il Giappone e il Pakistan – senza contare i paesi che potrebbero beneficiare del transito del petrolio, come l’Iran e la Turchia per il petrolio del Caspio

(brano adattato da Atlante geopolitico, Garzanti 1999)  

1.    qual è la nuova area in cui si concentrano le riserve di petrolio e di gas? Quali stati vi si affacciano?

2.    Quali stati sono interessati a tali nuove risorse? Quali invece se ne avvantaggerebbero per il transito?


 La guerra In Afghanistan (2001). Leggi il brano e svolgi le attività richieste:

 Lo stesso petrolio ha un ruolo invisibile ma cruciale nella guerra dell'Afghanistan. Sotto le rocce del deserto afgano sono stati rilevati giacimenti di greggio e gas naturale. Soprattutto, la terra afgana è il luogo di passaggio obbligato per il gasdotto più importante del mondo. E' un progetto di importanza storica, che sposterebbe il baricentro del potere energetico dal Golfo verso l'Asia centrale, ma è bloccato da anni proprio per i continui conflitti afgani. Duemila miliardi di metri cubi, il 30% di tutti i giacimenti mondiali di gas naturale sono sepolti nel sottosuolo del Turkmenistan: di che farne un nuovo Kuwait. Ma da lì nessuno riesce a trasportare quel gas verso il mare e verso i ricchi mercati occidentali. Se non attraversando l'Afghanistan. Il progetto di gasdotto è già pronto, lo ha predisposto - guarda caso - una società texana, la Unocal, molto vicina al partito repubblicano Usa. Ora nei piani di guerra del Pentagono c'è proprio l'occupazione militare di una fascia di territorio afgano che corrisponde al tracciato di gasdotti e oleodotti per trasportare il gas turkmeno e il petrolio uzbeko fino al porto di Karachi, accessibile all'Occidente.

(brano tratto da F. Rampini, In guerra per il petrolio: l'altra faccia dei raid, La repubblica del 24 ottobre 2001) 

1.    Indica i due motivi per cui l’Aghanistan è importante

2.    Dopo aver consultato anche la carta politica dell’Asia disegna sulla carta il percorso di oleodotti e gasdotti previsto dalle aziende petrolifere americane

3.   Individua percorsi alternativi e descrivili con parole


Documento 3    Profilo storico del Medio Oriente: leggi il testo e completa la tabella con le informazioni appropriate relative sia alla cronologia sia agli avvenimenti

 

Quando?

Cosa è successo?

---------------- secolo

Predicazione di ------------------------- in Arabia

 

VIII – XIII secolo

Islamizzazione di gran parte del ----------------------------------------------------

 

 

Per gran parte del ---------------- medioevo

Sotto l’incalzare degli Europei ( l’espansione cristiana delle Crociate, delle città italiane come Genova e Venezia, la riconquista cristiana nella penisola iberica) -------------------------------------------------------------------------------------------

 

 

Dal 1453 per tutta l’epoca --------------- circa

 

I Turchi, che da tempo hanno abbracciato la religione musulmana,  conquistano Costantinopoli (Bisanzio), pongono fine all’antichissimo impero romano d’oriente (o impero bizantino) e costituiscono l’impero ------------------- , che si estende in Europa in --------------------------------------- , in Asia in ------------------------------------------------------ e in ----------- fino all’Algeria

Con il loro arrivo nell’area del mar ------------------------ sono bloccate le vie commerciali tra città dell’Europa cristiana e l’oriente

Gli stati atlantici scoprono nuove vie per l’oriente: il periplo portoghese dell’------------- e la via spagnola che involontariamente porta alla scoperta dell’-----------------

 

Nel 1800

Decadenza dell’Impero ottomano e conflitto in Europa orientale con l’impero -------------

Sfruttamento da parte --------------- del canale di Suez

L’impero ottomano perde in Europa territori quali ----------------------------------------------------, in Africa ------------------------------------------ che diventano colonie della Francia, in ------------ la Transcaucasia che passa alla Russia dello zar

---------------------------

Scompare l’impero ottomano, al suo posto nascono al cuni stati indipendenti quali --------------------------------------------, altri diventano colonie della Francia, dell’Italia come ----------------------------------------------------- o dell’Inghilterra: è il caso di -----------------------------------------------------------------------------

In tutti i casi i confini degli stati sono --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Nel secondo dopoguerra del 1900

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


Documento 4    Il futuro delle relazioni internazionali. Alcuni scenari (testo tratto da Atlante geopolitico mondiale, a cura di ISPI e Touring Club italiano, 2003)

Un orizzonte ancora incerto. Il passaggio dal Novecento al nuovo secolo è stato accompagnato da una serie ininterrotta di eventi traumatici: dalla caduta del muro di Berlino, nel novembre 1989, alla fine dell'Unione Sovietica nel dicembre 1991, dalla guerra del golfo tra la coalizione guidata dagli Stati uniti e l’Iraq di Saddam Hussein (gennaio-marzo 1991) alla disgregazione iugoslava cominciata nell'estate del 1991 e culminata, 8 anni più tardi, nella guerra della NATO contro la Iugoslavia (primavera 1999), dalla lunga serie di interventi internazionali nelle aree di crisi agli attentati dell’11 settembre 2001, che hanno portato sul territorio americano le conseguenze di una crisi, quella mediorientale, sfuggita ormai da diversi anni al controllo internazionale.

Questa successione di mutamenti ha reso problematico comprendere e persino definire il nuovo contesto internazionale. Mentre nello scenario della Guerra Fredda nessuno poteva avere dubbi su quali fossero la partita più im­portante, il campo e i giocatori, perché la competizione globale Est-Ovest era, per così dire, dettata dalla natura stessa del sistema, a 10 anni dal collasso dell'Unione Sovietica non appare ancora chiaro il futuro delle relazioni internazionali…

La prima incertezza investe, in altre parole, proprio ciò che costituiva la cornice entro cui, nei sistemi internazionali del passato, tutti sapevano di muoversi (salvo rimanere incerti su quali fossero, dato il contesto, le mosse migliori): che tipo di sistema internazionale è succeduto a quello, chiarissimo, del confronto Est-Ovest? Che cosa si nasconde dietro l'ambigua etichetta di "sistema post-bipolare"? Un sistema unipolare, come sembrerebbe suggerire lo strapotere politico e militare degli Stati Uniti? Op­pure un sistema multipolare, sebbene ancora in via di formazione e sebbene, soprattutto. non sia ancora ben chiaro da chi possa essere costituito, oltre che dagli Stati Uniti, il gruppo delle grandi potenze?  

  1. Aggiungi a quelle citate le guerre degli ultimissimi anni

  2. Indica “partita, campo e giocatori” nel contesto del bipolarismo e della guerra fredda e ricorda quando e perché quella “partita” si è definitivamente conclusa.

  3. Elenca i due scenari proposti per il sistema postbipolare


L'ipotesi unipolare e l'egemonia degli Stati Uniti. La prima risposta a questi quesiti sembra suggerirla il più trasparente dato di fatto del primo decennio post-bipolare: la superiorità politica, economica e militare degli Stati Uniti. Nel corso degli anni Novanta gli USA hanno sfoggiato una crescita economica (27%) quasi doppia rispetto a quella europea (15%) e quasi tripla rispetto a quella giapponese (9%). Nello stesso periodo, hanno guidato la "comunità internazionale" sia quando si è trattato di fa­re la guerra sia quando si è trattato di condurre, sul­l'orlo della guerra, le trattative diplomatiche del­l'ultima ora (nel 1991 con l'Iraq e nel 1999 con la Iugoslavia), sia quando si è trattato di stabilire chi meritasse il sostegno internazionale (come i Curdi iracheni e gli Albanesi del Kosovo) e chi, invece, andasse dichiarato "fuorilegge" (i rogue states del-l'amministrazione Clinton, l’asse del male dell'amministrazione Bush). Infine, e soprattutto, gli Stati Uniti hanno avuto più occasioni di mettere in mostra - sia di fronte agli avversari sia, più nascostamente, di fronte agli stessi alleati - una superiorità militare abissale, fondata sul monopolio pressoché assoluto dei settori "di punta" della comunicazione, dell'informazione e del trasporto e ali­mentata da una spesa per ricerca e sviluppo nel settore della difesa superiore di quasi 4 volte a quel­la sostenuta congiuntamente da Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia.

Questo strapotere economico, politico e militare ha offerto agli Stati Uniti un altrettanto straordinario potere di attrazione. Inaugurato dalla coalizione ant-irachena, il primo decennio del dopo-Guerra Fredda si è chiuso con l'ancora più ampia "alleanza globale contro il terrorismo" seguita all'11 settembre 2001. Mentre, fra queste due date, chiunque abbia voluto promuovere efficacemente i pro­pri interessi ha dovuto prima assicurarsi il sostegno o, almeno, la benevolenza del più forte, che si trattasse del Kuwait, della Croazia, degli Albanesi del Kossovo o degli stessi Talebani nel 1994. Lo strapotere americano ha già opposto alle scelte degli altri il vincolo tipico delle condizioni unipolari: la mancanza di alternative. Una volta che il sistema internazionale si è rivelato dominato da una sola potenza, a tutti gli altri attori non è rimasto che conquistarsi un posto di riguardo sul carro del vincitore, comportandosi da "primi della classe" e rispondendo sollecitamente ai suoi ordini di mobilitazione.

Non può stupire che il primo possibile scenario per il prossimo decennio sia nient'altro che il proseguimento di questa condizione. Agli Stati Uniti spetterebbe lo stesso ruolo toccato, in passato, a tutte le potenze egemoni (Imperi prima. Stati poi): dare ordine e stabilità alla convivenza internazionale, imponendo il loro volere agli altri Stati o facendo in modo che essi accettino di buon grado la guida del più forte. Sul terreno economico, gli Stati Uni­ti continuerebbero a restare al centro della produzione, del commercio e della finanza mondiali, a organizzare e difendere stabilità e apertura dell'economia internazionale, a fornire i maggiori investimenti di capitale e, in caso di crisi, ad agire come prestatori di ultima istanza come hanno già fatto in occasione della crisi messicana del 1994 e della cri­si asiatica del 1997. Sul terreno politico, invece, il compito degli Stati Uniti resterebbe quello di vigilare sulla stabilità del sistema internazionale, sanzionando i mutamenti non graditi e contenendo l’emergere di egemonie potenzialmente ostili nelle aree di interesse primario, in particolare l'Europa, il Golfo Persico e l'Asia Orientale.

Ma l'ipotesi unipolare avrebbe conseguenze anche sulla rappresentazione spaziale del mondo. Insieme all'ordine internazionale, infatti, la centralità degli Stati Uniti garantirebbe anche la tenuta della globalità simboleggiata dal potere di irradiazione dell'egemonia politica, economica e culturale dell'America, e vigilata dalle decine di migliaia di militari americani dispiegati nelle loro basi all'estero: qua­si 120.000 in Europa, 100.000 in Asia Orientale, 30.000 nella regione del Golfo Persico e, dopo l'11 settembre 2001, alcune migliaia tra l'Asia Centra­le e il Caucaso, nella fascia territoriale che ancora fino a dieci anni fa era parte o sotto l'influenza del­l'Unione Sovietica.

  1. Riporta gli esempi della superiorità economica, politica e militare degli USA

  2. Indica il carattere comune a tutte le coalizioni militari dal 1991 ad oggi

  3. Indica il ruolo degli USA nello scenario unipolare

  4. Ti ricordi di altre situazioni storiche “unipolari”? Indicale.


L'ipotesi multipolare. L’ultimo scenario per il futuro delle relazioni internazionali è anche l’altro possibile esito della fine di un sistema bipolare: il ritorno alla condizione storica precedente, cioè alla competizione fra un gruppo di grandi potenze del tipo di quella che aveva già contrassegnato l'equilibrio politico europeo per tutto il Settecento e l'Ottocento.

Questo scenario comporta la pluralità sul terreno politico, economico e strategico e muove dai due più probabili elementi di fragilità della condizione uni­polare del dopo-Guerra Fredda. Il primo affonda le proprie radici nella logica dell'equilibrio. Dal suo angolo di visuale, lo strapotere degli Stati Uni­ti rischia di rivelarsi un'arma a doppio taglio. Da un lato esso è alla base del potere di attrazione del­l'America, perché è la prova inconfutabile del suo successo politico, economico e culturale. Dall'altro, tuttavia, lo strapotere americano rischia di essere percepito come arroganza americana e di indur­re gli altri a cercare qualche modo per controbilanciarlo. Questo diventerebbe tanto più probabile quanto più gli Stati Uniti scegliessero di approfittare della propria superiorità per liberarsi dei lacci del multilateralismo anche a costo di urtare, come è già avvenuto, la suscettibilità degli alleati. Ma persi­no qualora il governo statunitense decidesse di comportarsi con moderazione, controllo e pazienza, gli altri Stati avrebbero ragione di preoccuparsi del suo comportamento futuro. Proprio qui sta il paradosso verso il quale puntano il dito molti studiosi e commentatori americani: “I Padri Fon­datori” dell'America ammonivano contro i pericoli del potere in assenza di controlli e bilanciamenti. Per quale ragione un potere non bilanciato dovrebbe costituire un pericolo minore nella politi­ca internazionale che nella politica interna?".

L'altro motivo di fragilità sta, invece, proprio nell'estensione globale dell'egemonia americana È inevitabile, infatti, che agli Stati Uniti spetti il maggiore ruolo e il maggiore sforzo proprio di tutte le potenze egemoni; se non che il consueto compito delle potenze egemoni tende a trasformarsi in un compito eccessivo. Come nella fase discendente di tutti cicli egemonici, i costi per il mantenimento dello status quo rischiano di crescere più rapidamente della capacità di finanziarlo mentre questo, alla fine, rischia di provocare la “crisi fiscale" della potenza egemone. Il secondo paradosso del “momento unipolare" sta in questo circolo vizioso: il massimo della superiorità esige dal più forte il massimo degli impegni se non che, a mano a mano che si assume questi impegni, il più forte rischia di erodere la propria superiorità. Per questi motivi di fragilità l'ipotesi multipolare si aspetta il riemergere di un sistema internazionale storicamente più familiare, dominato di più grandi potenze in coordinamento e competizione fra loro. Il nodo che questa ipotesi non è ancora in grado di sciogliere è chi sarebbero, insieme agli Stati Uniti, le potenze del futuro. Il primo candidato, l'Europa avrebbe già le risorse politiche, economiche e militari, ma non ha ancora la capacità di esprimere una politica estera comune; il secondo, la Russia, è ancora una grande potenza militare, ma non è niente di si­mile sul terreno economico; il terzo, il Giappone, si dibatte da quasi dieci anni in una profonda crisi economica e istituzionale; mentre l'unica “grande potenza" già chiaramente riconoscibile, la Cina, si trova pur sempre alle prese con una delicata transizione tra modelli economici e, forse, politici alternativi.

  1. Lo scenario unipolare ha due debolezze, una di natura politica e giuridica, l’altra di natura economica. Spiega entrambi gli argomenti

  2. Spiega in che consiste l’ipotesi multipolare ricordando anche quando si è realizzata in precedenza nel corso della storia

  3. Quali sono gli stati candidati ad assumere il ruolo di grandi potenze? Quali punti deboli presentano tuttavia?


  1. Costruisci la mappa concettuale del testo


Indice esercizi per la formazione a distanza

Verifica

Geografia politica del medio oriente 

Geografia fisica del medio oriente

Geopolitica del medio oriente 

Guerra tra Israele e stati arabi

1947/1948; 1967; 1993; 2006

Guerre del golfo alla fine del XX secolo

Twin Towers e guerre del XXI secolo

Scenari mondiali 


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