GLI UNIVERSI DI PAOLA MARA

Conosco Paola da alcuni anni e ho avuto modo di apprezzarne la profondissima umanità e sensibilità, stimandone, nel contempo, la costante e sicura crescita artistica. Mi sono accinto con gran curiosità a leggere le poesie dell’ultima fatica della mia amica; a lettura finita mi sono sentito molto appagato.

Abisso tra il sentire e l’agire in banchi di nuvole... c’è una consapevolezza maggiore nei versi di Paola, toccanti e commoventi senza superflue o inutili sdolcinatezze, e c’è nostalgia o anche amarezza, come nelle splendide Grigio e I ricordi del poeta, che vorrei citare e riportare per intero, ma preferisco lasciare alla scoperta di coloro che sfoglieranno le pagine della presente raccolta: coglietene ogni immagine, ogni stilla, le stimmate di gioia e dolore, ogni dubbio e desiderio.

Il cielo tinto di un esangue infinito... Il cielo dei giorni che corrono inesorabili, passati in aspro cimento o ricomposizione con i presenti e arcobaleni futuri... Sul volgere mattutino/ l’ombrare della mia mente/ mi porta a frugare/ tra i pensieri/ prigionieri/ di un fare antico. E l’amore, con la sua spietata dolcezza e ineluttabilità? L’amore che parla piano./ Si mescola ai colori della vita, danza nei falò del cuore./ Segna sempre l’orizzonte,/ filtra la prima neve./ Non arriva a luci fioche/ mostrando l’abito migliore:/ si presenta nel suo immenso/ e parla piano. L’amore che tutto domina, l’amore per un uomo, l’amore per il consorzio e la civiltà umana, la disperazione e la rabbia per la condizione umana, la tristezza e la voglia di lottare e di cambiare, l’intervento fecondo della parola poetica: tanti passaggi consequenziali... Gerusalemme/ epicentro del mondo,/ tratta di schiavi/ in teatri di mercenari./ Ampolle di lacrime/ in sciabole di fuoco.

Lo sguardo di Paola così capace di frugare nei più profondi mari dell’intimo getta la sua ancora anche nel sociale, come possiamo ben scorgere in questi versi di Donna senza volto: Non riesco a vedere/ se sotto quel lenzuolo/ esiste/ l’alba di un viso,/ tra le grate/ la luce di uno sguardo. Perché la poesia è anche questo, osservare la foto di una donna afghana oppressa dal burqa e riflettere, “giudicare”, intervenire con la forza delle idee per denunciare; denunciare e lenire le pene dell’esistere: Quante guerre/ ogni giorno/ dimentichiamo/ al loro destino? Oppure E intanto/ ogni giorno/ sulle strade,/ nelle case,/ tra la gente,/ nei nostri deserti/ Cristo/ un po’ ebreo/ un po’ palestinese/ muore.

Paola ha scelto, tendenzialmente, per il libro che avete fra le mani la via della brevità e della misura, salvo alcune eccezioni, ma c’è forza, inusitata forza in queste liriche, anche quando il mondo sembra venir meno: In polline di girasole/ galleggia la mia anima;/ in un tabernacolo d’amore/ si consumano/ fronzoli di speranza/ allibita, tediata, scomposta, oppure Ho riconosciuto/ anche gli occhi di quella madre/ che senza corona in lacrime/ era prostrata ai piedi di una croce;/ quella stessa croce che ancora oggi/ cammina nel mondo.

L’invito è non solo a leggere, bensì a rileggere le liriche di Paola, affinché se ne scoprano sempre nuovi scintilli, dal prisma che è la nostra vita.

 

ALBERTO FIGLIOLIA