WWF di Bisceglie (BT)

COMUNICATO STAMPA N° 14/2008

Salviamo le tartarughe marine !

È partito il progetto WWF in sinergia con l’Assessorato all’Ambiente e Pesca del Comune di Bisceglie

Il Mediterraneo è frequentato da tre specie di tartarughe marine: la Caretta caretta, che è la più comune, la Chelonia mydas, la cui distribuzione è limitata alla parte più orientale del bacino, e la Dermochelys coriacea, che a differenza delle altre non si riproduce nel “mare nostro”.

È da almeno 150 milioni di anni che gli oceani ospitano tartarughe marine: alcuni fossili risalgono al Giurassico, periodo in cui i dinosauri iniziarono a dominare le terre emerse. Attualmente esistono sette specie di tartarughe marine che, nel complesso, sono presenti in tutti i mari del mondo. Come tutti i cheloni, anche le tartarughe marine depongono uova e quindi a tale scopo la femmina deve periodicamente recarsi a riva. Nella maggior parte delle specie, le femmine depongono di notte, in modo da evitare le alte temperature del giorno che potrebbero risultare fatali. In una buca preparata con cura nella sabbia la femmina depone un centinaio di uova che, se tutto va bene, si schiudono circa due mesi più tardi.

Anche se molti aspetti della biologia delle tartarughe sono ancora poco chiari, possiamo affermare con certezza che le spiagge del nord barese non hanno mai ospitato deposizioni di uova. Tuttavia la Puglia è una delle più importanti regioni per le tartarughe marine in quanto i mari che la lambiscono costituiscono un’area di sviluppo per giovanissimi di Caretta caretta, molti nati nella vicina Grecia. Ha una notevole estensione di coste, sulle quali vengono rinvenuti spiaggiati numerosi esemplari di tartaruga.

Tutte le specie di tartarughe marine sono considerate in pericolo di estinzione. A mare il principale problema è dato dalla cattura incidentale nelle attività di pesca. Il palangrese è il metodo che cattura il maggior numero di tartarughe ed è costituito da una lunga lenza con centinaia o migliaia di ami; si ritiene che molti individui muoiano successivamente al rilascio a causa dell’amo e del bracciolo al loro interno. Lo strascico utilizza una rete che viene trainata sul fondo del mare e se la rete viene tenuta sott’acqua a lungo le tartarughe catturate possono annegare. La mortalità è molto maggiore per la rete da posta, dato che in questo caso la rete resta sommersa per molte ore.

Il Progetto Tartarughe del WWF Italia

Il progetto tartarughe è finalizzato alla tutela delle tartarughe marine ed in particolare a sensibilizzare gli operatori del settore della pesca. Obiettivo è quello d’informare i pescatori che esistono attrezzi e/o procedure e/o sforzo di pesca che nel complesso sono in grado di ridurre l’impatto della flotta sulle popolazioni di tartarughe.

Grazie a un programma nazionale sulle tartarughe marine nato in collaborazione con l’Università di Roma “La Sapienza”, è dagli anni 1980 che il WWF Italia si impegna nella salvaguardia di queste specie, attraverso lo studio, la cura nei Centri di Recupero delle tartarughe e la difesa dei nidi. A Molfetta è attivo un Centro di Recupero che ha nella Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari uno dei partner più importanti

 Salviamo le tartarughe informando i pescatori

Nell’ambito dell’obiettivo della riduzione dell’impatto della pesca sulla sopravvivenza delle tartarughe, il WWF Italia sta attivando varie strategie. Attualmente, l’azione attuabile da subito che può portare effetti positivi di conservazione è la campagna di informazione rivolta al maggior numero di pescatori. I pescatori sono dunque una risorsa e ogni loro forma di collaborazione è preziosa e gradita.

I volontari che della locale Sezione hanno iniziato a contattare gli operatori della pesca fornendo materiale informativo, in particolare la T-shirt con impresse le procedure di trattamento delle tartarughe a bordo del natante. Successivamente con i pescatori interessati si potranno sviluppare conversazioni utili per spiegare meglio gli aspetti di conservazione delle tartarughe e il prezioso ruolo del pescatore per la conservazione.

In quest’ambito l’Assessorato all’Ambiente e Pesca di Bisceglie, a seguito dell’impegno assunto dell’assessore Enzo di Pierro, ha mostrato sin da subito estremo interesse e ha concordato con il WWF l’allestimento di una mostra fotografica e il sostegno al progetto. L’assessore, in prima persona, si è mostrato disponibile a svolgere un ruolo istituzionale di mediazione con gli operatori della pesca, in maniera tale da favorire il buon andamento del progetto. Si sono dichiararti disponibili alla collaborazione anche la Lega Navale di Bisceglie, la società Bisceglie Approdi e il locale Ufficio Marittimo, ai quali sono stati consegnati i poster con le istruzioni per il recupero degli esemplari. Contiamo infine di strappare anche la sostegno della Polizia Municipale per il recupero degli esemplari spiaggiati e a tal proposito rivolgiamo un appello al Comandante Dell’Olio.

Accanto a queste azioni ve ne sono altre dirette al monitoraggio degli spiaggiamenti, al recupero e cura degli esemplari. Il WWF di Bisceglie ha già recuperato tre esemplari, di cui due purtroppo rinvenuti morti, seguendo tutte le speciali procedure previste dalle disposizioni di Legge in materia. L’ultimo ritrovamento risale a domenica scorsa, quando sulla spiaggia del lungomare sud di Trani è stata rinvenuta una tartaruga lunga circa 50 centimetri, sicuramente scaraventata sulla scogliera dalla violenta mareggiata causata dal vento di maestrale.

Per chi volesse approfondire su interne visiti il sito www.wwf.it/tartarughe

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