Gruppo Attivo WWF di Bisceglie (BA)

COMUNICATO STAMPA N° 16/2006

Piazza Vittorio Emanuele, una malata da curare

La Piazza Vittorio Emanuele II di Bisceglie è un grande malato da curare. È sostanzialmente questo il risultato del sopralluogo effettuato nella mattinata di giovedì 9 novembre dal prof Nicola Luisi, Ordinario di Patologia Vegetale all’Università di Bari, invitato dal locale Gruppo Attivo WWF ad esprime un parere sulla “strage” di lecci che da anni si trascina senza una soluzione. All’incontro hanno partecipato per l’Amministrazione comunale l’Assessore all’Ambiente dott. Enzo Di Pierro e il prof. Vito Boccia, capo di gabinetto del Sindaco.

I lavori

La Piazza Vittorio Emanuele si divide in due corpi principali: il più grande, comunemente definito “villa comunale”, due anni fa è stato oggetto di un radicale rifacimento che ne ha cambiato drasticamente l’arredo urbano. Il corpo più piccolo, detto “Palazzuolo”, fu restaurato circa quattro anni fa.

Entrambi i restauri ebbero un filo conduttore: l’eliminazione di decine di pini d’Aleppo secolari (Pinus alepensis), che con il loro apparato radicale avevano sconquassato la pavimentazione esistente. Nel contempo si misero a dimora nuovi esemplari di leccio (Quercus ilex) e altre specie botaniche estranee al patrimonio verde della piazza, che non hanno mai compensato in termini quantitativi la superficie verde dei pini abbattuti.

La situazione

Nel Palazzuolo vegetano 4 pini d’Aleppo secolari e 141 lecci, di cui 22 appassiti e 9 prossimi alla morte. Nella “villa” i lecci sono 177, di cui 9 appassiti e 9 prossimi alla morte. Tirando le somme più del 15% degli esemplari sono persi e quindi da rimpiazzare, cui si devono aggiungere nel conteggio gli alberi morti e già sostituiti negli ultimi quattro anni, che fa schizzare a circa il 30% il dato percentuale. Una statistica che preoccupa poiché in questi anni non si è mai risolto un problema destinato a persistere nel tempo. In passato si è semplicemente sostituito l’esemplare morto con quello nuovo proveniente dal vivaio, ma non ci risulta che siano state eseguite indagini o perizie approfondite per conoscere le cause della “strage”.

Il sopralluogo

Per questo motivo il WWF ha chiesto al prof. Luisi di stilare una perizia, a titolo gratuito, che possa individuare le cause del fenomeno, per poi giungere alla definitiva risoluzione. Durante il sopralluogo è stato accertato che numerose piante sono state oggetto di attacchi da parte di Biscognauxia o Hypoxylon mediterranea (un fungo) e Phylloxera quercus (Afide famiglia Phylloxeridae). Il fungo ha insidiato la corteccia, mentre la fillossera ha attaccato le foglie deformandole per parziale disseccamento del lembo. Inoltre numerosi esemplari sono affetti dal problema della carie del legno, un’alterazione consiste nella modificazione strutturale dei tessuti non conduttori che, perdendo progressivamente elasticità, resistenza e volume, divengono fragili e più permeabili, con conseguente riduzione della portanza dei rami e del tronco.

Essendo il leccio un albero dei climi aridi, un altro problema è rappresentato dal sistema di irrigazione a goccia presente nella villa che innaffia fin troppo generosamente le aiuole, fino a far traboccare l’acqua e causando probabilmente marciume radicale, mentre lo stesso impianto è assente nel Palazzuolo, ove l’acqua scarseggia.

Molti esemplari hanno il tronco gravemente danneggiato, altri sono stati potati senza criterio e presentano profonde ferite dalle quali penetrano i parassiti.

V’è da rilevare che le querce hanno bisogno di almeno un metro di terra in profondità, per cui probabilmente la massicciata che fu realizzata non consente all’apparato radicale a fittone dei giovani esemplari di svilupparsi. Infine i vecchi esemplari secolari presumibilmente stanno scontando il danneggiamento dell’apparato radicale in occasione dell’estirpazione dei pini d’Aleppo.

Dalla parte delle piante

Nell’attesa della perizia scritta, il docente universitario ha prospettato la possibilità di una risoluzione definitiva della questione. Noi ci auguriamo che questa nostra iniziativa possa essere colta in tutti gli aspetti positivi dalla classe politica dirigente, che ha assicurato con i rappresentanti dell’Amministrazione comunale intervenuti la massima attenzione al problema. Già tre anni fa lanciammo il grido d’allarme sulla morte dei lecci e aggiungemmo che la fila di lampioni che ha rimpiazzato i pini d’Aleppo estirpati a nostro avviso andava totalmente sostituita in quanto le luci si disperdevano verso il cielo, illuminando il nulla. Oltre ai lecci stanno morendo le cicas che adornano il Monumento ai Caduti e i corbezzoli nelle aiuole (uno è già secco), le palme secolari sono malmesse e di un ulivo monumentale è rimasto solo lo scheletro.

Insomma le ragioni per ritenere Piazza Vittorio Emanuele un malato da curare ci sono tutte, ora servono le cure!

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