Sostenibilità nelle zone umide: proposte per uno sviluppo diverso

dott. Donatella Potenza

 WWF Puglia

Le zone umide comprendono un’ampia varietà di ambienti cui è riconosciuto, assieme alle foreste tropicali, un ruolo determinante sia per l’espletamento di funzioni ecologiche fondamentali sia per l’elevata biodiversità che presentano.

Secondo la definizione data dalla Convenzione firmata a Ramsar il 2 febbraio 1971 e ratificata con Decreto del presidente della Repubblica il 13 marzo 1976, le zone umide sono "quelle aree, naturali o artificiali, con presenza di acqua permanente o temporanea, ferma o corrente, dolce, salmastra o salata, comprese le zone marine fino ad una profondità di 6 metri dal livello minimo di marea". Tale convenzione rappresenta il primo trattato intergovernativo sulla conservazione ed il saggio utilizzo delle zone umide. Pertanto ai sensi di tale convenzione le Parti contraenti sono chiamate ad intraprendere azioni finalizzate a garantire la tutela delle zone umide promovendo il più possibile lo sviluppo sostenibile di questi territori.

Le zone umide sono generalmente ambienti di transizione aventi funzione "tampone" tra terra e mare (lagune), tra terra e fiumi (paludi riparali) o tra terra e ghiacciai (torbiere). Il valore economico, naturalistico e scientifico delle zone umide è orami universalmente riconosciuto. Le funzioni svolte da queste zone sono diverse e molto importanti:

Funzione idrogeologica di attenuazione e regolazione dei fenomeni naturali come le piene;

Ricarica e deflusso della falda freatica;

Regolazione del microclima (riduzione a livello locale delle escursioni giornaliere e stagionali delle temperature e mitigazione dei periodi di siccità);

Riduzione delle forze erosive superficiali;

Depurazione delle acque superficiali (fitodepurazione);

Serbatoi di biodiversità (habitat ideale per diverse specie animali e vegetali, per la presenza di risorse alimentari, condizioni favorevoli per il rifugio, la sosta e la riproduzione per specie che dipendono da queste zone per tutto o parte del loro ciclo biologico);

Fonte di risorse rinnovabili (pesce, selvaggina, canne, acqua);

Luoghi per il turismo naturalistico, la ricerca scientifica, l’educazione ambientale.

La Puglia è una regione che racchiude nel suo territorio alcuni dei più significativi esempi di zone umide costiere della penisola italiana. Le zone umide presenti nella nostra regione sono in parte di origine naturale ed in parte di origine antropica (saline) e sono dislocate per lo più lungo il litorale adriatico, in particolare nell’area nord orientale del Gargano, nel Tavoliere e nel Salento.

Le zone umide costiere adriatiche della Puglia rappresentano un sistema di grande importanza per la conservazione delle zone umide del bacino del Mediterraneo ed in particolare per l’avifauna. Questo sistema ha una estensione di circa 20.000-22.000 ettari e pone la Puglia al 5° posto per superficie occupata ed al 4° per numero di zone umide presenti.

L’importanza di tale sistema, oltre che all’estensione e varietà di habitat, è dovuto alla posizione geografica, in quanto la Puglia si trova lungo le rotte migratorie dell’avifauna che attraversa il bacino del Mediterraneo, pertanto queste zone assumono un ruolo rilevante come aree di sosta, svernamento e riproduzione per gli uccelli. Nonostante le zone umide pugliesi vantino attualmente una buona estensione, è utile non dimenticare le distruzioni subite da queste zone che hanno portato, soprattutto negli ultimi 50 anni, ad una drastica riduzione della superficie occupata in origine (circa il 75% in meno rispetto a quella di mezzo secolo fa).

CAUSE DI PERDITA E DEGRADO DELLE ZONE UMIDE

BONIFICA

URBANIZZAZIONE E ABUSIVISMO EDILIZIO

INQUINAMENTO

AGRICOLTURA INTENSIVA

DISTURBO (CACCIA E BRACCONAGGIO)

GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE

Alla luce di quanto detto e soprattutto sulla base delle nuove o meglio più "attente" conoscenze e "coscienze", è evidente quanto sia necessaria un’adeguata politica gestionale, orientata verso la valorizzazione e la conservazione delle funzioni ambientali e territoriali delle aree naturali. La conservazione di zone aventi una valenza naturalistica ed il loro uso sostenibile sono obiettivi fondamentali da perseguire. Lo sviluppo sostenibile così come definito nel rapporto Our Common Future della Commissione Brudtland, è quello sviluppo che "soddisfa i bisogni della generazione attuale senza compromettere la possibilità alle generazioni future di soddisfare i loro propri bisogni". Tale concetto fornisce una guida per commisurare il livello di vita alle capacità di carico della natura, ciò ovviamente non solo nell’ambito di un’area naturale protetta, ma anzi deve essere un concetto chiaro e fondamentale per tutti coloro che si occupano di gestione del territorio nell’accezione più ampia del termine.

Nel caso particolare di un’area avente valenza storica, naturalistica, culturale qual è la Zona Pantano-Ripalta, uno sviluppo sostenibile dell’area si può raggiungere mediante una "gestione integrata" di questa. La gestione integrata riconosce l’interdipendenza tra i diversi aspetti che contribuiscono a costituire l’ecologia di una zona, presupponendo sia la necessità del coordinamento delle varie componenti, sia una gestione che non sia però settoriale. L’obiettivo deve essere sempre la conservazione dell’ambiente, ma visto non come un qualcosa che deve essere protetto e tutelato da uno sviluppo economico che segue logiche proprie, ma come motore ed opportunità di uno sviluppo equilibrato e duraturo.

L’area oggetto di studio, comunemente nota con il nome di "Zona Pantano-Ripalta", ha una estensione di circa 350 ettari. Il limite sud ricade nel territorio del comune di Molfetta, ove sorge sulla costa la torre borbonica "Calderina", che dà il nome all’Oasi di Protezione e proseguendo verso nord si entra nel comune di Bisceglie interessato dalla Cala del Pantano e dalle grotte di Ripalta. Questo territorio ha un elevato valore ambientale, storico e paesaggistico, qui si alternano, infatti, elementi architettonici quali ville antiche, trulli, muretti a secco, senza dimenticare i siti archeologici presenti, tutti perfettamente integrati nell’ambiente caratterizzato nell’entroterra da lembi di macchia mediterranea e zone adibite ad agricoltura. Lungo il litorale si snodano ampi tratti di spiaggia a ciottoli intervallati da tratti di costa rocciosa alta e tratti di costa rocciosa bassa, è in questa zona che è possibile scorgere le caratteristiche grotte di Ripalta; il litorale è inoltre caratterizzato da un diffuso fenomeno di erosione marina. Proseguendo si giunge alla zona del pantano, che è la foce di una lama, lama di Macina, zona umida di particolare interesse naturalistico-paesaggistico.

La zona del Pantano ha una particolare valenza per l’avifauna. In questa area umida, infatti, sostano durante le migrazioni diverse specie di uccelli trovando cibo e riparo. E’ utile sottolineare che questa zona è alimentata da un piccolo fiume le cui acque provengono dal depuratore di Corato (Bari). Durante i periodi di intensa pioggia, la zona paludosa si estende in quanto questo piccolo fiume straripa andando ad inondare le campagne circostanti, creando così una vasta zona a carattere paludoso, dove l’acqua rimane anche per diversi mesi a causa della natura argillosa del terreno.

Analizzate dunque, anche se sommariamente, le caratteristiche della zona Pantano-Ripalta e considerando lo stato di degrado e di estrema antropizzazione del litorale nord-barese, risulta quanto mai evidente la necessità di improntare uno sviluppo sostenibile dell’area attraverso la valorizzazione delle risorse ambientali e la fruizione del patrimonio storico e naturale presente. Ciò non vuol dire assolutamente, come spesso erroneamente si intende, creare un’"isola" sterile dove sono presenti solo divieti, ma anzi significa creare un modello di sviluppo al quale attingere come esempio.

Le tipologie di intervento possono essere diverse. Innanzitutto, prima di avviare qualsiasi progetto, si rende necessaria, come spesso accade, un’opera di bonifica dell’area, nel caso specifico la rimozione dei rifiuti presenti sia nell’entroterra che lungo le spiagge, nonché un’adeguata depurazione delle acque che sfociano ed alimentano Pantano-Ripalta. Ciò potrebbe portare anche ad un recupero della funzionalità ecologica, eliminando quindi i fenomeni di anossia che spesso si verificano, soprattutto durante i mesi estivi, e ripristinando i normali processi di fitodepurazione caratteristici delle zone umide.

Gli interventi successivi potranno essere indicati in:

  • Interventi di conservazione degli ecosistemi per la tutela dei livelli di biodiversità;

  • Completamento delle conoscenze faunistiche e botaniche mediante accurati censimenti e monitoraggio dell’area;

  • Creazione di piantonai per coltivazioni di essenze autoctone;

  • Realizzazione di osservatori faunistici e floristici in spazio aperto, funzionali per le attività didattiche, culturali o turistiche;

  • Creazione di sentieri naturalistici percorribili a piedi, a cavallo o in mountain-bike;

  • Creazione di aree attrezzate per la sosta dei pedoni e per pic-nic;

  • Recupero di tracciati preesistenti di interesse naturalistico e di percorsi escursionistici funzionali al raggiungimento ed alla connessione fra le ville d’epoca presenti (ad es. piste ciclabili/equestri, sentieri, percorsi tematici);

  • Recupero del patrimonio edilizio storico-architettonico presente e suo riuso a fini produttivi: residenziali e socio-ricreativi, culturali, didattici;

  • Recupero delle strutture rurali e dei muretti a secco;

  • Recupero delle pratiche agricole con adozione di tecniche biologiche ecocompatibili;

  • Organizzazione di tour via mare per la visita alle grotte di Ripalta;

  • Promozione di sport acquatici compatibili, come canoa e serf;

  • Istituzione di un centro per la raccolta di tutte le informazioni riguardanti l’area;

  • Ripresa degli studi e delle campagne di scavo nei siti archeologici della zona, con possibilità di realizzare mostre dei reperti trovati;

Formazione di figure professionali specializzate per poter svolgere attività di guide all’interno dell’area, di educazione ambientale, ma anche per avvicinare, coinvolgere e sensibilizzare la popolazione, i turisti verso una cultura naturalistica.

Tutto ciò non impedirebbe in alcun modo la fruizione della costa da parte dei cittadini, anzi sarebbe un motivo in più per frequentare la zona in quanto pulita, ben attrezzata ed in grado di rispondere alle aspettative non solo della popolazione ma anche dei turisti.

Un progetto di questo tipo avrebbe naturalmente una forte ricaduta occupazionale, vero problema della nostra terra, andando a smentire, come spesso si pensa, che conservazione e protezione della natura siano sinonimi di disoccupazione