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Militello: Santa Maria la Vetere Foto di
S. Ramondetta e M. Filippone Fra
le varie attrazioni artistiche di Militello Val di Catania merita un posto di
rilievo la visita ai resti della chiesa di Santa Maria la Vetere, nella parte
più bassa dell’attuale abitato. La
Chiesa di Santa Maria venne menzionata per la prima volta in un diploma del re Ruggero il Normanno,
risalente al 1115. Recenti indagini hanno accertato che la parte più antica
della costruzione poggia "su un complesso rupestre alto-medievale",
di cui la vicina cripta dello Spirito Santo costituisce la testimonianza più
remota; essa conserva ancora, intagliati nella roccia, un altare, croci e
loculi di derivazione greca. Maggiore consistenza storica viene data
generalmente ad un altro diploma, più tardo, del 1308, anno in cui Santa
Maria viene citata tra i beni del casala et castrum Militelli. La chiesa cominciò ad
accrescersi a partire dalla seconda metà del XV secolo, quando venne eretto
il campanile. Nel 1506 con la definitiva sistemazione della porta maggiore,
poteva dirsi in massima parte completata, anche se mancava ancora la cuspide
del campanile, che sarebbe stata innalzata soltanto un secolo più tardi. All'interno
della chiesa, ridotta ad una sola navata dal terribile terremoto del 1693, si
può ammirare il decoratissimo altare della Natività (XVII secolo), che
ostenta i suoi ricami nelle colonne, nel frontone e nel paliotto della mensa.
In un altro altare invece, un frammento marmoreo che raffigura l'Annunciazione,
si fa risalire al XV secolo. Di
impianto quattrocentesco è infine la cappelletta quadrangolare, adibita a
sagrestia, dietro l'altare maggiore, con volta a costoloni. Il
portale, protetto da un portico sostenuto da due leoni stilofori, rimane il
capolavoro-simbolo di questa chiesa. Al centro della
composizione, nella lunetta, spicca la Madonna con il Bambino, adorata
da due angeli e sormontata da una stella. Negli stipiti una schiera di profeti
e sibille, e nella cuspide l'Incoronazione della Vergine. L'opera
è probabilmente un lavoro giovanile di Antonello Gagini. |