Il segreto del bosco vecchio di Dino Buzzati

 

Dino Buzzati (Belluno 1906 - Milano 1972), scrittore e giornalista del Corriere della Sera - giornale con il quale collaborò fino alla morte.
I primi romanzi risalgono agli inizi degli anni 30, "Barnabò delle montagne" (1933) e "Il segreto del bosco vecchio" (1935), cui è seguito "Il deserto dei Tartari" (1940).
"Il segreto del bosco vecchio" è un romanzo semplice e fantastico, un inno all'infanzia che solo chi ha un'animo sensibile e non ha dimenticato di essere stato bambino - con tutto quello che ne deriva - può comprendere ed apprezzare.
Protagonista è il colonnello Sebastiano Procolo, che eredita dallo zio Antonio Morro parte delle sue tenute della Valle di Fondo, il cosiddetto "Bosco vecchio", mentre il resto è stato lasciato al nipote dodicenne di Sebastiano, Benvenuto, figlio di un fratello deceduto da tempo, che vive in un collegio non molto distante da Fondo.
Ben presto l'avidità del colonnello lo spingerà a desiderare l'intero bosco per poterne sfruttare appieno le potenzialità e abbattere tutti gli alberi.
Il bosco è abitato da una serie di geni, custodi degli alberi - che possono magicamente trasformarsi in animali o in uomini- che iniziano ad agitarsi quando capiscono le reali intenzioni del Procolo. Il Genio Bernardi, una specie di capo dei folletti, si reca allora da lui per cercare di farlo ragionare, ma inutilmente; decide quindi di ricorrere a Vento Matteo, un vento così dannoso che per punizione fu esiliato anni or sono in una caverna. Prima di lui però arriva il colonnello, che libera il vento aggiudicandosi la sua gratitudine eterna, e credendo di poterlo sfruttare a suo favore.
Sebastiano Procolo cercherà più volte di uccidere il nipote inutilmente, mentre vicende alterne si susseguono all'interno del bosco (depredato ad es. da un esercito di cavallette, che il vento Matteo riuscirà dopo varie difficoltà a cacciare), e quando Benvenuto, molto malato, sembrerà davvero in punto di morte, tutto il Bosco si coalizzerà contro il colonnello -che verrà abbandonato persino dalla propria ombra- costringendolo ad un grosso esame di coscienza che lo poterà ad un abbattimento morale, e realizzare quanto bene vuole a suo nipote.
Ma sarà troppo tardi. Il vento Matteo, all'oscuro del cambiamento interno avvenuto, farà credere al colonnello che suo nipote è morto, vittima di una slavina, e il colonnello recandosi immediatamente sul luogo dell'incidente, morirà di freddo, riconciliato con il mondo e con la propria anima, e sarà accompagnato dai propri compagni d'armi fino in cielo.
Nelle stessa notte, il Vento Matteo andrà a trovare Benvenuto, raccontandogli che suo zio è morto da gran signore, e dandogli l'addio: sa che crescendo nemmeno lui potrebbe più essere in grado di ascoltare la sua voce, né quella degli altri abitanti del bosco.


"In certe notti serene, con la luna grande, si fa festa nei boschi. È impossibile stabilire precisamente quando, e non ci sono sintomi appariscenti che ne diano preavviso. Lo si capisce da qualcosa di speciale che in quelle occasioni c'è nell'atmosfera. Molti uomini, la maggioranza anzi, non se ne accorgono mai. Altri invece l'avvertono subito. Non c'è niente da insegnare in proposito. E' questione di sensibilità: alcuni la posseggono di natura; altri non l'avranno mai, e passeranno impassibili, in quelle notti fortunate, lungo le tenebrose foreste, senza neppur sospettare ciò che là dentro succede."
(Nota di Dino Buzzati ne Il segreto del bosco vecchio, 1935)

Da questa bellissima favola, è stato tratto un film nel 1993, per la regia di Ermanno Olmi ed interpretato da Paolo Villaggio.

Claudia M.