CHI SALE ....


la famiglia del Mulino Bianco

 

 

 

Chi di noi non ha odiato, almeno per un breve istante, odiato in senso letterale intendo, la famiglia del Mulino Bianco? Penso ai loro sorrisi luminosi, alla loro "casetta nel verde", al loro figlioletto castano come il babbo e alla bimba dorata come la mamma e il sole che perenne splende sulle loro teste. Ci penso e rabbrividisco. È certamente invidia la mia, lo so. Ma capirete il mio stupore nel trovarmeli accanto, in formazione, in una coda. C'è la mamma bionda, il padre buonissimo, la bimba saccente…il ragazzino non lo vedo, ma in fondo anche nella pubblicità rivestiva un ruolo marginale. Sono loro. Ed eccoli, civili e sereni fare la coda insieme a me. Si noti: ovviamente la famiglia del Mulino Bianco non la incontro in coda per uno squallido panino al bar, o aspettando di fare il biglietto del tram. No, eccoli che aspettano tranquilli, vestiti da turisti per caso, di farsi fare un autografo da Atiq R.. autore afghano che ha appena presentato il suo ultimo romanzo "Cenere" alla Fiera del libro di Torino.

Quindi anch'io, entusiasmata da questo ragazzo dagli occhi buoni che racconta in modo drammaticamente semplice il dramma del suo paese, anch'io voglio il suo autografo. E mi accodo.
È l'ennesima coda per me. Prima ci sono state la coda per il biglietto d'ingresso alla Fiera, la coda per il paninetto squallido e la coca, quella per un certo Baricco, che non si è poi presentato (accidenti, proprio la volta che ero io la prima della coda!), la coda per comprare questo libro che ora voglio farmi firmare. Insomma, un bel po' di code, ci mancava solo la formazione completa del Mulino Bianco, con la sua allegria. Ciò che mi stupisce, oltre la serenità con cui i tre affrontano questa bolgia, è la loro figlia decenne, credo, che sciorina un vocabolario da adulto (colto) e si comporta in modo direi impeccabile. Commenta, scherza con la mamma fotocopia, sicura di ciò che dice, non piagnucola, ha un tono della voce che non disturba, non grida, non chiede.
Improvvisamente si fa largo tra la piccola folla lei. Dacia Maraini arriva per salutare l'autore, che nel frattempo sta decorando con i bellissimi grafemi della sua lingua tutte le prime pagine che noi gli pariamo davanti.

Non faccio in tempo a farmi prendere da emozione per questa apparizione, che una voce dietro di me esclama, non troppo turbata, per altro: "Toh, guarda la Dacia". Ma come sarebbe, "Guarda "LA Dacia"? In una manciata di secondi un po' di ipotesi si fanno largo nella mia mente ristretta…Sarà una parente, una amica, una conoscente o collega, che ha visto la sua amica "La Dacia" arrivare. No, non è così, girando su me stessa di soli 30° gradi confermo la più agghiacciante delle ipotesi. È lei, la figlia decenne del Mulino Bianco. Ebbene sì. La bimba delle Crostatine al cioccolato sa chi è Dacia Maraini, e non solo: la nomina come fosse un'amica di vecchia data, con la noncuranza di una avvezza a simili incontri. Di fronte ad una simile constatazione (peraltro la decenne non strepita, non urla, non esige di avvicinarla, non vuole un autografo o una foto con "La Dacia", ma tranquilla avanza educatamente di un passo nella coda verso Atiq), di fronte a tutto ciò io resto inizialmente allibita. Per me è come se Lisa Simpson avesse trovato finalmente la sua vera famiglia nel Mulino. E io? Io sono un povero Homer, che di fronte a "La Dacia", per prima cosa cerca di verificare se il fazzoletto al collo è presente come da cliché.
Capirete che l'invidia cattiva che provo per la Famiglia dei Tegolini ora si deve per forza trasformare in ammirazione…eh sì, ammirazione per questi due genitori calmissimi, che hanno trasmesso intelligenza, cultura, buongusto ed educazione a questa decenne, che altrimenti sarebbe rimasta una mangiatrice sorridente di michette.

Evviva il Mulino Bianco, quindi, e tanto di cappello!

Silstar

silstar@supereva.it