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La cinta muraria sviluppata e definita nella seconda metà del '300 dagli ingegneri della Signoria carrarese subì un' importante opera di potenziamento tra luglio e settembre del 1509 allorché la Serenissima si trovò ad affrontare in campo aperto la minacciosa coalizione costituita dalle maggiori potenze europee a seguito dei patti sottoscritti a Cambrai. Fu così che sotto il comando del condottiero Nicolò Orsini da Pitigliano e sui progetti e sotto la direzione di fra' Giocondo, "homo de grande inzegno...et experientiae...in fabricandis...arcibus et fortiliciis", furono costruiti quei ripari e bastioni  di cui la cintura muraria padovana abbisognava e che avrebbero ben presto dimostrato tutta la loro efficienza resistendo al lungo assedio posto dalla truppe condotte da Massimiliano d'Austria. Si trattò inizialmente di strutture provvisorie e precarie fatte di terra, sabbia e legno che necessitavano di essere quanto prima rafforzate e rese durature. Infatti già nel 1513 il condottiero Bartolomeo Liviano da Alviano con l'aiuto dell'architetto Sebastiano da Lugano realizzò un' importante opera di rifacimento (in solida e spessa muratura) dei bastioni e delle cortine oltre allo scavo di un sistema articolato e completo di fossi. In soli due anni i lavori di consolidamento erano talmente avanzati che lo stesso Bartolomeo d'Alviano poté con orgoglio dichiarare di fronte al Senato veneziano che "...Padova sarà tanto forte che le femene potrà vardarla…"(2). A seguire, nel 1517, fu inaugurata la Porta di Pontecorvo cui seguirono nel breve volgere di qualche mese l'inizio dei lavori che porteranno alla costruzione delle altre imponenti porte "Liviane" della cinta muraria veneziana: ultime, ma non meno importanti, sono ad opera di Giovanni Maria Falconetto (Porta di S.Giovanni nel 1528 e Porta Savonarola nel 1530). L'attività successiva di rifinitura della "nuova" cortina muraria porterà infine alla costruzione, tra il 1540 e il 1550, di due importanti e straordinari sigilli: il bastione Cornaro e quello dell'Alicorno (quest'ultimo ad opera di Michele Sanmicheli).