Il motivo per cui gli Agapornidi raffigurano tra i maggiori rappresentanti dei pappagalli allevati a mano e cresciuti in ambiente domestico è dettato da molti ragioni, infatti gli Inseparabili presentano numerosi punti a favore per cui si preferisce questi Psittacidi ad altre specie e generi di uccelli.
Molto importanti ai fini di un corretto sviluppo dei piccoli in fase di crescita, atti a mantenere il giusto movimento fisico ed un valido passatempo psicologico, nelle ore in cui i proprietari sono assenti per motivi di lavoro od altro, oltretutto questi passatempi renderanno al soggetto meno problematico il tempo di attesa fra una uscita dalla gabbia e l’altra, dove i nostri piccoli pappagalli una volta liberati si metteranno a pieno contatto con la famiglia umana di appartenenza, senza tuttavia avere il concetto di gabbia uguale a prigione, ma bensì gabbia uguale a luogo di privacy e proprio territorio, cercando dunque di organizzargli al meglio i tempi di libertà a quelli che dovrà passare nella gabbia.
Proprio perché fin dalla più tenera età e per tutto il resto della sua vita, esso non avrà altri contatti che con gli esseri umani, bisogna pensare al luogo e alla stanza in cui esso sarà alloggiato, chi si occuperà della sua alimentazione e della pulizia della gabbia, le visite veterinarie, le eventuali cure mediche, la presenza in casa di piante o altri animali domestici, con cui difficilmente (se non addirittura impossibile) si potrà ottenere una pacifica convivenza (cani - gatti - altri pappagalli etc..), la presenza in casa di persone allergiche alla sottile polvere cheratinica emessa dal pappagallo causata, dallo sfaldamento delle guaine che tengono le piume incapsulate durante la crescita delle stesse, la perdita (anche se non eccessiva) di penne e piume durante tutto l’arco dell’anno con punte maggiori nei periodi coincidenti la primavera e l’autunno, i possibili danni causati a cose, piante (oltretutto alcune molto pericolose per il pappagallo) e suppellettili, infatti molto di tutto ciò è causato dall’estrema intelligenza degli Inseparabili, sempre alla ricerca di scoprire il mondo che li circonda e non per ultimo, gli eventuali escrementi lasciati per casa (in verità pochi e molto solidi), che si dovranno pulire non appena l’uccellino è rientrato nella sua gabbia (comunque se abbiamo l’accortezza di togliere in tempo utile tutte le mangiatoie dalla gabbia prima dell’uscita dell’uccello, esso avrà il tempo di svuotare l’intero intestino dalle feci ed in questo modo il problema sarà notevolmente risolto). Certamente questi sono tutti punti a sfavore nella decisione di tenere con sé in ambito domestico un piccolo di Inseparabile, ma è doveroso rammentare al lettore tutto ciò; infatti, tale decisione deve essere ponderata e fatta con la massima calma e senza fretta alcuna, valutando pro e contro nell’avere in casa magari per un decennio un pappagallo (la vita media di un Agapornis in cattività si aggira mediamente dai 10 ai 15 anni). Magari nell’incertezza ci si potrebbe rivolgere a un esperto allevatore o a qualche amico che già possiede un Inseparabile allevato a mano, ed in questo modo si avrebbe prima di tutto ed in modo più chiaro, un quadro generale della futura situazione, ove pertanto la scelta finale sarà ponderata alle reali esigenze del soggetto ed alla nostra reale volontà e allo spirito di sacrificio insieme a quello di tutta la famiglia ospitante, di far entrare in casa un uccello che senz’altro con le giuste cure ed attenzioni renderà felice la nostra vita, ma sempre nel pieno rispetto delle sue esigenze di essere vivente. Se una volta valutato bene tutti i predetti punti, noi e la nostra famiglia abbiamo scelto di accogliere nella nostra casa un pappagallo Inseparabile allevato a mano, rendendoci disponibili a prenderci cura di lui per il resto della sua vita, divenendo a tutti gli effetti un membro della nostra famiglia, la nostra scelta sull’acquisto del pappagallino (in ottima salute e con regolare certificato C.I.T.E.S) dovrebbe cadere su un soggetto già svezzato a mano da poco tempo da parte di un serio allevatore tecnicamente pratico di allevamento allo stecco di Psittacidi.
La scelta di affidarsi ad una persona esperta nell’allevamento a mano dei pappagalli è da consigliare, in quanto ci esenta dall’avere una serie di cognizioni tecniche allevatorie, la cui mancanza porterà certamente al fallimento del progetto con l’aggravante della perdita del soggetto stesso, oltretutto accompagnato dalla carenza di valide nozioni ed esperienza sul campo e dal dover sostenere ingenti spese nell’acquisto delle idonee attrezzature fino al completo svezzamento del pullus.
Descrizione delle attrezzature necessarie: - Una camera o scatola calda, possibilmente del tipo professionale; ma per gli appassionati del fai da te, nulla toglie che possano costruirsela da se, avendo ben evidente lo scopo di tale attrezzo che per l’uso che si dovrà farne sarà utile prevedere fin dalla sua pianificazione costruttiva la scelta dei materiali da utilizzare per avere la massima facilità di pulizia e disinfezione, la cui carenza è causa di notevoli e molteplici casi di morte dei piccoli pappagalli. La nostra nursery dovrà altresì prevedere un impianto di riscaldamento il più possibile gestibile al grado di temperatura ed umidità (la temperatura deve poter oscillare dai 15° ai 35° gradi centigradi verificabile attraverso la continua lettura di un buon termometro, mentre l’umidità avrà un range variabile dal 50% al 60%, verificabile attraverso la presenza di un igrometro), (il calore avverrà attraverso l’utilizzo di un cavetto riscaldante, tipo quello utilizzato nei reptilari posto nel fondo della cassa o la presenza di una lampada riscaldante in porcellana posta sopra la camera calda alla giusta distanza di sicurezza dall’animale in essa alloggiato, la lampada o il cavetto riscaldante saranno collegati ad un termostato automatico regolabile). Per creare le giuste condizioni di umidità, si dovrà porre nelle immediate vicinanze della fonte di calore un piccolo recipiente contenente della semplice acqua, la quale evaporando creerà le regolari condizioni di umidità, tutta l’attrezzatura dovrà essere per l’uso specifico che intendiamo farne ed in regola con le norme sulla sicurezza domestica Europea. Il tutto comunque facilmente acquistabile nei migliori negozi per animali presenti in ogni città, più un piccolo impianto di illuminazione con annessa ventola per garantire una debole circolazione dell’aria all’interno della scatola calda, la quale comunque ci potrà essere utile nel caso di uccelli con patologie che troveranno notevole cura e miglioramento se tenuti ad una temperatura intorno ai 30°/35° gradi centigradi;
completamente ricoperto dal piumaggio finale, cioè intorno ai 35 giorni dalla nascita, ove pertanto, si dovrà optare per un abbassamento della temperatura della camera calda di circa mezzo grado al giorno per un periodo variabile che và dai 30 ai 35 giorni fino ad arrivare alla temperatura ambiente di circa 15° gradi, quando il soggetto sarà in grado di nutrirsi da solo. Si chiarisce che comunque questi dati e gli altri che saranno dati in sede di stesura del seguente testo si intendono del tutto indicativi e frutto delle molteplici esperienze fatte dall’autore (oltre 200 casi di varie specie), infatti bisogna tenere conto della località geografica, delle condizioni meteorologiche in atto e dallo stato di risposta alla crescita del soggetto in esame, tutti dati variabili e difficilmente standardizzabili in modo preciso ed univoco. Il nostro pappagallino, collocato all’interno della camera calda adeguatamente schermato e protetto da luce e correnti d’aria dirette, dovrà essere posto in un contenitore con una buona circolazione dell’aria e dal fondo concavo, sempre delle giuste dimensioni in riferimento allo sviluppo ed alla taglia del soggetto, la cui concavità andrà ad impedire possibili deformazioni degli arti e delle zampe, posizionandolo sopra uno strato di carta assorbente o trucioli di legno ventilati (quindi senza polveri pericolose per i polmoni degli uccelli), cui si faranno vari cambi al giorno in modo da tenere il pappagallino nelle migliori condizioni igieniche possibili. Una volta cresciuto, cioè quando le zampe potranno sostenere agevolmente il suo peso, esso sarà trasferito in un contenitore rettangolare più grande dove fra i trucioli di legno o altro materiale assorbente per le feci ed il nidiaceo, si collocherà una griglia metallica a maglie fine che farà passare nel fondo le feci poco consistenti dovute all’alimentazione semiliquida della pappa d’imbecco, mantenendo in questo modo il soggetto lontano da possibili fonti di infezioni intestinali o altri inconvenienti legati alle scarse condizioni igieniche.
La temperatura di somministrazione della pappa d’imbecco dovrà avere sempre un grado di calore intorno ai 38°/40° gradi centigradi, stando ben attenti a non superare mai tali temperature per non incorrere ad ustioni del gozzo dell’uccello e non dovrà altresì essere meno di tale, perché potremmo creare uno stato di stasi del cibo nel gozzo, dovuto al precoce indurimento della pappa, con l’eventuale fermentazione del cibo stesso, con notevoli problemi legati allo stato di salute del nidiaceo. La consistenza del preparato dovrà essere proporzionale all’età del soggetto, cioè si dovrà somministrare un composto più liquido a soggetti appena nati, e più consistente (tipo lo yogurt) a soggetti più grandi d’età, proprio come avviene negli esemplari svezzati dai genitori naturali attraverso il famoso “latte di pappagallo” (sostanza lattiginosa e lattescente secreta dal gozzo dei pappagalli da apposite ghiandole), che in questo modo riescono a svezzare contemporaneamente più piccoli nati ad intervalli di giorni l’uno con l’altro, il quale esenta gli allevatori di Spittacidi dal ricorrere al cambio delle uova vere con quelle artificiali al fine di permettere la schiusa simultanea di tutti i pullus, pratica questa adottata dagli allevatori di canarini. Modalità di Imbecco degli Psittacidi:
Resta comunque esplicito che il piccolo pappagallo dovrà essere maneggiato e coccolato da tutti i membri della famiglia anche non necessariamente durante le imbeccate, ma nei giusti modi, anche negli intervalli fra una imbeccata ed un’altra. In questo modo, il legame con gli esseri umani sarà più solido e oltretutto farà aumentare il grado di affetto anche a tutta l’intera famiglia.
Metodica e Pratica dell’Imbecco: Per preparare la pappa da imbecco da somministrare ad un piccolo di 15 giorni di età, dobbiamo innanzitutto provvedere a portare l’acqua (mediamente 10cl / 15cl a somministrazione), con cui si andrà a miscelare il preparato in polvere, ad una temperatura di circa 40°/45° gradi, servendoci per controllare il grado di calore del liquido del termometro per alimenti, strumento molto utile soprattutto le prime volte in cui ancora non siamo molto capaci di valutare al tatto la reale temperatura della pappa da imbecco che se molto calda scotterà l’apparato digerente dell’uccello. Quindi utilizzando uno scalda biberon o il forno a microonde, non appena l’acqua raggiunge tale temperatura, dovremmo versare il liquido in un piccolo recipiente, a cui andremo ad aggiungere un paio di cucchiai da caffè di pappa in polvere, quindi si andrà a mescolare in modo energico tutto il composto, al fine di evitare il formarsi di grumi, spesso causa di problemi digestivi o di fermentazioni ingluviali. Se notiamo che la pappa risulta troppo densa, aggiungeremo altra acqua calda, mentre se risulta troppo liquida provvederemo a mettere un po’ di polvere, sempre continuando a mischiare nei vari sensi di rotazione l’intero composto, che durante tale procedura avrà senz’altro perso parte del suo calore, scendendo alla temperatura consigliata per l’imbecco che si aggirerà intorno ai 38°/40° gradi centigradi, ma comunque prima di aspirarla con una siringa sterile (senza ago), dobbiamo accertarci a mezzo del termometro per alimenti del reale grado di calore.
Tale pratica più volte testata in modo positivo su numerosi soggetti alla loro prima esperienza di alimentazione artificiale creerà un meccanismo naturale di predisposizione al nutrimento, in seguito una volta aperto il becco, si andrà ad inserire delicatamente la punta della siringa stando attenti che la stessa non contenga molta aria, cominciando a spingere con estrema calma sullo stantuffo, facendo fuoriuscire la pappa, mentre con le dita (pollice ed indice) dell’altra mano andremo a tenere delicatamente la testa del soggetto che tenderà a fare movimenti convulsi ma che andranno a diminuire quando il soggetto inizia a saziarsi fino al punto che una volta sfamato, noteremo che l’uccellino tenderà a serrare il becco ed a voltarsi dall’altra parte. Resta comunque il fatto che visivamente anche noi saremmo in grado di valutare se tale atteggiamento e da attribuire ad un qualche problema o se veramente l’esemplare e giustamente rifocillato è sazio, tutto ciò è facilmente individuabile attraverso l’osservazione visiva e tattile del gozzo, che si presenterà gonfio e morbido al tatto, ricordando al lettore che comunque almeno una volta al giorno è utile far svuotare quasi completamente il gozzo, magari somministrando un po’ di cibo in meno durante l’imbeccata di metà giornata, atta a far pulire completamente da residui di cibo l’intero apparato digerente.
Ultimato il pasto dovremmo riporre tutto il materiale utilizzato e perfettamente ripulito con abbondante acqua corrente, dentro ad un recipiente in plastica pieno di acqua a cui avremmo aggiunto il giusto quantitativo di disinfettante a largo spettro (quello per biberon e tettarelle senza retrogusto). Certamente alle prime esperienze di imbecco avremmo qualche problema nel calcolare l’esatta consistenza del preparato in polvere o le modalità di imbecco, ma pian piano, tutte queste tecniche diverranno più semplici da gestire, anche perché nel frattempo il nostro Inseparabile sarà cresciuto, quindi si renderà più partecipe ad essere da noi accudito e inoltre, essendo nel contesto aumentata la consistenza della pappa (tipo yogurt, ma mai grumosa o secca), le fuoriuscite indesiderate di cibo saranno sempre più improbabili e nel contempo il numero delle imbeccate sarà gradualmente ridotto fino al completo svezzamento.
Giunti verso il 40° giorno di vita del pappagallino (o non appena si nota un piumaggio completo), dobbiamo sistemare l’uccello dentro ad una piccola gabbia dotata degli accessori indispensabili al suo moto e alla sua alimentazione (acqua compresa), quindi provvederemo a sistemare in ben evidenza ma in modo stabile e sicuro, almeno 2 posatoi del giusto diametro per Agapornis, distanziati fra di loro (ma non in modo eccessivo) e lontano dalle pareti laterali della gabbia, per non rovinare le piume del codrione in fase di crescita, ed inserendo le mangiatoie contenenti un buon misto di sementi che avremmo precedentemente provveduto a ventilare per evitare il formarsi di pericolose polveri (spesso causa di morte improvvisa nei piccoli nidiacei), integrando comunque sempre tali nuovi alimenti con una o due imbeccate al dì di pappa e tentando di abituare il piccolo uccellino ad accettare frutta e verdure, che comunque spesso verranno rifiutate categoricamente, ma che nel tempo si abituerà ad accettare come gradite ed utili al suo corretto sostentamento. Questa sarà senz’altro una delle fasi più importanti e più delicate per la buona riuscita di tutto il nostro operato, ed è proprio in questo momento, cioè nella fase di svezzamento dalla pappa verso una alimentazione da adulto autosufficiente, che la maggior parte dei pappagalli perde parte del suo peso corporeo dovuto ad uno stato emotivo che definisco di “confusione alimentare”. Quindi solo il nostro attento controllo dell’intera situazione (accettazione di nuovi alimenti da noi forniti, utilizzo autonomo delle vaschette porta sementi come unico sistema di nutrimento, ma badando attentamente che una volta sbucciati i primi semi, il soggetto perisca perché non comprendendo che sotto gli scarti vi sono altri semi integri, rimanga a digiuno per molte ore, con conseguenze funeste e fatali in una fase così delicata del suo svezzamento). Pertanto si dovrà avere la massima attenzione a tutti i segnali di sofferenza fisica, ponendo rimedio immediato. Può accadere che il soggetto non accetti subito il nuovo cibo solido, rifiutando categoricamente qualunque alimento che non sia liquido; in questi casi, anche se esteriormente il pullo apparirà con una livrea quasi da adulto (anche se di taglia più piccola), si dovrà continuare a somministrare una imbeccata al dì, ma contestualmente dovremmo continuare ad insistere nel dare al piccolo uccellino una varia alimentazione da adulto, proprio per stimolarlo a nutrirsi da solo, fin quando non saremo certi che sia in grado di alimentarsi in modo del tutto autonomo ed indipendente. Quando il nostro piccolo amico alato sarà diventato autosufficiente per quanto riguarda l’alimentazione ed il volo libero, sarà allora giunto il momento di trasferirlo in quella che sarà la sua nuova dimora, una nuova gabbia spaziosa ed accessoriata in modo del tutto appropriato, ma comunque senza esagerare nell’introdurre molti giochi o passatempi di dubbio valore fisico, anzi essi impediranno il volo ed il moto libero all’interno della gabbia, oltretutto se non sistemati adeguatamente ben presto si sporcheranno con le deiezioni dell’uccello. Quindi si opterà per l’utilizzo di posatoi in plastica (o di legni naturali non nocivi) di vari diametri e dell’introduzione di una corda naturale posizionata ad “U” larga, in questo modo si otterrà il giusto esercizio fisico, molto utile in fase di crescita del soggetto, tutto ciò per rendere meno penosa l’attesa delle ore di libertà non appena rientrati i membri della famiglia.
E’ giusto ricordare che si dovrà evitare di posizionare anche degli specchietti, usualmente acquistabili presso molti negozi per l’ornitologia, in quanto l’immagine del pappagallo riflessa nello specchio potrebbe infastidire non poco il nostro Inseparabile. Come altresì sconsiglio nel modo più categorico la presenza di altri esemplari di pappagallo, anche appartenenti al genus degli Agapornidi (anche se trattasi di soggetti allevati dall’uomo), in quanto nel nostro piccolo, si verrebbero a creare una serie di “complessi”, con ripercussioni fisiche e psichiche, di non facile soluzione, ricordando nuovamente che l’unico scopo di tutti i consigli fin qui riportati hanno come prima ed ultima finalità solo il benessere del pappagallo ed in nessun caso si dovrà porre il nostro Agapornis in situazioni di conflitto psicofisico. Eccocci giunti alla parte finale del nostro cammino nell’allevamento a mano degli Agapornidi, un cammino non sempre facile, ma senz’altro seguendo con attenzione questi consigli, tale compito sarà stato reso meno problematico soprattutto per gli allevatori alla loro prima esperienza, che ricordo sempre molto difficoltosa, ma, che una volta ultimata, ci porterà ad avere un nuovo amico e compagno nella nostra casa. Un piccolo pappagallo africano della meravigliosa famiglia degli Inseparabili. Salvo Sassadoro
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Nota sintetica e descrittiva dell’Autore: Salvo Sassadoro, vive a Balestrate (PA) Socio del Club degli Agapornis e simpatizzante di Avifauna,insieme alla moglie Giusy alleva da anni varie specie di pappagalli allo stecco, studiando da anni il comportamento degli psittacidi in cattività. Per contatti: Sassadoro@libero.it |