Oggi più che mai, molti sono i motivi per cui si ricorre sempre più spesso all’allevamento a mano (o allo stecco) dei piccoli di pappagallo da parte degli esseri umani, infatti si fa ricorso all’alimentazione artificiale (grazie anche al notevole miglioramento delle pappe da imbecco commerciali facilmente acquistabili in molti negozi di animali) nei casi in cui vi sia un abbandono dei piccoli da parte dei genitori, in presenza di varie malattie, nei casi di maltrattamento dei pullus, per morte dei riproduttori, come stimolazione forzata da parte degli allevatori per aumentare il numero delle deposizioni delle uova nelle specie rare o pregiate, o più semplicemente per aumentare in modo considerevole il grado di docilità dei soggetti, che fin dai primi giorni di vita, vengono accuditi dai proprietari o da allevatori esperti nelle tecniche d’avicoltura, per farne degli ottimi Pet-Bird. Sostanzialmente dei pappagalli che si adattano perfettamente alla convivenza in famiglia, senza talaltro essere in alcun modo intimoriti dalla stretta convivenza con l’uomo e l’ambito domestico, dove spesso si riscontra in questi soggetti una valida compagnia alle persone anziane e sole, o un valido supporto psicologico in presenza di persone con problemi di handicap fisico.

Motivi questi, che escludono a priori la scelta di prendere con se come animale da compagnia dei pappagalli adulti o dei soggetti anche se molto giovani, ma svezzati dai genitori naturali, i cui “rari” casi di futura e serena convivenza con gli esseri umani non potranno in alcun caso “garantire” quello che invece si prefigge come certo nella scelta di allevare a mano un piccolo di Lovebird sin dai primissimi giorni di vita, come futuro compagno e membro familiare, senza incorrere in un soggetto timoroso ed inadatto allo scopo che ci prefissiamo nel seguente trattato, valido comunque con le opportune modifiche anche per altre specie di pappagalli.

Il motivo per cui gli Agapornidi raffigurano tra i maggiori rappresentanti dei pappagalli allevati a mano e cresciuti in ambiente domestico è dettato da molti ragioni, infatti gli Inseparabili presentano numerosi punti a favore per cui si preferisce questi Psittacidi ad altre specie e generi di uccelli.

Infatti la taglia ridotta; la notevole longevità; la scarsa emissione di sgradevoli e rumorosi richiami spesso causa di disturbo di eventuali condomini; l’estrema frugalità e quindi la quasi esenzione da problemi alimentari e di deiezioni, e non per ultimo la grande capacità di adattamento alla vita in appartamento in presenza di esseri umani, sono soltanto alcuni dei punti salienti per cui si assiste sempre con maggiore riscontro all’aumento delle richieste di questo stupendo rappresentante del mondo alato da parte di molte famiglie, oltretutto l’Agapornis vanta nelle sue varie specie, uno stupendo ventaglio di colori ed accostamenti cromatici, ed anche una discreta scelta della taglia, le quali comunque non superano mai i 15/18 cm di lunghezza, quindi per la vita in ambienti domestici non necessitano di grandi ricoveri, tutto al più è doveroso ricordare che non bisogna pensare di tenere questi volatili in gabbie piccole ed anguste, ma si preferirebbe qualora gli spazi casalinghi lo permettano di tenerli in piccole voliere da appartamento o in gabbie che non abbiano una lunghezza inferiore ai 60 cm, oltretutto fornite di utili accessori (come corde e rami naturali), che possano servire da validi attrezzi ginnici.

Molto importanti ai fini di un corretto sviluppo dei piccoli in fase di crescita, atti a mantenere il giusto movimento fisico ed un valido passatempo psicologico, nelle ore in cui i proprietari sono assenti per motivi di lavoro od altro, oltretutto questi passatempi renderanno al soggetto meno problematico il tempo di attesa fra una uscita dalla gabbia e l’altra, dove i nostri piccoli pappagalli una volta liberati si metteranno a pieno contatto con la famiglia umana di appartenenza, senza tuttavia avere il concetto di gabbia uguale a prigione, ma bensì gabbia uguale a luogo di privacy e proprio territorio, cercando dunque di organizzargli al meglio i tempi di libertà a quelli che dovrà passare nella gabbia.

Prima di cominciare l’argomento dedicato alle tecniche di allevamento a mano è d’obbligo ricordare al lettore l’attenta applicazione delle più elementari norme igieniche nel rapporto quotidiano fra pappagalli ed esseri umani, non prendendo in considerazioni eventuali zoonosi, oltretutto ritenute dalla medicina come cause sporadiche di trasmissione delle malattie animale/uomo, in quanto in passato ciò era facilmente riscontrabile in soggetti illegalmente catturati, i cui esemplari spesso potevano essere portatori in natura di varie malattie latenti che si sviluppavano e manifestavano soltanto a seguito dello stress in cui si vengono a trovare questi soggetti, prelevati brutalmente dalle loro aree geografiche di pertinenza e trasportati in malo modo, ospitandoli ed alimentatoli senza nessuna cognizione reale delle loro necessità naturali. Ecco uno dei motivi per cui sconsiglio fortemente anche ai giorni nostri l’acquisto di soggetti di cattura, anche se legalizzata, cui talaltro gli Agapornidi, visto il notevole numero dei validi allevamenti Italiani, non rientra in questa casistica, dove oltretutto, l’estrema ricerca di nuove mutazioni, partendo dai colori ancestrali, determina necessariamente agli acquirenti di rivolgersi ad allevamenti seri e qualificati che senz’altro adottano norme molto ferree riguardanti le condizioni alimentari ed igieniche degli uccelli e degli aviari. Una volta discusse in famiglia tutte le problematiche legate all’ingresso in casa di un pappagallo domestico ed avendo valutato con l’estrema attenzione di tutti i componenti della famiglia i pro ed i contro di tenere in casa un Pet-Bird, riflettendo bene e con molta attenzione che tali soggetti pretendono giustamente per almeno sei ore al giorno uno stretto contatto con l’uomo che considerano un suo pari (processo ed evoluzione dell’imprinting).

Proprio perché fin dalla più tenera età e per tutto il resto della sua vita, esso non avrà altri contatti che con gli esseri umani, bisogna pensare al luogo e alla stanza in cui esso sarà alloggiato, chi si occuperà della sua alimentazione e della pulizia della gabbia, le visite veterinarie, le eventuali cure mediche, la presenza in casa di piante o altri animali domestici, con cui difficilmente (se non addirittura impossibile) si potrà ottenere una pacifica convivenza (cani - gatti - altri pappagalli etc..), la presenza in casa di persone allergiche alla sottile polvere cheratinica emessa dal pappagallo causata, dallo sfaldamento delle guaine che tengono le piume incapsulate durante la crescita delle stesse, la perdita (anche se non eccessiva) di penne e piume durante tutto l’arco dell’anno con punte maggiori nei periodi coincidenti la primavera e l’autunno, i possibili danni causati a cose, piante (oltretutto alcune molto pericolose per il pappagallo) e suppellettili, infatti molto di tutto ciò è causato dall’estrema intelligenza degli Inseparabili, sempre alla ricerca di scoprire il mondo che li circonda e non per ultimo, gli eventuali escrementi lasciati per casa (in verità pochi e molto solidi), che si dovranno pulire non appena l’uccellino è rientrato nella sua gabbia (comunque se abbiamo l’accortezza di togliere in tempo utile tutte le mangiatoie dalla gabbia prima dell’uscita dell’uccello, esso avrà il tempo di svuotare l’intero intestino dalle feci ed in questo modo il problema sarà notevolmente risolto). Certamente questi sono tutti punti a sfavore nella decisione di tenere con sé in ambito domestico un piccolo di Inseparabile, ma è doveroso rammentare al lettore tutto ciò; infatti, tale decisione deve essere ponderata e fatta con la massima calma e senza fretta alcuna, valutando pro e contro nell’avere in casa magari per un decennio un pappagallo (la vita media di un Agapornis in cattività si aggira mediamente dai 10 ai 15 anni).

Magari nell’incertezza ci si potrebbe rivolgere a un esperto allevatore o a qualche amico che già possiede un Inseparabile allevato a mano, ed in questo modo si avrebbe prima di tutto ed in modo più chiaro, un quadro generale della futura situazione, ove pertanto la scelta finale sarà ponderata alle reali esigenze del soggetto ed alla nostra reale volontà e allo spirito di sacrificio insieme a quello di tutta la famiglia ospitante, di far entrare in casa un uccello che senz’altro con le giuste cure ed attenzioni renderà felice la nostra vita, ma sempre nel pieno rispetto delle sue esigenze di essere vivente. Se una volta valutato bene tutti i predetti punti, noi e la nostra famiglia abbiamo scelto di accogliere nella nostra casa un pappagallo Inseparabile allevato a mano, rendendoci disponibili a prenderci cura di lui per il resto della sua vita, divenendo a tutti gli effetti un membro della nostra famiglia, la nostra scelta sull’acquisto del pappagallino (in ottima salute e con regolare certificato C.I.T.E.S) dovrebbe cadere su un soggetto già svezzato a mano da poco tempo da parte di un serio allevatore tecnicamente pratico di allevamento allo stecco di Psittacidi.

Ciò sarebbe tanto più semplice frequentando delle mostre ornitologiche specialistiche sugli Agapornidi o magari iscrivendosi ad un Club Nazionale espressamente dedicato agli Inseparabili dove, oltre ad avere la possibilità di vedere come sarà da adulto il nostro beniamino, potremmo intrecciare valide amicizie con persone esperte nella detenzione e cura di questi splendidi animali che senz’altro sapranno aiutarvi nella scelta da fare in merito a quale fra le più comuni specie di Agapornis scegliere (Roseicollis - Fischer - Personatus -) ed il corretto modo in cui dovremmo tenere in casa il pappagallo una volta diventato adulto.

La scelta di affidarsi ad una persona esperta nell’allevamento a mano dei pappagalli è da consigliare, in quanto ci esenta dall’avere una serie di cognizioni tecniche allevatorie, la cui mancanza porterà certamente al fallimento del progetto con l’aggravante della perdita del soggetto stesso, oltretutto accompagnato dalla carenza di valide nozioni ed esperienza sul campo e dal dover sostenere ingenti spese nell’acquisto delle idonee attrezzature fino al completo svezzamento del pullus.

Se, invece, pensate seriamente di intraprendere l’avventura di portare alla piena autonomia un piccolo di Inseparabile partendo da un soggetto di 12/15 giorni di vita, senz’altro l’attenta lettura di questo testo vi darà un valido supporto in riferimento alla corretta tecnica di gestione del piccolo, ove prima di cominciare la descrizione andiamo a vedere l’intera attrezzatura che dovremmo disporre prima di accogliere in casa il nostro nuovo membro, infatti è di fondamentale importanza capire che in questo caso non possiamo dare spazio all’improvvisazione ma avere fin da subito un quadro molto chiaro sulla scelta su cui si è optati e sulle modalità di raggiungimento del nostro fine ultimo.

Descrizione delle attrezzature necessarie:

- Una camera o scatola calda, possibilmente del tipo professionale; ma per gli appassionati del fai da te, nulla toglie che possano costruirsela da se, avendo ben evidente lo scopo di tale attrezzo che per l’uso che si dovrà farne sarà utile prevedere fin dalla sua pianificazione costruttiva la scelta dei materiali da utilizzare per avere la massima facilità di pulizia e disinfezione, la cui carenza è causa di notevoli e molteplici casi di morte dei piccoli pappagalli. La nostra nursery dovrà altresì prevedere un impianto di riscaldamento il più possibile gestibile al grado di temperatura ed umidità (la temperatura deve poter oscillare dai 15° ai 35° gradi centigradi verificabile attraverso la continua lettura di un buon termometro, mentre l’umidità avrà un range variabile dal 50% al 60%, verificabile attraverso la presenza di un igrometro), (il calore avverrà attraverso l’utilizzo di un cavetto riscaldante, tipo quello utilizzato nei reptilari posto nel fondo della cassa o la presenza di una lampada riscaldante in porcellana posta sopra la camera calda alla giusta distanza di sicurezza dall’animale in essa alloggiato, la lampada o il cavetto riscaldante saranno collegati ad un termostato automatico regolabile).

Per creare le giuste condizioni di umidità, si dovrà porre nelle immediate vicinanze della fonte di calore un piccolo recipiente contenente della semplice acqua, la quale evaporando creerà le regolari condizioni di umidità, tutta l’attrezzatura dovrà essere per l’uso specifico che intendiamo farne ed in regola con le norme sulla sicurezza domestica Europea. Il tutto comunque facilmente acquistabile nei migliori negozi per animali presenti in ogni città, più un piccolo impianto di illuminazione con annessa ventola per garantire una debole circolazione dell’aria all’interno della scatola calda, la quale comunque ci potrà essere utile nel caso di uccelli con patologie che troveranno notevole cura e miglioramento se tenuti ad una temperatura intorno ai 30°/35° gradi centigradi;

- un set di nuove siringhe sterili monouso da 5 ml;

- un set di contenitori in plastica di varie misure, i quali serviranno come nido durante la crescita del pullus;

- un set di contenitori in cui cuocere o porre la pappa d’imbecco;

- un termometro per alimenti, meglio se digitale, per controllare la temperatura alla quale si dovrà somministrare la pappa d’imbecco;

- carta assorbente da cucina, per vari usi;

- disinfettante per biberon tettarelle o accessori per bambini;

- acqua naturale ad uso alimentare umano;

- uno scalda biberon per bambini, o un forno a microonde;

- la giusta quantità di pappa d’imbecco professionale bilanciata per Inseparabili, la cui quantità totale dovrà prevedere l’intera durata di allevamento fino allo svezzamento del piccolo più una piccola percentuale dovuta alla nostra imperizia di principianti che sicuramente andrà persa al solo scopo di non incorrere nell’ipotesi di non avere più pappa da somministrare al pullus a metà allevamento, problema che si aggrava specialmente se si abita lontano dai grandi centri urbani in cui è più difficile reperire tali prodotti.

Una volta che ci siamo procurati la predetta attrezzatura si potrà accogliere in casa l’animale, dove avremmo gia precedentemente disposto e messo in funzione l’intera scatola calda e la camera della casa in cui essa andrà a posizionarsi, la quale dovrà essere idonea all’uso, cioè non esposta ai rigori dell’inverno o al caldo estivo, naturalmente illuminata e priva di notevole umidità e pericolose correnti d’aria. La condizione termica della scatola d’allevamento dovrà essere regolata ad una temperatura non inferiore ai 35° gradi, per un giovane soggetto privo di penne e piume (12/15 giorni di età) tale temperatura dovrà decrescere per stabilizzarsi intorno ai 20° gradi quando l’esemplare sarà

completamente ricoperto dal piumaggio finale, cioè intorno ai 35 giorni dalla nascita, ove pertanto, si dovrà optare per un abbassamento della temperatura della camera calda di circa mezzo grado al giorno per un periodo variabile che và dai 30 ai 35 giorni fino ad arrivare alla temperatura ambiente di circa 15° gradi, quando il soggetto sarà in grado di nutrirsi da solo. Si chiarisce che comunque questi dati e gli altri che saranno dati in sede di stesura del seguente testo si intendono del tutto indicativi e frutto delle molteplici esperienze fatte dall’autore (oltre 200 casi di varie specie), infatti bisogna tenere conto della località geografica, delle condizioni meteorologiche in atto e dallo stato di risposta alla crescita del soggetto in esame, tutti dati variabili e difficilmente standardizzabili in modo preciso ed univoco. Il nostro pappagallino, collocato all’interno della camera calda adeguatamente schermato e protetto da luce e correnti d’aria dirette, dovrà essere posto in un contenitore con una buona circolazione dell’aria e dal fondo concavo, sempre delle giuste dimensioni in riferimento allo sviluppo ed alla taglia del soggetto, la cui concavità andrà ad impedire possibili deformazioni degli arti e delle zampe, posizionandolo sopra uno strato di carta assorbente o trucioli di legno ventilati (quindi senza polveri pericolose per i polmoni degli uccelli), cui si faranno vari cambi al giorno in modo da tenere il pappagallino nelle migliori condizioni igieniche possibili. Una volta cresciuto, cioè quando le zampe potranno sostenere agevolmente il suo peso, esso sarà trasferito in un contenitore rettangolare più grande dove fra i trucioli di legno o altro materiale assorbente per le feci ed il nidiaceo, si collocherà una griglia metallica a maglie fine che farà passare nel fondo le feci poco consistenti dovute all’alimentazione semiliquida della pappa d’imbecco, mantenendo in questo modo il soggetto lontano da possibili fonti di infezioni intestinali o altri inconvenienti legati alle scarse condizioni igieniche.

La prima somministrazione dell’imbeccata mattutina, per un soggetto di 12/15 giorni di età, dovrà avvenire intorno alle ore 07.00 e successivamente ogni 3 ore e ½, fino all’ultima imbeccata che dovrà avvenire intorno alle ore 23.00/23.30 circa, per cui dovremmo somministrare almeno 5 imbeccate al giorno per i primi 20 giorni. Ma per rendere più chiaro il concetto andiamo a vedere lo schema a seguito indicato, ricordando al lettore che esso è puramente indicativo e lasciando a discrezione dell’allevatore se aumentare o meno il numero delle somministrazioni ed il tempo intercorso fra le stesse, valutazioni queste che variano da soggetto a soggetto, in base all’età, allo stato di salute o alla specie di appartenenza:

Età del Soggetto Numero dei pasti quotidiani
dai 05 ai 20 giorni di età n°5 imbeccate al dì
dai 20 ai 30 giorni di età n°4 imbeccate al dì
dai 30 ai 40 giorni di età n°3 imbeccate al dì
dai 40 ai 45 giorni di età n°2 imbeccate al dì
dai 45 ai 50 giorni di età n°1 imbeccata al dì

La temperatura di somministrazione della pappa d’imbecco dovrà avere sempre un grado di calore intorno ai 38°/40° gradi centigradi, stando ben attenti a non superare mai tali temperature per non incorrere ad ustioni del gozzo dell’uccello e non dovrà altresì essere meno di tale, perché potremmo creare uno stato di stasi del cibo nel gozzo, dovuto al precoce indurimento della pappa, con l’eventuale fermentazione del cibo stesso, con notevoli problemi legati allo stato di salute del nidiaceo. La consistenza del preparato dovrà essere proporzionale all’età del soggetto, cioè si dovrà somministrare un composto più liquido a soggetti appena nati, e più consistente (tipo lo yogurt) a soggetti più grandi d’età, proprio come avviene negli esemplari svezzati dai genitori naturali attraverso il famoso “latte di pappagallo” (sostanza lattiginosa e lattescente secreta dal gozzo dei pappagalli da apposite ghiandole), che in questo modo riescono a svezzare contemporaneamente più piccoli nati ad intervalli di giorni l’uno con l’altro, il quale esenta gli allevatori di Spittacidi dal ricorrere al cambio delle uova vere con quelle artificiali al fine di permettere la schiusa simultanea di tutti i pullus, pratica questa adottata dagli allevatori di canarini.

Modalità di Imbecco degli Psittacidi:

Andiamo ad analizzare in questo passaggio la corretta metodica per allevare a mano i piccoli di Inseparabile, escludendo a priori come mezzo di somministrazione della pappa, l’uso di cucchiaini dai bordi ricurvi, che possono se usati male, causare la deformazione della parte inferiore del becco o l’utilizzo di sonde per far arrivare direttamente l’alimento nel gozzo dei pullus, molto comode e veloci se si allevano contemporaneamente molti piccoli, ma da me vivamente sconsigliate per molteplici motivazioni, fra cui il pericolo che per imperizia nell’ introdurre la sonda nel gozzo da parte dell’allevatore alle prime armi si possano causare dei microtraumi a carico dell’esofago della trachea o dell’ingluvie (gozzo) o peggio ancora, se a causa dell’introduzione accidentale del cibo nei polmoni e non nel gozzo con la sonda da imbecco si causerà il soffocamento dell’esemplare e quindi la morte rapida per asfissia. Oltretutto l’uso della sonda, riducendo notevolmente i tempi dell’imbeccata, riduce sostanzialmente anche i tempi del contatto animale/uomo, ciò a scapito del futuro legame di confidenza e fiducia reciproca che si dovrà instaurare fra i due. Non a caso, spesso capita che a causa degli scarsi tempi di contatto, molti soggetti assumano un comportamento molto più timoroso verso gli esseri umani o addirittura si assista ad un processo di rinselvatichimento del pappagallo, cosa che capita molto più di rado in altre specie di Psittacidi di taglia maggiore, proprio perché avendo una stazza maggiore, si avrà anche un periodo di allevamento e svezzamento molto più lungo e l’attaccamento all’uomo avverrà in modo più diluito ed efficace..Mentre negli esemplari appartenenti alle razze a rapido sviluppo fisico come gli Agapornidi, appunto, i veloci tempi di reazione e di crescita non permettono tali situazioni positive per ottenere degli ottimi pappagalli da compagnia, a cui se aggiungiamo una scarsa manipolazione del soggetto dettato da imbecchi rapidi a mezzo di sondino, certamente i risultati finali saranno del tutto insoddisfacenti, per lo scopo fin qui prefisso

Resta comunque esplicito che il piccolo pappagallo dovrà essere maneggiato e coccolato da tutti i membri della famiglia anche non necessariamente durante le imbeccate, ma nei giusti modi, anche negli intervalli fra una imbeccata ed un’altra. In questo modo, il legame con gli esseri umani sarà più solido e oltretutto farà aumentare il grado di affetto anche a tutta l’intera famiglia.

 

Metodica e Pratica dell’Imbecco:

Per preparare la pappa da imbecco da somministrare ad un piccolo di 15 giorni di età, dobbiamo innanzitutto provvedere a portare l’acqua (mediamente 10cl / 15cl a somministrazione), con cui si andrà a miscelare il preparato in polvere, ad una temperatura di circa 40°/45° gradi, servendoci per controllare il grado di calore del liquido del termometro per alimenti, strumento molto utile soprattutto le prime volte in cui ancora non siamo molto capaci di valutare al tatto la reale temperatura della pappa da imbecco che se molto calda scotterà l’apparato digerente dell’uccello. Quindi utilizzando uno scalda biberon o il forno a microonde, non appena l’acqua raggiunge tale temperatura, dovremmo versare il liquido in un piccolo recipiente, a cui andremo ad aggiungere un paio di cucchiai da caffè di pappa in polvere, quindi si andrà a mescolare in modo energico tutto il composto, al fine di evitare il formarsi di grumi, spesso causa di problemi digestivi o di fermentazioni ingluviali. Se notiamo che la pappa risulta troppo densa, aggiungeremo altra acqua calda, mentre se risulta troppo liquida provvederemo a mettere un po’ di polvere, sempre continuando a mischiare nei vari sensi di rotazione l’intero composto, che durante tale procedura avrà senz’altro perso parte del suo calore, scendendo alla temperatura consigliata per l’imbecco che si aggirerà intorno ai 38°/40° gradi centigradi, ma comunque prima di aspirarla con una siringa sterile (senza ago), dobbiamo accertarci a mezzo del termometro per alimenti del reale grado di calore.

Non appena certi del grado termico su menzionato, ci posizioneremo di fronte al pullus, posto in un contenitore piano e ben stabile, su tale contenitore dovremmo precedentemente sistemare qualche foglio di carta assorbente, a cui sarà appoggiato il nostro piccolo, in modo che eventuali fuoriuscite di cibo o di emissione di feci da parte del nidiaceo potranno, una volta ultimato il pasto, essere rimosse con enorme semplicità. Quando andremo a introdurre la siringa (senza ago) nel becco sul lato sinistro, può accadere che il piccolo soprattutto le prime volte, stenti a capire che è giunta l’ora di mangiare, rifiutando il cibo, quindi andremo a stimolarlo, toccando con la punta della siringa ai lati del becco.

Tale pratica più volte testata in modo positivo su numerosi soggetti alla loro prima esperienza di alimentazione artificiale creerà un meccanismo naturale di predisposizione al nutrimento, in seguito una volta aperto il becco, si andrà ad inserire delicatamente la punta della siringa stando attenti che la stessa non contenga molta aria, cominciando a spingere con estrema calma sullo stantuffo, facendo fuoriuscire la pappa, mentre con le dita (pollice ed indice) dell’altra mano andremo a tenere delicatamente la testa del soggetto che tenderà a fare movimenti convulsi ma che andranno a diminuire quando il soggetto inizia a saziarsi fino al punto che una volta sfamato, noteremo che l’uccellino tenderà a serrare il becco ed a voltarsi dall’altra parte. Resta comunque il fatto che visivamente anche noi saremmo in grado di valutare se tale atteggiamento e da attribuire ad un qualche problema o se veramente l’esemplare e giustamente rifocillato è sazio, tutto ciò è facilmente individuabile attraverso l’osservazione visiva e tattile del gozzo, che si presenterà gonfio e morbido al tatto, ricordando al lettore che comunque almeno una volta al giorno è utile far svuotare quasi completamente il gozzo, magari somministrando un po’ di cibo in meno durante l’imbeccata di metà giornata, atta a far pulire completamente da residui di cibo l’intero apparato digerente.

Una volta che l’imbeccata si è conclusa, prima di riporre il nidiaceo nel suo contenitore pulito a cui avremmo cambiato il fondo assorbente, dovremmo controllare che non vi siano nel becco o nel corpo del piccolo delle tracce di pastone o feci e qualora accidentalmente si dovesse verificare in fase di imbecco tale situazione, si dovrà pulire garbatamente e perfettamente il soggetto, servendosi di un po’ di acqua tiepida e della carta assorbente, così facendo eviteremo futuri problemi fisici legati alla scarsa igiene, evitando nel contempo di imbrattare e quindi impedire alle piume di crescere normalmente, cosa che non succede se tra i pori della pelle ed i calami delle piume si forma uno strato di sporcizia che impedirà alla piuma od alla penna di svilupparsi correttamente nel giusto senso.

Ultimato il pasto dovremmo riporre tutto il materiale utilizzato e perfettamente ripulito con abbondante acqua corrente, dentro ad un recipiente in plastica pieno di acqua a cui avremmo aggiunto il giusto quantitativo di disinfettante a largo spettro (quello per biberon e tettarelle senza retrogusto).

Certamente alle prime esperienze di imbecco avremmo qualche problema nel calcolare l’esatta consistenza del preparato in polvere o le modalità di imbecco, ma pian piano, tutte queste tecniche diverranno più semplici da gestire, anche perché nel frattempo il nostro Inseparabile sarà cresciuto, quindi si renderà più partecipe ad essere da noi accudito e inoltre, essendo nel contesto aumentata la consistenza della pappa (tipo yogurt, ma mai grumosa o secca), le fuoriuscite indesiderate di cibo saranno sempre più improbabili e nel contempo il numero delle imbeccate sarà gradualmente ridotto fino al completo svezzamento.

 

Giunti verso il 40° giorno di vita del pappagallino (o non appena si nota un piumaggio completo), dobbiamo sistemare l’uccello dentro ad una piccola gabbia dotata degli accessori indispensabili al suo moto e alla sua alimentazione (acqua compresa), quindi provvederemo a sistemare in ben evidenza ma in modo stabile e sicuro, almeno 2 posatoi del giusto diametro per Agapornis, distanziati fra di loro (ma non in modo eccessivo) e lontano dalle pareti laterali della gabbia, per non rovinare le piume del codrione in fase di crescita, ed inserendo le mangiatoie contenenti un buon misto di sementi che avremmo precedentemente provveduto a ventilare per evitare il formarsi di pericolose polveri (spesso causa di morte improvvisa nei piccoli nidiacei), integrando comunque sempre tali nuovi alimenti con una o due imbeccate al dì di pappa e tentando di abituare il piccolo uccellino ad accettare frutta e verdure, che comunque spesso verranno rifiutate categoricamente, ma che nel tempo si abituerà ad accettare come gradite ed utili al suo corretto sostentamento. Questa sarà senz’altro una delle fasi più importanti e più delicate per la buona riuscita di tutto il nostro operato, ed è proprio in questo momento, cioè nella fase di svezzamento dalla pappa verso una alimentazione da adulto autosufficiente, che la maggior parte dei pappagalli perde parte del suo peso corporeo dovuto ad uno stato emotivo che definisco di “confusione alimentare”. Quindi solo il nostro attento controllo dell’intera situazione (accettazione di nuovi alimenti da noi forniti, utilizzo autonomo delle vaschette porta sementi come unico sistema di nutrimento, ma badando attentamente che una volta sbucciati i primi semi, il soggetto perisca perché non comprendendo che sotto gli scarti vi sono altri semi integri, rimanga a digiuno per molte ore, con conseguenze funeste e fatali in una fase così delicata del suo svezzamento).

Pertanto si dovrà avere la massima attenzione a tutti i segnali di sofferenza fisica, ponendo rimedio immediato. Può accadere che il soggetto non accetti subito il nuovo cibo solido, rifiutando categoricamente qualunque alimento che non sia liquido; in questi casi, anche se esteriormente il pullo apparirà con una livrea quasi da adulto (anche se di taglia più piccola), si dovrà continuare a somministrare una imbeccata al dì, ma contestualmente dovremmo continuare ad insistere nel dare al piccolo uccellino una varia alimentazione da adulto, proprio per stimolarlo a nutrirsi da solo, fin quando non saremo certi che sia in grado di alimentarsi in modo del tutto autonomo ed indipendente.

Quando il nostro piccolo amico alato sarà diventato autosufficiente per quanto riguarda l’alimentazione ed il volo libero, sarà allora giunto il momento di trasferirlo in quella che sarà la sua nuova dimora, una nuova gabbia spaziosa ed accessoriata in modo del tutto appropriato, ma comunque senza esagerare nell’introdurre molti giochi o passatempi di dubbio valore fisico, anzi essi impediranno il volo ed il moto libero all’interno della gabbia, oltretutto se non sistemati adeguatamente ben presto si sporcheranno con le deiezioni dell’uccello. Quindi si opterà per l’utilizzo di posatoi in plastica (o di legni naturali non nocivi) di vari diametri e dell’introduzione di una corda naturale posizionata ad “U” larga, in questo modo si otterrà il giusto esercizio fisico, molto utile in fase di crescita del soggetto, tutto ciò per rendere meno penosa l’attesa delle ore di libertà non appena rientrati i membri della famiglia.

 

E’ giusto ricordare che si dovrà evitare di posizionare anche degli specchietti, usualmente acquistabili presso molti negozi per l’ornitologia, in quanto l’immagine del pappagallo riflessa nello specchio potrebbe infastidire non poco il nostro Inseparabile. Come altresì sconsiglio nel modo più categorico la presenza di altri esemplari di pappagallo, anche appartenenti al genus degli Agapornidi (anche se trattasi di soggetti allevati dall’uomo), in quanto nel nostro piccolo, si verrebbero a creare una serie di “complessi”, con ripercussioni fisiche e psichiche, di non facile soluzione, ricordando nuovamente che l’unico scopo di tutti i consigli fin qui riportati hanno come prima ed ultima finalità solo il benessere del pappagallo ed in nessun caso si dovrà porre il nostro Agapornis in situazioni di conflitto psicofisico. Eccocci giunti alla parte finale del nostro cammino nell’allevamento a mano degli Agapornidi, un cammino non sempre facile, ma senz’altro seguendo con attenzione questi consigli, tale compito sarà stato reso meno problematico soprattutto per gli allevatori alla loro prima esperienza, che ricordo sempre molto difficoltosa, ma, che una volta ultimata, ci porterà ad avere un nuovo amico e compagno nella nostra casa.

Un piccolo pappagallo africano della meravigliosa famiglia degli Inseparabili.

Salvo Sassadoro

 

Nota sintetica e descrittiva dell’Autore:

Salvo Sassadoro, vive a Balestrate (PA) Socio del Club degli Agapornis e simpatizzante di Avifauna,insieme alla moglie Giusy alleva da anni varie specie di pappagalli allo stecco, studiando da anni il comportamento degli psittacidi in cattività. Per contatti: Sassadoro@libero.it