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Links dei lavori che ho realizzato quale collaboratore del portale "Chitarra e Dintorni"

 

  1. Indice http://www.chitarraedintorni.eu/Gangi_speciali_monografie.htm

  2. Formazione http://www.chitarraedintorni.eu/Gangi_formazione_speciali_monografie.htm

  3. Didatta http://www.chitarraedintorni.eu/Gangi_didatta_speciali_monografie.htm

  4. Interprete http://www.chitarraedintorni.eu/Gangi_interprete_speciali_monografie.htm

  5. Compositore http://www.chitarraedintorni.eu/Gangi_compositore_speciali_monografie.htm

  6. Poetica http://www.chitarraedintorni.eu/Gangi_poetica_speciali_monografie.htm

  7. Tributi http://www.chitarraedintorni.eu/Gangi_tributi_speciali_monografie.htm

  1. CD di Angelo Barricelli “FROM BORDERLANDS” http://www.chitarraedintorni.eu/From_borderlands_recensioni.htm

  2. Concerto in ricordo di Mario Gangi  http://www.chitarraedintorni.eu/Gangi_concerto_speciali_monografie.htm

  1. Biografia http://www.chitarraedintorni.eu/serracini_liutai.htm

  2. Intervista: prima parte http://www.chitarraedintorni.eu/intervista_serracini_liutai.htm

  3. seconda parte http://www.chitarraedintorni.eu/intervista_serracini_2_liutai.htm

  1. Biografia http://www.chitarraedintorni.eu/russo_speciali_chitarre_in_biografia.htm

  2. Intervista di Angelo Barricelli a Francesco Russo (ho riportato integralmente il testo e aggiunto dei collegamenti video)

Prima parte http://www.chitarraedintorni.eu/russo_speciali_chitarre_in_intervista.htm

 

Ho ascoltato il tuo CD e sono rimasto favorevolmente colpito da diversi brani. Che rapporto hai con la composizione?

Resistere alla tentazione della composizione per un chitarrista è veramente compito arduo e anch’io ho ceduto volentieri a questa tentazione. Pur avendo studiato armonia e contrappunto con Luciano Bellini e Nicola Samale, non sono un compositore professionista e questo sotto certi aspetti è un vantaggio nel senso che compongo quando ne ho voglia e quando sono ispirato senza essere pressato da commissioni o impegni impellenti. Nel comporre sono confluite anche caratteristiche del passato. In gioventù mi divertivo oltre che a risolvere i problemi di dama a realizzarne io stesso (alcuni sono stati pubblicati nella “Domenica Quiz”), in seguito ho proiettato istintivamente nella composizione musicale alcuni elementi maturati nel comporre quei problemi di dama.

                       

La scintilla compositiva, almeno fino a questo momento, è scattata sempre sulla chitarra, dopo subentra il discorso dello sviluppo che spesso e volentieri è suggerito da quello che nasce inizialmente sullo strumento.

È stato molto stimolante comporre le musiche per alcuni spettacoli teatrali nei quali ho avuto anche la fortuna di conoscere persone come Mario Scaccia, Ugo De Vita, Silvano Tranquilli, Dino Cafaro. Ricordo che alla prima di uno spettacolo con Mario Scaccia in cui suonavo dal vivo era presente il grande compositore Sylvano Bussotti… e per fortuna il suo giudizio nei miei confronti fu magnanimo.

Alcune mie composizioni le ho raccolte nel volume Giochi  sonori pubblicato dalla casa editrice “Il piano e la rosa” e registrate successivamente nel CD edito dall’ARAMUS  Il suono dei colori

                       

                                                              (http://www.aramus.it/NuovoAramus/cd.htm

 

Puoi entrare nello specifico di qualche brano?

Il titolo della mia prima pubblicazione Giochi sonori sintetizza un po’ il mio rapporto con la musica: un gioco meraviglioso. Le mie composizioni spesso ricalcano quindi l’aspetto giocoso. Prendiamo il mio brano Sublimazione, intesa come passaggio della materia dallo stato solido a quello gassoso. In questo brano la stessa melodia va realizzata a seconda dei tre stati della materia, liquido, solido e gassoso, rispettivamente con i glissati (agli allievi faccio l’esempio che lo strumento viene metaforicamente riempito d’acqua e muovendolo questa scorre dal ponte alla paletta e viceversa), con i suoni normali e con gli armonici.

Altri brani hanno un maggior spessore artistico e anche a distanza di tempo continuo ad apprezzarli sia quando li suoni che quando li ascolti. Uno di questi è Gong tibetano

(mp3 Gong Tibetano)

(aggiungo il video in cui Giulio Tampalini lo esegue in un concerto svolto alla sala Baldini)

 

Ricordo che avevo la sesta in do (stavo facendo una trascrizione di “Per qualche dollaro in più” – La resa dei conti) e si aprirono nuovi scenari musicali. La cellula iniziale è su una scala pentafonica a cui seguì una sezione con la scala diatonica maggiore poi ancora una parte con una scala cromatica e per finire un’ultima con una scala esatonale: insomma un brano basato sulle diverse scale quindi diverse culture. Credo che nella musica come nella vita la convivenza tra diverse culture sia felice e proficua.

(file pdf)

Hai realizzato molte trascrizioni: ce ne vuoi parlare?

In alcune circostanze credo che bisognerebbe tornare a quella che era la fase primordiale dello strumento musicale: intendo dire che la chitarra, come gli altri strumenti, prima di avere un repertorio e una propria letteratura era uno strumento musicale nel senso lato del termine cioè un “mezzo” per fare musica. Non va dimenticato che i primi brani strumentali sono nati come “riduzione” di composizioni polifoniche. La destinazione strumentale come viene intesa oggi, cioè come brano scritto per sfruttare al meglio gli idiomi dello strumento stesso, è una concezione che nasce in una fase storica recente (facendo i dovuti rapporti). Amo trascrivere tutti i brani che mi piacciono e che ritengo opportuno far eseguire agli allievi, parto da questo semplice concetto. Devo constatare che questa è un’attività che spesso richiede più tempo della composizione stessa: mentre oggi per comporre un brano non hai limiti, o meglio sei tu stesso a decidere quali regole rispettare e a porre i paletti, con la trascrizione devi sempre conciliare testo originale e chitarra. Una trascrizione può considerarsi riuscita quando, nel nostro caso, sembra scritta per chitarra. Per realizzare alcune trascrizione ho impiegato veramente tanto tempo, ma dopo “un colpo al cerchio e uno alla botte” arrivo al risultato desiderato grazie alle infinite possibilità che offre la chitarra. Si pensi ai numerosi effetti strumentali che ha (armonici, tambora, rasgueado, pizzicato, pizzicato alla Bartok, glissato, bending, tremoo ecc.) ampiamente utilizzati nelle mie trascrizioni per avvicinare la resa strumentale all’effetto desiderato. Spesso un effetto al momento giusto riempie più di un intero accordo e può quindi diventare un eccellente escamotage.

Ho la fortuna di curare la collana “La chitarra classica per tutti” per la Playgame (http://www.playgamemusic.com/index.php?pagina=22) distribuzione Carisch (http://www.carisch.com/catalogsearch/result/?q=francesco+russo), grazie al “vulcanico” Roberto Fabbri che mi ha ceduto il testimone (lui ha realizzato i primi tre volumi della collana) in questa bella avventura. Per questa collana ho curato 5 volumi con CD allegato:

12 Capricci di Paganini (mp3 Capriccio n. 2)

Celebri temi d'orchestra  (mp3 Il Mattino)

J. S. Bach 2° vol. (mp3 Musette)

Le più belle arie d'opera  (mp3 Habanera)

Mozart (mp3 Piccola Serenata) 

 

 

Con lo stesso Roberto poi collaboro alle Antologie di successi della Carisch, nelle quali ho realizzato diverse trascrizioni di brani di ogni genere musicale. La cosa che non tollero sono le etichette: secondo molti il musicista che fa dei lavori a carattere divulgativo non può farne altri a carattere filologico. Io sinceramente non mi sento imprigionato in questi schemi e mi farebbe molto piacere realizzare delle edizioni critiche del repertorio originale. Personalmente trovo estremamente divertenti e gratificanti le antologie che ho realizzato da solo o come collaboratore, nello stesso modo con cui apprezzo dei lavori critici come le bellissime pubblicazioni di Zigante su Villa-Lobos. L’importante è che le pubblicazioni sia a carattere divulgativo che filologico vengano fatte con passione, rigore e competenza

Anche al Maestro Morricone hai sottoposto delle tue trascrizioni…

La musica da film mi ha sempre appassionato e la considero un importante ponte tra la musica colta e il gusto popolare: pensiamo ai lavori di Rota, Piovani, Morricone e Bacalov (con quest’ultimi due ho avuto il piacere di frequentare dei corsi sulla musica applicata al cinema).

                                                                                                       

Con Luis Bacalov (Castello di Crecchio 2000)

Sì, ricordo con grande piacere quell’incontro. Una volta diplomato in chitarra parlai al mio maestro di chitarra Bruno Battisti D’Amario (che tra le altre cose era il chitarrista del Compositore romano) di alcune trascrizioni che avevo  realizzato a scopo didattico delle colonne sonore di Ennio Morricone  e le sottoposi alla sua attenzione. D’Amario suonò ed apprezzò i brani e mi diede l’idea di farli vedere al Compositore stesso. A Morricone vanno i miei ringraziamenti per aver dedicato del suo tempo alla visione del mio lavoro e per avermi dato dei preziosi consigli. Conservo gelosamente i manoscritti con le correzioni di pugno del Maestro. Di quest’incontro parlo ampiamente in una pagina del mio sito (http://digilander.libero.it/ossurf/ennio_morricone.htm). Alcune di queste trascrizioni sono state successivamente pubblicate nelle antologie a cura di Roberto Fabbri.                 

Seconda parte http://www.chitarraedintorni.eu/russo_speciali_chitarre_in_intervista2.htm

Visto che hai citato il “nostro” Maestro D’Amario ci puoi descrivere gli anni di studio passati con lui?

Il mio primo approccio con lo strumento è stato da “strimpellatore” e gli studi classici iniziarono in un secondo momento: prima con Agostino Di Biagio (che abitava nel mio palazzo), poi con Francesco De Melis, ora musicologo, e successivamente con Bruno Battisti D’Amario, che, tra le altre cose, era il chitarrista dei miei idoli musicali Ennio Morricone e Fabrizio De André. Svolgevamo le lezioni in una scuola al centro di Roma a ridosso di Piazza Navona. Il clima delle lezioni era sempre cordiale e si era formato un bel gruppo: Piero Asaro, Fabio Refrigeri, Marco Santori, Claudio Scozzafava, Domenico Ascione, Luca Mancini, Marcello Camaiani, Maurizio Tisei, solo per citarne alcuni, tutti rigorosamente presenti, insieme agli allievi del conservatorio di Napoli e a quelli provenienti un po’ da tutte le parti d’Italia, alle storiche tombolate natalizie che il Maestro organizzava a casa sua. Si lavorava seriamente ma le risate non mancavano mai, come quella volta in cui ci imbattemmo nella neoletta Cicciolina al centro di un corteo improvvisato a suo favore. Apprezzavamo tutti in D’Amario quel suo modo di essere sì rigoroso, ma al tempo stesso persona disponibile con cui poter prendere il caffè e parlare di ogni cosa. Per tutti noi è stato sicuramente un solido punto di riferimento e lo dimostrava con l’estrema serietà con cui affrontava gli impegni didattici. Allora non mi rendevo bene conto di come fosse faticosa e logorante la vita del musicista “militante”, per questo oggi apprezzo ancor più quelle lezioni fatte immediatamente a ridosso di importanti impegni musicali: non erano rari i casi in cui veniva a lezione direttamente dall’aeroporto mostrando gli inevitabili segni della stanchezza.

Una delle qualità che maggiormente gli riconosco è la sua capacità di far quadrare il pezzo: affinché questo avvenisse curava molti fattori, primo fra tutti la diteggiatura della mano destra nella stessa misura di quella della mano sinistra. Era molto restio a farci suonare Bach perché ritenuto da lui grande sommo da non poter essere compreso se non con una notevole maturità musicale. Tutti noi allievi rimanevamo colpiti dalla sua eccellente lettura a prima vista, frutto, oltre che della grande esperienza, del lungo trascorso da turnista nelle sale d’incisione, importante attività per i musicisti delle generazioni precedenti alla nostra, oggi quasi del tutto scomparsa a causa della computer-music. Ammiravamo anche le sue notevoli doti di improvvisatore, residuo di una militanza in gioventù ad un complesso (prima si chiamavano così); conservo un suo disco in vinile in cui suona il Moto perpetuo di Paganini con la chitarra elettrica: considerando i tempi, credo sia stato veramente un pioniere in quella direzione.

(aggiungo questo link ad un video, non incluso nell'intervista, perché rende molto bene l'atmosfera appena descritta)

Preciso che parlo al passato per il semplice fatto che mi riferisco a periodi abbastanza remoti (anni ottanta).

 

Oltre al Maestro D’Amario ho frequentato dei Mastercourse con altri grandi della chitarra come David Russel, Jorge Cardoso, Oscar Ghiglia, ma non mi sembra lecito per questo considerarmi un loro allievo, pur avendo tratto notevoli vantaggi dai preziosi consigli che mi hanno dato.

A  tavola con David Russel (Corsendonk 1987)

 

La didattica che importanza riveste nella tua vita?

Insegnare mi è sempre piaciuto, anche se il pensiero di vederla come mia unica attività crea dentro di me una sorta di inaridimento artistico. Credo che insegnare sia un continuo e proficuo scambio tra allievo-insegnante: può capitare a volte che questo processo di interscambio si inceppi e allora diventa tutto più difficile e bisogna quindi trovare altre strategie. Ogni allievo ha delle chiavi e trovando quella giusta riesci a capirlo e quindi a trasmettergli la passione. Insegnare è in ogni caso la mia principale fonte di sostentamento, come per la quasi totalità dei musicisti attuali, ed ho la fortuna di insegnare nell’Indirizzo Musicale, quindi posso avere un contatto a tu per tu con gli allievi.

       

Prove prima di un concerto

 

Le mie lezioni sono un po’ strane: faccio suonare da Bach ai  Pink Floyd, tanto per intenderci, pur essendo molto esigente nella postura e nella tecnica. Insomma anche in questo campo credo che sia importante far suonare un po’ di tutto ma con rigore. Con la musica, e con il nostro strumento in particolare, abbiamo una meravigliosa macchina del tempo e dello spazio con quale possiamo liberamente muoverci in ogni angolo del mondo, in ogni periodo e genere musicale: perché limitare la visione musicale dei giovani chitarristi ad un ristretto spicchio culturale e temporale? La didattica dell’Ottocento e del Novecento si è basata quasi esclusivamente sul repertorio classico romantico di quei 3, 4 autori (Sor, Giuliani, Carulli, ecc.): come possiamo credere che un giovane di oggi possa appassionarsi al nostro strumento se continuiamo a proporgli una visione così ristretta della musica? Non che la musica dell’Ottocento vada cestinata, anzi sono convinto che costituisca ancora oggi l’ossatura tecnica del nostro strumento, ma deve essere proposta nella giusta misura, alternandola sapientemente con le infinite altre realtà del presente e del passato. Noi Maestri dobbiamo competere con i videogame che sono veramente divertenti! Se non offriamo del materiale accattivante come possiamo spingere un adolescente a suonare uno strumento rinunciando al divertimento così immediato che possono offrire queste macchine?

 

(St. James Infirmary - eseguito dagli allievi della SMIM Zanella ad un concerto di beneficenza - Roma, 3/6/2009 Aula Magna dell'Unuversità "La Sapienza" - collegamento non presente nell'intervista)

Rimanendo nella sfera didattica, hai qualche “segreto” tecnico?

Avendo avuto grosse difficoltà con la mano destra (probabilmente perché sono prevalentemente un mancino) sono stato sempre alla ricerca di trovate “miracolose”. La prima che mi viene in mente è l’esecuzione della scala (o di qualsiasi melodia) alternando un dito della mano destra (escluso il pollice) con le altre due che suonano simultaneamente lo stesso suono (ad esempio m singolo e i/a simultanei). Faccio un breve esempio chiarificatore nella figura:

 Inizialmente risulterà abbastanza difficile far sentire chiaro il suono emesso dalle due dita ma piano piano esse cominceranno ad avere la stessa dinamica e la perfetta sincronizzazione permetterà la corretta emissione del suono che anzi risulterà irrobustito grazie alla sinergia delle due leve. Se ben fatto garantisco grossi miglioramenti per la mano destra. Naturalmente bisogna realizzarlo con le 3 combinazioni possibili (i - m\a, m - i\a, a - i\m) e, successivamente, con le inevitabili variazioni che ognuno di noi saprà trovare. Ovviamente “miracoli” veri non ce ne sono e tutti i risultati che si ottengono sono frutto di impegno e costanza.

I tuoi studi musicali si sono estesi in diversi ambiti musicali oltre a quello chitarristico…

Nella vita e quindi nella musica, ogni esperienza che fai prima o poi torna utile.

Ho studiato direzione con i Maestri Lucano Bellini e Nicola Samale e devo dire che i loro insegnamenti mi sono stati di grande utilità dirigendo l’orchestra della Scuola ad Indirizzo Musicale nella quale insegno.

Un’altra importante esperienza sono stati gli anni in cui ho preso lezioni di canto insieme a mia moglie Antonella con la Maestra Alba Zurlo Anzellotti. Per l’Anzellotti l’emissione vocale doveva essere simile alla cordicella che viene tirata per accendere il motore della barca (ignoro il termine specifico). Questa idea l’ho proiettata sul suono del nostro strumento: a pensarci bene quando facciamo vibrare una corda non facciamo altro che metterla in moto. Sempre la Maestra citava spesso una frase di Toscanini: “La vera arte è formata da milioni di piccole cose”; col tempo ho apprezzato il profondo significato di questo concetto.

Ho frequentato corsi di musicoterapia con Fabio Trippetti e Giuseppa Pistorio ed ho messo in pratica diversi elementi assimilati per rendere più elastiche le mie lezioni nelle quali spesso rischio di avere un arido approccio da “solfeggiante”. Alcune strategie della musicoterapia le adotto su allievi con disagi.

Ho fatto diverse esperienze nel campo della didattica musicale: un corso Biennale di Perfezionamento post lauream svolto all’Univesità di Tor Vergata, un corso in Ungheria sul metodo Kodaly, un altro sulle percussioni con Daniele Vineis, tutti estremamente interessanti e utili.

Trovo che fare dei corsi in Italia o all’estero sia un’esperienza alla quale ogni giovane studente di musica non dovrebbe rinunciare: si viene a contatto con altre realtà musicali, si conoscono molte persone interessanti, si rimette in discussione il proprio mondo.

 Terza parte http://www.chitarraedintorni.eu/russo_speciali_chitarre_in_intervista3.htm

Ed il concertismo?

Ho fatto diversi concerti, ma quando suono in pubblico non mi sento a mio agio, le cose vanno decisamente meglio quando dirigo. Credo sia giusto dare spazio a coloro che sentono il concertismo nel sangue e ne fanno l’attività primaria della propria esistenza. Il Concertista con la C maiuscola è a mio avviso colui che arriva a Mosca il 5 febbraio alle 8 del mattino e dopo un’ora deve fare un concerto: questa figura sinceramente non mi appartiene poiché prima che cominci a suonare “sul serio” devo fare lunghi esercizi di riscaldamento. O forse questi non sono altro che degli “alibi” di comodo; in ogni caso, per il momento, do il mio contributo alla musica e alla chitarra in altre direzioni. In ogni caso mantengo un rapporto quotidiano con lo strumento e questo credo sia indispensabile per qualsiasi musicista.

      

Concerto con il mezzosoprano Antonella Paolini (Roma 1992)       Concerto di beneficenza all’ Università La Sapienza (Roma 2009)

 

Come vedi il nostro strumento?

Nella seconda metà del Novecento l’operato in tutti i settori, compreso quello musicale, è stato orientato verso la specializzazione: nel nostro campo abbiamo quindi apprezzato il lavoro di grandi artisti che si sono dedicati alla chitarra dell’Ottocento, Barocca e così via. Questa tendenza specialistica, a mio avviso, si acutizzerà ancor più in futuro, ma il chitarrista moderno dovrà contemporaneamente aprirsi ad ogni aspetto musicale. La figura del concertista solista che incanta le platee deve continuare ad esistere ed è giusto che sia così, ma il chitarrista attuale, oltre a saper leggere uno spartito ed essere dotato di solida tecnica, deve essere in grado di accompagnare un solista (cantante o strumentista), improvvisare, comporre, avere dimestichezza con varie tipologie di strumenti oltre alla chitarra classica moderna, conoscere l’enorme potenziale del computer, insegnare, organizzare e dirigere un ensamble: insomma deve essere pronto alle diverse esigenze delle quali il mondo della musica avrà bisogno. Nella vita artistica ti capitano le opportunità più disparate e a volte bizzarre: ricordo che mi è stato proposto di suonare in un circo e su una nave da crociera! Non ci sono andato perché già avevo degli impegni didattici ma sono sicuro che sarebbero state esperienze utili e divertenti. Sotto certi aspetti il musicista del terzo millennio deve paradossalmente avvicinarsi di più al musicisti del passato, alla figura del kappelmaister tanto per intenderci. Come dice giustamente Maurizio Colonna quando sappiamo suonare e leggere dei brani non abbiamo fatto altro che il 50% del lavoro che un musicista dovrebbe saper fare: non possiamo escludere il mondo dell’improvvisazione, prassi che come sappiamo era invece più che feconda nei musicisti fino al Romanticismo dove il compositore e l’esecutore erano la stessa figura. Insomma dobbiamo riprendere molto del passato proiettandolo in una dimensione futura. Quindi, sintetizzando, l’attività del musicista moderno deve essere duplice: da un lato estremamente aperta (ovviamente rinunciando all’approfondimento), dall’altro altamente specialistica (su un determinato periodo o su un singolo autore).

 

Qual è la situazione della chitarra a Roma?

 

L’eredità di grandi maestri che hanno operato e operano a Roma come Di Ponio, Gangi, D’Amario, Carfagna, tanto per citane alcuni, è stata raccolta e sviluppata da molti chitarristi della mia generazione. Ad importanti eventi stabili come la “Mostra di liuteria”, gli “Incontri con i Maestri”, il “Festival della chitarra”  organizzati rispettivamente da Stefano Palamidessi, Francesco Taranto e Roberto Fabbri si sono recentemente aggiunte nuove iniziative come Il “Festival internazionale della chitarra classica” e il “Festival delle due città” (Treviso e Roma), che vedono come direttori artistici Edoardo Catemario e Andrea Vettoretti. L’unico rammarico è che spesso questi eventi non hanno la risonanza che dovrebbero avere e a volte capita di vedere le stesse facce, perlopiù degli addetti ai lavori. Questo è a mio avviso un grosso limite della chitarra e sinceramente non capisco le critiche mosse proprio dai professionisti alle operazioni divulgative, come ad esempio ai lavori di Giovanni Allevi o al CD di StingSongs from the Labyrinth” che invece hanno il grosso merito di far giungere al pubblico popular elementi di cui prima erano completamente all’oscuro, come dell’esistenza di uno strumento importante come il liuto. La chitarra polifonica (spesso preferisco questo termine a classica) è sostanzialmente poco conosciuta alle nuove generazioni che hanno la stessa identica fame di musica che avevamo noi alla loro età ma che, probabilmente, sono stati privati dell’opportunità di apprezzarne appieno il valore. Credo che manchino i canali necessari per approdare in certe aree culturali, per questo trovo molto importanti alcuni nuovi mezzi come You Tube con il quale tutti hanno la possibilità di ammirare i video dei mostri sacri della chitarra. In ogni caso sono ottimista e prevedo un nuovo crescente entusiasmo per il nostro strumento nelle nuove generazioni che certo non sono meno sensibili e intelligenti della nostra: probabilmente sono solo rimaste abbagliate da troppi specchietti per le allodole.

Quarta e ultima parte http://www.chitarraedintorni.eu/russo_speciali_chitarre_in_intervista4.htm

A proposito di You Tube, ho notato una tua presenza nel mondo telematico...

 

Internet offre molto anche se è un’arma a doppio taglio: come tutti gli strumenti diventa positiva o negativa a seconda dell’uso che se ne fa. Come strumento in se è qualcosa di grandioso e mi piace usarlo, nei limiti delle mie competenze. Ho realizzato un sito http://digilander.libero.it/ossurf/index.htm, partecipo ai principali forum per chitarra nei quali dico la mia sugli argomenti che mi interessano ed espongo alcune mie “trovate”. Due esempi: una è un giochetto che mi è venuto in mete in seguito alla passione per gli strumenti storici nel quale un liutaio deve riconsegnare ad ogni chitarrista il “suo” strumento http://www.delcamp.net/forum/it/viewtopic.php?f=48&t=13316; l’altra riguarda la postura che si può assumere con le chitarre munite del “bottone” http://www.delcamp.net/forum/it/viewtopic.php?f=45&t=17616 che sintetizzo in quattro semplici punti:

 

1. inserire l’asola di un’estremità della cinghia nel bottoncino (fig. 1)

2. girare la cinghia sopra e poi sotto la gamba sulla quale poggia                             
      lo strumento (fig. 2)

3 .  inserire l’asola dell’altra estremità delle cinghia nello stesso bottoncino o, in
      alternativa,sedersi sopra la cinghia stessa(fig. 3)

4. lo strumento rimane in perfetto equilibrio (fig. 4)

 

Sempre grazie ad un forum per chitarra ho avuto modo di ricontattare allievi e amici di vecchia data come l’inarrestabile Maestro Angelo Barricelli (ride n.d.r.) conosciuto in un corso di perfezionamento ad Anzio nel lontano 1991.

Faccio parte di diversi gruppi su Facebook e ne ho creati due: uno sulle chitarre storiche

http://www.facebook.com/group.php?gid=52736883920#/group.php?gid=36748136217&ref=mf

e uno sul caro amico chitarrista Piero Asaro prematuramente scomparso

 http://www.facebook.com/group.php?gid=52736883920#/group.php?gid=47018770655&ref=mf

 

 

 

Su You Tube, ho inserito un mio video in cui eseguo il Capriccio Arabo

 

Sempre grazie ad internet ho avuto la possibilità di conoscere (non solo formalmente) Giulio Tampalini dopo che mi aveva letteralmente “folgorato” ad un concerto che aveva fatto a Zagarolo. È a mio avviso uno dei più grandi chitarristi al mondo, grande intelligenza, sensibilità, cultura ed umiltà: pensa che dopo aver visto il suo DVD su Villa-Lobos, non so perché mi è venuto in mente di dargli dei consigli tecnici e lui, con grande umiltà, mi ha risposto che li avrebbe tenuti in considerazione! Credo che altri chitarristi del suo livello non mi avrebbero risposto nello stesso modo. Rispecchia il mio ideale di “concertista moderno”: grande personalità che gli permette di suonare senza pregiudizi qualsiasi musica ma sempre con estremo rigore e soprattutto senza farsi imbrigliare in nessuna “corrente”.

Comunque a volte stacco la spina (in tutti i sensi) col mondo telematico e mi immergo completamente nei miei lavori.

 

Hai accennato ad una passione per gli strumenti storici, ce ne puoi parlare?

 

È questa una passione che si è scatenata recentemente. Non amo tanto il temine “collezionista” perché mi dà l’idea della persona che metta in vetrina gli strumenti come soprammobili mentre a me piace suonarli.

Ho diverse chitarre romantiche: Gaetano Vinaccia, Gennaro Fabbricatore, Gaetano Guadagnino, Luis Panormo, Hauser-Brawn; italiane: Luigi Mozzani, Fratelli Masetti, Leone Sanavia, Pietro Gallinotti, Orlando Raponi, Enrico Piretti, Carlo Raspagni, Ennio Giovanetti; e ancora: Josè Ramirez II, Andres Marìn, Lucien Gelas. Le chitarre sono state restaurate e riportate all’originale splendore da bravissimi liutai quali Davide Serracini, Leonardo Petrucci, Amenio Raponi, Isidoro Guerrini e Lorenzo Frignani. Ogni strumento ha le sue caratteristiche e il suo fascino ed è un vero piacere trovare per ogni brano la chitarra che lo valorizzi al meglio. A volte comunque in questo campo si tende ad esagerare: sinceramente credo che ogni strumento vada preso in considerazione per quel che è, per come suona, per le sue peculiarità, oltre, ovviamente, per il suo valore storico. Contesto alcuni luoghi comuni del tipo “le chitarre di oggi non suonano come quelle di una volta” o viceversa. Detta brevemente, non sono né un fanatico degli strumenti storici, anche ne sono rimasto profondamente affascinato, né un sostenitore di quelli moderni: credo semplicemente che nel passato, come nel presente siano esistiti ed esistano ottimi liutai.

       

Armando Carrara, Francesco Russo con una Gennaro Fabricatore, Lorenzo Frignani col figlio Eugenio, Franco Scozzafava, Francesco Taranto con una Carlo Guadagnini  (foto fatta nell'ambito della manifestazione "La chitarra ed il violino nell'arte paganiniana" - Biblioteca Casanatense, Roma 28 febbraio 2009)

aggiungo due video (non presenti nell'intervista) realizzati con chitarre storiche

 (primo tempo del CONCERTO RV 93 di Antonio Vivaldi eseguito su una Gaetano Guadagnini del 1826 restaurata da Davide Serracini  http://www.serracini.it/image/restauro/restauro_guadagnini.pdf )

 

BOLERO di Juliàn Arcas su una Fernandez Silva dei primi del '900 restaurata da Isidoro Guerrini)

 

(nella pagina collegata sono presenti i video del mio DVD)

Che “cadenza finale” vuoi dare all’ intervista?

 

Chiudo con una massima. Il maestro D’Amario ci  diceva giustamente che “prima di essere dei chitarristi dobbiamo essere dei musicisti”, frase che io ho così sviluppato: “Prima di essere dei chitarristi dobbiamo essere dei musicisti, ma ancor prima degli artisti e, in primo luogo, degli esseri umani”. Avrebbe fatto rima il termine umanisti ma non c’entrava nulla e poi… non è un proverbio, dai!

 

     

Madagascar (Nosy Be 2009)

 

 

 Angelo Barricelli