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Rispondo alle domande sulla chitarra che più frequentemente mi vengono rivolte:

 

1.              Quando si può iniziare lo studio della chitarra?

Andrebbe preso in considerazione caso per caso, in linea generale direi nell’età scolare, cioè intorno ai 6 anni; ovviamente sin dalla prima infanzia sono vivamente consigliati corsi musicali propedeutici.

 

2.                   Fino a che età si può cominciare?

Vale sicuramente il detto “non è mai troppo tardi”; certo, con l’avanzare dell’età, diminuisce l’elasticità psicofisica propria della gioventù. In ogni modo, posso felicemente affermare che, anche allievi che hanno cominciato lo studio della chitarra in età avanzata, hanno raggiunto ottimi risultati.

 

3.                   Fino a che età si possono ottenere progressi con lo strumento?

Fino a quando si continua a studiare la chitarra. In un’intervista il grande Segovia ha dichiarato che i concerti migliori li ha fatti dopo i cinquant’anni!

 

4.                  Con quale strumento è preferibile cominciare?

Tra i sei e i dieci anni consiglio una ¾ classica, dai dieci ai diciotto anni è preferibile una classica normale. Nell’età adulta, se non sono state fatte delle scelte ben precise sul genere musicale, è consigliabile una chitarra acustica (classica folk o flamenco), poiché passare da questa ad una chitarra elettrica non crea generalmente grossi problemi, mentre la stessa cosa non si può affermare nel passaggio inverso. Spesso al principiante viene proposta una chitarra di scarso valore perché “non si sa come andrà a finire”, ma questo è spesso motivo di scoraggiamento a causa della durezza della tastiera e dalla difficoltà di ottenere suoni puliti. E’ opportuno invece sin dall’inizio utilizzare un buono strumento da studio morbido e maneggevole, anche se non eccessivamente costoso. Per l’acquisto sarebbe in ogni caso opportuno consultare il Mastro o una persona competente.

 

5.              Quanti anni ci vogliono per imparare a suonare?

La prima risposta che mi viene in mente è “non basta una vita” poiché continueremo sempre ad avere dei limiti nei confronti dello strumento. In ogni caso bisogna vedere che cosa si vuole suonare e, soprattutto, a che livello. In linea di massima per raggiungere risultati soddisfacenti sono necessari almeno cinque anni. I tempi di apprendimento dipendono comunque dal metodo di studio, da quanto tempo si dedica allo strumento e dalle attitudini individuali. In tanti anni d’insegnamento posso affermare che, spesso, chi riesce a raggiungere risultati eccellenti non è il più dotato ma colui che, armato di passione e volontà, riesce a superare le difficoltà che di volta in volta si incontrano. Con il nuovo ordinamento il corso di laurea di chitarra è di 5 anni (3 + 2 di specialistica) mentre il vecchio ordinamento (ancora a "regime" per coloro che hanno effettuato anche una sola prova di esso) è di 10 anni (vedi corso di chitarra al Conservatorio). Per accedere al corso effettivo bisogna sostenere un esame di ammissione (stabilito autonomamente dai diversi conservatori) di difficoltà prossima al quinto anno del vecchio ordinamento.

 

6.              Quanto tempo bisogna dedicare allo strumento?

Più si suona (correttamente) meglio è. Anche qui, se si vuole quantificare, diciamo che dipende dal livello che si intende raggiungere: per un livello amatoriale bastano una-due ore al giorno, mentre a livello professionale sono necessarie almeno quattro ore al giorno. È estremamente importante la costanza: è sconsigliabile suonare un giorno quattro ore e gli alti giorni della settimana poco o niente, meglio dedicare allo strumento più o meno lo stesso tempo al giorno, tutti i giorni. Io parto comunque dal presupposto che suonare non debba essere un dovere sgradevole bensì un piacere ed una passione, quindi cosa del tutto naturale, per questo ritengo superfluo cronometrare il tempo di studio.

 

7.     Quando un brano può dirsi "pronto"?

In un'intervista rivolta ad un importante concertista lessi che suo padre-maestro gli faceva ripetere per sette volte il brano: se sbagliava anche l'ultima nota nella settima replica del pezzo doveva ripetere da capo il tutto. Anche se con tale metodologia si potrebbero ottenere dei risultati positivi sinceramente credo che sia un tantino eccessiva. Credo sostanzialmente che un brano in realtà non sia mai "pronto" e che anzi, riprendendolo in tempi successivi, ci suggerisca sempre nuove idee, diverse diteggiature, continui a "maturare" con noi. Si comincia a parlare di padronanza del brano quando lo si è memorizzato, si siano risolti i passaggi ostici, siano state tolte tutte le barriere tecniche e quindi si possa eseguire la musica allo stato puro. Andando ancora oltre si deve arrivare al punto di "giocare" col le note che lo compongono: provare nuove soluzioni, timbri effetti.

9.      Come organizzare una seduta di studio?

Per prima cosa bisogna avere chiaro lo scopo della nostra seduta. Inseguito, dopo aver accordato lo strumento (meglio fare a meno dell'accordatore), è importante dividere in maniera equa il tempo che si ha a disposizione per curare i seguenti aspetti:

L'ordine in cui sono stati scritti è casuale, certo sconsiglierei di cimentarsi a freddo su brani di elevata difficoltà onde evitare problemi tendinei. Ho sentito un chitarrista che preferisce iniziare "improvvisando" liberamente sullo strumento... insomma anche qui subentra il buon senso e l'intelligenza individuale.

 

8.            Come scegliere il Maestro?

Non si sa bene per quale motivo ma quasi tutti quelli che strimpellano si sentono autorizzati ad insegnare la chitarra, quando invece questa è una professione specifica come tante altre. Diffidate quindi, di tutti quelli che insegnano chitarra come seconda attività o dei ragazzotti armati di buona volontà che con pochi soldi offrono lezioni anche a domicilio ad incauti risparmiatori. Andreste voi da un dentista abusivo solo per risparmiare pochi danari? E perché allora affidare la preparazione musicale vostra o dei vostri figli a persone incompetenti? Così com’è sbagliato rivolgersi a degli insegnanti di musica factotum cioè quelli che si spacciano per chitarristi, pianisti, flautisti ecc. solamente perché conoscono la musica. Ribadisco quindi il concetto che l’insegnante di chitarra debba essere un “insegnante di chitarra” cioè un professionista che faccia questa come principale attività. Una volta scelto l’insegnante, è importante instaurare un rapporto completo di fiducia e seguire i suoi preziosi consigli. Se alla fine dell’anno vi sentite insoddisfatti, pur avendo seguito le sue indicazioni, sarà bene cambiare insegnante. E’ opportuno ricordare però che ogni Maestro ha criteri e metodi spesso divergenti, perciò, cambiare ogni anno insegnante comporta l’interruzione di un lavoro svolto con il rischio di rendere gli studi frammentari. Equilibrato, metodico, appassionato, serio, esigente ed elastico sono gli aggettivi che a mio avviso dovrebbero caratterizzare un buon Maestro di strumento.

9.                   Dilettante o professionista?

È una scelta questa che va matura con il tempo. L’unica cosa che mi sento di sconsigliare è una scelta a metà: la figura del semiprofessionista, infatti, è per me ambigua e bugiarda: quindi o professionista, cioè colui che svolge la difficile professione del musicista, o dilettante nel senso più gratificante del termine cioè persona che si diletta con lo strumento per trarre esclusivamente piacere da esso. Per rendere meglio l’idea, ripeto ancora una volta un paragone medico: avete mai sentito parlare di un oculista o di un cardiologo semiprofessionista? E se dovesse esistere, vi sottoporreste alle sue "cure"?

 

10.               È preferibile frequentare una scuola di musica o svolgere lezioni privatamente?

Fondamentale, come ho detto, è la figura del Maestro, non ha quindi tanta importanza se venga svolto un corso in una scuola o privatamente. In ogni caso non devono mancare esperienze importantissime come: suonare insieme, effettuare ascolti guidati, confrontarsi con altri musicisti, frequentare concerti, leggere testi e riviste specializzate. Se una Scuola o un Maestro non sono in grado di offrire spunti in questa direzione, ci sono a mio avviso dei limiti oggettivi.