LE TAPPE DEL GUSTO

La seconda edizione delle “Tappe del gusto” ci ha fatto rivivere una realtà contadina che è stata la base della nostra storia.

 

A seguito del successo della prima, la II° edizione delle “Tappe del Gusto” si è svolta il 25 luglio 2009, a cura della Pro Loco di Ortona e con la presenza dell’Associazione Italiana Sommelier. Lo stesso copione dell’anno precedente ma con qualcosa in più: tanti espositori di prodotti artigianali dislocati negli angoli della piazza, il coro di Pescasseroli che si è esibito in diversi luoghi del percorso, bellissime ragazze con il costume tipico di Ortona, le cantine aperte e tanta gente arrivata dal circondario, il tutto inserito negli splendidi elementi scenici del nostro paese.

Per il secondo anno, dunque, Ortona teatro di un evento che coinvolge tutti, che piace e che ci auguriamo possa diventare un appuntamento fisso per molto tempo ancora.

 

Quest’anno le “Tappe del Gusto” mi hanno coinvolto in prima persona e l’essere partecipe di un evento, aspettarlo e darsi da fare per realizzarlo è veramente una bella esperienza. Nell’articolo che ho scritto per Prima Pagina e che raccontava la prima edizione delle “Tappe del Gusto”, ho fatto cenno ad alcuni luoghi intatti di Ortona, raccontandovi della casa “Maria Diletta” così, parlandone con la Pro Loco, ho pensato di aprire questa casa allestendo al suo interno una piccola esposizione di oggetti del passato appartenenti alla mia famiglia, con l’intento di trasformare la casa in una specie di luogo della memoria, dove gli stessi oggetti mostrati raccontavano il quotidiano di un mondo contadino forse perduto o non del tutto conosciuto.

Così, nell’unico vano disponibile della casa, ho immaginato un percorso circolare, mettendo insieme strumenti da lavoro e utensili di uso domestico.

In questo modo è tornata a vivere la vecchia culla con il corredo da neonato tirato fuori dal baule di mia madre: il vestitino da battesimo risalente agli anni trenta del novecento, i bavaglini, le camiciole e le cuffiette che abili dita avevano ricamato nell’attesa del lieto evento.

Più avanti una piccola parte di un corredo da sposa, impalpabili merletti e calze fatte a mano, e poi ancora piatti, zuppiere e tazzine insieme a vasellame di terra cotta e rame, e ancora conche, setacci, crivelli fino alla tavola modestamente apparecchiata.

Non so bene che cosa hanno pensato le tante persone che hanno varcato la soglia di “Maria Diletta”, ma per me è stata una grande soddisfazione. Conservo quegli oggetti gelosamente, in essi c’è la storia delle donne e degli uomini della mia famiglia, ma in ogni caso storia comune a tutte le donne e agli uomini di Ortona. Piccoli oggetti testimoni di un passato lontano, di una esistenza spesso amara e dura, di uno stile di vita semplice che ti faceva apprezzare quel poco che avevi perché tanto tenacemente conquistato. Oggetti di un’altra epoca, oggetti di un mondo che non esiste più ma che è importante ricordare e soprattutto conoscere, perché dal passato si costruisce il presente e ci si proietta nel futuro.

Oggetti di un’altra epoca, dunque, di un mondo segnato dalla cadenza delle stagioni, di una realtà contadina che andava di pari passo con le regole della natura, una umanità calma, sicuramente meno frettolosa di quella di oggi che vive in un mondo super veloce, quasi senza aspettative. Ecco, aprire “Maria Diletta”, farla rivivere anche se solo per una notte, è stato riappropriarsi di quella calma che solo un vecchio gioco di legno, due pulcini colorati che si muovono al semplice gesto di tirare un filo, può darti.

 

                                                                                                                                                           Marina