Intervista al Priore

Il Priore della Confraternita della Madonna delle Grazie ci parla di questa iniziativa.

 

Le Confraternite sono delle associazioni pubbliche di fedeli finalizzate all’incremento del culto, alle opere di carità, penitenza, catechesi, evangelizzazione non disgiunta dalla cultura.

Per manifestare pubblicamente il loro impegno i primi Confratelli e Consorelle adottarono una veste che divenne uno dei principali simboli di identificazione dell’appartenenza a queste associazioni, della presenza delle stesse sul territorio e dei servizi socio-religiosi che esse svolgevano.

L’Abito confraternale, chiamato talvolta anche “cappa”o anche “veste”, è legato alla persona, non può essere prestato e quando viene indossato diventa il distintivo di carità e di amore verso i bisognosi. Indossare la “cappa” o “la veste” significa svolgere un volontariato secondo lo spirito cristiano non semplicemente secondo una più o meno accentuata ispirazione agli ideali cristiani.

La rinascita della Confraternita della Madonna delle Grazie ad Ortona e la successiva elezione degli Organi Direttivi sono stati lo spunto per rivolgere al nuovo Priore, Vero Fazio, l’invito, cui ha aderito con estrema disponibilità e calore, a rispondere ad alcune domande per approfondire l’argomento.

Il Priore è stato intervistato il 21 aprile 2007.

 

 

 

Come e quando nasce l’idea di rivitalizzare o comunque ricostituire la Confraternita della Madonna delle Grazie?

Non so se vi è capitato di leggere il mio articolo recentemente pubblicato su “La piazza”, in quelle righe c’è un po’ tutto su come è nata questa idea. Non è nata proprio l’otto settembre, ma qualche tempo prima. Conoscevo già le confraternite perché sono una realtà molto viva qui in Abruzzo. Caratterialmente e per formazione sono molto legato alle tradizioni. Sapete che sono stato un soldato, ora sono in pensione, e l’organizzazione militare basa gran parte delle sue motivazioni sulle tradizioni. Ci sono dei simboli molto forti per noi soldati che contribuiscono a creare certe volontà: la bandiera, l’inno nazionale, i ricordi storici, ecc. Io non so se sono diventato amante di queste cose dopo che sono diventato militare o se sono diventato militare perché già ero amante di questi principi, queste realtà. Penso che sia più vera la seconda, perché già in accademia ero legato a questi valori importanti. Tutto questo per dirvi che sono molto legato a tutto quello che è tradizione e a tutto quello che serve a perpetuare dei valori.

In Ortona questo è presente nella stessa misura. Ho cercato, mi sono guardato intorno e mi sono chiesto quali fossero quelle tradizioni che secondo me assumono una certa importanza. La Chiesa non è una tradizione ma è una Istituzione può amalgamare, un polo di richiamo, un polo di attrazione. Collegate alla Chiesa ci sono molte cose, in primis sicuramente la Confraternita. Quindi ho sposato questi due interessi, l’interesse per la tradizione e l’interesse per questi valori religiosi. E poi c’è stata l’esperienza dello scorso otto settembre in cui in processione c’erano alcuni rappresentanti della Confraternita di Pescina, da lì è nato tutto, come dicevo nell’articolo pubblicato su “La piazza”.

Ci puoi illustrare, possibilmente con esempi concreti, gli scopi che la Confraternita si pone di perseguire?

Non so se voi siete digiuni su quello che è e su quello che è stata la Confraternita. Le Confraternite sono un fenomeno nato nel Medioevo, tempi duri dove la vita umana aveva scarsissimo valore. C’era però la presenza forte della Chiesa, che aveva stimolato il sorgere di iniziative per contrastare questa miseria lacerante in gran parte della popolazione italiana ed europea. Quindi c’è stata una spinta generata dalla Chiesa soprattutto come simbolo. Alcuni fedeli si misero insieme per offrire, inizialmente, dei ricoveri per i pellegrini che si muovevano per andare a Roma o presso altri santuari. Questi ricoveri venivano creati quasi sempre nei pressi di Abbazie. Il processo è andato avanti; ha assunto sempre maggiore importanza e oltre a questa forma di sostegno materiale ha realizzato anche un sostegno per altre necessità. Le finalità della Confraternita in pratica sono rimaste le stesse: carità e sostegno della Chiesa in sede locale. Ultimamente c’è stata una elaborazione di questa presenza confraternale: si è aggiunta anche la necessità di un supporto socio-culturale. Ossia le confraternite sono diventate anche dei poli di riferimento per la vita socio-culturale delle comunità. Ci sono delle confraternite che hanno una giurisdizione molto ampia, ad esempio l’Arciconfraternita di S. Rocco in Roma.

Sono queste le finalità che mi hanno acceso l’interesse verso la Confraternita.

Vediamo alcuni esempi concreti: fortunatamente ad Ortona non ci sono “poveri” da sostenere con un alloggio o nel sostentamento quotidiano, fortunatamente questo non c’è. Pero c’è sicuramente la necessità di un supporto di tipo morale e spirituale. E ci rifacciamo alla realtà del volontariato, è questo che chiederò ai confratelli. Faccio un esempio: l’anziano che purtroppo si trova in ospedale e la moglie, anziana, che non riesce ad andare ad Avezzano a trovarlo perchè non ha l’autovettura o perché non può prendere la corriera. Io penso che noi dovremo proporci come veicolo, come accompagnatori, come coloro che danno un sostegno. Questo per quanto riguarda il sostegno alle persone.

Il sostegno alla Chiesa. Esempio, ho visto con profondo dispiacere il processo di gessificazione che sta subendo il portale della chiesa parrocchiale e da quello che sento in giro nessuno si sta preoccupando di questo. Non so se sarà uno dei compiti della Confraternita comunque io farò il possibile per cercare di trovare le risorse, non economiche perché forse non avrò questo potere, ma risorse di tipo culturale che possano aiutare a cercare di bloccare questo fenomeno. Tra un po’ i vostri figli, i vostri nipoti, non avranno più il portale della chiesa di Ortona. Il rosone lo avete visto? Sembra che abbia la lebbra e nessuno dice nulla.

Questa potrebbe essere un’area entro cui la Confraternita potrebbe dire la sua.

Terzo punto: aspetti socio-culturali. Ortona ha avuto altre realtà associative che non sono andate avanti. Io non mi stanco di dire che altre realtà associative debbano crescere, nascere e soprattutto restare in vita a lungo. C’è però la necessità di due cose: uno che ci sia qualcuno che si prenda la responsabilità di portare avanti questo discorso e qualcuno che questo discorso lo voglia recepire. E questo lo devono fare gli ortonesi perché Ortona è il loro bene, è il loro capitale. Se lo lasciano decadere così nel silenzio, nella acquiescenza più completa tra un po’ Ortona sarà irriconoscibile.

A Ortona di socio-culturale c’è molto poco. Eventi che si potrebbero organizzare sono conferenze sull’architettura di Ortona, la storia di Ortona e cento altri. Sicuramente molti saranno interessati a questi temi. Non sono solo, siamo in ventinove, non sappiamo bene ancora come muoverci ma intanto iniziamo. Abbiamo tanta buona volontà.

Conterò di muovermi in queste direzioni. Caratterialmente non sono facile alla resa, vediamo cosa succederà.

Ci sono scopi prestabiliti o possono essere individuati secondo le esigenze della comunità parrocchiale?

Posso dire che c’è un bel feeling con Don Giuseppe. Non sono stato io la chiave di volta della ricostituzione della Confraternita. Altri tentativi, in passato, non hanno avuto successo. Quando presentai questa idea a Don Giuseppe lui fu subito molto entusiasta. Forse per la sua esperienza come Vice Parroco a Pescina, luogo dove ci sono ben cinque confraternite. Prima di Pescina, in Cina, non penso che abbia fatto questo tipo di esperienza. Don Giuseppe è stato subito molto favorevole e questo ha aiutato questa idea a diventare concreta. Il nostro parroco è molto valido ma ha bisogno di un sostegno. Tra l’altro si sta costituendo anche il consiglio pastorale anch’esso un sostegno di non poco conto.

Molti Ortonesi sono entusiasti della rinascita della Confraternita perché ricordano i racconti dei loro avi che nel passato sono stati membri a tutti gli effetti di tale associazione. La parola Confraternita ai giovani di oggi e, in particolare, ai giovani ortonesi potrebbe non dire nulla. Come invece si potrebbe spiegare loro l’importanza che questa associazione riveste all’interno di una comunità e fornire, quindi, anche a loro, elementi di riflessione da cui potrebbero nascere nuove eventuali confratelli o consorelle?

Prima di tutto parliamo dell’aspetto entusiasmo. Vi faccio una confessione: alla mia prima proposta che feci sul sacrato della chiesa qualche tempo fa mi si rispose che ad Ortona non era possibile fare la Confraternita perché ad Ortona non c’è nessuno che abbia quella religiosità, quella purezza d’animo, necessaria per tale associazione. Questa è stata la prima risposta che ho ricevuto. Secondo me il suo strato di religiosità lo ha, è presente. Non vedo perché a Pescina debbano essere presenti cinque Confraternite e a Ortona nessuna. Da quello che vedo, gli Ortonesi sono gente pia, solidale, molto legata ai principi religiosi. Gli ortonesi hanno origini contadine e da sempre la vita contadina è vicina alla religione. Quindi non vedo perché non ci possono essere anime vicine a questa spiritualità. La risposta di quella persona secondo me è stata più una risposta istintiva che frutto di una accurata riflessione. Successivamente ho trovato altri che si sono mostrati sicuramente interessati. Forse perché in passato ci sono state iniziative analoghe che erano andate non a buon fine. Altro episodio che ricordo con piacere è quando una signora di Santa Maria mi chiese di poter aderire. Io stesso le portai il modulo di adesione a Santa Maria, località vista come un luogo periferico la cui strada per arrivarci è spesso utilizzata solo per far passeggiate. Il fatto che una persona di Santa Maria mi abbia chiesto di far parte della Confraternita mi ha riempito il cuore di gioia, così come mi hanno fatto felice le adesioni di Sulla Villa. Tutto questo mi ha dato il termometro del favore che avrei trovato qui ad Ortona. Siamo arrivati a ventinove e questo per la realtà demografica ortonese è un buon successo. E poi sono fiducioso che arriveremo ad una cifra superiore.

Cosa dire ai giovani. Intanto i giovani che hanno aderito sono tre, se per giovani intendiamo confratelli al di sotto di trenta anni. Io mi rendo conto dell’imbarazzo da parte loro, perché la Confraternita comporta delle manifestazioni esteriori che i giovani potrebbero non comprendere, ad esempio noi all’otto settembre andremo in processione con veste bianca e la mozzetta celeste. Anche un confratello anziano aveva chiesto di adottare la sciarpa con l’immagine della Madonna piuttosto che la veste tradizionale. Io credo che se ci dobbiamo basare sulla tradizione, ritengo che ciò vada perseguito fino in fondo. Perché fra mettersi un distintivo e la veste c’è una bella differenza. Io voglio che la Confraternita di Ortona sia legata al passato. Mi piacerebbe che qualcuno riconosca nei confratelli il proprio nonno. Qualcuno mi ha addirittura detto “Mio nonno ha voluto essere sepolto con la veste della Confraternita”, anche se si tratta di un obbligo, “Mio nonno è stato Priore”, “quando morì mio nonno fu accompagnato al cimitero da tutti i confratelli”. Quindi cercherò di far decadere questa perplessità verso le manifestazioni esteriori.

I giovani. I giovani sono molto sensibili a questo. Sono sicuro che una volta “rotto il primo velo” poi ci sarà un afflusso. Il fenomeno del volontariato, tutti sappiamo, che è fatto da giovani. Se riuscirò a veicolare questo concetto di volontariato, sono sicuro che i giovani aderiranno alla Confraternita. Il mio scopo è quello di rappresentare la Confraternita come un valore tradizionale ma anche come qualcosa di vivo, di efficiente, di efficace per Ortona. I giovani a quel punto capiranno. Voi mi dovrete aiutare, spero che questa chiacchierata vada sotto occhi dei giovani, perché i giovani più di ogni altro seguono internet e mi auguro di suscitare il loro interesse. Il nucleo forte saranno gli anziani perché per mentalità sono più legati a questo tipo di tradizione. Io comunque sono fiducioso che anche i giovani possano afferrare il messaggio della necessità di fare volontariato qui ad Ortona. Tempo fa venne qualcuno a chiedermi se ero interessato all’apertura di una casa famiglia. Io mi resi disponibile perché penso che per fare volontariato bisogna essere in molti. Ricordate che qualche tempo fa venne l’U.N.I.T.A.L.S.I.? Bene, vi posso assicurare che per me è stata una esperienza sconvolgente e non esagero se la definisco sconvolgente. Ho visto questi ragazzi, perché erano tutti molto giovani, che scendevano da questo pullman felici. Ragazzi che sono stati colpiti nel loro fisico in maniera drammatica. In un primo momento ho provato un desiderio di… non dico repulsione, ma preoccupazione di dover entrare in contatto fisico con loro, visti i loro gravi problemi. Tutto ciò è durato un attimo. Un attimo è durata questa mia esitazione. Subito dopo ho cercato il loro contatto, è stata una cosa meravigliosa, ho vissuto un’esperienza meravigliosa, ancora mi commuovo. Vi consiglio di farla se vorrete arricchirvi. Quella è un’altra strada verso cui vorrò andare. Non so se avrò la forza sufficiente per legarmi a questa associazione. Ho paura di non esserne all’altezza.

Torno al concetto espresso prima per fare volontariato bisogna essere in tanti, perché le ore che si possono donare non sono molte e quindi bisogna essere in tanti per garantire continuità di sostegno. Molti di loro non possono muoversi, addirittura non possono neanche andare in bagno da soli. Sapete, non è facile portare un disabile in bagno, è molto difficile. È per questo che bisogna essere in tanti, io sono pensionato e quindi ho più tempo, ma un giovane che lavora o studia può dedicare solo qualche ora.

Questo vorrei far capire ai giovani che con poche ore da dedicare al prossimo si potrebbe fare molto. Altre persone ad Ortona hanno bisogno di aiuto, ci sono le badanti che fanno molto, ma anche loro hanno bisogno di un aiuto. Ecco, i giovani questo potrebbero fornirlo.

Considerando le numerosi adesioni alla Confraternita da parte di molti ortonesi come spieghi tanto interesse per questa associazione che benché di natura laica ruota fortemente intorno alla Chiesa e lo scarso interesse, invece, nel rivitalizzare altre associazioni, per esempio Pro Loco, Comitato gemellaggi e Corale Folkloristica, che potrebbero fare molto per Ortona ed essere un volano per il suo rilancio?

Come dicevo prima, nella Confraternita il nucleo più forte è rappresentato dagli anziani e sono loro che sostanziano la Confraternita perché loro hanno più vivo il ricordo della tradizione: i loro genitori, i loro nonni e quindi sono loro che hanno il desiderio di far rinascere qualcosa che fa parte della loro cultura e della loro storia. Io attribuisco essenzialmente a questo l’interesse manifestato.

Le altre due realtà associative la Pro Loco e la Corale le vedevo come realtà legate soprattutto ai giovani che purtroppo sono molto disinteressati. Purtroppo sono pochi e molti tornano solo il fine settimana, altri solo l’estate. Quindi per questi motivi trovare un interesse grande come quello che ho trovato negli anziani sarebbe stato velleitario. Io faccio molto affidamento sulla capacità di trascinamento di questa idea e non escludo che si possa arrivare a rivitalizzare queste altre due realtà. Non sarà facile anche se resto fiducioso.

Ortona è come un frammento di uranio, si tratta solo di bombardarlo con neutroni al fine di scatenare una reazione a catena e provocare tutta l’energia necessaria. Per ora partiamo con la Confraternita, poi forse verrà anche il resto. Voi siete una parte molto importante perché con Internet, con il giornale, dovete riuscire a stimolare tante persone. Siete qui e mi lusingate, ma mi dovete aiutare a raggiungere l’obiettivo.

Tu sei stato nominato Priore. Cosa significa essere Priore nell’ambito della Confraternita e nei rapporti con l’esterno?

Vi faccio un po’ la storia. Lo statuto della Confraternita prevede alcune cariche istituzionali, tra cui il Priore. Per queste cariche ci si candida con una lettera scritta. Nella Confraternita della Madonna delle grazie nessuno si è candidato all’infuori del sottoscritto. Questo è un fatto molto significativo, perché è come se mi avessero riconosciuto tacitamente da subito il ruolo di Priore. Sinceramente voglio dirvi che già dalle prime riunioni ho sempre detto che il primo Priore doveva essere un ortonese, uno nato ad Ortona. Mi sembrava giusto, lo vedevo come un segno di continuità: l’ultimo Priore è stato un ortonese cinquant’anni fa, il primo Priore dopo la rinascita della Confraternita doveva essere un ortonese. Non ha avuto molta fortuna questa mia volontà. Mi piace pensare che l’abbiano fatto perché mi vedevano idoneo e meritevole per questo incarico. Questa cosa mi inorgoglisce, perché ti senti su di te il favore di un gruppo di persone che credono nelle tue capacità di guidare questa organizzazione. Alla fine dello spoglio ho detto: “Lasciatemi pensare che sarei stato eletto anche se ci fossero stati altri candidati”. Mi considero scelto anche fra molti altri. Sento su di me una grossissima responsabilità, proprio perché c’è questa grande attesa della Confraternita. Io sono il primo parafulmine se qualcosa non andrà nel verso giusto. Ho molte idee e sono convinto che saranno gradite ad Ortona. Ci sono delle difficoltà economiche: l’abito costa ottanta euro, tutti hanno partecipato con gioia alla spesa; c’è da comprare il gonfalone che costa più di duemila euro; c’è la necessità del francobollo per spedire gli inviti per le convocazioni e la fotocopia e tante altre cose. Spero che la Madonna delle Grazie mi sostenga dal punto di vista morale e che mi dia la forza affinché questa Confraternita raggiunga questi scopi assai ambiziosi. La volontà non mi manca, sono molto fiducioso.

Quali sono i principali requisiti necessari che si devono possedere per poter essere ammessi alla Confraternita?

Essere buoni cristiani, frequentare la Messa. Mi sono fatto aiutare da Don Antonio Salone che è il responsabile nell’ambito della Diocesi dei rapporti con il laicato. Quindi fanno capo a lui tutte le organizzazioni laiche ed in primis le confraternite. Mi sono rivolto a lui quando mi sono trovato di fronte a situazioni particolari come persone che volevano aderire pur essendo divorziate e successivamente risposate. Don Antonio non si scomodò affatto, in tutta serenità mi disse che tutti possono far parte della Confraternita, l’unico vincolo sta nel non poter indossare l’abito e nel non poter fare la Comunione. Quest’ultimo vincolo, come sapete vige secondo la Chiesa a prescindere dalle Confraternite. Per il resto, tutti possono far parte della Confraternita.

Quindi basta essere un buon cristiano, andare la domenica a Messa, fare la comunione. Questi sono i requisiti necessari. Ad Ortona tutti possono far parte della Confraternita, perché nessuno ha delle macchie così gravi da dover avere un diniego a far parte di questa associazione.

Qual è la posizione della Confraternita rispetto alle tradizioni religiose e laiche (es. asta e rifocillarsi durante la processione dell’8 maggio)?

Come già detto anche sull’articolo de “La piazza“: “…in chiesa si consumano gli ultimi momenti del rito religioso, fuori gli ultimi momenti del rito pagano dell’asta”. Io vengo ad Ortona da quarant’anni e quindi sono quaranta anni che vivo l’asta ai Santi e alla Madonna. Sinceramente i primi tempi mi lasciava un po’ perplesso sentir urlare: “Per la Madonna due milioni e cinquecento mila lire e uno…”. Poi però l’ho sempre accettato e rispettato come momento di forte tradizione che non si può cancellare. Parliamo di un momento di tradizione che è vivo nell’animo di ogni ortonese, non si può togliere l’asta. Forse qualche perplessità me la crea il vedere che in qualche parte d’Italia alcuni confratelli si battono la schiena con dei flagelli. Addirittura l’abito di alcune Confraternite porta sulla parte posteriore della mozzetta un buco per facilitare l’autoflagellazione. Quindi se non mi scandalizzo quando vedo persone che si flagellano, perché dovrei restare perplesso quando in piazza si urla: “Per la Madonna due milioni e…” ?

Ci sono molti aspetti della religiosità che hanno assunto un carattere pagano. Non so se la religione abbia mantenuto dei principi pagani che erano in vita prima del suo avvento oppure se li ha favoriti. Ci sono molti riti che sembrano più pagani che cristiani, però fanno parte della tradizione religiosa e vengono accettati.

Anche il bicchiere di vino che viene offerto ai portatori durante la processione di S. Generoso, non mi disturba. Ci sono dei ragazzi che portano la Statua di un peso notevole, se si fermano un momento a bere un bicchiere di vino non c’è nulla di male. Se la Chiesa e il parroco sono d’accordo non vedo il motivo per cui mi dovrei scandalizzare.

La Confraternita possiede anche molti beni materiali. In che modo essi saranno amministrati e a chi spettano eventuali introiti?

Il problema dei beni materiali è nato subito. Abbiamo fatto delle ricerche al Catasto e abbiamo verificato che si possono far risalire alla Confraternita una proprietà pari a circa cinque ettari di terreno. Sono pezzettini distribuiti in tutto il comprensorio di Ortona, probabilmente sono terreni incolti. Poi, c’è anche l’immobile della macelleria.

Noi ci stiamo impegnando a fare un inventario di tutti i beni. Sinceramente a me non entusiasmano questi aspetti economico-finanziari, spero di poter delegare il problema a qualcun altro molto più esperto di me. Questi beni meritano il massimo rispetto, perché si tratta di donazioni e alcune fatte tanti anni fa. Ho trovato un documento storico in cui si parlava di donazioni alla Confraternita in data 1725, Anno Santo. Altri nel 1800. Io in qualità di ultimo erede mi sento in dovere di rispettare le volontà dei donatori. Comunque non vorrò assolutamente essere un esattore perché lo ritengo offensivo per me e per i miei confratelli. La questione sarà affrontata e gestita con molta serenità.

Come Priore hai già deciso in che modo approntare l’attività futura che dovrà svolgere la Confraternita?

 Il mio primo obiettivo è l’otto settembre 2007, come sapete la Confraternita farà la prima uscita il giorno otto settembre. Qualcuno aveva proposto di “uscire” il giorno della festa di S. Generoso, altri il quindici di agosto. Io invece ho detto che la Confraternita è dedicata alla Madonna delle Grazie e la festa è l’otto settembre. Vi assicuro che ho talmente tante idee per quel giorno che la loro organizzazione riempie quasi tutto il mio tempo. Il giorno 13 maggio ci sarà una riunione, già programmata, nella quale si metterà in cantiere qualche progetto, per l’otto settembre e per dopo. Il mio primo obiettivo è quello di far percepire la presenza della Confraternita, è il più importante. Dobbiamo creare l’immagine della Confraternita.

 

Vogliamo ringraziare il Priore della Confraternita della Madonna delle Grazie per averci concesso l’intervista. A lui e a tutti i confratelli va il nostro più sentito “in bocca al lupo” per un lavoro sicuramente molto difficile ma, altrettanto sicuramente, molto ricco di soddisfazioni.

 

 

                                                                                                                                                           redazione