SETTE SETTEMBRE

Il Sette settembre è come un grande Sabato leopardiano

 

Dieci, sono proprio dieci i colpi di sparo che mi hanno appena svegliata, con un fragoroso buongiorno. Mentre mi aggrappo al cuscino, ancora insonnolita, realizzo: ehi oggi è il Sette settembre! È un giorno in cui non si può dormire, ci sono troppe cose da fare e da vedere.

 

Balzo giù dal letto e il mio primo pensiero è per il tempo meteorologico; eh già, per gli Ortonesi  non è difficile ricordare giorni di festa, come questo, imbruttiti da un cielo plumbeo e rovinati da fiumi di pioggia; corro alla finestra e, con grande gioia, osservo un bellissimo sole che riscalda tutta Ortona da Montagna Grande: si preannuncia una magnifica giornata.

Nel frattempo, inizia il giro della banda per le vie del paese che, con le sue note, rallegra e sollecita le occupazioni mattutine: nonno Ninitt, da grande appassionato, mi fa un resoconto dettagliato sulla bravura del suonatore di bombardino, sul fraseggio dei clarinettisti, sul fatto che ci siano ben quattro bassi in fa, pregustando già lo spettacolo serale.

In men che non si dica, l’orologio del campanile annuncia le 11,00: persa fra queste chiacchiere e quel pizzico di vanità femminile che deve essere obbligatoriamente soddisfatta in questi eventi, come al solito, arrivo in ritardo; la Santa Messa in onore di S. Rocco è già iniziata.

La Chiesa non è propriamente affollata, ma noto con piacere che il numero dei fedeli presenti sta rapidamente crescendo. Durante la funzione viene ricordata la vita del Santo di Montpellier mentre il coro intona, con solennità e bravura, la “Messa di S. Lucia”.

 

Terminata la funzione, ci riversiamo tutti in piazza per assistere all’asta, uno dei momenti più emozionanti della festa; incuranti della opprimente canicola (scusate la citazione televisiva), noi ragazzi ci riuniamo tutti attorno al nostro battitore che, raccogliendo cenni e ammiccamenti, dirige con professionalità questo momento. Evviva, vengono raggiunti i 1.000,00 Euro ed assegnato il Santo: la processione ha inizio! Alla comparsa della Statua sul sagrato ho un sussulto di commozione: non un imponente S. Generoso, non un prodigioso S. Antonio, non una ieratica e sublime Madonna…, si offre al nostro sguardo un piccolo uomo dall’espressione amorevole, un primo “medico senza frontiere”, così umile e indifeso, ma al contempo così pieno di coraggio e fervore, disposto a sacrificarsi e morire per gli altri; e le braccia che lo sorreggono sono braccia di gioventù, piene di entusiasmo, di speranza e di aspettative per il futuro, ma che non dimenticano l’orgoglio per la propria terra, per le tradizioni, per quelle radici che, vuoi o non vuoi, in momenti come questo, si fanno sentire come potenti colpi nel petto, che risvegliano la fierezza di ogni ortonese e rendono così grande la semplice gioia dell’esserci.

La processione si snoda per le vie del paese fino al “piazzale” dove si arresta per lo spettacolo dello sparo, magnifico come sempre, per poi riprendere e terminare in Chiesa con la benedizione.

 

Tornando verso casa, con tanta gioia, ma anche tanto appetito, penso: cosa mi attende ora? Il pranzo, i giochi popolari ai giardinetti, il concerto bandistico di questa sera, il “dopo serata” in via Piano a Ca’ d’Alfons…ma soprattutto perché provo tanto affetto per questo giorno? Forse perché nel Sette settembre si apprezza il vero sentimento della festa, senza il disorientamento dell’inizio e l’amara nostalgia della fine, in cui si intrecciano il divertimento dei giovani e quello dei più anziani…è il giorno in cui tutta Ortona si appresta, come in un grande Sabato leopardiano, ad ornarsi per l’indomani “il petto e il crine”.

 

                                                                                                                                                             Erica

 

 

su Alcuni Momenti le foto della festa