RITORNO DA ORTONA

Le feste di settembre, un appuntamento scolpito sulla pietra.

 

La riapertura delle scuole restituiva la vita di sempre.

Infondo allora mi sentivo peggio: ci allontanavamo dalla piazzetta con il pergolato sotto lo sguardo di mia nonna che, figura sempre vestita di nero, ci guardava in silenzio, la mano lenta a salutarci.

Mi sforzavo di non piangere e pensavo che dopo avrei sgranocchiato quei “frù - frù” che lei aveva infilato nella borsa di mamma, certo li avrebbe tirati fuori in treno. Rimettere i piedi in casa dopo tre mesi era duro. Da allora, per me, l’odore delle stanze chiuse da tempo significherà: “ritorno da Ortona”.

 

Sempre più brevi le vacanze nel paese dei miei genitori e nonni, ma le date del 14 e 15 agosto, 6, 7 e 8 settembre sono immancabilmente trascorse qui.

Quando sei bambina il primo ricordo delle feste è quello di una bancarella, una borsetta con perline rosa, profumo di noccioline tostate e zucchero filato. Poi le luci, le giostre, la cassa armonica, che danno il senso della festa, lo scoppio delle “miccette “ e il loro inconfondibile odore.

Cresci, la festa è andartene in giro, una sosta per ascoltare un brano di orchestra. In piazza  ballano le stesse persone di un anno fa, di quindici anni fa… L’ultimo giorno, mentre gli Ortonesi osservano se stessi, arrivano le “pupe”.

Le grandi caricature giungono all’improvviso, è come un brivido vederle spuntare.

Le sagome ben si delineano contro la facciata bianca della chiesa, un vortice umano inizia a girare intorno ai fantocci, come impazzito, mentre l’orchestra accompagna la loro danza.

Poi la pupa prende fuoco. Rimane l’immagine di una faccia di carta pesta: dritta, su un rigido corpo, i capelli bruciano, si staccano e volano in alto.

Subito i fuochi. Dopo è il 9 settembre.

 

Ogni appuntamento, in fondo, è un “déjà vu”, tanto che uno potrebbe pensare, ragionevolmente, che il tutto è intriso di malinconia e che la malinconia  non è una sensazione positiva.

Ma la bellezza no.

Nelle nostre feste, un visitatore distratto vede solo la tradizione, il che non fa di Ortona un paese diverso dagli altri.

E’ vero, abbiamo i nostri riferimenti qui, ci piace ritrovarli, perché siamo fatti di affetti, ricordi, aspettative e illusioni, come chiunque, ma la peculiarità delle feste ortonesi è l’incontro di  tradizione e bellezza, un’alchimia.

Non è vero che è bello quel che piace, ciò che è bello è oggettivamente bello e Ortona, la natura circostante, sono un contesto speciale per i nostri appuntamenti.

Occorre prendere coscienza di ciò perché le tre date di settembre divengano il culmine delle nostre estati.

E’ così che un giorno ho capito qual’è il mio primo ricordo, ora.

E’ legato alla statua della Madonna che esce dalla chiesa per la processione: tutti applaudono, suona la banda, la Croce sale le scale della piazza e le donne costruiscono la doppia fila.

Bello, per chi rimane fuori, affacciato alle finestre, ai balconi, ai muretti o fermo ai crocicchi, in gruppi, è vedere l’immagine della Madre di Dio che passa in mezzo a noi, fra le nostre case; spiarla in uno squarcio di “ruva ”, alla fine di una scalinata; aspettarla in chiesa al rientro per avere l’impressione, ogni anno, che Essa ci appaia dal portone centrale.

Poi, una scia di baci sul manto: ”Bella Tu sei qual sole…”.

 

E il sole, anche quest’ anno si è fatto sentire caldo.

Scendendo da S. Onofrio verso la Torre, invece di star col capo chino, atteggiamento adatto a una processione, io mi guardo intorno e in questa splendida giornata ammiro le case di pietra, gli usci con i loro portali antichi e nuovi, i balconi pieni di fiori.

Guardo le abitazioni abbandonate, le porte invecchiate dal tempo, la casa senza tetto: una finestra si affaccia sulla montagna azzurra, sotto scorre il fiume.

Grossi fiori di malva punteggiano i ruderi, i vicoli, le scarpate, poi, mentre spara l’artificio, il colore luminoso delle montagne contro il cielo terso. Quelle montagne senza un albero sono belle.

 

La bellezza non stanca. Non puoi stancarti di tornare qui. Le feste ti costringono a guardare in alto, anche dentro di te, a ricordarti la lentezza.

Così sento Ortona, in questi giorni pieni di colori e contrasti di luce, mentre intono un canto alla Madonna, mentre sento il profumo del buon cucinato e dell’incenso, mentre penso che questo paese è mio e non mi respinge.

Domani, quando sarà silenzio, apprezzerò la fresca aria di settembre.

 

                                                                                                                                                             Bruna

 

 

su Alcuni Momenti le foto della festa