LA DESOLAZIONE DELLA LONTANANZA

Una festa vissuta istante per istante nonostante l’enorme distanza

 

Come tutti gli anni sono arrivate le feste di settembre, l’appuntamento che ogni ortonese che si rispetti attende e prepara con più trepidazione. Per chi lavora è un gradito scampolo di ferie, per i più giovani un’occasione di divertimento e, insieme, il segno della fine della lunga estate spensierata, per tutti un momento di festosa condivisione delle tradizioni e di una sincera devozione ai Santi e alla Madonna. Per gli ortonesi l’Otto settembre è un po’ come il capodanno, è un punto di riferimento nel ciclo del tempo, scandisce l’anno in un prima e un dopo.

 

Questo e molto altro sono le feste di settembre per chi vi partecipa. Ma per chi vive e lavora lontano ed è alle prese con calendari scolastici che rosicchiano sempre più giorni all’estate, calcoli funambolici tra ferie striminzite, strategie per barcamenarsi tra impegni infrasettimanali, esserci può diventare difficile e, purtroppo, a volte impossibile. Quando questo accade, come è per me, l’attrazione che le feste di settembre esercitano fa sì che esse non possano non essere trascorse comunque, anche a distanza, in un turbine di sensazioni. Bisogna viverle come giorni qualunque, con il lavoro, la spesa, le file e tutti gli altri compagni della quotidianità, ma la mente è sempre là, a raffigurarsi che cosa stia succedendo in quel momento. La sequenza delle feste è sempre uguale, è scolpita nella memoria, riaffiora in ogni istante e continua a sovrapporre alla realtà presente quella lontana di Ortona, quando ci si chiede se l’asta è finita o va per le lunghe, se la processione sarà già passata sotto casa, se il repertorio della banda stia davvero dilettando l’esigente uditorio ortonese. Ma come fanno i colleghi a continuare a discutere e scrivere come se niente fosse, non li distraggono le campane a festa? Non sentono il tuffo al cuore che suscita lo sguardo della Madonna che dall’oscurità prende forma tra la luce e le acclamazioni della piazza? Riescono a concentrarsi nonostante uno sparo così lungo e potente?

 

Per fortuna, almeno un supporto alla memoria e all’immaginazione c’è, le foto del sito, che, seppur “virtualmente”, aiutano ad essere parte della festa. Ah, la chiesa era gremita, guarda anche quanti preti! Peccato che la pioggia abbia rovinato la cerimonia al Monumento ai Caduti… Certo, per riempire la piazza ci vogliono proprio i balli di gruppo! Quest’anno le mammocce sembrano più grandi del solito.

Le immagini sono forti e vivide, peccato però che lo schermo del computer disperda le note della banda, i canti delle donne in processione, il profumo di “sagna” che ogni tanto trapela da una finestra, l’odore amaro delle ceneri della mammoccia che fumano al centro della piazza. Tra gli occhi e le immagini c’è tutta la desolazione della lontananza e insieme quel guizzo indomabile e gioioso che ti ricorda che quello che vedi è anche tuo e che tu gli appartieni. Allora guardi con invidia i visi di quelli che ci sono, dei quali puoi intuire l’emozione, la fede, il divertimento, il piacere dello stare insieme, sembra fortunata anche la curiosità da antropologo di quelli che sembrano osservare con distacco lo svolgersi di un rituale ripetitivo senza farsene poi troppo coinvolgere.

 

Certo, le feste sono sempre uguali, ma non per questo chi le ha vissute una volta può accontentarsi, il loro fascino è proprio in quella attrazione inspiegabile che spinge a schivare qualunque impedimento pur di esserci. Esse rafforzano il senso dell’essere parte di quella comunità, come un ramo che, anche se svetta lontano dal suolo, ha in comune con gli altri le radici e si nutre della stessa linfa. Doveva essere questo il sentimento che radunava gli emigrati ortonesi per celebrare l’8 settembre a Boston, se il portare in processione la loro Madonna delle Grazie bastava a superare lo straniamento del percorrere strade con nomi inconsueti in un’atmosfera così lontana da quella più familiare.

 

Ortona ha instillato la sua malia in tutti i figli, e lei sa bene come farli accorrere al momento giusto, richiamandoli con la sua voce insieme suadente e perentoria. Per festeggiare i suoi Santi con tutti gli onori sincronizza il battito del cuore di tutti loro e li riunisce in un solo respiro, carico di partecipazione gioiosa e di pensosa nostalgia.

Stavolta è andata ancora così, ma l’anno prossimo l’Otto settembre verrà di sabato, chissà…

 

                                                                                                                                                             Anna

 

 

su Alcuni Momenti le foto della festa