SI AMMAZZANO I MAIALI

Tradizionale sacrificio simbolo di abbondanza

 

Alla fine della primavera, tra maggio e giugno, nella piazza di Ortona, arrivava il camion a vendere i maiali.

Basileo, per molto tempo unico venditore di maiali in Ortona e frazioni, proponeva la merce animale giurandone la buona salute e garantendo che i maialetti avrebbero mangiato tanto e tutto.

Gli ortonesi si affollavano intorno al suo camion facendo valere la loro esperienza e il loro occhio clinico nella scelta del maiale. Scelta importante perché la bestia doveva dare abbondanza in salsicce, salami e prosciutti.

Dopo l’accordo sul prezzo i maialetti prendevano la via della loro nuova casa: paglia fresca e due pasti abbondanti al giorno fino a dopo Natale.

Anni fa la popolazione dei maiali era numerosa, tutte le famiglie li allevavano perché erano garanzia di sostentamento.

E ancora oggi, anche se in maniera ridotta, i maiali sono, nei porcili degli ortonesi, garanti di abbondanza.

Nell’ultima settimana dell’anno ci si prepara all’ammazzo. Le donne procurano tutto ciò che serve: il sale, il pepe, la macchinetta tritacarne, i coltelli affilati da Alfonso, il "cotturo" con l’acqua bollente, la "bancuccia", il bilancione per pesare, i "gammer'" (attrezzo utilizzato per appendere il maiale) e poi la squadra di amici che viene ad aiutare.

All’ora stabilita, di mattina, arriva "j’accidtore" (il macellaio) ed è la fine per il povero maiale. La pratica dell’ammazzo è veloce, si svolge con gesti sicuri, così almeno l’animale non soffre tanto (si spera!).

Fra gli artigiani macellai ricordiamo i più famosi: Fiore del Casalotto, Giovanni ‘J Rusc e Giovanni Buccella che ha trasmesso l’arte al figlio Sandro.

Il maiale, adagiato sulla bancuccia, viene pulito delle setole, utilizzando l’acqua bollente, poi viene appeso per le zampe posteriori e liberato delle interiora.

A questo punto entra in gioco il bilancione. Il maiale viene pesato; si considera di "buon peso" quello che supera il quintale e mezzo e tra i proprietari vi è sempre una silenziosa competizione, perché ciascuno spera che sia il proprio animale a raggiungere il peso maggiore.

Il giorno dell’ammazzo è anche un giorno di festa. Gli amici venuti ad aiutare si ritrovano intorno ad un’allegra tavolata imbandita, preparata dal padrone in segno di ringraziamento.

Del maiale non viene buttato niente: tutto serve, tutto è utile.

Dopo tre giorni di frollatura, e se fa freddo è meglio, il maiale viene "spartito" (diviso) nelle parti che verranno trasformate in ottimi insaccati.

A lavoro ultimato, lavoro che tiene impegnati per diversi giorni, nelle cantine si vedono le pertiche che sostengono i preziosi doni che il generoso maiale ci offre.

 

M. Eramo