L'IMPORTANZA DEL DIALETTO

Il dialetto rappresenta la nostra etichetta, le nostre radici, la nostra carta d'identità

 

Nell’epoca della globalizzazione, in cui Internet regna sovrano, dove le comunicazioni avvengono attraverso congegni elettronici che, da una parte sono il frutto di un progresso inevitabile ma dall’altra ci tolgono il piacere di comunicare guardandoci negli occhi, parlare del dialetto può sembrare anacronistico. Non è così: il dialetto fa parte del bagaglio culturale che ognuno di noi porta sulle spalle ed è l’inevitabile segno che ci fa dire che apparteniamo ad un certo luogo, ad un certo tempo e che ci identifica e ci colloca nel posto preciso della nostra storia personale.

Il dialetto rappresenta la nostra etichetta, le nostre radici, la nostra carta d’identità.

L’ortonese è la nostra lingua: attraverso essa esprimiamo i nostri pensieri, i nostri sentimenti, i nostri stati d’animo. E’ il mezzo che ci unisce nel confronto, nel dialogo, nello scambio di idee. Il dialetto ortonese del 2000 è molto diverso dalla lingua atavica dei nostri nonni. Tante espressioni si sono addolcite nel corso del tempo, mentre tanti modi di dire si sono persi. Per esempio l’espressione "avà" che voleva dire " ascolta… stai a sentire" è caduta in disuso, come " c’velle" che indicava "niente". Altre locuzioni appartenenti al dialetto antico sono quelle che indicano " lassù" e " laggiù"e significano rispettivamente: loc’siuij e loc’yauij. Nel corso del tempo queste parole si sono trasformate in " locammont" e "locabball".

Del resto, le trasformazioni del dialetto sono quasi naturali: la scuola aperta a tutti, la scomparsa totale dell’analfabetismo (per fortuna) la padronanza dell’italiano, hanno portato all’abbandono di alcune forme dialettali strette e, quindi, oggi si parla un dialetto più vicino all’italiano che tende a tralasciare gli antichi termini. Nel dialetto ortonese troviamo molti francesismi ed anche termini di chiara origine spagnola. Tante parole che iniziano con la lettera "b" sono pronunciate con la lettera "v" come nello spagnolo, del resto l’aver fatto parte del Regno delle II Sicilie è significativo.

Il Comune di Ortona abbraccia un territorio vasto, nel cui interno vi sono sette frazioni. Queste frazioni sono come delle " enclave", in cui il dialetto cambia nella cadenza, nell’apertura e chiusura delle vocali, assumendo aspetti diversi se si confrontano le varie espressioni. In particolare, il dialetto di Aschi Alto è completamente diverso da quello ortonese anche se la distanza geografica è molto piccola.

Il dialetto inteso come lingua è il mezzo che identifica tutto: i soprannomi, i rioni, le località. Il dialetto dà nuova forma alle parole, riesce a rendere l’idea prima ancora di ridurla in termini precisi, a volte armonizza e a volte indurisce. Il dialetto è l’espressione di un popolo, è come un abito fatto su misura, è come una spugna che assorbe fatti, episodi, luoghi, persone e che restituisce fatti, episodi, luoghi, persone con profilo e identità precisi ma soprattutto con un’anima e, nel nostro caso, con la nostra anima ortonese.

Amare il dialetto, usarlo nel nostro quotidiano, insegnarlo ai nostri figli, significa amare noi stessi, significa essere possessori di una grande eredità: l’eredità della nostra storia.

 

 

M. Eramo