LA CASA PARROCCHIALE

La casa parrocchiale: memorie e speranze

 

I miei ricordi legati alla casa "d' zi' pret"' sono tanti, stretti a filo doppio ai tempi dell'adolescenza.

La mia generazione è nata e cresciuta con Don Vincenzo e forse, più di altre, ha frequentato la sua casa. Era sempre un'emozione varcare quella porta, a'I'mandrill', perché si apriva un mondo affascinante e, per certi versi, sconosciuto. Le pareti dello studio interamente ricoperte di libri, la scrivania stracolma di carte, gli oggetti personali, le bomboniere con i confetti di tutte le spose di Ortona... L'ordine del disordine di Don Vincenzo.

Cominciammo a frequentare la casa del prete all'inizio degli anni '70, durante i mesi invernali, da dopo Natale al giovedì santo, perché Don Vincenzo si mise in testa di farci cantare i gregoriani per il venerdì santo. Impresa a dir poco ardua, visto che la musica, il genere e anche il latino li conosceva solo lui! La riunione alla casa del prete per le prove dei canti, diventò un appuntamento fisso e la giusta ricompensa all'impegno mostrato erano le mentine che Don Vincenzo comprava per noi. Quei canti sono impressi nella nostra memoria per sempre. Don Vincenzo con le nostre voci, la nostra inesperienza è riuscito a cavare sangue dalle rape, ma penso anche che siamo riusciti a dargli soddisfazione (o almeno lo spero).

In questi giorni stiamo aiutando Don Francesco a sistemare la casa parrocchiale e dalla grande quantità di libri e altre cose che Don Vincenzo ha lasciato, riemergono i ricordi e l'emozione si fa sentire. Come i costumi della recita per la festa di Sant'Antonio Abate, che vide per la prima volta il palio delle salsicce... come le numerose fotografie che ci ritraggono ragazzine e pubblicate poi sul " Giovenco"... come le foto delle passeggiate in montagna dove Don Vincenzo ci spiegava cosa era il punto trigonometrico o cosa era l'acido lattico che ci indolenziva le gambe... come il programma per la gita in Iugoslavia... Tutte cose che ci appartengono, che abbiamo condiviso con Don Vincenzo e come il frequentare la sua casa ci appariva un grande privilegio.

Nella casa parrocchiale c'è un poco di noi, della nostra adolescenza, della nostra spensieratezza ma anche della presenza forte del prete che ci ha cresciuto.

Oggi si ricomincia da capo con il nuovo parroco, con la certezza che la casa parrocchiale continui ad essere quello che è sempre stato: un punto di riferimento per tutti. La casa parrocchiale ora deve accogliere Don Francesco. Certo oggi non è pronta per questo: i lavori di ristrutturazione sono necessari ed urgenti. Dobbiamo aiutare il nuovo parroco ad entrare nella sua casa, nella nostra casa affinché le sue mura continuino ad ascoltare le nostre gioie e i nostri dolori, insieme a Don Francesco.

Dobbiamo riuscire a sollevare quel velo di apparente decadenza che sembra avvolgere il nostro paese e, tutti noi che amiamo veramente Ortona, che l'abbiamo nel cuore, che la riconosciamo come la culla delle nostre radici, possiamo farlo.

 

 

M. Eramo