DON VINCENZO LASCIA ORTONA

Dopo quarant'anni di onorato servizio il "povero prete di montagna", così usava definirsi,
lascia la Parrocchia di Ortona dei Marsi e si autocolloca a riposo

 

Don Vincenzo Amendola è stato parroco di Ortona dei Marsi fino alla metà del mese di Luglio 2000 quando, per problemi di salute, ha lasciato definitivamente la guida di quella che è stata la sua Parrocchia per oltre quarant’anni. Dire "oltre quarant’anni" significa parlare di un pezzo di storia di Ortona, storia che sicuramente ha avuto tra i suoi protagonisti anche Don Vincenzo sia nel suo ruolo istituzionale di parroco, sia nella sua figura di uomo dalla personalità poliedrica.

Come parroco ha cercato di non far mai tramontare le tradizioni religiose di Ortona, numerose, risalenti nel tempo e profondamente sentite: anzi, negli ultimi dieci anni le ha arricchite grazie alla collaborazione soprattutto dei componenti dei vari Comitati Feste.

Fine conoscitore della musica ha proseguito la tradizione del coro parrocchiale a cui egli ha sempre cercato sia di insegnare una buona tecnica sia di trasmettere il gusto per il bel canto. In particolare negli anni tra il 1969 e il 1974 ha creato un coro misto, a quattro voci che eseguiva sia canti di carattere sacro che canti popolari. In questi ultimi anni ha preparato un’altra Schola Cantorum che, soprattutto nel Concerto di Natale 1999 ha dato una bella testimonianza dei preziosi insegnamenti ricevuti e che avrebbe dovuto allietare nuovamente gli ortonesi nell’Agosto 2000 in quanto era intenzione di Don Vincenzo realizzare altri due concerti: uno di musica sacra, che si sarebbe tenuto all’interno della Chiesa di S. Giovanni Battista e l’altro di canti popolari, che si sarebbe svolto all’esterno, sul sagrato della Chiesa.

A questo suo amore per la musica egli ha affiancato e continua ad affiancare altre due grandi passioni: l’astronomia e l'informatica. Nel suo studio oltre ad innumerevoli riviste di astronomia c’era un telescopio che aveva fatto costruire per poter coltivare il suo interesse per le stelle e, quando qualcuno glielo chiedeva, non esitava a dare lezioni di astronomia; nell’ambito dell’Ufficio dei Mezzi della Comunicazione Sociale della Diocesi di Avezzano é stato nominato Responsabile dell’Informatizzazione della Curia; il suo computer era sempre a disposizione di tutti.

Negli anni dal 1958 al 1976 ha creato e ha pubblicato, ogni settimana, un Giornalino intitolato "La Valle del Giovenco" (fiume che scorre nelle vicinanze di Ortona), così chiamato perché, almeno nelle sue originarie intenzioni, avrebbe dovuto raccontare di tutti i paesi della Valle. Per chi voglia ripercorrere le vicende di Ortona di quegli anni, conoscere il paese e i suoi abitanti nella loro quotidianità, "la Valle del Giovenco" costituisce un documento di alto valore storico; nello stesso tempo questo giornalino è anche la testimonianza del tenace impegno di Don Vincenzo e dei suoi collaboratori, poiché, date le difficoltà economiche dell’epoca, non era possibile disporre di strumenti di lavoro sofisticati (era una piccola rivista "fatta in casa": si pensi che le numerose copie venivano riprodotte con il ciclostile!). A Don Vincenzo sono da attribuire anche altre pubblicazioni: "Ortona dei Marsi – 2300 anni di storia"; "Milionia e Poppedio Silone"; "Mazzarino"; " La vita del Servo di Dio Don Gaetano Tantalo".

Dal 1985 al 1995 è stato anche il "commercialista" del paese in quanto ha compilato le Denunce dei Redditi di buona parte degli ortonesi, sollevandoli dal disagio (molti di loro sono anziani) nonché dalla spesa di doversi recare nelle cittadine vicine per poter fruire dello stesso servizio.

Ha insegnato per molti anni religione nelle scuole superiori affascinando i ragazzi per la sua grande cultura; da alcuni anni insegnava nell'"Università degli Anziani", in Avezzano.

Di Don Vincenzo bisogna ancora ricordare oltre all’amore per la lettura, la viva intelligenza, la spiccata intuitività, la capacità di ascoltare e di confortare. Ma di lui non si può neppure dimenticare, perché altrimenti la sua figura sarebbe incompleta, la testardaggine, l’orgoglio, le "mattiate" che facevano bisbigliare: - Che caratteraccio! -, le "furie" fatte alla Schola Cantorum quando commetteva degli errori o alle processioni rumorose e disordinate. L’immagine di Ortona è stata colorata da questa personalità, il paese è cresciuto o comunque si è modificato anche per causa di Don Vincenzo fino a registrare, in questi ultimi anni, la stanchezza e il peso della sua età che ha cominciato a non essere più tanto giovane.

 

Letizia Del Capraro