CHIUSA LA CHIESA PARROCCHIALE

Causa cedimento del tetto, la chiesa parrocchiale S.G. Battista con una ordinanza comunale viene chiusa al pubblico

 

3 Giugno 2000, Sabato: sulla porta della Chiesa Parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista viene apposta l’ordinanza del Comune che vieta l’accesso ai locali: i vigili del Fuoco hanno dichiarato pericolante il tetto della Navata centrale dell’antico edificio.

Non è un semplice edificio di culto ad essere stato chiuso. Si tratta della chiesa dove la stragrande maggioranza dell’anziana popolazione di Ortona dei Marsi è stata battezzata, si è sposata e ha battezzato i propri figli; è la chiesa che c’è stata da sempre e che ha resistito a due guerre e al terremoto del ’15. Per molti è incomprensibile che una carta impedisca ciò che la storia devastante dell’ultimo secolo non ha impedito e la domenica mattina con un candore disarmante non sono poche le persone anziane che si presentano sul sagrato incredule e smarrite davanti a quelle porte chiuse che da sempre hanno segnato la loro Fede, il loro Credo, il senso di appartenenza ad una comunità che si è contraddistinta per centinaia di anni dal susseguirsi dei lavori in campagna e dalle feste dei Santi Patroni custoditi fra quelle quattro mura.

La malattia del parroco rende ancora più incerta la situazione, l’anziano prete che da mesi entrava e usciva dagli ospedali è in quei giorni assente proprio per ulteriori controlli a cui, nell’ospedale Civile di Avezzano, deve sottoporsi. La gente aspetta perciò impaziente chi svolgerà le celebrazioni.

Quando il sostituto del parroco arriva e con il suo passo svelto sale le poche scale antistanti la Chiesa aprendone le porte e dirigendosi dritto all’altare, la piazza cade per un attimo nel silenzio. Poi, le anziane donne con i loro fazzoletti avvolti intorno al collo, lo seguono rapide e la celebrazione ha inizio. Ma alla fine di questa messa (l’ultima da allora nell’interno dei locali) resta tuttavia l’incredulità e lo smarrimento in molti. L’edificio mostrava effettivamente i segni degli anni e le piogge di Maggio avevano fatto più volte correre con i secchi le donne per "rapparare" come potevano l’acqua che entrava da tutte le parti. Ma alla chiusura della Chiesa non ci pensava nessuno. Cosa fare? E, soprattutto, come? L’evento apre improrogabilmente un nuovo capitolo per la Storia di Ortona e degli Ortonesi: entrare in prima persona nel vivo di fatti più grandi di ciascuno. In pratica trovare il modo di iniziare i costosi lavori di riparazione ed intraprenderli prima che la breve estate delle nostre montagne lasciasse il posto al lungo inverno. Non potendo ignorare l’ordinanza del Comune le celebrazioni vengono spostate nella vicina chiesa di San Pasquale, i matrimoni celebrati nel Santuario di Sulla Villa, le grandi feste dell’Assunta e dell’8 Settembre vengono tenute all’aperto. Il quieto trascorrere delle abitudini Ortonesi viene in breve stravolto e, seppure tutte queste novità rendono più movimentati i giorni, lo scorrere del tempo lascia più impellenti le risposte ad alcune domande: che ruolo hanno le istituzioni civili e religiose in tutto questo? Chi per prima deve garantire la riapertura della Chiesa? E la popolazione? Non dovrebbe anche lei esprimere le sue necessità con un comitato che scenda in campo promuovendo almeno una corretta informazione? Idee e opinioni si affollano nei mesi a seguire e come sempre, quando si è male abituati all’autogestione, spesso si finisce con il disperdere la propria energia in mille rivoli. Si arriva così alla penultima settimana di Agosto quando nell’aula consigliare del Comune c’è finalmente una riunione sul "tetto della Chiesa". Le autorità ed alcuni cittadini avevano già preso contatti con la Curia, ma le notizie continuavano ad essere frammentarie, la riunione viene perciò attesa come la pioggia su un campo riarso annunciata da rombi di tuono. Gli spiriti fremono, la voglia di fare c’è ma nessuno sa esattamente cosa e come: curia e comune sono pronti a dare il loro sostegno morale ma non aprono le borse. Finalmente dopo i convenevoli Don Antonio annuncia che sarà lui a seguire le pratiche burocratiche, il suo fare è deciso di chi sa bene che in un momento del genere non c’è da dar spazio a debolezze. Intanto un piccolo gruppo di amici di Ortona finalmente fonda un comitato per la riapertura della Chiesa e decide di cominciare a chiedere un piccolo aiuto alla popolazione: se le istituzioni ritardano il popolo di Ortona non tarda a rispondere con il cuore e con il portafoglio: dal dopo otto Settembre ad oggi si raccolgono circa trenta milioni; una bella cifra ma ancora troppo poco per coprire l’intera spesa prevista dal progetto di massima. Ma come sempre succede bisogna cominciare a muoversi, poi la strada si fa con l’andare. Finalmente la Curia decide di finanziare il progetto con un prestito mentre gli uffici delle Belle Arti si impegnano ad onorare alla conclusione dei lavori quella richiesta di finanziamenti, che, con vari progetti presentati negli anni passati, andava avanti da anni. La ditta che eseguirà i lavori viene rapidamente scelta tra le migliori: la "Nuovo Ambiente" di Sulmona che è specializzata nel settore. Si parla di capriate nuove e di grondaie in rame. Intanto anche il nuovo Parroco Don Francesco Grassi, finalmente assegnato alla parrocchia, durante la sua prima omelia ufficiale l’otto di Ottobre, invita tutti a collaborare per rendere vero un sogno: riaprire la Chiesa la notte di Natale. E tuttavia i lavori veri e propri stentano ancora a partire ma nonostante lo scorrere dei giorni, la lentezza burocratica e l’inverno che si avvicina noi siamo ancora chiamati a far vivere quel sogno.

 

Angela Maggi