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Un po' di storia

- La personalità di Q. P. Silone -

 

Da quanto abbiamo narrato la figura di Quinto Poppedio Silone balza in tutta la sua importanza e grandezza. Che il nostro grande Condottiero avesse impressionato gli ambienti politici e militari della Capitale e che le sue gesta fossero degne di passare alla storia, stanno a testimoniarlo le fonti storiche che ci sono pervenute e di cui facciamo breve cenno.

Tito Livio nella sua monumentale opera sulla storia di Roma deve aver parlato diffusamente di Q.P.Silone. Difatti, nell'epitome del libro 76 si leggono queste parole: "Silo Pampaedius dux Marsorum auctior eius rei in proelio cecidit = Peppedio Silone duce dei Marsi primo responsabile dell'avvenimento - la ribellione e la resistenza contro Roma - cadde in battaglia). Purtroppo questa parte dell'opera dello scrittore romano è andata completamente perduta e a noi restano soltanto i titoli riassuntivi dei libri: la nostra citazione fa parte appunto di uno di questi titoli (epitome). Ora, se il redattore di esso ha notato il nome e la parte di responsabilità di Silone nella Guerra Sociale, vuoi dire che Livio nel testo si era molto diffuso nella narrazione dei fatti. Un'altra citazione, molto interessante, ci viene da Plutarco nell'opera Vite Parallele. Questo scrittore per illustrare la fierezza dei carattere di Marco Porcio Catone, manifestata fin da ragazzo, racconta un aneddoto, che ci fa altresì conoscere alcuni lati della vita e degli ideali di Silone. Ecco quanto scrive Plutarco al cap. III della vita di Catone. "Essendo Catone ancora fanciullo, i Soci dei Romani (i popoli italici) si adoperavano per ottenere la partecipazione dei diritti politici di Roma ed un certo Poppedio Silone, uomo bellicoso e che godeva di grandissima stima amico di Druso, passò presso di lui alcuni giorni, nei quali, divenuto familiare dei due ragazzi, disse: "Orsù, fate in modo che in favore nostro preghiate lo zio di adoperarsi per i nostri diritti". Cepione, pertanto, annuendo, faceva di sì; ma Catone non rispondeva nulla e guardava gli ospiti fissamente; Poppedio soggiunse: "Non sei capace di aiutare gli ospiti presso la zio, come tuo fratello?". Catone non rispose, sembrando, anzi, col silenzio e con l'espressione respingere la preghiera; Silone, dopo averlo sollevato al di sopra della finestra come per lasciarlo cadere giù, e facendo nello stesso tempo la voce grossa, gli imponeva di dire sì o lo avrebbe gettato giù, e con le mani scuoteva più volte il corpo proteso al di là della finestra. Poiché Catone per molto tempo così perseverava, inflessibile ed inesorabile, Poppedio lo lasciò perdere, dicendo tranquillamente agli amici: "Quale fortuna per l'Italia che questi è un fanciullo; poiché se fosse stato adulto credo che neppure un voto ci sarebbe stato per noi nell'assemblea popolare". Dopo la lettura di questo passo di Plutarco possiamo fare alcuni rilievi sulla figura e le abitudini di Silone. Egli veniva da una famiglia di capi marsicani e si era acquistata, già prima della Guerra Sociale, una fama grandissima di uomo battagliero e tenace. Silone a Roma aveva contatti e amicizie, che gli permettevano di svolgere un'opera efficace d'interessamento per risolvere I' annosa ed ormai improrogabile questione dell'estensione dei diritti politici agli alleati Italici. Era entrato anche nel vivo della politica romana, se - come afferma Plutarco - era "amico di Druso". Druso a quel tempo capeggiava a Roma il partito riformatore, e le proposte di riforma, che egli fece al Senato, gli procurarono l'uccisione ai piedi della statua del padre, come abbiamo già narrato. Fu proprio in occasione di uno dei suoi soggiorni a Roma presso l'amico Druso che avvenne il fatto riportato da Plutarco. E l'uccisione dell'amico romano, che sosteneva le tesi e le richieste degli Italici, dovettero essere un grave colpo per il Marsicano, il quale perdette ogni speranza in una soluzione pacifica dei problema e si decise per la guerra, che egli stesso iniziò e condusse fino alla tragica conclusione.

 

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