L'Angolo della Poesia
- Pasquale Zambuto -
Nelle lunghe estati Ortonesi organizzavamo di frequente partite di calcio tra paesi limitrofi con i quali esistevano forti rivalità!!! In queste partite vincere era assolutamente necessario e, proprio per questo, ricorrevamo ad espedienti più o meno sportivi… |
E’ capitato anni fa, lo dico a chi non sa, di giocare una partita la più importante della vita. La partita qui in questione era quella di pallone che noi abbiam giocato sopra un campo scalcinato, rinnovando qualche attrito, contro quelli di Carrito. E fin qui nulla di strano: avevamo il capitano, una difesa più che accorta ed un gatto nella porta, a centrocampo gran polmoni ed in attacco due campioni. Ma un problema sul momento lo creò il regolamento che in quella topica occasione prevedeva l’esclusione dell’Ingegnere nostro faro per noi fratello e amico caro, elegantissimo regista e delizia della vista, che per il gol aveva naso e qui lo dico non a caso. Ma il nostro emulo Rivera ha qualche primavera più di noi suoi affiliati monellacci scalmanati. La compagine nemica, in men che non si dica, colse al volo l’occasione per fermare ‘sto campione. "Il fuoriquota non è ammesso, mettete un altro che è lo stesso!" Fu per noi un colpo basso non giocava il nostro asso, ci voleva un espediente per schierarlo legalmente! Risolvemmo il problemino con un trucco assai meschino: l’Ingegnere per giocare si doveva trasformare, cambiare li per là la sua vera identità. Diventò per questo fatto un bambinone un poco matto che non potevi contraddire per non farlo imbestialire. Un nuovo nome gli fu dato che per lui fosse appropriato, un tranquillo nome sconosciuto lo chiamammo Pasquale Zambuto. L’integerrimo Ingegnere dimostrando gran mestiere si calò nella sua parte impegnandosi alla morte. Allargò per bene le sue nari che al mondo non han pari e con l’occhietto assai sgranato sembrò proprio un invasato. Come un toro inferocito venne al campo di Carrito, sbuffava e correva e a quelli diceva: "Se adesso non gioco a qualcuno do fuoco". L’avversario fessacchiotto non sospettò quel gran complotto e senza batter ciglio, riunitosi in consiglio, accettò pure Pasquale per non finire in ospedale. Di quella partita non ricordo più niente non so se il risultato fu deludente oppure se carichi di gloria cogliemmo allora un’altra vittoria; so solo che, tra un applauso e uno strillo, faceva il tifo pure Lillo e che insieme si è ottenuto di far giocare pure Zambuto. |
3 febbraio 2002 |
Vincenzo Buccella |