L'Angolo della Poesia

- Pasquale Zambuto -

 

Nelle lunghe estati Ortonesi organizzavamo di frequente partite di calcio tra paesi limitrofi con i quali esistevano forti rivalità!!! In queste partite vincere era assolutamente necessario e, proprio per questo, ricorrevamo ad espedienti più o meno sportivi…

E’ capitato anni fa,

lo dico a chi non sa,

di giocare una partita

la più importante della vita.

La partita qui in questione

era quella di pallone

che noi abbiam giocato

sopra un campo scalcinato,

rinnovando qualche attrito,

contro quelli di Carrito.

E fin qui nulla di strano:

avevamo il capitano,

una difesa più che accorta

ed un gatto nella porta,

a centrocampo gran polmoni

ed in attacco due campioni.

Ma un problema sul momento

lo creò il regolamento

che in quella topica occasione

prevedeva l’esclusione

dell’Ingegnere nostro faro

per noi fratello e amico caro,

elegantissimo regista

e delizia della vista,

che per il gol aveva naso

e qui lo dico non a caso.

Ma il nostro emulo Rivera

ha qualche primavera

più di noi suoi affiliati

monellacci scalmanati.

La compagine nemica,

in men che non si dica,

colse al volo l’occasione

per fermare ‘sto campione.

"Il fuoriquota non è ammesso,

mettete un altro che è lo stesso!"

Fu per noi un colpo basso

non giocava il nostro asso,

ci voleva un espediente

per schierarlo legalmente!

Risolvemmo il problemino

con un trucco assai meschino:

l’Ingegnere per giocare

si doveva trasformare,

cambiare li per là

la sua vera identità.

Diventò per questo fatto

un bambinone un poco matto

che non potevi contraddire

per non farlo imbestialire.

Un nuovo nome gli fu dato

che per lui fosse appropriato,

un tranquillo nome sconosciuto

lo chiamammo Pasquale Zambuto.

L’integerrimo Ingegnere

dimostrando gran mestiere

si calò nella sua parte

impegnandosi alla morte.

Allargò per bene le sue nari

che al mondo non han pari

e con l’occhietto assai sgranato

sembrò proprio un invasato.

Come un toro inferocito

venne al campo di Carrito,

sbuffava e correva

e a quelli diceva:

"Se adesso non gioco

a qualcuno do fuoco".

L’avversario fessacchiotto

non sospettò quel gran complotto

e senza batter ciglio,

riunitosi in consiglio,

accettò pure Pasquale

per non finire in ospedale.

Di quella partita non ricordo più niente

non so se il risultato fu deludente

oppure se carichi di gloria

cogliemmo allora un’altra vittoria;

so solo che, tra un applauso e uno strillo,

faceva il tifo pure Lillo

e che insieme si è ottenuto

di far giocare pure Zambuto.

3 febbraio 2002

Vincenzo Buccella