L'Angolo della Poesia

- I Personaggi di via S. Onofrio e dintorni -

 

Questi versi non vogliono essere una critica nei riguardi delle persone nominate. Negli anni della mia giovinezza ho sempre trascorso parte dell’estate ad Ortona e abitando in Via S. Onofrio ho avuto la possibilità di conoscere profondamente i personaggi citati. Ho trascorso con loro diverse ore nel tempo e li considero tutti miei carissimi amici.

Attualmente porte e finestre di alcune case che loro occupavano sono chiuse, ma io continuo a vederli sull’uscio delle loro abitazioni e dentro le loro botteghe.

La mia è una cronaca realmente vissuta. All’unico vivente e ad ogni parente chiedo scusa se non dovessero interpretarla come me, affettuosamente.

Ogni volta che torno a Ortona,

giunto in via Melonia, stessa scena:

la chiesa m'incanta come sirena,

gran rumore a sinistra rintrona.

 

C'è Bruno nella scura bottegona,

batte il ferro con gran lena,

rimette l'orologio prima de cena;

cosi “rattatta” fa n'opera bona.

 

Più su il macello di "ginginitt"

co' 'na zampa de pecora sulla porta

quell'odore te fa sentì afflitt!

 

Sul sedile de marmo fa la siesta

co barzellette sorriso t'apporta

mentre la coppola sul capo s’assesta.

 

Ecco de Sant'Onofrio la salita:

a destra c’è Giulio detto "Caione"

er sarto che cuce sur terrazzone,

mitica ciocca su testa sfoltita.

 

A sinistra di vino ben fornita

cantina di Domenico cacchione

detto "salasso" l'americanone

di gran mole e forza infinita.

 

Oltre allo sterco che sta pe' strada

l'ambiente più sgradevole diventa

per famoso “rinnale” da' contrada

 

con cui "Ricuccia" povera reclusa

da finestra i passanti sbollenta

lei che pe' magnà i “ciffiliun” usa.

 

Ed ecco la piccola "Monachella"

con la sua instancabile favella

ogni passante ferma e strapazza,

 

offre a tutti de caffè 'na tazza.

 

Vedo d'Aniceto la postazione

batte sulla pietra la soletta;

il vicino "Caiasso" grande fetta

a vico sdruccioli gode der solleone.

 

Della strada la vera attrazione

È la famosa Elpidia “la Farretta”.

Quando di molto vino fa incetta

attrae varie persone nel rione

 

a San Giovanni fa fuoco e balla

fa arrabbià il marito Ernesto

"Canalitt" che di vino s'imballa.

 

Prima dell'arco vecchi ciabattini:

Luigi detto "Fiore" che parla lesto

e Pacitto due veri scapoloni.

 

Sopra loro zi' assunta "la patessa"

che tiene la strada pulita;

del braciere ha gioia infinita:

l'incenso lo senti fino alla Sfessa.

 

Ecco la processione dopo la messa

la strada di gente è gremita

sopra l'arco si è riunita

la triade la cui altezza è la stessa

 

Gigoletta, Seconda e Micuccia:

questa piccola vedetta lombarda,

il primo della macchinetta si barda

alla fotografia non rinuncia

 

pure la mattina dell'ultima festa,

nel silenzio prima dello sparo,

“Pippì” sembra un lupo mannaro,

al bagno nel fiume s'appresta.

 

Passa la Madonna dopo la banda:

e c'è un sole dai cocenti raggi,

"Tranquillo" co' la croce suda e

sbanda

lui il personaggio dei personaggi.

 

S'avvicina la fine della giornata,

e la serata non è tanto calla.

“Caino” co' la mammoccia balla

e coi spari la festa è terminata.

 8 settembre 1985

Emilio Castrucci