L'Angolo della Poesia

- Ernestory -

 

E’ Mezzanotte,

anzi il fratello.

Da lui ha preso botte

essendo un po’ più bello.

Neanche Erny è un belvedere,

lo diciamo per chiarezza,

anzi è meglio non vedere

la sua statica chiattezza.

Ha combinato gran macelli

fin da quando stava in fasce,

tipi così monelli

ogni cent’anni uno nasce.

Di quel che ha combinato

scriverei per ore ed ore

lasciando senza fiato

pure il parroco e il dottore.

Potrei dire delle gaffe,

che sono più di mille,

di marescialli fuor di staffe

e di qualche rompipalle.

Ma per non dare troppo tedio

a chi non è interessato,

l’unico rimedio

è fare un sunto concentrato.

Non dirò, per tal motivo,

di come il nostro Ernesto,

reputandosi un gran divo,

non badasse molto al testo

delle cose da lui dette

stando in nostra compagnia

oppur con dolci donzellette

incontrate per la via.

E non farò menzione

di quel famoso treno

che, pronto alla stazione,

aveva già mollato il freno,

ma non andando ancora forte

lo fermò il capostazione

perché incastrato tra le porte

c’era Ernesto a penzolone.

Non dirò nemmeno

di quella bianca vetturetta

che sei persone almeno

portava a far pasquetta.

In cinque, stretti stretti,

sistemati avanti e dietro.

Ma Ernesto ‘ndò lo metti?

Appiccicato fuori al vetro!

Con questo ed altro ancora,

me ne darete atto,

arriverei a tarda ora

ma è meglio che stia zitto.

Il silenzio anzi è doveroso,

che oltre a tutto il resto,

è pure permaloso

il nostro caro Ernesto.

maggio 2003

Vincenzo Buccella