L'Angolo della Poesia
- Ernestory -
E’ Mezzanotte, anzi il fratello. Da lui ha preso botte essendo un po’ più bello. Neanche Erny è un belvedere, lo diciamo per chiarezza, anzi è meglio non vedere la sua statica chiattezza. Ha combinato gran macelli fin da quando stava in fasce, tipi così monelli ogni cent’anni uno nasce. Di quel che ha combinato scriverei per ore ed ore lasciando senza fiato pure il parroco e il dottore. Potrei dire delle gaffe, che sono più di mille, di marescialli fuor di staffe e di qualche rompipalle. Ma per non dare troppo tedio a chi non è interessato, l’unico rimedio è fare un sunto concentrato. Non dirò, per tal motivo, di come il nostro Ernesto, reputandosi un gran divo, non badasse molto al testo delle cose da lui dette stando in nostra compagnia oppur con dolci donzellette incontrate per la via. E non farò menzione di quel famoso treno che, pronto alla stazione, aveva già mollato il freno, ma non andando ancora forte lo fermò il capostazione perché incastrato tra le porte c’era Ernesto a penzolone. Non dirò nemmeno di quella bianca vetturetta che sei persone almeno portava a far pasquetta. In cinque, stretti stretti, sistemati avanti e dietro. Ma Ernesto ‘ndò lo metti? Appiccicato fuori al vetro! Con questo ed altro ancora, me ne darete atto, arriverei a tarda ora ma è meglio che stia zitto. Il silenzio anzi è doveroso, che oltre a tutto il resto, è pure permaloso il nostro caro Ernesto. |
maggio 2003 |
Vincenzo Buccella |