L'Angolo della Poesia

- La biga d'Anselmo -

 

Quando il treno arrivava alla stazione di Carrito con la Posta, Anselmo caricava la sua biga e portava la posta all’Ufficio Postale di Ortona. Da qui prendeva l’altra posta e la portava a Carrito perché “partisse”. Poiché all’epoca non c’erano mezzi di trasporto pubblico, chi doveva andare a prendere il treno o chi, sceso dal treno doveva tornare ad Ortona, approfittava della biga di Anselmo e chiedeva un passaggio che però era… un “viaggio”, perché la mula impiegava circa tre quarti d’ora per coprire tutto il percorso.

La poesia che segue è il racconto di questo viaggio visto dagli occhi di un bambino che parte da Ortona dopo le vacanze estive.

Le feste di settembre so' finite.

È giunta l'ora di tornà in città.

Tante persone sono già partite;

davanti Marietta stiamo aspettà.

 

Vedo spuntare in fondo al viale

di Anselmo il mitico postale.

La biga arriva al punto sosta;

vicino al muretto s'accosta.

 

Salire è ardua operazione,

data l'impazienza della cavalla.

Il buon Anselmo la mano

mi pone, però il carretto assai traballa.

 

Per mamma è 'na forte emozione,

ripete l'immancabile scenetta:

saluta piangendo la commare Miretta.

la biga sta pe' lascia la postazione.

 

E lei continua con grande sforzo:

saluta Linda e pure Lisetta,

e Bianchina quella cara vecchietta

che mi portava sempre "il parrozzo".

 

La breccia dalle ruote stritolata,

rende quella strada infarinata.

E quando ci sorpassa la corriera

e come scoppiasse 'na polveriera.

 

Vedo Anselmo col capo inclinato;

per il gran caldo s'è, addormentato.

Le sue pennichelle so' disturbate

solo da due consuete fermate.

 

La cavalla alza la coda e rallenta,

quante palle di cacca calda sforna!

Del serpe sulla strada si spaventa,

ma con la frusta a correre ritorna.

 

Dopo de puzza e polvere la magnata

ce sta a Carrito la fontanella.

Me sa che quasi un'ora è passata;

entramo nella sala d'attesa bella.

 

Mentre ribevo smette la soneria,

e sbuca il treno dalla galleria.

Una nuvola di fumo viene espulsa

quella che fa guarì la tosse convulsa.

 

Aspettando l'alzar della palettella

osservo anch'io quella costruzione

di cui tutti i paesani fanno menzione

la ritengono della zona la più bella.

 

Da quella rimangono così affascinati

che "domenicuccia" la mejo del rione

da tutti i ragazzi innamorati

viene soprannominata "LA STAZIONE".

 

Emilio Castrucci