VINO E PANE

Forte partecipazione alla proiezione dello sceneggiato girato ad Ortona nel 1972

 

Tra i molti avvenimenti che hanno segnato l’estate ortonese 2004, vi voglio raccontare la proiezione in piazza di “Vino e pane”, lo sceneggiato girato a Ortona nel 1972.

 

Dopo aver tirato fuori lo sceneggiato dagli archivi Rai e averlo pubblicizzato con un bel volantino affisso tra i negozi e i bar di Ortona, si è giunti all’11 agosto, serata della proiezione delle prime due puntate, prevista per le ore 21,00.

 

La bella giornata di sole fa presagire un’altrettanto calda serata (si spera…).

 

Verso le 18,00 appuntamento in piazza per la Pro Loco e alcune persone della redazione di Prima Pagina, per sistemare le sedie, il proiettore, il microfono e il grande schermo.

 

Per le persone addette all’organizzazione per la buona riuscita della serata, appuntamento verso le otto ma alle otto e un quarto (ben tre quarti d’ora prima all’inizio del film!) gli ortonesi sono già in piazza, belli seduti in trepida attesa.

 

Ci sono tutti, ma proprio tutti!

 

Ore 21,00, si dà inizio all’evento: Angela Maggi in rappresentanza della Pro Loco illustra il bel progetto di iniziare una casa della memoria per Ortona, segue un collaboratore di Prima Pagina che introduce la visione al film, raccontando quello che successe nel ’72, all’arrivo della troupe cinematografica e rendendo omaggio a Silone e alla sua opera.

 

Nel frattempo la piazza si è riempita di gente, tutto pieno: sopra al muro, sulle scale… tutti contenti. Molte persone si sono portata la sedia da casa. C’è emozione… la senti, quasi la tocchi.

 

Parte il film… qualche brusio, qualche commento… appare Ortona con un cielo grigio… timido applauso. “ Ti ricordi… noi eravamo lì quando giravano questa scena…” “ Mi avevano assunto come operaio ai cavi elettrici… avevo vent’anni”

“ Quello era l’asino di Armanduccio di Trabband…” “ Ti ricordi…la fontana era di polistirolo!”

 

Quanti ricordi per tutti.

 

Ortona, vederla trent’anni dopo: la zona della Torre che quasi non si riconosce più, la piazza però uguale, tranne gli alberi, Monte Falcone con gli stessi mandorli, la montagna della Sfessa che appare incredibilmente alta e maestosa.

La vista degli ortonesi che presero parte al film come comparse, suscita applausi spontanei, omaggio a quelli che non ci sono più, resi immortali dal lavoro cinematografico, emozione ed un groppo alla gola per i familiari che li rivedono.

 

Che bello: nella piazza batte un unico cuore, ancora una volta Ortona coinvolge tutti, paesani e forestieri.

 

18 agosto, ore 21,00: va in onda la seconda parte del film. In piazza lo stesso copione della prima serata: gli ortonesi ancora presenti, curiosi, emozionati, partecipi, che si portano la sedia.

 

Piccola sorpresa: viene trasmesso un video amatoriale, girato da Flaminio Taglieri per la sua famiglia. La mietitura, la trebbia, scene di vita contadina che non ci sono più, la processione di San Rocco che sfila…l’apparizione di Tranquillo fa battere le mani a tutti: un grande, forte applauso omaggia uno dei personaggi più amati di Ortona.

 

La proiezione termina, la piazza inizia a svuotarsi, tante persone chiedono se si può avere la cassetta, anche i forestieri.

 

Ore mezzanotte e mezza: una mamma ortonese, che all’epoca delle riprese del film aveva tredici anni e suo figlio, non ancora ventenne, tornano a casa.

 

Parlano fra loro.

 

Figlio: < Mamma, tu c’eri quando hanno girato questo film!>

 

Mamma: < Si, sempre presente… non mangiavamo neanche per andare alla Torre a vedere e ricordo che in quel periodo studiammo pochissimo…>

 

Figlio: < Ma era proprio così intorno alla Torre… con tutte quelle pietre… sembra un altro paese…>

 

Mamma: <Sì, era proprio così… ci abbiamo giocato tanto su quelle pietre…>

 

Figlio: < Vedere questo film, vedere la Ortona di allora, vedere persone che non ho mai conosciuto se non di nome, mi ha creato uno stato d’animo strano… come di nostalgia… ma come posso avere nostalgia di un qualcosa che non ho vissuto!>

 

Mamma: < E’ semplice… perché la ami.>

 

Figlio: < Mamma non ti capisco… la amo … ma amo chi?>

 

Mamma: < Come chi… Ortona, la nostra cara, vecchia, straordinaria Ortona.>

 

M. Eramo

 

 

 

 

 

Prima Pagina in occasione della prima serata dedicata alla proiezione di Vino e Pane ha voluto riservare poche righe d’introduzione allo sceneggiato girato ad Ortona nel maggio del 1972.

 

 

“Attorno alla conca, immensa scacchiera verde di grano nuovo…faceva corona un gran cerchio di colline digradanti e quasi sopra ogni collina si vedeva un paesetto, un piccolo borgo da presepe, o un vecchio comune affumicato e turrito… erano paesi con antichi nomi e vecchie storie…”

 

Con queste parole Ignazio Silone descrive la Marsica ed in questo paesaggio colloca Pietrasecca, immaginario paese, scenario delle vicende di Pietro Spina, perseguitato politico al tempo dei fasci, protagonista di “Vino e Pane”.

E Pietrasecca vuole essere in realtà, ogni paese della Marsica e quindi anche Ortona, abitata da gente umile, per certi versi rassegnata ma tenace che trova soddisfazione nella vivacità della lingua, nel sapore delle cose semplici, in una gestualità antica come appunto il pane intinto nel vino.

E lo diventò davvero Ortona, il teatro delle gesta siloniane, perché nel 1972 arrivò il cinema: non il cinema da vedere (quello era già arrivato) ma il cinema da realizzare, da fabbricare.

 

In quel mese di maggio particolarmente freddo e uggioso, Ortona ospitò nel suo antico cuore tra la Torre, i Carocc’ e la Rota la troupe cinematografica con gli attori veri, il regista vero e tutte le maestranze allo scopo di tradurre in film il romanzo “Vino e pane”.

La vita del paese iniziò a girare intorno all’evento straordinario tra la curiosità e l’interesse di vivere qualcosa di particolare.

 

La zona scelta per le riprese si trasformò in un cantiere di lavoro, parecchi ortonesi furono assunti come operai tuttofare, ingaggiati come comparse se non proprio come attori veri e propri: anche pecore, mule e asini ricoprirono il loro bel ruolo.

L’ambiente venne un po’ cambiato: si costruì una fontana finta, su due stalle vennero apposte le scritte di “Alloggio” e “ Cantina” (ancora visibili), il tubo giallo del serbatoio venne coperto con delle frasche e qua e là vennero attaccati dei manifesti di propaganda fascista.

Macchine da presa, luci, cavi elettrici invasero il luogo manovrati dagli addetti ai lavori.

 

Fuori dal set gli ortonesi a guardare e a commentare.

Affascinati dagli attori si faceva a gara per cercare di conoscerli, di vederli da vicino, di scambiarci qualche parola.

E si integrarono bene gli attori nella vita ortonese, comunicativi e socievoli provavano una vera e propria passione per le colazioni e le merende da Alfonso tra uova al tegamino, alici sotto sale e pecorino.

Si respirava un’aria eccitante, distesa, diversa.

I giovanotti erano alle prese con la corte alla giovanissima attrice, davvero bella ma scortata a vista dalla mamma che non la lasciava mai.

I maestri portavano le scolaresche ad assistere ai lavori a scopo didattico, mentre i ragazzi di allora speravano di venir ingaggiati provando invidia per gli unici compagni presi.

 

Colpiva il modo con cui i cineasti pranzavano, i cestini arrivavano da Avezzano e venivano distribuiti anche agli Ortonesi, e come il regista raccomandava il silenzio e le sue arrabbiature se le scene non andavano bene.

 

Ma gli attori ortonesi? Straordinari! La linguaccia spontanea e vera di Candituccia rivolta ai prepotenti del momento, Guiduccio in groppa alla mula che consegna la lettera al protagonista dicendo pure una battuta, la pioggia finta su via Piano fatta cadere con un tubo di gomma, la bella e intensa scena di gruppo nella chiesa di Sant’Antonio dove i volti dei nostri uomini e delle nostre donne sono l’immagine della vera fede, intrisa alla fatica della vita vissuta. Recitavano? No, erano semplicemente se stessi.

La permanenza della Rai a Ortona si protrasse per parecchio tempo anche se il film fu girato pure a Pescocostanzo e qualche scena anche ad Aschi Alto.

Poi, come tutte le cose, il lavoro finì e come in teatro anche su Ortona calò il sipario.

La fabbrica del cinema andò via lasciando tanti bei ricordi, soldi guadagnati e per Ortona un posto al sole nel firmamento dell’arte cinematografica.

 

Da noi ragazzi quell’avvenimento fu vissuto come un gioco, tanto che il gioco continuò anche dopo: la febbre del cinema ci aveva contagiato. Girammo un film anche noi tra le scale del Conte, il palazzone e via Melonia, ognuno aveva il suo ruolo, pure il ciak fu fatto con una tavoletta e una “curiozza” (striscia) di cuoio. Il nostro regista, emulo del regista vero, si arrabbiava sul serio e immancabilmente fracassava il foratino da sei, che la nostra fantasia aveva trasformato magicamente in cinepresa.

 

Siamo particolarmente lieti di presentarvi questo evento: rivedremo persone che non ci sono più, i bambini dell’epoca ormai cresciuti, qualcuno invecchiato.

E Ortona ? Come ci sembrerà Ortona dopo trent’anni?

 

Nell’augurarvi una buona visione vogliamo ringraziare l’Amministrazione Comunale per l’impegno dimostrato. Inoltre, ringraziamo la Pro Loco di Ortona dei Marsi per la fattiva collaborazione e RAI CINEMA per la gentile concessione dello sceneggiato.

 

Citando ancora Silone “Il pane di grano bagnato nel vino rosso, non c’è nulla di meglio. Ma bisogna avere il cuore in pace” e con il cuore in pace diamo inizio allo spettacolo.

 

Grazie a tutti.

 

Riviviamo alcuni momenti...