Sono un vero uomo?

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 3/7/04. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

L'omosessualità sbandierata in molti film e sui giornali può creare dubbi nei giovani maschi. Impegnati nella delicata costruzione dell'identità di genere

Sono un ragazzo di 23 anni. Molti films e "specials" spiegano che diversi uomini, magari sposati, arrivati ad una certa età hanno scoperto di essere omosessuali. Ho iniziato a mettermi in discussione preventivamente, (non mi voglio risvegliare omosessuale a 30 anni), e questo mi ha portato a fissarmi sugli uomini. E non riesco più a venirne fuori.  Fisso uomini in strada e su giornali, o cerco di capire se gli amici mi fanno eccitare. Le donne mi piacciono molto, ho avuto molte belle relazioni, e tutte soddisfacenti. Quando sono con loro mi rilasso e mi eccito molto, senza pensarci. Se passa una bella donna, il mio sesso risponde subito, i miei sogni erotici sono con donne.. Come posso fare a ritornare tranquillo? Ho paura di diventare gay. 

Giovanni

Caro amico, non è stata ancora trovata alcuna prova dell'origine genetica dell'omosessualità, in compenso abbiamo ormai  abbondanti dimostrazioni (tra le quali la sua lettera), dell'origine mediatica di molte nevrosi relative all'orientamento sessuale. Il fatto è che la psicologia "sensazionale" di molti servizi tende a entrare in cortocircuito con il lungo e delicato processo della formazione dell'identità maschile. Un processo, che riguardando la più ampia identità di "genere" ("sono un vero uomo?"), non si placa certo per il fatto di avere positive relazioni sessuali con le donne. E  viene invece messo in crisi dalle confuse diagnosi sull'omosessualità maschile. La maschilità è infatti qualcosa di molto più ampio, e più complesso, della semplice eterosessualità, sulla quale lei potrebbe (a quanto racconta nella sua lettera) dormire sonni tranquillissimi, visto che le donne la eccitano, e l'hanno sempre fatto, e gli uomini no.  E' qui, però  che si produce, per lei come per molti altri, il cortocircuito tra il  complesso percorso di formazione maschile, e l'esigenza dello spettacolo mediatico di alimentare in continuazione il tormentone sulla "gayezza", presentata ora come un destino biologico, ora come una sorpresa improvvisa che può capovolgere la vita dell'uomo in qualsiasi momento, senza pensare agli effetti su chi legge e ascolta, ma all'audience ottenuta. E' così che l'incertezza, fondata, dei giovani uomini in formazione, circa la solidità della propria maschilità, va a confondersi con l'informazione spettacolarizzata  circa l'omosessualità. Presentata con toni artificialmente sdrammatizzanti, e che finisce, come la sua lettera dimostra, con l'avere effetti esattamente opposti.  Certo, quando da questa confusione mediatica si genera un'idea ossessiva, come  sta accadendo a lei, un problema psicologico esiste. E deriva dal fatto che nessuna  autentica educazione sentimentale l'ha informata che  nell'essere umano, soprattutto nell'adolescenza, l' interesse per il proprio sesso è presente  assieme a quello per l'altro. Il proprio genere deve essere anche amato, per essere poi assunto come il proprio.  Ma il discorso psicologico  di massa non informa di questo fatto  e di questa fase, preferendo confondere  qualsiasi pulsione o sensibilità omoerotica su una effettiva,  stabile e dominante omosessualità,  che riguarda invece solo una parte della popolazione maschile. Proprio questa presunta equivalenza, ad esempio, tra omoerotismo adolescenziale e omosessualità porta molti a rimuovere il primo, e lo trasforma a  volte, come nel suo caso, in un'idea ossessiva che rende  difficile vivere la propria autentica identità sessuale. Un consiglio? Dia meno retta ai media, e di più alle reazioni del suo corpo.

Claudio Risé

   

Torna all'Archivio Psiche Lui Anno 2004

Vai al sito www.claudio-rise.it