Perchè ho paura che il sesso sia violento?

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 20/09/03. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

Il ricordo di una madre-matrigna, aggressiva e respingente, può impedire rapporti sereni con le donne. Viste come nemiche da dominare con la forza.

«Una storia, la mia, come molte cui lei  risponde. Una  madre che  non mi ha voluto; e poi mi ha spinto a andarmene. Minacce, insulti, mortificazioni. Il padre era già scappato; poi è tornato, ma per me non c’è mai stato. Non so se è per questo che ancora oggi, a quasi 36 anni, non riesco ad impegnarmi con le donne. Il fatto è che vedo il sesso come una forma di violenza e vorrei farlo solo con chi amo, riamato, altrimenti mi sembra inaccettabile. E quindi non lo faccio. Non ho la tranquilla disinvoltura che hanno le mie coetanee, mi sento imbranato...Forse temo ancora la violenza con mia madre? Temo che per possedere le donne si debbano spesso usare metodi forti, quasi predatori: ecco la violenza. Temo che il sesso sia solo una pulsione istintuale, capace di annullare per un momento tutti i nostri schemi sociali, la nostra identità anche morale, di trasportarci in un altro mondo per quel poco tempo. Ho paura che questo possa avvenire senza che io sia preparato ad affrontare il viaggio e che alla fine rimanga soltanto la violenza, il fallimento di non aver acceso il contatto. Il rifiuto. Nella mia scarsa cultura sessuale e nel ricco immaginario che la sostituisce io vedo la donna come una porta, un passaggio che si può attraversare insieme soltanto se si raggiunge una sintonia anche mentale profonda».

Lettera firmata

Caro amico, l’importanza che lei dà alla violenza nella relazione con la donna sembra ripresentare, nella sua vita di oggi,  il carattere e lo stile psicologico, ma anche istintuale, della relazione con sua madre. Che è stata, appunto, per lei come per tutti, “la porta“ che le ha consentito di “entrare nel mondo”, nella vita. Ma si è trattato però di un ingresso che (da quello che lei racconta ), le ha richiesto una grande decisione, e un istinto di sopravvivenza altrettanto forte. Lei ce l’ha fatta; ma adesso immagina che ogni rapporto con una donna impegni la stessa determinazione, la stessa forza, e comporti per certi versi lo stesso rischio. Che è poi quello della vita: dove, se tua madre davvero non vuole, non potrai davvero entrare; non solo fisicamente, ma neppure psicologicamente. Per fortuna le cose non stanno così. La carica di determinazione necessaria per guadagnarsi la vita con una madre recalcitrante non è affatto propria di ogni rapporto sessuale. E anche se é l’istinto di sopravvivenza che ti aiuta a cavartela nel rapporto con una madre ambivalente, così come poi è l’istinto sessuale che spinge al rapporto, il “corredo” affettivo di questi due istinti è molto diverso. Il primo, l’istinto di sopravvivenza è assai più  elementare, e quindi per certi versi anche capace di violenza per affermare sé stesso. La pulsione sessuale invece, è accompagnata, come lei stesso desidera, da tutta una gamma di emozioni affettive, e di sintonie  profonde, di cui l’aspetto dell’aggressività, della “predazione” come lei dice,  è solo uno, non il  prevalente. Lo scopo psicologico cui tende  il rapporto sessuale  umano è, al di là della soddisfazione della pulsione (la cui natura è del resto assai complicata), quello dell’aprire la strada ad un’esperienza di relazione. Che è un po’ quello cui lei accenna quando, sul finire della sua lettera dice: ”Ecco perché andrebbe fatto lentamente, con calma. Io credo che il piacere fisico durante l'atto sia solo uno degli obiettivi da perseguire, non l'unico; un grande benessere si dovrebbe ottenere anche con il cuore e con le emozioni”. Ma questi suoi sentimenti, che lei presenta come bizzarre considerazioni di un’individuo spaventato dalla  violenza, sono in realtà condivise dalla gran parte delle donne (e dagli uomini), che temono quanto lei il prevalere dell’aggressività della pulsione predatoria sull’affetto, le emozioni, ed il cuore. Non confonda dunque, caro amico, ogni donna con sua madre. La sopravvivenza, é vero, ce la guadagnamo in quel rapporto, primario. Dopo può essere tutto meno drammatico, e assai più tenero.

Claudio Risé

   

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