Maschi poco amati

Dalla rubrica  info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 30//08/03. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano; oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

 

Ingenuo, inadeguato, ridicolizzato da donne virago. Negli spot l'uomo rappresenta spesso l'immagine grottesca di una virilità in via d'estinzione. Con quale influsso sui nostri figli?

 

«Sono mamma di due maschietti di 5 e 2 anni. Li adoro. Quando andiamo in giro,  dalla gente mi arrivano commenti poco benevoli. “Due maschi, che peccato!”, mi ha detto un  signore. Cosa avrà voluto dire? Vorrei il suo parere, come padre di due giovani maschi».

Rosaria

 «A volte guardo nei "consigli per gli acquisti" il modello di uomo proposto. Il video propone padri-mariti assolutamente inadeguati, ingenui, fantozziani, ai quali mogli, e figli riservano indulgenza e  compatimento. Ne parla il suo ultimo libro: "Il padre, l'assente inaccettabile" (Ed. San Paolo, 2003). Ma  perché i media  tacciono della sistematica  opera di dissestamento di questa figura? Per compiacere chi? Le donne non si risentono nel vedersi rappresentate da "virago" pronte a tirar ceffoni o gomitate (inutile ricordare i marchi che  le scelgono come "testimonial").  Gesti aggressivi  che coprono  brutti sentimenti. E così se l'uomo-spot prima di sposarsi è tutto un profumarsi e sbarbarsi per farsi accettare, dopo il matrimonio il crollo: l'uomo idraulico liquido, il papà che non sa dare la merendina giusta ai suoi bambini. Quei bambini cresceranno intossicati da queste figure grottesche». Margherita

 

Care amiche, inutile negare che l’uomo, inteso nella sua accezione, simbolica e biologica, di marito e padre, é oggi   una specie non protetta. Tanto é vero che diminuisce sempre di più: in tutto l’Occidente é in rapidissimo aumento il “marriage strike”, lo sciopero matrimoniale, e, come dimostrano i divorzi, la relazione maschio-femmina é piuttosto in crisi. L’ osservazione: ”due maschi, che peccato!“, oltre ad esprimere i problemi con la maschilità di chi la  pronuncia, denuncia che l’identità maschile é oggi  problematica. Intendiamoci, é da Adamo che lo é, e in tutte le culture. Contrariamente alla vulgata sottofemminista, che ha confuso, come allora usava, il potere con il benessere, quella maschile é sempre stata un’identità dolorosa, dove all’assunzione della responsabilità/potere ha sempre corrisposto fatica, rischio, e, spesso,  solitudine. Ferdinando Camon sottolineò che in francese maschio, e male, si pronunciano nello stesso modo: mal. L’individuo che nei secoli ha retto quest’impegnativa identità,  realizzando  tra grandezze e orrori buona parte della storia del mondo, é oggi sotto il tiro incrociato dei molti  che non lo amano.  Persino le icone più culturalmente dotate del  femminismo, da Susan Faludi a Doris Lessing, sembrano preoccupate per le conseguenze psicologiche e sociali di un linciaggio indiscriminato della maschilità. Sulla prima linea  antimaschio ci sono invece i  messaggi lanciati dalle major televisive, come gli spot sadico-cinici di cui parla Margherita (Psiche lui ha già segnalato come spesso violino la dignità dell’uomo, diventando una sorta di abuso mediatico). L’immaginario che li esprime, oltre che rivelare una  cattiva funzione  del sentimento,  mi sembra pieno di livore verso la figura del maschio-padre. Forse i “creativi” che lo promuovono non ne hanno avuto uno, o non riescono ad assolvere a questa funzione. La battaglia contro il maschio più sostanziale é però quella condotta con iniziative politiche tese a rendere socialmente irrilevante  il matrimonio tra uomo e donna,  e il marito-padre un personaggio “disposable”, usa e getta (come viene già chiamato nella psicologia  sociale anglosassone). Più che a un’immaginario, i politici, uomini e donne, impegnati  nella defenestrazione del maschio-padre sembrano attenti  ai voti di gruppi  in crescita come singles, gay, ed altri. Le loro leggi peseranno sull’esistenza dei suoi figli, cara Rosaria, e già oggi influenzano il pregiudizio collettivo verso di loro. Del resto  tra i legislatori antimaschio e la  figura del maschio padre, o quella di donne come voi che scrivete, c’é lo stesso abisso che separa l’imbarazzante caricatura di dolce vita e di potere, che appare nelle  loro cronache, dalla vita autentica della gente comune, che dà sostanza alla società. 

Claudio Risé

   

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