La dirimpettaia

 

Dalla rubrica info/psiche lui, Io Donna, allegato al Corriere della Sera, 9/10/04. E’ possibile scrivere a Claudio Risé, rubrica Psiche lui, Io donna, RCS Periodici, via Rizzoli 4, 20132, Milano oppure collegandosi al sito www.claudio-rise.it  

Abitare sullo stesso pianerottolo, scambiare idee e gentilezze. Una solidarietà da cui può nascere una relazione "adulta". Cementata dai gesti di ogni giorno.

"Ho 42 anni, sono single, ma non per scelta. Ho aspirazioni  comuni: amare una donna con cui costruire un rapporto significativo; e dei figli. Oggi, amo e desidero la donna che abita di fronte a me. Insomma la mia dirimpettaia.  Con lei ho da tempo un rapporto di solidarietà - tipo cura reciproca dei gatti in caso di assenza; e di confronto umano - politico, sociale, sui valori della vita. Scopro così che forse si può anche in parte "scegliere" di chi innamorarsi e si può anche scegliere "come" amare quella persona (con gesti, attenzioni, dono di se', e volontà). Sono comunque sorpreso di come questa condizione di "solidarismo condominiale" e affettuosa amicizia, che si sta  sviluppando da quasi 4 anni, possa scatenare un tale desiderio di amare e essere amato (non solo sessualmente).

Angelo, Milano

 

Caro amico, il rapporto che lei vive con la sua dirimpettaia rappresenta, in realtà, un’esperienza di condivisione ed intimità difficile da trovare nella vita quotidiana della metropoli che lei ama (anch’io), e dove, mi dice nella sua lettera, ha passato tutta la sua vita. La relazione “condominiale”, ha notevoli momenti significativi, rispetto a quelle “relazioni di durata "medio-breve" (variabili tra l’uno e i due anni), alternate a lunghi periodi di solitudine”, che, come mi scrive, hanno caratterizzato la sua precedente condizione sentimentale. Innanzitutto c’è la condivisione di un luogo, dove entrambi abitate, che dà concretezza, significato, e argomenti al vostro incontrarvi. Al contrario del classico rapporto di oggi: quella  relazione “liquida” come la chiama Zygmunt Bauman, caratterizzata appunto dall’in/consistenza, dei sentimenti, ma anche dei riferimenti materiali (come, appunto, una casa), in cui prendere forma.  Oltre a questo scenario stabile (tutt’altro che irrilevante), rappresentato appunto dalla casa, ci sono poi altri momenti affettivi su cui cimentare la consistenza del vostro incontro. Ad esempio la cura dei gatti, dei fiori, tutti aspetti di concrete relazioni con la realtà, ricche di emozioni, di gusto, di stile di vita. Questa intimità condivisa nelle cose quotidiane si contrappone al vuoto della classica e veloce relazione da single, nella quale status symbol e bellezza esteriore cercano di prendere in posto di tutto quello che non c’è, o non si condivide. Una relazione come la vostra  diventa, così, contemporaneamente più concreta e più affettiva, abbandonando le idealizzazioni astratte del partner, con annesse “proiezioni” psicologiche, che portano a vedere nell’amato soprattutto  la rappresentazione dei propri desideri, piuttosto di  quello che egli è realmente. Tutto ciò produce una maturazione sentimentale, che rende capaci di vedere, ed amare,  l’altro per quello che é.  Come lei mi scrive: ”Non penso più di basare il rapporto  solo sull'infatuazione iniziale e/o sull'attrazione sessuale, o di applicarci subito il cliché "coppia-famiglia-bambini" (che mi pare tanto spaventi le donne attuali)”. Nell’innamoramento con la dirimpettaia insomma lei sta uscendo dal guaio principale della relazione "liquida": un ideale  elevato, ma del tutto astratto e appiccicato arbitrariamente all’altro, vissuto in  una quasi assoluta mancanza di vita quotidiana, di condivisione affettiva dei momenti semplici, ma significativi, della giornata. Aumenta, invece, la consapevolezza, caratteristica della relazione adulta. Come lei dice: scopro che “si può anche in parte "scegliere" di chi innamorarsi e si può anche scegliere "come" amare.” Preziosi insegnamenti del pianerottolo, e della sua gentile abitante.

         Claudio Risé

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